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Emozioni, riflessioni: preoccupazione.

“Noi siamo, forse, unica tra le creature della terra, l’unico animale che si preoccupa. Con la preoccupazione buttiamo via le nostre vite” – Lewis Thomas

Così recita un saggista premiato con il National Book Award per l’arte e la letteratura (saggistica), mai parole furono più appropriate!

Tutto diventa una corsa continua, e già!

Si corre per andare al lavoro, per portare i figli a scuola, per andarli a prendere,  per farli mangiare, per portarli in palestra, per i compiti e tutto diventa una preoccupazione continua con la paura di non riuscire a fare tutto e se a questo si somma un lavorio precario, instabile come quello che la nostra Nazione sta vivendo oggi, le preoccupazioni aumentano a dismisura e non sempre si riesce ad avere l’integrità mentale per seguire in modo appropriato la famiglia e i figli, con conseguenze alle volte disastrose.

Sono i tempi che sono cambiati, noi siamo sempre gli stessi, forse con qualche esigenza in più!

Passiamo la vita a preoccuparci, si inizia già dalla tenera età, ogni cosa è una preoccupazione, la prima volta a scuola, i nuovi compagni al di fuori della famiglia, i primi dispetti, le aspirazioni, il primo amore, la prima delusione, la prima vittoria, il primo lavoro, il primo figlio, la perdita dei nostri cari, spesso con la sensazione di non essere adeguati o di non saper gestire quello che ci sta accadendo.

Ma alla fine, cos’è successo nulla di eccezionale o di paranormale, stiamo solo vivendo la nostra vita, ma!

Oggi tutto è cambiato, i genitori devono lavorare entrambi per poter far vivere decentemente la propria famiglia e i figli devono collaborare, condividendo con loro ansie e successi,  tutto è una questione di organizzazione e comunicazione.

Non bisogna strapparsi i capelli, ma dare l’opportunità alle nostre  “risorse interne” di “farsi valere”,  risorse che tutti noi abbiamo.

“Volere e potere” , noi possiamo!

Sta a noi metterlo in pratica e il nostro esempio aiuterà le generazioni future a non vivere solo di preoccupazioni!

Gennaro Caparco

Emozioni, riflessioni: la conoscenza.

Il perno della conoscenza tra gli individui è la sincerità!

Il vocabolario Zingarelli dà questa definizione della sincerità: «Che nell’agire, nel parlare e simili, esprime con assoluta verità ciò che sente, ciò che pensa (dal latino: sincerum = schietto, puro)».

La sincerità e da pochi praticata e da molti sconosciuta, ovvero, spesso viene accantonata perché non conforme alla “vita sociale” attuale, essere sinceri significa sacrificio, mettere a nudo la propria personalità e così facendo, essere facilmente  il “bersaglio” alle volte “inerme” per chi ben volentieri coglie l’occasione per fare “man bassa” e “usare” i sentimenti per i propri scopi.

La sincerità paga, le bugie no!

I detti antichi non hanno mai fallito, perché sono il frutto dei saggi, non saggi per nascita, per carità, ma saggi perché depositari della “tradizione orale” di quello che le persone hanno notato negli anni “Le bugie hanno le gambe corte” ed è proprio così, prima o poi vengono a galla ed è proprio li che si scatenano i contrasti, i conflitti e si scopre, l’amara verità!

Se questo è consentito nei più piccoli, chi non ha mai detto una bugia per evitare di essere scoperti per una marachella, per un ninnolo rotto non volendo, per un cattivo voto a scuola, per uno sgarbo fatto, non è tollerabile in un giovane e tanto meno in un adulto “maturo” dove “dovrebbe” essere dotato di proprio carattere e inclinazione che lo accompagnerà per tutta la vita futura, ma guarda caso, spesso l’ “adulto”, pur conoscendo la sua “natura” e essendo  “maturo”, volentieri si “nasconde”.

Pur non approvando, non si dovrebbe, si potrebbe dare una spiegazione, nell’ambito lavorativo, dove e capita spesso, per la penuria del lavoro, bisogna “modificare” i propri atteggiamenti, essere più “accondiscendenti” cercare di trovare un “punto di contatto” per sopravvivere e continuare a lavorare, ma nell’ambito sentimentale, questo non è sopportabile e ne tollerabile.

E’ difficile in una coppia,  mettere in evidenza i propri difetti, anziché i pregi, pensando così di essere favorevolmente “accettati” , ma si sta invece facendo il male di se stessi e dell’altro/a, è “umano” direbbe qualcuno, non è così, prima o poi l’altro/a riuscirà a scoprire la vera “indole”, è vero, possono passare anni, ci sono persone così “abili” che si “mascherano” per raggiungere un fine per molto tempo, ma chi è veramente sincero di sicuro avrà la meglio e solo allora si pagheranno le giuste conseguenze, perdendo tutto.

Meglio essere sinceri prima che dopo! Le discussioni, gli scontri, i litigi potranno sempre esistere in una coppia, ma saranno risolti di comune accordo, perché è frutto della loro conoscenza e sintomo che stanno bene insieme!

Gennaro Caparco

Emozioni, riflessioni: il corteggiamento.

Questo tipo d’emozione, si è modificata nel tempo, la società di prima riconosceva un  ruolo preciso nel corteggiamento di un uomo a una donna,   allora esisteva un “codice” non scritto, a cui si adeguavano in molti, era una forma “gentile” di approccio, retaggio del movimento poetico  “del dolce stil novo” ma  era sbilanciato, non permetteva ad esempio ad una donna di esprimersi, se non in privato di provare emozione per un uomo, in tal modo ella si mortificava e chi andava  in contro tendenza, veniva apertamente bollata come “sfacciata” o “donna dai facili costumi”.

L’uomo cercava molti modi, per farsi notare, appostamenti, sguardi languidi, bigliettini amorosi, fiori da regalare, tutto quello che poteva servire per accrescere la curiosità della donna, con l’auspicio che volesse conoscerlo e forse apprezzarlo, ma era un lunga procedura che non sempre andava a buon fine, vuoi perché non gradito dalla donna prescelta, vuoi perché non gradito dalla famiglia di lei o di lui.

Poi, vivaddio, le cose sono cambiate, il ruolo della donna, non era più lo stesso, era già emancipata, ma solo nell’ambito familiare, ma costretta in quella societario a reprimersi, finalmente le fu riconosciuto il suo giusto valore, nelle professioni, nelle arti, nella cultura e… il corteggiamento subì una profonda modifica, una modifica sostanziale, è consistita nel non dover essere più scelta, ma “libera” di scegliere, non più “attore” passivo, ma attivo e alle volte preponderante nell’ambito della coppia.

Questo “nuovo stato” ha sbilanciato il rapporto uomo/donna, l’uomo disorientato e spesso “pigro” per natura, ha maturato negli anni il cambiamento, a differenza della donna che si è subito impadronita di questa “libertà” conquistata duramente, essendo più volitiva, caparbia e testarda, pronta ad essere madre, moglie/amante e mantenere le redini di una famiglia e di una casa, già conoscendo il valore di queste qualità, da tutti riconosciute, da tempo immemore.

Attualmente in una società dove regna sovrana la tecnologia e il virtuale, dove i rapporti umani sono sempre più radi, dove insiste un’assenza di relazioni personali, non sempre si ha l’opportunità di conoscersi profondamente, anzi, questo stato fa si che sia più facile “mascherarsi” e dare quindi un’immagine di se stessi distorta e non veritiera, poi se aggiungiamo ”aggressività” in certi rapporti, la velocità nel consumare in breve tempo e un’emozione solo a livello superficiale, non bisognerebbe tanto meravigliarsi di quello che accade oggi in molte coppie.

La nostra speranza sono i giovani, sono loro che dovrebbero riappropriarsi di quel rapporto “gentile”, stanchi del “mordi e fuggi” e dei “rapporti occasionali” che lasciano il tempo che trovano, riconoscendo la dolcezza e i modi opportuni per esternarla senza vergognarsene e la donna pur con la “libertà” sacrosanta acquisita, dovrebbe riacquistare quella “femminilità” di cui sono dotate dalla nascita, liberarsi dalle costrizione della società di oggi, dove tutto è vacuo e superficiale, emozionarsi davanti ad una gentilezza, evitando di ostentare una “sicurezza” che in molti casi porta solo “isolamento” e “frustrazione”, due stati d’animo negativi che sono comuni e presente in entrambi i sessi.

Non esiste donna o uomo, che non è colpita/o da un gesto d’amore o da un pensiero dolce o da una frase gentile, sarà cambiato il modo di corteggiare, ma l’emozione è sempre la stessa, vivetela!

Gennaro Caparco

Emozioni, riflessioni: l’innamoramento

Nel campo delle emozioni, l’innamoramento è uno stato d’animo che cambia la vita di ognuno di noi, è difficile poter ragionare con un sano equilibrio mentale, è un misto di gioia e paura,  l’intelligenza e il raziocinio si fanno da parte ed entrano in gioco sensazioni varie mai provate prima, sudorazione e batticuore, sono i primi sintomi, i sogni a due sono ricorrenti, nasce l’ansia per l’attesa di rivederlo/a o si vive la delusione per un mancato incontro e il tutto si riversa sull’andamento giornaliero.

Ricorrenti sono gli sbalzi d’umore repentini, si prova gioia per qualcosa estremamente piacevole e paura di non farcela, di non essere all’altezza, di non riuscire, molti reprimono questo stadio proprio per questa ragione, hanno timore di una risposta negativa e quindi partono già “in negativo” nell’affrontare queste sensazioni, non sanno ancora che tutto fa parte del  “gioco della Vita” e concorre alla propria maturazione futura.

Non esiste un’età particolare per l’innamoramento, succede all’improvviso e si entra in un “limbo” dove tutto può accadere e dove tutto è possibile, anche l’impossibile!

La metamorfosi dell’innamorato/a è il frutto della felicità, il timido/a diventa un leone pronto a “combattere” contro le proprie inibizioni, dopo la reciproca “conoscenza”, quando si è quasi certo/a di non essere indifferente, esplode la fantasia alla ricerca di un qualcosa che possa far piacere all’altro/a.

Non sempre si riesce!

Ma tutto ciò aiuta a conoscersi e ad assestare il proprio carattere e ove i soggetti siano molto giovani, un elemento importante, un aiuto in questa fase cruciale della loro vita, sono i genitori, se attenti possono con la loro esperienza aiutare a “supportare” questo stato con i loro consigli, pochi ma significativi sono gli indicatori di questa fase: rossori improvvisi, cellulari sempre a portata di mano, sbalzi d’umore, inappetenza, stanza disseminata di indumenti provati e cancellati, lavaggi frequenti dentali, boccette per profumare l’alito e abbondanza di profumo all’uscita di casa.

Il turbamento provocato è alle volte più “potente“ dell’amore, si sa, gli amori possono finire per diversi motivi, ma quelle sensazioni, quell’emozioni dell’innamoramento, per chi l’ha vissuta, rimane, ed è un ricordo indelebile per tutta la vita.

 

Gennaro Caparco

Emozioni, riflessioni: la carezza.

La comunicazione tra due persone che si frequentano,  può avvenire o con un messaggio verbale: esplicito o con messaggi non verbali: la carezza.

Cosa si intende per carezza?

“Per carezza si intende qualsiasi dimostrazione di affetto o di benevolenza fatta ad altri con atti o con parole e, più specificatamente, l’atto di passare leggermente le dita o la palma della mano sul volto o su altra parte del corpo di una persona come gesto di tenerezza. Le carezze fanno parte degli stimoli di cui hanno bisogno i lattanti per un sano sviluppo biologico e psichico. Nell’ambito dell’analisi transazionale, una forma di psicoterapia che ha particolarmente approfondito il fenomeno, carezza indica il singolo messaggio interpersonale; ove a questo segua una risposta si ha una ‘transazione’, cioè una comunicazione. “

(Fonte: Treccani.it)

Molti sociologi e psicologi, sostengono che la carezza, non sia altro che un approccio propedeutico all’atto sessuale, certo è anche questo, ma è tanto altro ancora, si pensi alle coccole ai neonati, alle parole dolci dei nonni ai nipotini, alle carezze  complici tra genitori e figli dove senza parole si comunica forza, assenso e coraggio, dove tutto è  affetto e tenerezza, solo desiderio di evidenziare il proprio Amore incondizionato.

“Le carezze sono un dono gratuito: non vogliono nulla in cambio, non si fanno pensando che se ne ricaverà qualcosa! “

La carezza:  “è sempre un’”irruzione” nello spazio peripersonale di un’altra persona,  quella “bolla” inviolabile di spazio libero da lasciare intorno al nostro corpo” , troppo spesso ce ne dimentichiamo e invadendolo procuriamo una “ferita” con il risultato di essere sgradito e allontanato proprio dalla persona di cui siamo interessati per farci conoscere e apprezzare, basta poco:

  • un abbraccio non voluto, sfiorare una guancia con le dita, trattenere la mano, accarezzare i capelli, sono alcune delle operazioni che non possono e non devono essere effettuate, senza il consenso dell’altra persona, perché,  sono tutti atti che ci fanno tornare indietro nel tempo, quando eravamo bambini e la mamma con quei gesti,  infondeva sicurezza e protezione, donandoci quel senso di felicità e quel benessere che si cerca in un partner, un compagno/a di vita, per il futuro.

Oggi, con troppa facilità, viene permesso a qualcuno/a di “sforare” nel nostro spazio libero inviolabile, trattando con molta leggerezza un’emozione così grande come la carezza!

Il risultato potrebbe procurare un consenso non voluto, ne meritato, complice solo la “reazione emotiva” del nostro corpo al contatto fisico dell’altro/a, con conseguenze alle volte irrimediabili e indesiderate!

Gennaro Caparco

 

 

 

 

 

Emozioni, riflessioni: il bacio.

In un mondo globalizzato come il nostro, tutto o quasi viene fagocitato alla velocità della luce, anche le emozioni.

La prima emozione più importante della nostra vita è di certo… il bacio!

Chi non ricorda il primo bacio dato o ricevuto? L’emozione di quel momento è indelebile nella nostra memoria, la paura del prima e la felicità del dopo, ma cos’è il bacio nella storia, come nasce e come si manifesta?

“BACIO (fr. baiser; sp. beso; ted. Kuss; ingl. kiss). – Il bacio, che è uno dei segni più notevoli con cui si manifestano l’amore, l’affetto e la devozione, prende differenti forme tra i popoli della terra a seconda del sentimento che vuol significare, e dell’impulso che lo determina….”

“I Romani chiamavano osculum il bacio impresso sulla faccia, e questo aveva luogo tra fratelli; basium quello dato sulla bocca in segno di affetto; e savium o suavium l’altro accoccato fra le labbra, con carattere erotico (in Isidoro, Diff., I, 398; cfr. però G. Rohlfs, in Zeitschr. für franz. Sprache und Literatur, XLVIII, p. 128 segg.)….”

(fonte: Treccani.it)

Sulla spiegazione della nascita del bacio e sulla sua diversa manifestazione, sono stati scritti saggi da antropologi, biologi, etologi, neurobiologi, psicologi, dove ognuno analizza in modo diverso l’impatto del bacio sulle persone a seconda della categoria di appartenenza, diversi sono i risultati,  chi parla di un’usanza derivata dalla preistoria quando le madri per alimentari i figli, sminuzzavano gli alimenti per poi trasmetterle tramite il passaggio bocca a bocca, chi invece di un rapporto basilare per conoscere il proprio partner a fini riproduttivi, altri parlano di “chimica” attraverso il bacio, dove in quell’atto si trasferiscono e si ricevono informazioni dai “recettori chimici”.

Per secoli quest’arte sottile è stata esaltata ed oggi la scienza vuole ridurre tutto ad un gioco di germi e di ormoni.
Sarà vero, ma nonostante tutto continueremo imperterriti a baciarci.

Poi il suo significato nelle situazioni e relazioni:

 “Il bacio esprime una serie molto ampia di situazioni e relazioni, dalla sottomissione al cospetto di un potente del quale si baciano i piedi al saluto tra parenti ed amici, dallo scambio di intimità tra due amanti alla cerimonia di ingresso in una categoria o in un clan, si pensi al bacio accademico o a quello tra mafiosi o vecchi camorristi, o a quello scambiato tra grossi esponenti della politica, vi sono poi i baci liturgici ad oggetti sacri durante le funzioni e l’amministrazione di alcuni sacramenti, o tra capi religiosi….”

(Fonte: Guidecampania.com)

Arte e letteratura, hanno contribuito molto nei secoli, a trasmettere il messaggio del bacio, come evento importante espressione dell’Amore e nella nostra cultura, rimangono impressi i dipinti nelle diverse sfaccettature del bacio, dagli affreschi di Pompei, al Bacio di Giuda di Giotto e Caravaggio, Paolo e Francesca di Dante “”la bocca mi baciò tutto tremante”, De Backer – Lussuria (Napoli, Museo di Capodimonte) e tanti altri ancora nel tempo hanno raffigurato in modo sublime la passione e la potenza del bacio.

Il cinema poi ha celebrato la magia del bacio in fotogrammi indimenticabili, da Via col vento a Casablanca, dal Fronte del porto al bello dell’eccellenza Rodolfo Valentino e i suoi innumerevoli baci alle diverse partner facendo sognare diverse generazioni.

Come si nota da questa breve introduzione, il bacio è molto importante per tutti, quindi che sia una manifestazione di affetto familiare o espressione d’Amore:

“Ricordate in ogni caso, che – qualunque tipo di bacio vi stiate apprestando a dare – questo gesto comporta sempre un'”irruzione” nello spazio peripersonale di un’altra persona, la “bolla” inviolabile di spazio libero da lasciare intorno al nostro corpo. Se qualcuno prova ad entrarci anche prima di baciarvi, è probabile abbia intenzione di spingersi un po’ più in là. Se volete testare le intenzioni della partner prima di esporvi troppo, una buona tattica è aggiustarle una ciocca di capelli dietro all’orecchio. È un modo delicato per entrare nel suo spazio “vicino” e testare la sua reazione. Se è positiva, potrete prenderlo come un incoraggiamento.”

e che : “La cornice che saprete allestire intorno a un bacio, specie se è il primo, è fondamentale: questo perché la maggior parte delle persone ricorda l’esperienza del primo bacio in modo più vivido del primo incontro sessuale. La maggior parte di noi è in grado di rammentare, anche anni dopo l’evento, fino al 90% dei dettagli inerenti al primo bacio, che è spesso considerato più “intimo” del rapporto sessuale vero e proprio”

(Fonte: Focus.it)

Non “volgarizzate” questo dono che abbiamo ricevuto, ma date il giusto peso e la sua importanza!

Gennaro Caparco

Tutti sanno?

La mia generazione, non aveva  a disposizione, tanta tecnologia o per meglio dire non esisteva ancora, siamo cresciuti a pane, televisione e libri, non proprio tutti, ma molti hanno avuto un grande giovamento, leggere significava scoprire, riflettere, imparare, formarsi, immaginare, sognare.

Era in uso all’epoca, regalare alla prima comunione un libro per aiutare il giovane negli anni prossimi alla pubertà, oggi non esiste più questa sana usanza, si liquida il tutto con una somma in una busta quasi anonima!

Chi aveva la possibilità si abbonava a Selezione dal Reader’s Digest, rivista mensile statunitense fondata nel 1922, che trattava di argomenti di carattere generale per le famiglie, il suo formato era caratteristico di dimensioni ridotte, detto formato digest, aveva edizioni internazionali in diverse lingue ed usciva in numerose nazioni; l’edizione italiana è stata pubblicata fino al 2007, erano volumetti compatti, con sunti di varie storie, racconti e la nostra immaginazione cresceva.

Chi invece non aveva questa possibilità sfogliava i rotocalchi e leggeva i fotoromanzi e comunque acquisiva nozioni!

Poi l’ambito scolastico, e qui, si iniziavano a studiare i Grandi della letteratura, il più gettonato era I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, indimenticabili quelle parole:

“«Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte…»”

E poi La Divina Commedia di Dante Alighieri, questo viaggio immaginario attraverso i tre regni ultraterreni  (Inferno, Purgatorio e Paradiso), hanno fatto sognare e appassionare milioni di persone, giovani e meno giovani:

“«Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura,
esta selva selvaggia e aspra e forte,
che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.

Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri, Inferno, I, vv. 1-12»”

Leggere quest’opera, commentare , scoprire il suo pensiero, continuare il suo “viaggio” con le Cantiche del Purgatorio e poi del Paradiso, era scoprire una Storia, con i vari personaggi che venivano descritti e così facendo si coltiva la Cultura.

Poi ognuno completava la sua formazione con la lettura di altri libri, personalmente preferivo leggere da Alexandre Dumas (padre), famoso soprattutto per i capolavori Il conte di Montecristo e la trilogia dei moschettieri formata da I tre moschettieri, da Vent’anni dopo e da Il visconte di Bragelonne, Alexandre Dumas (figlio), noto soprattutto per il suo romanzo La signora delle camelie, a un David Copperfield ottavo romanzo scritto da Charles Dickens, pubblicato per la prima volta mensilmente su rivista tra il 1849 e il 1850 ed altri di vari autori anche non italiani.

Oggi, è tutto diverso, la tecnologia è imperante dovunque e chi la usa per la Cultura, sbaglia, perchè è solo conoscenza superficiale!

La Cultura è diventata un contenitore dell’indifferenziata, dove c’è di tutto, la televisione “bombarda” il pubblico di ogni età, spesso,  con sciocche amenità che potrebbero fare pure a meno di esistere, con programmi rivolti solo ad aumentare lo share di un programma, una popolarità volgare e inconcludente, relegando la vera “Cultura” in programmi in tarda serata se non a notte fonda, dove pochi si attardano a seguirla.

Nei social imperano, “improbabili” autori di bassa cultura e quando si parla di qualche libro o autore, si “sfodera” il cellulare, per fare una ricerca “comoda e veloce” con il risultato che nulla rimane impresso ne del libro ne dell’autore, se non una “fugace” espressione di “felicità” apparente nell’esserci riuscito a fare una ricerca in così poco tempo!

Non c’è quasi più “chimica” nello scoprire, apprezzare e leggere contenuti in un libro, dove poter “viaggiare”e “sognare” insieme.

Peccato!

Gennaro Caparco

 

 

 

La cultura dalle informazioni.

Oggi è difficile diffondere la cultura ma è ancor più difficile informarsi!

Cos’è la cultura?

“L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo…”

(fonte: Treccani.it)

Essa è come un grande campo arato, pronto per la semina diviso in tanti settori, i semi sono tutti diversi, ognuno genera una corrente di pensiero; chi la diffonde, condivide il suo sapere e le sue “illuminazioni” frutto di studi sul comportamento e sugli aspetti sociali della società contemporanea, chi la riceve , può decidere se “accettare”  oppure “cestinare” il frutto di studi o pensieri altrui.

Ma come si “coltiva” questo campo della cultura?

Leggendo, acquistando libri in cui si sviscerano concetti e si approfondiscono i temi relativi ai propri interessi , oppure informandosi attraverso giornali, TV e…social. E qui si apre un “mondo”!!!

Nel tempo l’informazione ha subito molte trasformazioni, all’inizio veniva fatta solo oralmente ,  con la nascita dei giornali si è andata diffondendo sempre di più,  sono sorti giornali locali, parrocchiali, regionali e nazionali.

Con l’avvento della televisione dagli anni 50 in poi, l’informazione generale nazionale è diventata abbordabile per tutti anche se, per gli approfondimenti , si ricorreva all’ informazione cartacea che dava anche  notizie inerenti le singole città.

Oggi, invece, con le nuove tecnologie informatiche, con l’avvento dei computer, dei tablet, dei cellulari di ultima generazione, stiamo assistendo, ad una informazione “mordi e fuggi”; le persone spesso non leggono neanche il contenuto dell’articolo, ma solo il titolo con il risultato di essere “portatori insani” di un’informazione deformata.

Ben vengano le nuove tecnologie, ma quando si cerca di acquisire notizie su quello che accade  basandosi sull’informazione, sarebbe bene non fermarsi solo ai titoli ad effetto dei social , perché spesso sono concepiti proprio per creare  una “disinformazione finalizzata”!

Per creare una cultura consapevole di quanto accade nella realtà che ci circonda è indispensabile che accanto al “mordi e fuggi” attingiamo notizie da mezzi di informazioni cartacee e dai vecchi, amati libri!

Gennaro Caparco

Aurora

Nel nostro immaginario mondo dei sogni, il treno ha sempre molti significati, l’attesa per una persona, la partenza verso una vita diversa, ma il nostro protagonista, inizia l’avventura già dalla banchina della stazione in attesa del treno

“Napoli, stazione dell’alta velocità.

Il marciapiedi è semi vuoto, sto aspettando la visualizzazione sui monitor per il numero delle carrozze ed è in quel momento guardandomi intorno che la noto, poco più in la, una ragazza con due valigie, arranca sul marciapiedi, una più piccola maneggevole e l’altra più grande, a vederla sembra molto pesante, riesce comunque a trasportarle nonostante una borsa a tracolla, che gioca a fare l’altalena davanti e dietro al suo corpo, lasciandola senza fiato.

Alta, quasi come me, un metro e ottanta circa, molto magra al contrario del sottoscritto, capelli neri a caschetto, età sui venticinque anni circa, pantaloncini neri, maglia bianca, fantasmini rosa e scarpe da ginnastica dello stesso colore.”

Due sconosciuti, due mondi diversi, due vite diverse

Lui

“Aggiustai il mio trolley mentre lei mi guardava, sempre più incuriosita

– Viaggi leggero?

Non era un’affermazione, ma una domanda

– Si, sto andando a fare un colloquio di lavoro.

Interessata

– Che lavoro fai?

Mi divertiva questo dialogo tra sconosciuti

– Ufficialmente sono un geometra, ma per diletto cucino.

Meravigliata, sorridendo

– E quale dei due lavori è impegnato in questo tuo viaggio?

– Entrambi!”

Lei

“- E tu? Ho visto che hai due valigie corpose, ti stai trasferendo?

Divento rossa all’improvviso, poi abbasso gli occhi e quasi sottovoce

– Si, e per sempre!

E cadde il gelo, mi morsi quasi la lingua per aver fatto quella domanda inopportuna, per fortuna arrivammo a Roma Termini”

Il viaggio, una confidenza un fatto inatteso, l’arrivo, la separazione, la sparizione, ma qualcosa di diverso li aspettava

“Sono in una stanza sopra la chiesa, tre per tre, mi è stata data come alloggio dal parroco, sono passate due settimane dal mio arrivo a Saint Marcel e dalla conoscenza di Aurora, ma di lei nessuna notizia, ho provato più volte a telefonarle, le ho inviato dei messaggi, ma nulla, zero, come se non fosse mai esistita, eppure aveva letto, ma non aveva risposto ai messaggi.

Una meteora, mi ha colpito, abbandonato e affondato!

Quando arrivai al paese, mi fermai all’ingresso per ammirare il panorama, erano delle case arroccate su di una collina, molto alta, intorno tutte montagne, dalla panoramica potevo distinguere un lago in fondo verso il confine svizzero, e già, in questa cittadina finiva il confine italiano, al centro svettava un campanile e qui conobbi Don Virgilio, un parroco d’altri tempi, ottanta anni ben portati, mi accolse con un sorriso, contento del mio arrivo preannunciato dal mio datore di lavoro.”

Il ritrovamento

“Non amavo fare il bagno nel lago, ma quella colorazione mi incuriosiva e così mi tuffai, l’acqua era calda e pulita feci delle immersioni e in effetti era come se fosse un imbuto rovesciato e non si vedeva il fondo, quella vegetazione era particolare e mentre la stavo ammirando, con la coda dell’occhio vidi non molto lontano una figura femminile che si stava immergendo in acqua.

Guardai meglio, l’acqua aveva appannato la mia vista, poi realizzai, era Aurora, stavo per urlare, mi contenni e iniziai a nuotare verso quella sponda, cercai di fare più velocemente possibile, rialzai la testa, era scomparsa.

In acqua non c’era nessuno, sulla sponda dove avevo visto dei vestiti, erano spariti, ritornai in fretta allo chalet, mi rivestii e mi avviai verso quel punto dove l’avevo vista immergersi, non c’era più nulla, solo un sentiero che si inoltrava nel bosco.

Ero eccitato, volevo trovarla ad ogni costo, mi incamminai per il sentiero e dopo quasi un chilometro arrivai sulla strada, notai sull’erba dei segni di ruote di un auto, stavolta per la strada asfaltata ritornai dove avevo parcheggiato l’auto e ripresi in senso inverso la marcia con l’auto, ad un certo punto, trovai il cartello, stavo per entrare in Svizzera.

Dopo duecento metri fui fermato da una pattuglia della gendarmeria, mi chiesero i documenti, controllarono l’auto e poi mi fecero segno di andare, ebbi un ‘intuizione

– Scusi agente, dieci minuti fa per caso è passata un’auto con una ragazza a bordo?

L’agente da serio, sorrise

– E’ la sua ragazza?

– Si, cioè no, volevo raggiungerla, non ho fatto in tempo a salutarla.

– Si.

Ringraziai e partii.”

E iniziano le avventure!

Buona lettura.

Gennaro Caparco

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

In Italia non si legge!

Le statistiche, i diagrammi di flusso, le performance di vendita, mettono in evidenza la “crisi” del libro, ma siamo certi che sia una “crisi” e non sia invece una “trasformazione” osteggiata da chi produce e commercializza i libri?

Chi legge lo fa da sempre e per sempre!

E’ un amore infinito!

E’ voglia di apprendere, migliorarsi, conoscere, sinonimo di curiosità, immedesimarsi nelle storie, sognare con i protagonisti, soffrire con loro, condividere, partecipare, evadere!

Si “evadere”, da cosa?

Dai ritmi quotidiani, dall’affannarsi della vita, dalla ricerca del lavoro al mantenimento dello stesso, la paura di perderlo, la paura di non trovarlo, in una parola,  alla continua ricerca della serenità!

Certo non è semplice, si potrebbe fare di più, si potrebbero moltiplicare le iniziative come quella di #ioleggoperchè senza però “scaricare” tutte le responsabilità sulle scuole e  per promuovere l’uso della lettura la “politica” dovrebbe assumersi delle responsabilità e dotarsi di opportune leggi per incentivare la cultura e il nostro immenso patrimonio librario italiano.

I risultati di manifestazioni nazionali sulla non lettura dei libri hanno evidenziato le cause in un campione di italiani  dei “non lettori”, i quali hanno risposto “per mancanza di tempo” e un’altra percentuale “per il costo dei libri”, entrambe le risposte non sono esaurienti e veritiere, oggi esistono sistemi per la lettura “mobile” accessibile a chiunque ed il costo del libro, sia esso cartaceo che digitale, invece di un’impennata dei costi, sono scesi  quasi a livelli di “saldi” stagionali.

Prendo in prestito il seguente postulato sulla “Legge della conservazione di massa”:

“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” celebre frase pronunciata dal famoso chimico, biologo, filosofo del ‘700 Antoine-Laurent Lavoisier.

Oggi il libro non è più solo, profumo di stampa, di inchiostro fresco, di copertina platinata, spesso corredato da segnalibro stilizzato, si è “dematerializzato” diventando un documento in un adeguato formato digitale, fruibile con mezzi informatici, si è trasformato in qualcosa di “portatile” alla portata di chiunque sia fornito di notebook e portatili, tablet o smartphone.

Non è solo più cartaceo, ma si è trasformato, tant’è che:

“Quando si legge sui device
Il libro non è più, da anni, l’unico supporto attraverso cui si accede alla lettura di un contenuto (narrativo, divulgativo, di informazione, per lo studio, per affrontare problemi pratici della quotidianità, ecc.). Il 62% degli italiani (14+) dichiara di leggere attraverso i libri, il 25% ha letto un e-book e l’8% ha letto «ascoltando» un audiolibro. Riguardo ai sistemi di modalità di lettura digitale, l’eReader rimane il principale dispositivo utilizzato per la lettura (33%), seguito da vicino da tablet (26%) e smartphone (26%). Distanziato, il computer (notebook e portatili, per lo più) con il 15% delle indicazioni. A sua volta l’eReader è usato in prevalenza dalle donne (37% vs 30% uomini), così come il tablet (30% vs 23%). Solo gli smartphone risultano essere maggiormente usati da un pubblico maschile (32% vs 19%). La multifunzionalità accompagnata dalla portabilità sta spostando in modo significativo le preferenze su quali dispositivi leggere, portando tablet e smartphone a diventare i dispositivi di riferimento per leggere ma anche per cercare e trovare informazioni, notizie, servizi, ordinare e acquistare libri e ebook.”

(fonte: illibraio.it)

Il Mondo cambia, la Vita cambia ed anche il Libro è cambiato, se si riesce ad accettare questa trasformazione a tutti i livelli, se si incentivano queste nuove opportunità di trasmissione e di lettura, forse la famosa “crisi” di cui tutti parlano e sparlano in una nazione come la nostra dove molti scrivono ma pochi leggono, cambierà!

Gennaro Caparco