26 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Castello”– Quarta parte

26 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Castello”– Quarta parte

L’arrivo del fratello di Isa Riccardo dagli Stati uniti e la scoperta inspiegabile delle sue condizioni di salute:

da pag.26 a pag.28

“…

Casa nostra non distava molto da Castellamare, ma l’ingresso era dal lato opposto, arrivammo quasi in contemporanea, l’abbraccio tra padre e figlio fu una cosa emozionante, poi ci salutammo:

– Rino, come stai?

– Io bene , ma tu?

Avevo ben ragione di chiederlo, l’ultima volta era completamente diverso, ora era magro, un pallore notevole, la mano che tremava, c’era qualcosa che non andava, ma non volli approfondire, anche per non turbare il Maestro, e spezzare quella felicità, ma gli occhi di Riccardo erano tristi.

Su due piedi decisi di modificare il programma:

– Maestro , Riccardo sarà stanco dal viaggio da Boston, facciamo così, voi ve ne andate a casa e io vi raggiungo, faccio una commissione e ci vediamo più tardi.

– Andiamo Riccardo, abbiamo tante cose da dirci, ha ragione Rino, ci vediamo dopo.

Appena furono partiti, chiamai Isa:

– Amore

– Dimmi

– Stanno venendo Riccardo e tuo padre, io vado a procurarmi il numero di telefono dello sceicco e vengo.

– Ma…

– Non ti preoccupare, volevo solo dirti una cosa, tuo fratello ha qualche problema, lo vedrai da sola, cerca di capire che cosa è successo.

Allarmata:

– Sul serio.

– Sul serio, ti ho voluto avvertire prima, è dimagrito oltremodo e ha un pallore che non mi piace.

– Grazie, ti farò sapere, stai attento dallo sceicco.

Premurosa:

– Non ti preoccupare, ho l’anello!

Rise e terminammo la telefonata.

Mi misi in auto e presi la scorciatoia della collina per arrivare al castello, sulla sommità mi fermai ad ammirare il panorama, cielo e mare si fondevano, il sole picchiava duro, mi rimisi in auto e arrivai alla sbarra.

Non dovetti nemmeno bussare il citofono che si alzò, strano pensai, forse aspettavano qualcuno. Feci quei metri di ripida discesa e mi trovai all’ingresso del parco, qui il cancello era chiuso, uomini armati non ne avevo visto, segno che lo sceicco non c’era.

Posizionai l’auto, sotto una tettoia, mi avvicinai al citofono, ma notai che il fattore stava venendo verso di me:

– Buondì

Fece prima finta di non conoscermi, con una faccia interrogativa, poi abbozzo un sorriso alla Uriah Heep:

– Ma è lei

– Si, signor fattore sono quella persona che è venuta poche settimane fa dallo sceicco.

– Prego accomodatevi.

Rifacemmo il percorso del parco, poi all’ingresso:

– Come mai si trova qui?

Domanda legittima:

– Vorrei chiederle una cortesia, so che lo sceicco non c’è, perché non vedo la sua barca, avrei bisogno del numero di cellulare per fargli una richiesta.

Noi italiani abbiamo una pessima abitudine, di parlare e gesticolare nello stesso momento, vidi sbiancare il fattore, deglutì più volte, era ipnotizzato, guardava l’anello, cambiò subito espressione:

– Comandi, non posso darle il numero di cellulare, ma posso chiamarlo e se accetta passarvelo.

– Facciamo così.

– Prego entrate

Non mi fidavo e facevo bene:

– No, grazie non ho l’abitudine di entrare a casa d’altri se non c’è il proprietario, se non le dispiace, vado sulla panchina del terrazzo con gli agrumeti e aspetto.

Una mia impressione, ma era leggermente contrariato:

– Come vuole signore.

Lui si avviò all’interno, ed io mi recai nello stesso posto ammirato da Isa, mi sedetti e accesi una sigaretta.

Che posto! Un posto da re, una pace un silenzio, il mare solo faceva sentire il suo infrangersi sulle rocce, il profumo degli agrumi era al massimo, mi stavo beando di quella vista e non mi accorsi che il fattore stava sopraggiungendo:

– Signore

Mi risvegliò:

– Ditemi?…”

A domani.

Araldo Gennaro Caparco

 

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