19 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Settima parte

19 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Settima parte

C’era aria di complicità tra di noi, arrivò la sorella da  Berlino e non fece nulla per mascherare la sua sorpresa conoscendomi, Isa ebbe un malore fuori dal reparto di terapia intensiva, frutto della tensione e la preoccupazione per lo stato di salute del Maestro.

La sorella, Ada, era preoccupata e cercava un modo per farla allontanare dal reparto per rilassarsi…

…al volo:

da pag.96 a pag.99

“…

– Ci penso io

Presi il cellulare, uscii fuori, la chiamai e le dissi che era necessario andare a casa a prendere qualcosa per il padre, che sicuramente si sarebbe ripreso e in quelle condizioni si sarebbe sentito a disagio se non aveva con se le sue cose. Fece qualche resistenza, ma le dissi che l’avrei accompagnata e riaccompagnata all’ospedale subito. Acconsenti!

Rientrai:

– Tra poco esce

Mi guardò stupita:

– Ma da quando conosci mia sorella?

– Da tanto tempo, tanto!

Non finii la frase, che usci, si abbracciarono, la presi sottobraccio e ci allontanammo. In macchina, non una parola. Arrivammo a casa, sotto al portoncino:

– Ma non ho le chiavi di casa

– Ce l’ho io, ho chiuso io casa quando siamo scesi con tuo padre per l’ambulanza, eccole.

Le prese, ringraziandomi con gli occhi:

– Ora io vado a casa, mi cambio e scendo e andiamo. Ti posso lasciare da sola?

– Si, però fa presto.

Solo questo mi doveva dire!

Salii a casa, mi fiondai sotto la doccia, mi vestii e scesi di nuovo. Bussai mi fu aperto, salii le scale, la porta era socchiusa, speriamo che non è successo altro:

– Permesso

Entrai, chiusi la porta e sentii Isa che stava parlando a telefono con il fratello, mi fece segno di sedermi e mi accomodai nel salotto, vicino alla cucina:

– Si Riccardo, hanno detto che sono stati provvidenziali gli esami che avevi fatto fare, per fortuna che Rino si è ricordato della cosa e ti ha chiesto di inviarli via email. Si, quel mio amico…

La voce si perse, dopo dieci minuti era pronta, con un borsone da portare all’ospedale. Nel frattempo avevo potuto vedere dei diplomi in quasi tutte le lingue conosciute di attestazioni per Giacinto, addirittura l’Olanda gli aveva conferito dieci anni fa, una Croce d’Onore, per la Cultura Italiana della Gastronomia. Riconobbi in una vetrinetta, al piano intermedio le Uova dell’amico Dan, poi negli altri ripiani erano riposti dei regali che aveva ottenuto girando il Mondo. Attirò la mia attenzione, un quadro appeso alla parete, dove era raffigurata una donna, molto bella e dedussi che era la madre di Isa, c’era una scrittura nell’angolo destro:

“Al mio Amore per tutta la Vita” e la firma del Maestro.

– Si, era mia madre

Arrossii, come un ragazzo che viene colto con le mani nella marmellata:

– Scusami, non ti avevo sentito entrare.

Sorrise:

– Andiamo

Ma come si fa? Non aveva un filo di trucco, si era cambiata, aveva preparato delle cose per il padre, ma la sua bellezza era raddoppiata e ne ero fortemente attratto. Avvertiva di certo questa nostra complicità, nell’osservarci a vicenda, senza parole ma ci intendevamo solo con gli occhi, ne sono certo!

E ora?….

 Arrivammo in ospedale, chiamò la sorella e le diede il cambio, senza parlare.

– Come sta?

Ada, era assorta nei suoi pensieri, si distolse:

– E’ stabile, i medici hanno detto che per sciogliere la prognosi attendono la serata, per il momento lo stanno ossigenando, nel pomeriggio si vedrà se riesce a farlo da solo.

– Ce la farà, sicuro, è una quercia, una di quelle secolari che hanno energie da vendere ancora.

Avevo parlato, non tanto per Ada, avevo espresso un pensiero ad alta voce:

– Ma da quando conosci mio padre?

La guardai molto imbarazzato, dovevo misurare le parole, accidenti:

– Non da molto, una settimana.

– Una settimana?

-Si, ma è una storia lunga

– Dimmi

In breve le raccontai il mio ingaggio e il mio incarico, omettendo molte cose, ovviamente. Mi guardava incredula e divertita. Le donne hanno un sesto senso, ero certo, mi ascoltava, ma andava oltre, cercava di capire di più di quello che stavo dicendo, chi ero? Cosa facevo? E la cosa che più le premeva, Isa.

Difatti:

– Incredibile, tutto quello che mi hai raccontato, ma quando ti ho chiesto da quando conosci mia sorella, mi hai risposto da tanto tempo.

E ora? Che le dico? Devo prendere tempo, ma come? Non posso mica raccontare che erano anni che l’immaginavo, ovvero, che mi ero creato una figura immaginaria che si basava su una ragazza che vedevo dal mio balcone in pigiama, della chiesa, della stretta di mano. Mi avrebbe dato del folle! Non era il momento! Verità, verità:

– Lo capirai quando ritornerai a casa…..”

A domani…

Araldo Gennaro Caparco

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