Aurora

Aurora

Nel nostro immaginario mondo dei sogni, il treno ha sempre molti significati, l’attesa per una persona, la partenza verso una vita diversa, ma il nostro protagonista, inizia l’avventura già dalla banchina della stazione in attesa del treno

“Napoli, stazione dell’alta velocità.

Il marciapiedi è semi vuoto, sto aspettando la visualizzazione sui monitor per il numero delle carrozze ed è in quel momento guardandomi intorno che la noto, poco più in la, una ragazza con due valigie, arranca sul marciapiedi, una più piccola maneggevole e l’altra più grande, a vederla sembra molto pesante, riesce comunque a trasportarle nonostante una borsa a tracolla, che gioca a fare l’altalena davanti e dietro al suo corpo, lasciandola senza fiato.

Alta, quasi come me, un metro e ottanta circa, molto magra al contrario del sottoscritto, capelli neri a caschetto, età sui venticinque anni circa, pantaloncini neri, maglia bianca, fantasmini rosa e scarpe da ginnastica dello stesso colore.”

Due sconosciuti, due mondi diversi, due vite diverse

Lui

“Aggiustai il mio trolley mentre lei mi guardava, sempre più incuriosita

– Viaggi leggero?

Non era un’affermazione, ma una domanda

– Si, sto andando a fare un colloquio di lavoro.

Interessata

– Che lavoro fai?

Mi divertiva questo dialogo tra sconosciuti

– Ufficialmente sono un geometra, ma per diletto cucino.

Meravigliata, sorridendo

– E quale dei due lavori è impegnato in questo tuo viaggio?

– Entrambi!”

Lei

“- E tu? Ho visto che hai due valigie corpose, ti stai trasferendo?

Divento rossa all’improvviso, poi abbasso gli occhi e quasi sottovoce

– Si, e per sempre!

E cadde il gelo, mi morsi quasi la lingua per aver fatto quella domanda inopportuna, per fortuna arrivammo a Roma Termini”

Il viaggio, una confidenza un fatto inatteso, l’arrivo, la separazione, la sparizione, ma qualcosa di diverso li aspettava

“Sono in una stanza sopra la chiesa, tre per tre, mi è stata data come alloggio dal parroco, sono passate due settimane dal mio arrivo a Saint Marcel e dalla conoscenza di Aurora, ma di lei nessuna notizia, ho provato più volte a telefonarle, le ho inviato dei messaggi, ma nulla, zero, come se non fosse mai esistita, eppure aveva letto, ma non aveva risposto ai messaggi.

Una meteora, mi ha colpito, abbandonato e affondato!

Quando arrivai al paese, mi fermai all’ingresso per ammirare il panorama, erano delle case arroccate su di una collina, molto alta, intorno tutte montagne, dalla panoramica potevo distinguere un lago in fondo verso il confine svizzero, e già, in questa cittadina finiva il confine italiano, al centro svettava un campanile e qui conobbi Don Virgilio, un parroco d’altri tempi, ottanta anni ben portati, mi accolse con un sorriso, contento del mio arrivo preannunciato dal mio datore di lavoro.”

Il ritrovamento

“Non amavo fare il bagno nel lago, ma quella colorazione mi incuriosiva e così mi tuffai, l’acqua era calda e pulita feci delle immersioni e in effetti era come se fosse un imbuto rovesciato e non si vedeva il fondo, quella vegetazione era particolare e mentre la stavo ammirando, con la coda dell’occhio vidi non molto lontano una figura femminile che si stava immergendo in acqua.

Guardai meglio, l’acqua aveva appannato la mia vista, poi realizzai, era Aurora, stavo per urlare, mi contenni e iniziai a nuotare verso quella sponda, cercai di fare più velocemente possibile, rialzai la testa, era scomparsa.

In acqua non c’era nessuno, sulla sponda dove avevo visto dei vestiti, erano spariti, ritornai in fretta allo chalet, mi rivestii e mi avviai verso quel punto dove l’avevo vista immergersi, non c’era più nulla, solo un sentiero che si inoltrava nel bosco.

Ero eccitato, volevo trovarla ad ogni costo, mi incamminai per il sentiero e dopo quasi un chilometro arrivai sulla strada, notai sull’erba dei segni di ruote di un auto, stavolta per la strada asfaltata ritornai dove avevo parcheggiato l’auto e ripresi in senso inverso la marcia con l’auto, ad un certo punto, trovai il cartello, stavo per entrare in Svizzera.

Dopo duecento metri fui fermato da una pattuglia della gendarmeria, mi chiesero i documenti, controllarono l’auto e poi mi fecero segno di andare, ebbi un ‘intuizione

– Scusi agente, dieci minuti fa per caso è passata un’auto con una ragazza a bordo?

L’agente da serio, sorrise

– E’ la sua ragazza?

– Si, cioè no, volevo raggiungerla, non ho fatto in tempo a salutarla.

– Si.

Ringraziai e partii.”

E iniziano le avventure!

Buona lettura.

Gennaro Caparco

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