Archivio annuale 2021

26 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Castello”– Quarta parte

L’arrivo del fratello di Isa Riccardo dagli Stati uniti e la scoperta inspiegabile delle sue condizioni di salute:

da pag.26 a pag.28

“…

Casa nostra non distava molto da Castellamare, ma l’ingresso era dal lato opposto, arrivammo quasi in contemporanea, l’abbraccio tra padre e figlio fu una cosa emozionante, poi ci salutammo:

– Rino, come stai?

– Io bene , ma tu?

Avevo ben ragione di chiederlo, l’ultima volta era completamente diverso, ora era magro, un pallore notevole, la mano che tremava, c’era qualcosa che non andava, ma non volli approfondire, anche per non turbare il Maestro, e spezzare quella felicità, ma gli occhi di Riccardo erano tristi.

Su due piedi decisi di modificare il programma:

– Maestro , Riccardo sarà stanco dal viaggio da Boston, facciamo così, voi ve ne andate a casa e io vi raggiungo, faccio una commissione e ci vediamo più tardi.

– Andiamo Riccardo, abbiamo tante cose da dirci, ha ragione Rino, ci vediamo dopo.

Appena furono partiti, chiamai Isa:

– Amore

– Dimmi

– Stanno venendo Riccardo e tuo padre, io vado a procurarmi il numero di telefono dello sceicco e vengo.

– Ma…

– Non ti preoccupare, volevo solo dirti una cosa, tuo fratello ha qualche problema, lo vedrai da sola, cerca di capire che cosa è successo.

Allarmata:

– Sul serio.

– Sul serio, ti ho voluto avvertire prima, è dimagrito oltremodo e ha un pallore che non mi piace.

– Grazie, ti farò sapere, stai attento dallo sceicco.

Premurosa:

– Non ti preoccupare, ho l’anello!

Rise e terminammo la telefonata.

Mi misi in auto e presi la scorciatoia della collina per arrivare al castello, sulla sommità mi fermai ad ammirare il panorama, cielo e mare si fondevano, il sole picchiava duro, mi rimisi in auto e arrivai alla sbarra.

Non dovetti nemmeno bussare il citofono che si alzò, strano pensai, forse aspettavano qualcuno. Feci quei metri di ripida discesa e mi trovai all’ingresso del parco, qui il cancello era chiuso, uomini armati non ne avevo visto, segno che lo sceicco non c’era.

Posizionai l’auto, sotto una tettoia, mi avvicinai al citofono, ma notai che il fattore stava venendo verso di me:

– Buondì

Fece prima finta di non conoscermi, con una faccia interrogativa, poi abbozzo un sorriso alla Uriah Heep:

– Ma è lei

– Si, signor fattore sono quella persona che è venuta poche settimane fa dallo sceicco.

– Prego accomodatevi.

Rifacemmo il percorso del parco, poi all’ingresso:

– Come mai si trova qui?

Domanda legittima:

– Vorrei chiederle una cortesia, so che lo sceicco non c’è, perché non vedo la sua barca, avrei bisogno del numero di cellulare per fargli una richiesta.

Noi italiani abbiamo una pessima abitudine, di parlare e gesticolare nello stesso momento, vidi sbiancare il fattore, deglutì più volte, era ipnotizzato, guardava l’anello, cambiò subito espressione:

– Comandi, non posso darle il numero di cellulare, ma posso chiamarlo e se accetta passarvelo.

– Facciamo così.

– Prego entrate

Non mi fidavo e facevo bene:

– No, grazie non ho l’abitudine di entrare a casa d’altri se non c’è il proprietario, se non le dispiace, vado sulla panchina del terrazzo con gli agrumeti e aspetto.

Una mia impressione, ma era leggermente contrariato:

– Come vuole signore.

Lui si avviò all’interno, ed io mi recai nello stesso posto ammirato da Isa, mi sedetti e accesi una sigaretta.

Che posto! Un posto da re, una pace un silenzio, il mare solo faceva sentire il suo infrangersi sulle rocce, il profumo degli agrumi era al massimo, mi stavo beando di quella vista e non mi accorsi che il fattore stava sopraggiungendo:

– Signore

Mi risvegliò:

– Ditemi?…”

A domani.

Araldo Gennaro Caparco

 

25 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Castello”– Terza parte

E fu l’inizio di una nuova avventura.

da pag.16 a pag.18

“…

– Ci sto lavorando.

Risposi al Maestro.

Quella del Maestro non era una domanda, ma un’esortazione a muovermi. Aveva deciso con i figli di compartecipare con il premio dell’assicurazione israeliana di 250.000 euro per il ritrovamento del plico, ora aspettava che io decidessi.

Non fu solo lo sceicco a prendere una decisione, ma fui coinvolto anch’io, nei giorni successivi, mi misi in contatto con il geometra, il quale mi diede la sua valutazione, chiamai Enzo e anche lui, mi mandò un progetto di massima, entusiasta dell’idea.

La trattativa con l’ex farmacista fu molto veloce, e andammo io e Isa a fare l’atto notarile, il Maestro fece i calcoli per la ristrutturazione secondo i piani di Enzo, e decidemmo di prendere una villetta a Pimonte per seguire i lavori.

Oramai eravamo prossimi all’estate, in città si boccheggiava, e quindi l’idea di trasferirci momentaneamente in una località montana ma anche vicino al mare fu gradita anche da Isa e dai gemelli.

La villa che prendemmo in affitto era molto grande, e chiedemmo anche a mia madre di darci una mano, cosa che accettò con piacere, stando con i nipotini, avevamo anche una stanza per gli ospiti, e quindi ogni tanto potevamo anche ospitare la sua cara amica Anna Maria S..

Con l’aiuto del geometra, venni poi a conoscenza che era il fratello del sindaco in carica, prendemmo in esame alcune ditte per appaltare i lavori.

Quel giorno avrei dovuto esaminare la proposta di tre ditte locali, mi avviai presto per godere della frescura del mattino, e mio recai allo studio del geometra, fuori notai un signore con un turbante, pensando che era una persona in cerca di informazioni, mi avvicinai:

– Cerca qualcuno?

I suoi occhi mi colpirono, erano di un nero incredibile, i suoi vestiti odoravano di essenza, mi guardò:

– No grazie, sto aspettando il geometra.

Mi stupii del perfetto italiano, se ne accorse:

– Sono in Italia da venticinque anni e di età ne ho solo trenta.

– Ah ecco!! Se vuole si può accomodare ho le chiavi.

– No grazie, ho un appuntamento ma è per le 10.00, non voglio disturbare.

Strano pensai, sono le 8.00, deve essere una persona precisa:

-Come vuole, buona giornata.

-A lei.

Entrai, iniziai a studiare i documenti e le domande che avrei dovuto fare, nel frattempo arrivò il geometra, ci mettemmo subito al lavoro, alle 9.00 arrivò la prima ditta. Non mi fece una buona impressione, le sue risposte erano vaghe, i tempi di realizzazione pure, dissi che avremmo fatto sapere. Alle 9.30, la seconda ditta, il suo fare era un tantino presuntuoso, rispondeva quasi a tutte le mie domande, ma quando mi parlò “di protezione” lo liquidai.

Ero leggermente infastidito, chiesi di avere un caffè, poi limai le domande, per evitare parole inutili e risposte altrettanto inutili e passammo alla terza ditta.

Grande fu il mio stupore di vedere quella persona del mattino, accidenti l’aveva detto che aveva un appuntamento per le dieci, il geometra prima di farlo entrare mi disse che non aveva mai lavorato con questa ditta, ma un suo caro amico gliela aveva consigliata.

Lo salutai e lo invitai a sedersi, mi ringraziò, mi diede dei documenti, iniziai a fargli quelle domande sempre le stesse, quasi erano diventate una litania, se i dipendenti erano coperti da assicurazione, se era iscritto nella lista della Camera di Commercio, quali referenze aveva sul territorio, quanti erano i dipendenti, qual’era la paga oraria e se era disponibile da subito ad iniziare, a tutto rispose con una concisione e precisione, allora:

– Sig.Sachib, le passo a specificare di quale lavoro si tratta.

Così facendo, mi avvicinai alla sua sedia, srotolai il progetto, e con la mano destra iniziai a fargli vedere i lavori da effettuare.

Successe tutto in un attimo, non mi seguiva, non mi stava a sentire, era solo ipnotizzato, dal mio anello, quello che lo sceicco mi aveva regalato.

Cercai di attirare la sua attenzione, ma mi resi conto che all’improvviso aveva chiuso gli occhi e stava pregando, io e il geometra ci guardammo meravigliati, ma con rispetto rimanemmo muti per quei pochi minuti.

Poi come si fosse risvegliato, si alzò:

– Signore, accetto tutte le sue condizioni, da domani possiamo essere al lavoro, sarà per me un onore servirla.

– Ma…

– Lo ripeto, sarà per me un onore servirla, cercheremo di ridurre i tempi di lavorazione….

A domani…

Araldo Gennaro Caparco

24 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Castello”– Seconda parte

L’avevo fatta grossa e non riuscivo a capacitarmi, era meglio zittire e con quella domanda avevo messo indifficoltà tante persone.

Le gambe mi tremavano e non riuscivo a guardare in faccia le altre persone, ma nel momento di congedarci…

…un regalo inatteso:

da pag.6 a pag.7

“…

Mentre stavamo per salutarci, venne il mio turno, ero pallido e sentivo che le gambe non mi sostenevano, feci uno sforzo per raddrizzarmi, lo Sceicco, mi guardò e poi, rivolto al Maestro e a Isa:

-Avviatevi con il fattore, vorrei scambiare due parole con vostro genero.

Gli altri erano stupiti, ma come si fa a dirgli di no, si avviarono.

Eravamo rimasti solo io e lui, rientrammo, mi fece sedere e:

  • I tuoi occhi parlano, più del tuo corpo
  • Signore…
  • Ascoltami…

Mi guardava fisso:

-So che in questo momento non ti perdonerai mai per quello che hai fatto, so che aspetti una reazione anche dai tuoi familiari, ma so anche che è stato il destino che ha voluto farti arrivare qui.

Finalmente alzai la testa, era serio non stava scherzando:

  • Ma come?
  • Questo castello, anche se non è abitato è circondato da telecamere, dovunque mi trovo, posso vedere cosa accade qui e nelle vicinanze, ho visto nel filmato dei giorni scorsi che eri capitato qui per caso…

Ero sbalordito:

-Ho visto quando dal capanno qui sopra hai fatto delle fotografie e di certo non avresti mai immaginato di ritrovarti qui per altre cose. Quindi, questa è la seconda volta, di certo avevi in testa qualcosa quando l’altro giorno hai ammirato questo posto e ho visto quando stavate per arrivare nel salone, la tua aria ammirata e triste. Questo è stato che ti ha dato il coraggio di pormi una domanda, avevi altre aspettative e non avevi delle risposte.

Le sue parole avevano un effetto calmante, riacquistai colore, ma non riuscivo a capire che cosa voleva dire.

Evidentemente ero un libro aperto per lui, si alzò, apri un cassetto di una scrivania, e:

  • Questo è un regalo per te, prova che non ho nei tuoi riguardi nessuna remora, ti aiuterà ad andare avanti e se il destino vorrà, saprai cosa fare….”
  • A domani.

23 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Castello”– Prima parte

Il diario continua, con il secondo romanzo della Trilogia “Se devi sognare…esagera”…

“Il Castello

…dopo alterne vicende dei nostri protagonisti in Inghilterra,  dopo la fine del primo romanzo “Il Maestro”, si torna in Italia e qui…

da pag.2 a pag.3

“…

– Benvenuti, lo Sceicco vi sta aspettando.

Ecco chi era uno sceicco!

Ma come ho fatto a non pensarci, il porto, la squadra a disposizione, la strada sulla collina.

Nel frattempo la persona che ci accompagnava, verso l’ingresso del Castello, ci illustrava quello che vedevamo ai lati del corridoio centrale che stavamo percorrendo:

– Qui alla mia destra c’è un limoneto, protetto dalla rupe di sopra e dai canneti, a sinistra, il giardino delle spezie, diviso in grandi rettangoli, protetti dalle piante mediterranea che fanno ombra quando il sole è alto, di seguito il roseto voluto dalla Signora dello Sceicco e di lato l’agrumeto con vari tipi di piante.

Era un posto da favola, non c’è che dire, colori a profusione, profumi che inebriavano, tutto curato e ordinato, Isa si fermò ad ammirare dalla terrazza, vicino all’agrumeto, il mare sottostante, cristallino, da sopra si vedevano le rocce sommerse dall’acqua, poco distante c’era un grosso yacht, ormeggiato, segno del fondale molto alto.

Non so quanti di voi hanno letto David Copperfield di Charles John Huffam Dickens , ma quel signore mi aveva dato una brutta impressione, da quando l’ho visto l’ho paragonato a Uriah Heep, il cattivo, il subdolo di quel bellissimo racconto, il modo di comportarsi, il parlare sommesso, la schiena incurvata in segno di umile servilismo, mi aveva dato fastidio.

Poi un’altra cosa mia aveva colpito, il Parco era stupendo, ma era come se non avesse un’anima, era come una cartolina che si acquista per mandare i saluti, l’una vale l’altra, non c’erano segni di utilizzo, era vuoto!

Arrivammo all’ingresso, entrammo in un salone ampio e ricco di vasi, quadri, poltrone e divani, luminosissimo, il Fattore, perché così si definì quando terminammo la nostra passeggiata, fece un segno a dei camerieri di portarci delle bibite e fece segno di accomodarci.

Il Maestro aveva con se il cofanetto, in una borsa di pelle, l’appoggiò vicino e stava parlottando con Isa, nel frattempo la mia innata curiosità e quel senso di malessere che sentivo ancora più forte, invece di sedermi con loro, mi portai verso una finestra che dava dalla parte posteriore del salone, anche li era presidiato da alcuni uomini armati.

Ero così preso, che non mi accorsi che qualcuno era entrato, Isa con un colpo di tosse mi richiamò….”

A domani.

Araldo Gennaro Caparco

 

22 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Ultima parte

Isa era sospettosa e guardinga, strabiliata che in quelle condizioni suo padre parlasse di un menu da approntare per la settimana successiva in Inghilterra per il Duca di York, senza nemmeno immaginare che il Maestro aveva parlato di una torta millefoglie per distrarla dal nostro discorso, indispettita volle accompagnarmi all’uscita:

da pag 113 a pag.114

“…Il maestro fece un cenno di assenso con la testa,

Ada:

– Non ti preoccupare ci sono io con lui, lo aiuto a finire di mangiare.

Ed io? Due volte sorpreso, uno perché Isa non aveva insistito con l’Inghilterra e due perché avevo il piacere di fare due passi con lei, questo mi bastava.

– A più tardi Maestro

– A più tardi.

E sorrise!! Che uomo!

Scendemmo le scale in silenzio, poi:

– Ma come è possibile?

– Cosa

– Ma l’hai sentito, no non ci posso credere, è testardo, invece di pensare a riprendersi, l’Inghilterra

Che le dico? La verità? Mai, almeno non adesso:

– Lo capisco

– Cosa

E si fermò:

– lo capisco, lui e la cucina sono una cosa. Stamattina ho letto su internet qualcosa su di lui, cose che tu conosci già.  Una persona come lui non può e non vuole allontanare mai il suo obbiettivo, poi non è da tutti essere inviatati dal figlio della Regina d’Inghilterra, il Duca di York, e lui comprende l’importanza della cosa.

Stava per parlare:

– Non mi aggredire, è una forma di autodifesa, chissà nella vita quante volte ha dovuto lavorare per affermarsi, ora che è all’apice della sua passione, che gli viene regalmente riconosciuto, non può e non vuole pensare ad un ostacolo che può inficiare questo invito, fosse anche la sua vita. Forse dopo si ricrederà, scenderà a patti, ma rinunciare, non penso che sia un suo pensiero. E questo lo fortifica, lo fa sentire vivo! Non so se sono riuscito ad esprimere quello che penso, ma lo penso sul serio, questa sua volontà di andare avanti, vedi dove l’ha portato. Ed è merito della sua testardaggini e bravura se oggi avete creato quel gioiello d’azienda.

Era colpita, non disse più una parola, stava elaborando di sicuro qualcosa. Andammo al bar dell’ospedale, le offrii un caffè che accetto volentieri, lo presi anch’io ne avevo proprio bisogno. Mentre lo stavamo sorseggiando:

– E la sera

– Cosa?

Sapevo perfettamente che cosa voleva dire, ma mi serviva tempo per elaborare una risposta. Non molla mai.

– Vedi

– Cosa?

– Tu hai in parte lo stesso carattere di tuo padre

– Perché?

Rise:

– Non molli mai!

Rise ancora di più:

– E la sera?

Una cosa sono i messaggi e un’altra cosa e guardarsi negli occhi e parlare:

– La sera, gli orari erano quasi sempre gli stessi, la ragazza vestita come la mattina, arrotolava la tenda da sole, raccoglieva i panni che aveva steso al mattino, innaffiava le piante…

– e si accomodava sulla poltrona di vimini a leggere un libro

La guardai:

– Si, ma solo d’estate!

Era divertita e curiosa:

-E d’inverno?

– Ahimè, usciva pochissimo, molto probabilmente amava il sole e meno il freddo

– Esatto!…”

 

cari amici, il mio diario termina qui, se vi siete incuriositi, se desiderate conoscere la fine di questa storia del primo romanzo che forma la Trilogia “Se devi sognare esagera!”, potete acquistarlo per solo 15 euro dal mio sito www.isognidiaraldo.it…non ve ne pentirete!

Tanti i colpi di scena in Inghilterra, ma non anticipo nulla, dandovi l’opportunità di scegliere da soli.

L’intero romanzo è composto da 235 pagine.

Un abbraccio..

Araldo Gennaro Caparco

21 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Nona parte

Il Maestro combatteva come un leone, si stava riprendendo alla grande e dopo aver convinto le sorelle, Isa ed Ada, ad andare a casa, rimasi solo con lui.

Ero contento, ma per uno strano caso del destino, continuai a dire delle bugie bianche, ovvero era un mio sogno da giovane chef e volevo evitare di rivelare che ero in quel momento al telefono con suo figlio Riccardo che viveva negli Stati Uniti:

da pag.109 a pag.111

“…

– Rino

Era il Maestro:

– Ti devo lasciare si è svegliato tuo padre.

– Ok, non dire nulla della mia telefonata.

– Ok, a presto, non dire nulla a Isa

– Ok e Ada?

– Penso che abbia capito qualcosa, se vuoi

– Certamente la mia sorella maggiore, avrà capito tutto.

Speriamo di no e entrai nella stanza:

– Eccomi Maestro, ero a fare una telefonata qui fuori.

Mi guardò, era sereno:

– Non ti ho visto e mi sono preoccupato, a chi telefonavi?

Piccola bugia:

– Avevo un appuntamento telefonico con una persona proprietaria di un locale che aveva messo in vendita.

Sembrava interessato:

– Quanto grande?

– Non eccessivo, tra cucina, ripostigli, toelette e sala 250 mq.

– Pochi!

– Per me è tanto, sono un’ottantina di posti, ma quello che mi ha più colpito e che il locale ha un’area esterna che si vende insieme, dove si potrebbe ipotizzare un’area di giochi per i bambini, tipo casetta di topolino con i giochi all’interno e all’esterno.

Mi guardò, mi stava trapassando con quegli occhi:

– Volete un poco d’acqua?

– Si grazie

Versai l’acqua, gli porsi il bicchiere, lo prese e notai che il diagramma del ritmo cardiaco, non si era minimamente alterato, quindi anche un piccolo sforzo poteva farlo. Bevve e:

– Ami i bambini?

Questa non me l’aspettavo:

– Si, portano gioia, allegria, cosa c’è di più bello di sentirli ridere, schiamazzare, stare sul prato a rotolarsi in un ambiente protetto. Sono certo che i genitori ne sarebbero contenti e potrebbero fare da passaparola per il locale.

– Hai le idee chiare

Cosa potevo rispondere, adesso non avevo più chiaro nulla nella mia testa, il locale è vero l’avevo visto, è vero che era come l’avevo descritto ma è altrettanto vero che era per il momento al di sopra delle mie possibilità, allora avevo preso tempo e per la fine del mese avrei dovuto sciogliere l’impegno con questa persona che era stata così gentile da aspettarmi fino alla fine del mese.

– Ci provo.

La risposta dovette piacergli:

– Sai io non ho ancora nipotini, Riccardo è sposato da poco e Ada sta cercando di averli ma sembra che Enzo abbia dei problemi e Isa…

Mi guardò, lo fece apposta, mi scrutava, voleva che dicessi qualcosa:

– Non mi faccio illusioni Maestro, Isa è Isa. Una donna forte, energica e …bella. Potrebbe avere chiunque, non mi faccio illusioni, ma proverò a conoscerla se Isa me lo permette. Alle volte si chiude a riccio, sento che anche una parola detta in quel momento, potrebbe infastidirla. Lo ha fatto anche stanotte. E’ inutile negare che sono attratto da lei, ma lei è attratta da me? Non lo so! Ma ora basta Maestro, dovrebbe mangiare qualcosa, non ha toccato nulla.

Mi guardavo, mentre prendevo il vassoio e mi avvicinavo:

– Solo un poco di brodo, è di carne lo sento dal profumo e non dovrebbe essere male.

Non disse nulla e iniziò a mangiare.

– E’ tosta ma ha il cuore di burro.

Disse all’improvviso:

– Lo so, è come una millefoglie, uno strato duro e uno morbido, austera nella sua forma ma delicata dentro.

– Chi è una millefoglie?

Ero talmente preso che non avevo sentito che erano entrate , eccole Isa e Ada….

– Ma voi da dove uscite? E da quando state qua fuori?…”

E la frittata era fatta!

A domani.

Araldo Gennaro Caparco

20 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Ottava parte

Con il trasferimento in reparto cardiologia, finalmente Isa iniziò a rilassarsi e aumentava la sua fiducia , ma c’era qualcosa che continuava ad essere nascosta, c’era dolcezza nei miei confronti, ma era misurata, controllata:

da pag.102 a pag.105

“—

Gongolavo, lei iniziava a parlare di me anche ad altri, questo era un segno positivo, voleva dire che mi pensava, che ero presente e che le faceva piacere. Si apri la porta, era l’ora delle visite, posai il cellulare e mi avviai in corsia. Non conoscevo il numero della stanza e quindi feci capolino in tutte, erano tutte a due letti, il lato destro per gli uomini, il sinistro per le donne. Quanta umanità insieme!!

Ero arrivato alla fine, era l’ultima stanza, bussai ed entrai:

– Eccoti!

Il maestro mi accolse con un sorriso, la camera era quasi accogliente, c’era un bagno all’ingresso, sulla parete sinistra un televisore in alto e di fronte due lettini ospedalieri, uno era quello occupato, l’altro libero e sulla sponda stavano sedute le sorelle. Il Maestro era leggermente sollevato con due cuscini, aveva l’aria stanca ma non dimessa, mi guardava divertito mentre mi sedevo sull’unica sedia che era li vicino a lui:

– Come vi sentite?

– Sono stato meglio, mi sento stanco, ma mi sono ripreso raccontando quello che abbiamo passato al matrimonio io e te.

Guardai le sorelle, avevano un’aria divertita e non lo nascondevano, Isa:

– Io ho raccontato l’incontro con i doberman

– Ah ecco!

– Devo dire che in poche ore ne hai passate tante, eh Rino

Era Ada che aveva parlato, ora aveva un quadro quasi completo di me, tra quello che le avevo detto e quello che aveva saputo adesso, era completo. Se sapessero quante altre cose non ho detto, meglio non pensarci.

Sempre Ada:

– Ci ha telefonato Riccardo, ti ringrazia per i documenti che gli hai inviato.

Giuro che non sapevo cosa fare e cosa dire:

– Ho pensato che era opportuno, così anche lui si tranquillizzerà. Ora visto che avete parlato tanto di me e di certo vi sarete annoiate, perché non andate a casa e ci vediamo dopo?

Non se l’aspettavano:

– E tu?

– Isa, rimango con lui, di certo vorrà riposare, vi avverto se qualcosa non va.

Si guardarono, il Maestro:

– Si, andate, c’è lui con me

Si stavano preparando, quando:

– Ma noi siamo a piedi

Presi le chiavi dell’auto,

– Prendi Isa, l’ho parcheggiata proprio all’uscita del padiglione di cardiologia:

– Ma

– Niente ma, io non ne ho bisogno.

– Grazie, ma potevamo chiamare un taxi.

– Andate Ada, sarete più libere di tornare quando volete.

Finalmente si decisero, Isa prese le chiavi, salutarono il padre e le accompagnai alla porta, quando arrivammo li, Isa si girò:

– Grazie, ma non dovevi

– Mi fa piacere, lo sai

– A dopo

– Cerca di riposare

– Va bene.

Rientrai, il Maestro che si era tenuto fino ad allora sveglio per le figlie, finalmente si era assopito. Mi sedetti vicino a lui in silenzio….

 

Abbassai la suoneria del cellulare, gli rimboccai la copertina e abbassai il lettino ospedaliero. Era collegato con un macchina che in tempo reale, dava i valori della pressione e il ritmo cardiaco con il diagramma che si modificava ogni volta. Sembrava sereno:

– Ci sei?

Altro che assonnato, aveva solo chiusi gli occhi:

– Si Maestro.

– Ben fatto!!

– Grazie

– Voglio riposare un poco, ti scocci.

– Per nulla, io sto qui. State tranquillo.

Visto che il letto vicino era vuoto, mi appoggiai con il cellulare a portata di mano, avevo spostato il video del battito cardiaco, in modo che potevo visionarlo quando volevo.

Che strano, sentivo una pace dentro che da tanto tempo non avveniva. Comunque se mi avessero dovuto fare un elettrocardiogramma sotto sforzo, avrei superato brillantemente il test.

Cellulare, messaggio:

– “ora ho capito!”

Era Ada, quindi stavano parlando di me, chissà se era una cosa buona, ma ne parlavano.

Cellulare:

– Come sta mio padre?

Era Isa, stavano in due stanze diverse, evidentemente:

– Sta riposando

– E tu?

– Stavo pensando a te.

Silenzio, forse ero stato troppo sfacciato.

Silenzio:

– E perché?

– Ero preoccupato, pensavo che stavi riposando?

Meglio ribaltare la risposta:

– Cos’è questa storia che mi conosci da tanto tempo?

Ecco l’affondo, aveva parlato con Ada e voleva una risposta:

– Forse un giorno ti racconterò una storia, ora dovresti riposare.

Sono certo che sta sorridendo:

– Mi è passato il sonno

– Non ti credo, occhi celesti e chioma bionda

– stai dicendo che sono una bugiarda?

– Si

Stavolta ero io che stavo sorridendo:

– La curiosità è donna

– Mica è solo un vostro appannaggio, anche noi quando ci mettiamo…

Era stata proprio la mia curiosità che mi aveva portato a seguire in piena notte uno sconosciuto,  a stare in una stanza d’ospedale il sabato e conoscere Isa, ma questo almeno per il momento non potevo dirlo:

– E dai, solo un accenno.

Non molla, non molla. E ora?

– Solo un accenno

– Si…”

A domani.

Araldo Gennaro Caparco

19 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Settima parte

C’era aria di complicità tra di noi, arrivò la sorella da  Berlino e non fece nulla per mascherare la sua sorpresa conoscendomi, Isa ebbe un malore fuori dal reparto di terapia intensiva, frutto della tensione e la preoccupazione per lo stato di salute del Maestro.

La sorella, Ada, era preoccupata e cercava un modo per farla allontanare dal reparto per rilassarsi…

…al volo:

da pag.96 a pag.99

“…

– Ci penso io

Presi il cellulare, uscii fuori, la chiamai e le dissi che era necessario andare a casa a prendere qualcosa per il padre, che sicuramente si sarebbe ripreso e in quelle condizioni si sarebbe sentito a disagio se non aveva con se le sue cose. Fece qualche resistenza, ma le dissi che l’avrei accompagnata e riaccompagnata all’ospedale subito. Acconsenti!

Rientrai:

– Tra poco esce

Mi guardò stupita:

– Ma da quando conosci mia sorella?

– Da tanto tempo, tanto!

Non finii la frase, che usci, si abbracciarono, la presi sottobraccio e ci allontanammo. In macchina, non una parola. Arrivammo a casa, sotto al portoncino:

– Ma non ho le chiavi di casa

– Ce l’ho io, ho chiuso io casa quando siamo scesi con tuo padre per l’ambulanza, eccole.

Le prese, ringraziandomi con gli occhi:

– Ora io vado a casa, mi cambio e scendo e andiamo. Ti posso lasciare da sola?

– Si, però fa presto.

Solo questo mi doveva dire!

Salii a casa, mi fiondai sotto la doccia, mi vestii e scesi di nuovo. Bussai mi fu aperto, salii le scale, la porta era socchiusa, speriamo che non è successo altro:

– Permesso

Entrai, chiusi la porta e sentii Isa che stava parlando a telefono con il fratello, mi fece segno di sedermi e mi accomodai nel salotto, vicino alla cucina:

– Si Riccardo, hanno detto che sono stati provvidenziali gli esami che avevi fatto fare, per fortuna che Rino si è ricordato della cosa e ti ha chiesto di inviarli via email. Si, quel mio amico…

La voce si perse, dopo dieci minuti era pronta, con un borsone da portare all’ospedale. Nel frattempo avevo potuto vedere dei diplomi in quasi tutte le lingue conosciute di attestazioni per Giacinto, addirittura l’Olanda gli aveva conferito dieci anni fa, una Croce d’Onore, per la Cultura Italiana della Gastronomia. Riconobbi in una vetrinetta, al piano intermedio le Uova dell’amico Dan, poi negli altri ripiani erano riposti dei regali che aveva ottenuto girando il Mondo. Attirò la mia attenzione, un quadro appeso alla parete, dove era raffigurata una donna, molto bella e dedussi che era la madre di Isa, c’era una scrittura nell’angolo destro:

“Al mio Amore per tutta la Vita” e la firma del Maestro.

– Si, era mia madre

Arrossii, come un ragazzo che viene colto con le mani nella marmellata:

– Scusami, non ti avevo sentito entrare.

Sorrise:

– Andiamo

Ma come si fa? Non aveva un filo di trucco, si era cambiata, aveva preparato delle cose per il padre, ma la sua bellezza era raddoppiata e ne ero fortemente attratto. Avvertiva di certo questa nostra complicità, nell’osservarci a vicenda, senza parole ma ci intendevamo solo con gli occhi, ne sono certo!

E ora?….

 Arrivammo in ospedale, chiamò la sorella e le diede il cambio, senza parlare.

– Come sta?

Ada, era assorta nei suoi pensieri, si distolse:

– E’ stabile, i medici hanno detto che per sciogliere la prognosi attendono la serata, per il momento lo stanno ossigenando, nel pomeriggio si vedrà se riesce a farlo da solo.

– Ce la farà, sicuro, è una quercia, una di quelle secolari che hanno energie da vendere ancora.

Avevo parlato, non tanto per Ada, avevo espresso un pensiero ad alta voce:

– Ma da quando conosci mio padre?

La guardai molto imbarazzato, dovevo misurare le parole, accidenti:

– Non da molto, una settimana.

– Una settimana?

-Si, ma è una storia lunga

– Dimmi

In breve le raccontai il mio ingaggio e il mio incarico, omettendo molte cose, ovviamente. Mi guardava incredula e divertita. Le donne hanno un sesto senso, ero certo, mi ascoltava, ma andava oltre, cercava di capire di più di quello che stavo dicendo, chi ero? Cosa facevo? E la cosa che più le premeva, Isa.

Difatti:

– Incredibile, tutto quello che mi hai raccontato, ma quando ti ho chiesto da quando conosci mia sorella, mi hai risposto da tanto tempo.

E ora? Che le dico? Devo prendere tempo, ma come? Non posso mica raccontare che erano anni che l’immaginavo, ovvero, che mi ero creato una figura immaginaria che si basava su una ragazza che vedevo dal mio balcone in pigiama, della chiesa, della stretta di mano. Mi avrebbe dato del folle! Non era il momento! Verità, verità:

– Lo capirai quando ritornerai a casa…..”

A domani…

Araldo Gennaro Caparco

18 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Sesta parte

La tensione del momento si poteva tagliare con un coltello, Isa guardava nel vuoto, tremava e solo quando sentì la mia giacca che le copriva le spalle, si risvegliò, si era sbloccata:

da pag. 92 a pag.94

“- Sai ieri sera mi ha stupito, quando hanno citofonato, ha aperto subito, mi ha chiamato”Isa c’è qualcosa per te” ed è venuto ad aprire la porta con me. Li per li non ho fatto caso, ma in un altro momento avrebbe detto, qualcosa, mi avrebbe domandato qualcosa, ma era li sornione vicino a me. Quando aprimmo e ricevette la pergamena, l’apri e me la fece vedere sorridendo. Sapeva che qualcosa sarebbe arrivato o che sarebbe successo qualcosa. In silenzio ci mettemmo a tavola, mi guardava e non commentava, dopo aver aperto i cartoni della pizza,subito “questa è per me” e mi guardava aprire l’altro “e questo è per te”. Ero meravigliata, dissi “ma coma ha fatto”, mi guardò, “ma non c’era un altro pacchettino”, lo aprii e usci l’orchidea, e lui prima di iniziare a mangiare disse “ben fatto!”.

Presi il mio cellulare, glielo diedi:

– Guarda qui

Lesse e sorrise:

– E’ stato lui?

– Si, lui mi ha fatto sapere che sareste tornati la sera ed io ho fatto il resto.

Sgranò gli occhi!

– Ma quando, come?

– Con una scusa mi ha chiamato nel pomeriggio e mi ha detto che sareste rientrati.

– Grande papà!

– Vero.

Suonò il cellulare, ammutolì, poi la vidi raggiante:

– Era mio fratello, ci sono riusciti!

Ci abbracciammo!

Fu un attimo!

Vi è mai capitato di sognare e di non desiderare di svegliarvi. Ecco!! Sentivo il suo corpo, il suo profumo, le sue braccia, mi sentivo sicuro, invincibile.

Ma durò poco, troppo poco, Isa riprese subito il controllo, io no, ero inebetito!

Squilla il cellulare di lei:

– Si..hai saputo…si da Riccardo…siamo qui fuori in attesa di notizie…sei arrivata…ti chiamo tra un minuto.

Isa mi guardò:

– Mia sorella è arrivata a Napoli

Non è che non l’avevo sentita, ma ero ancora così preso da quell’abbraccio che non mi ero ancora ripreso, evidentemente dovette intuire qualcosa:

– Rino

– Dimmi

– Mia sorella è arrivata a Napoli

Mi svegliai:

– Vado a prenderla

– Ce la fai, abbiamo passato la notte in bianco

Non potevo perdere quell’occasione, veramente non avrei voluto lasciare lei li da sola, ma prendere o lasciare:

– Non ti preoccupare, solo promettimi di chiamarmi se ci sono delle novità.

Sorrise:

– Sicuro, mi dispiace, le posso dire di prendere un taxi

– Sicura

Prese il cellulare:

– Ada, viene un mio amico a prenderti…come?…no è Rino…si quello…mi ha aiutato stanotte per papà…si è stato con me stanotte in ospedale…te lo passo…

Mi diede il cellulare:

– Pronto

-Salve sono Ada la sorella di Isa

– Si lo so, mi dica

– La ringrazio per il pensiero, ma devo chiederle un grande piacere, rimanga li con lei, sono più tranquilla, potrebbe accadere qualsiasi cosa e non vorrei che fosse sola.

– Come vuole

– Grazie, ci vediamo tra poco.

E agganciò!

– Che succede?

– Nulla, mi ha ringraziato per la mia disponibilità ma ha detto che ha già provveduto e sta per venire.

Giuro, non ho detto una bugia!

Ho solo modificato le parole, ma il fine era stare con lei, inutile dire che ero contento, non l’avrei mai lasciata da sola. Lei di sicuro aveva capito che era stata la sorella a dissuadermi per non lasciarla da sola, ma non disse nulla. Andai alla macchinetta e presi due caffè, erano necessari, per entrambi. Pregavo che non accadesse nulla a Giacinto, erano solo poche ore che lo conoscevo, ma mi ero affezionato, certo era anche il padre di Isa, ma già da venerdì notte ero stato attratto dalla sua personalità e sicurezza. Sarà che ho perso mio padre troppo presto e solo il pensiero che potesse accadere ad un’altra persona, a me cara, mi faceva stare male. Solo, quell’abbraccio, mitigava in parte tutto quello che stava accadendo e in cuor mio speravo ardentemente che nulla capitasse.

Si apri la porta:…..”

A domani….

Araldo Gennaro Caparco

17 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Quinta parte

L’arrivo al Pronto Soccorso…

da pag.89

“…

– E vivo Isa

Stava in un angolo impietrita, non riusciva a muoversi, la vidi così indifesa che volevo andarle vicino per tranquillizzarla, ma non potevo. C’era qualcosa di grave, avevo già vissuto questa scena dieci anni prima, con mio padre. Presi il telefono e chiamai il 118, spiegai cosa era accaduto e quello che avevo notato. Dopo pochi minuti arrivarono due autoambulanze, una normale ed una di rianimazione cardiologica.

Nel frattempo avevo detto ad Isa di vestirsi.

Accompagnai la squadra dal Maestro, il medico si rese conto che stava andando in blocco respiratorio, decise di portarlo al pronto soccorso con l’ambulanza cardiologica e di rianimazione. Scendemmo, presi le chiavi dietro la porta e la chiusi. Tutto in silenzio. Isa non riusciva dire una parola, era appoggiata a me come un naufrago si aggrappa a qualsiasi cosa che lo possa tenere a galla.

Arrivammo giù, l’infermiere chiese se qualcuno voleva venire con l’autoambulanza, guardai Isa, risposi di no che sarei venuto con l’auto, feci accomodare Isa e seguii l’autoambulanza, nel frattempo:

– Hai qualche cartella clinica di tuo padre?

– No

– Tuo fratello?

– Si

– Allora chiamalo e domanda se ha tutto in formato digitale, specialmente gli ultimi esami.

Così mentre stavamo andando in ospedale, Isa chiamò il fratello, spiegò cosa era accaduto, poi non riusciva più a parlare, mi passo il cellulare:

– Salve sono Rino, sto accompagnando Isa in ospedale, per caso gli ultimi esami sono in formato digitale?

– Salve, sono Riccardo, si

– Allora puoi mandarla sulla mia posta elettronica

E gli diedi la casella email

– Grazie

– Di nulla ti farò sapere

Ridiedi il cellulare a Isa e lei chiamò la sorella in Germania raccontando in breve quello che era accaduto. Eravamo in arrivo, andammo all’accettazione:

– Sono la figlia di quel signore che è arrivato adesso

– Mi dia le generalità lo stanno già visitando, l’hanno portato in cardiologia.

– Posso chiedere un piacere…”

…dopo poche ore si prospettava un intervento difficile, lei era lì con lui, fragile e preoccupata, avrebbe dovuto distrarla e….

da pag.91

“…

Usci un medico, diverso da quello con cui abbiamo parlato prima:

– Siete voi i parenti del Signor.Giacinto

Il maestro si chiamava Giacinto, in quel momento il nome mi colpi molto, non era usuale dalle nostre parti:

– Si, sono la figlia

– Allora Signora la situazione è grave, abbiamo letto la cartella clinica che vostro fratello ha inviato, si è trattato di un embolo che è partito ed è andato ad ostruire una valvola cardiaca, ora stiamo cercando di disostruirla per via laparoscopica, se riesce bene, in caso contrario dovremo operare.

Isa non aveva la forza di dire nulla

– Siamo nelle vostre mani dottore

Dissi io e lei aggiunse

– Ci fidiamo ciecamente, fate il possibile.

Il medico disse che ci avrebbe fatto sapere altre notizie e andò via.

Dovevo far reagire Isa, non riuscivo a vederla in quello stato:

– Isa, te la senti di dire ai tuoi fratelli quello che ha appena detto il dottore?

Lei mi guardò, capi che era necessario farlo, specialmente se si doveva fare un operazione di cui aveva capito la gravità e iniziò a telefonare allontanandosi un poco dall’ingresso.

Solo chi ci è passato può capire lo stato d’animo che si prova a stare in attesa di notizie in una sala d’aspetto di un ospedale, ero ritornato con la mente a dieci anni addietro. Lo stato di impotenza è totale, ogni fruscio che senti, guardi quella porta, sperando che non siano brutte notizie. Stava piangendo a telefono, non potevo fare nulla in quel momento, sono momenti cosi tragici e intimi che chiunque in quel momento da fastidio.

Terminò le telefonate, la sorella disse che prendeva il primo aereo per Napoli, Il fratello disse di far sapere notizie e se era il caso sarebbe partito pure lui.

L’attesa, ci avete mai fatto caso che sia per le cose belle che per quelle meno belle, l’attesa è micidiale, ti lascia senza forze.

Sono passate due ore, nulla di nuovo, siamo come due fili elettrici, se ci toccassimo faremmo scintille. Siamo in silenzio, ogni tanto cerco di dire qualcosa, ma lei è muta e smarrita.

Si apre la porta:

– Abbiamo dovuto prima farlo riprendere perché era in carenza di ossigenazione, abbiamo fatto tre tentativi, per smuovere l’embolo, nulla, abbiamo parlato anche con suo fratello, ha chiamato tramite il suo primario. Aspettiamo e facciamo l’ultimo tentativo. E’ vivo e vedrete che si riprenderà.

Ringraziammo, le andai vicino:

– Non perdere mai la speranza, mai. Ce la farà e se io sono testardo come una capra irlandese, lui è forte come una quercia…..”

A domani…

Araldo Gennaro Caparco