23 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Castello”– Prima parte

23 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Castello”– Prima parte

Il diario continua, con il secondo romanzo della Trilogia “Se devi sognare…esagera”…

“Il Castello

…dopo alterne vicende dei nostri protagonisti in Inghilterra,  dopo la fine del primo romanzo “Il Maestro”, si torna in Italia e qui…

da pag.2 a pag.3

“…

– Benvenuti, lo Sceicco vi sta aspettando.

Ecco chi era uno sceicco!

Ma come ho fatto a non pensarci, il porto, la squadra a disposizione, la strada sulla collina.

Nel frattempo la persona che ci accompagnava, verso l’ingresso del Castello, ci illustrava quello che vedevamo ai lati del corridoio centrale che stavamo percorrendo:

– Qui alla mia destra c’è un limoneto, protetto dalla rupe di sopra e dai canneti, a sinistra, il giardino delle spezie, diviso in grandi rettangoli, protetti dalle piante mediterranea che fanno ombra quando il sole è alto, di seguito il roseto voluto dalla Signora dello Sceicco e di lato l’agrumeto con vari tipi di piante.

Era un posto da favola, non c’è che dire, colori a profusione, profumi che inebriavano, tutto curato e ordinato, Isa si fermò ad ammirare dalla terrazza, vicino all’agrumeto, il mare sottostante, cristallino, da sopra si vedevano le rocce sommerse dall’acqua, poco distante c’era un grosso yacht, ormeggiato, segno del fondale molto alto.

Non so quanti di voi hanno letto David Copperfield di Charles John Huffam Dickens , ma quel signore mi aveva dato una brutta impressione, da quando l’ho visto l’ho paragonato a Uriah Heep, il cattivo, il subdolo di quel bellissimo racconto, il modo di comportarsi, il parlare sommesso, la schiena incurvata in segno di umile servilismo, mi aveva dato fastidio.

Poi un’altra cosa mia aveva colpito, il Parco era stupendo, ma era come se non avesse un’anima, era come una cartolina che si acquista per mandare i saluti, l’una vale l’altra, non c’erano segni di utilizzo, era vuoto!

Arrivammo all’ingresso, entrammo in un salone ampio e ricco di vasi, quadri, poltrone e divani, luminosissimo, il Fattore, perché così si definì quando terminammo la nostra passeggiata, fece un segno a dei camerieri di portarci delle bibite e fece segno di accomodarci.

Il Maestro aveva con se il cofanetto, in una borsa di pelle, l’appoggiò vicino e stava parlottando con Isa, nel frattempo la mia innata curiosità e quel senso di malessere che sentivo ancora più forte, invece di sedermi con loro, mi portai verso una finestra che dava dalla parte posteriore del salone, anche li era presidiato da alcuni uomini armati.

Ero così preso, che non mi accorsi che qualcuno era entrato, Isa con un colpo di tosse mi richiamò….”

A domani.

Araldo Gennaro Caparco

 

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