Archivio mensile marzo 2023

31 Marzo 2023 – Aurora.

…”…

E cadde il gelo, mi morsi quasi la lingua per aver fatto quella domanda inopportuna, per fortuna arrivammo a Roma Termini

– Sgranchisco le gambe e fumo una sigaretta, vuoi venire?

Sollevata

– Perché no?

Scendemmo!

C’erano molte persone in attesa di salire, mi misi da parte per fumare la sigaretta e lei mi seguiva, poi squillò il suo cellulare, mi allontanai senza perderla di vista, dai gesti intuii che era qualcosa di importante, era nervosa e gesticolava ma sempre senza alzare la voce e così facendo non si era resa conto che si stava allontanando dalla banchina e dal treno.

Spesso avevo fatto quella linea come tanti giovani e meno giovani alla ricerca di un lavoro, conoscevo a memoria i vari segnali per la ripresa del viaggio, mi allarmai quando sentii il secondo squillo della prova dei freni e senza pensarci due volte, mi avvicinai di corsa, stava oltre lo scompartimento e quasi prendendola in braccio la catapultai nello scompartimento, fui aiutato dai miei centoventi chili di peso e placcando rovinammo sul predellino, era sconvolta

– Ma che diamine?

Ansimavo, appena dentro si chiusero le porte

– Stavamo per perdere il treno, non te ne sei accorta?

Si guardò intorno, il cellulare le cadde da mano aprendosi

– No, non mi ero resa conto, scusami!

Senza accorgermene avevo quasi urlato

– Quando ti ho visto presa al telefono, ho pensato di fare la cosa giusta, scusami.

Presi con calma il cellulare, rimisi la batteria a posto e glielo diedi, qualcosa era cambiato in lei, stava lacrimando, mi preoccupai, pensai di essere stato inopportuno

– Non l’ho fatto apposta, anche se non ti nascondo è stato un  piacere prenderti in braccio.

Le strappai un sorriso e arrossì

– Vieni, andiamo a sederci.

La presi per mano e ritornammo ai nostri posti, mi sedetti

– Vado un attimo in bagno.

Lasciò la borsa e il cellulare

– Aurora, la borsa.

Stavolta sorrise

– Con te sono tranquilla!

E si avviò, ero contento!

Quando ritornò

– Ho trent’anni, da cinque collaboro con un anziano architetto specializzato in ristrutturazione di chiese, quando ha saputo che avevo un colloquio di lavoro a Torino, mi ha affidato un progetto l’abbiamo fatto insieme, per portarlo al sacerdote che l’ha commissionato, in un paese vicino ad Aosta, Saint Marcel…

Se fossi stato attento, certamente avrei notato che ascoltando quel nome si era allertata, ma continuai, guardando fuori

– …ma la mia vera passione è la cucina, ho un secondo diploma dell’alberghiero come chef…

Stupita e oramai ripresa

– Davvero?…”…

…segue…
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30 Marzo 2023 – Tre chicchi d’uva!

…”…

Ero contento!

Avevo preparato le valigie, era venuto il proprietario per vedere se tutto era in ordine, mi disse di lasciare le chiavi in portineria, feci l’ultima telefonata dal telefono fisso per avvertire la compagnia dell’invio di una mia email di disdetta a far data da fine mese, ero in prossimità della porta, sentii lo squillo del telefono fisso, pensando ad una verifica della compagnia, risposi

– Buongiorno parlo con il signor Mino……

– Si, mi dica?

– Volevamo avere notizie per quella cascina nelle Langhe.

Pensando ad uno scherzo di carnevale da parte di qualche mio amico

– Che cosa?

L’altro sorpreso

– Chiedo scusa, ma questo è il numero che ho chiamato 081 45……

– Certo!

– Abbiamo preso il numero sul podere…

Non lo feci terminare, se ero uno scherzo, era di cattivo gusto, pensai di scherzare anch’io

– Mi ha preso alla sprovvista, sto per partire per Palermo, ma di quale delle mie proprietà parla…

E sorrisi, con la mano sulla bocca

– Ho qui i documenti, sono intestati a suo nome, la cascina si trova vicino ad Alba.

– Mi ascolti, potrebbe essere così gentile da inviarmeli sulla posta elettronica, mi scusi, ma vado di corsa, arrivederci.

E chiusi la telefonata, contento di non aver dato credito a qualche imbecille, sarà rimasto con un palmo di naso, presi le valigie e mi avviai all’aeroporto, ero in procinto di fare il ckeckin, squillò di cellulare, messaggio

“Ecco i documenti da lei richiesti” e di seguito c’erano due allegati DreamImmobiliare di Cuneo.

Ero curioso, abituato ad utilizzare il mio cellulare come un ufficio portatile, mentre seguivo la fila, aprii gli allegati e dopo due minuti, mi allontanai dalla fila senza parole.

Pensai di aver letto male, in uno dei punti di internet point, scaricai su un computer la mia posta elettronica e gli allegati, mi mancava il respiro, tant’è che una hostess di passaggio, vedendo il mio stato

– Si sente male signore?

Avevo la vista appannata, le lacrime agli occhi, il viso paonazzo, sentii solo le sue mani che mi slacciavano la camicia, poi

– Aiuto, datemi una mano.

Due o forse quattro braccia mi sollevarono dalla poltroncina, mi stesero  a terra e con la valigia sotto le miei ginocchia, stavano slacciando la cintura dei pantaloni

– Un attimo, sono un medico, fatemi spazio.

Fu l’ultima cosa che sentii, una voce di donna preoccupata e tutto fu buio!

– Ma dove sono? Devo partire, il mio aereo per Palermo…

Una mano mi bloccò il torace e con una certa insistenza premeva per non farmi alzare, com’era duro quel letto e chiudendo gli occhi avvertii un sentore di alcol molto forte

– Stia fermo!

La voce era perentoria e non ammetteva repliche, qualcosa stringeva il mio braccio destro, poi sentii il puff di qualcosa che si premeva e la stretta era maggiore

– Allora dottoressa?

Sentivo in lontananza una voce

– I battiti stanno scendendo, la pressione è buona…

– Lo trasferiamo in ospedale?

– No, aspettiamo, la tempra è forte, non è stato un attacco cardiaco, ma qualcosa di molto forte , un’emozione forse, aspettiamo ancora.

– Ma il suo aereo?

Chi era? Chi erano queste persone? Feci uno sforzo per aprire gli occhi

– Dove sono?

Vedevo solo una luce fortissima che colpiva gli occhi

– Stia fermo, guardi in alto…

Invece mi girai verso la fonte della voce, era una donna giovane, occhi scuri e una montagna di capelli neri, stava esplorando con una piccola torcia i miei occhi

– Che fai?

Stavolta guardai la bocca, piccola a forma di cuore, sorrise

– Non ricordi nulla?

Arrossii

– No.

Non disse nulla, continuò  con la torcia, poi si alzò, si rivolse a qualcuno

– Va bene, si sta riprendendo, tra poco lo potete sollevare.

E stava per andarsene, feci appena in tempo ad agguantare una mano, la sinistra

– Ti prego!

Lei si girò

– Cosa mi è successo?

Riuscii a liberarsi della mia mano con la destra

– Sei svenuto e ti abbiamo portato qui nell’area di emergenza sanitaria dell’aeroporto, ti ho fatto un’iniezione per far calmare i tuoi battiti, erano accelerati, ma ora stai bene, devo andare il mio aereo parte tra qualche minuto.

Avevo paura, poi la sua stretta prima di lasciare la mano, mi aveva fatto bene

– Come ti chiami?

Sorpresa

– Sofia.

Sorrise

– Grazie Sofia.

E scomparve!

Dopo un bel poco, due persone mi sollevarono

– Ora stia fermo!

La testa mi girava, ma dopo poco, tutto si fermò intorno a me

– Riesce a scendere?

– Cerco.

E fui sorpreso, mi sentivo bene, mi imposi di rimanere in equilibrio

– Tutto bene, grazie!

Mi ricomposi, loro si allontanarono, poi uscii dalla camera e trovai i miei bagagli e una cartellina

– Questi fogli erano per terra, li abbiamo messo qui dentro.

Li abbracciai, dopo riempii dei moduli per l’uscita, li ringraziai, uscii per ritornare di nuovo immediatamente

– Scusatemi un’informazione, la dottoressa?

L’uomo sorrise

– E’ partita un’ora fa!

La delusione si leggeva chiaramente sul mio volto

– Volevo ringraziarla!

– L’avevo capito, ma adesso è in volo.

Balbettando

– Per dove?

– Cuneo, sta ritornando a casa sua.

– Se la sentite potete ringraziarla a nome mio?

Dissero di si, era inutile proseguire oltre, stavo uscendo, la ragazza che era con lui mi aprì la porta per farmi passare con le valigie, le allungai la mano per salutarla e sentii una cosa metallica che passava nella mia mano, sussurrò sorridendo

– Io non ne so nulla!

E scomparve, mi allontanai un poco dalla loro postazione, in un angolo aprii la mano, era una targhetta

“Dott.ssa Sofia Calamandrei – Aeroporto di Capodichino”

ero contento, mentalmente ringraziai quella ragazza e sentivo la necessità di un caffè, ne pagai altri due con delle sfogliatelle e chiesi la cortesia di portarle al posto di emergenza.

Cosa fare adesso?…”…

….segue…

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29 Marzo 2023 – La vita è strana!

…”…

Ecco perchè ero in viaggio!

Non per i soldi, ne per la gloria, conscio che andavo verso l’ignoto, ma fiero di provarci, all’aeroporto trovai un’auto a mio nome, c’era una cartellina con delle istruzioni e inserito nel navigatore l’indirizzo della mia nuova residenza.

Quando arrivai, fui sorpreso, era una villetta non molto grande con palazzi in cemento armato di lato, palazzine degli anni cinquanta con una miriade di panni stesi, all’ingresso c’era una targa

“R/S – Ricerca e Sviluppo di Joy”

E chi era questo Ioy?

Non avendo le chiavi bussai e…

…era un vulcano, appena aprì la porta mi resi conto con chi avevo a che fare, poteva avere la mia stessa età, ma un gridolino uscì da quella bocca più femminile in un corpo di un uomo

– Caro cugino, entra, entra, la mia casa è la tua casa.

Disse ad alta voce e si guardava intorno per vedere se c’era qualcuno che ci vedesse, mi fece segno di entrare e io stupito lo seguivo nel corridoio, l’arredamento al piano terra era lo specchio della sua vita, aveva movenze femminili in un corpo di un uomo, pantaloni attillati e camicetta floreale con un giacca di lana che scendeva fino alle ginocchia, mi aiutò a riporre le valigie all’ingresso e stavolta con una voce quasi normale

– Scusatemi, ma dovevo farlo per raggiungere tutti del vicinato…

Lo guardai stralunato

– Perché?

Stese la mano

-…vedete…

Lo fermai

– Potremmo di certo avere la stessa età, dammi del tu, io sono Dino.

E gliela strinsi, un sorriso a tutti denti mi gratificò

– Grazie, io sono Joy e nonostante le apparenze…

Si fermò

-…ci siamo laureati nella stessa disciplina, solo che io non sono così famoso come te…

Diventai rosso, mentre mi accompagnava presso un divanetto vicino al camino acceso

– Mi vuoi mettere a disagio, io famoso, ma…

Mi guardò diritto negli occhi

– Ascoltami, so tutto, so perché sei qui e so anche chi ha fatto il mio nome per farti da assistente, sono contenta….

E sottolineò l’ultima parola

-…ho lasciato l’università da un anno, ma abbiamo studiato anche le tue pubblicazioni e ne sono stata rapita.

Qui le cose si mettono male…pensai… ma evidentemente la mia risposta facciale ebbe il suo risultato

– So bene, che non sei uguale a me…

Così dicendo, raccolse il suo maglione tra le gambe e si aggiustò i capelli lunghi in una coda da cavallo

– …mi hanno avvertita…

E abbassò la testa, non potevo rimanere senza parlare, la cosa stava diventando imbarazzante

– Non ho nessuna remora per chi è diverso da me, sono contento che abbiano scelto te, non capisco solo quale attinenza ci sia.

Si illuminò

– Vedi, io ho fondato questa agenzia appena uscito dall’università e la persona che mi ha proposto di tenerti sotto copertura per non dare nell’occhio mi ha convinta e incuriosita, conoscevo il tuo lavoro ed ero contenta di aiutarti.

Seguirono qualche minuto di imbarazzo

– Mi stai facendo troppi complimenti!

– Te li meriti tutti e spero di darti una mano concreta per sbrogliare questa matassa che nessuno vuole sbrogliare, ma ora, vieni ti faccio da guida.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.–.–.-.-

– Allora, perché mi hai portato le chiavi di casa tua?

Ero in procinto di ingollare l’ultimo boccone di una cacio e pepe da favola, masticai con calma e lei, Ida moglie di Romeo, mi guardava divertita

– Favolosa!

L’appellai e ridendo

– Di chi parli?

– Sei una cuoca speciale!

E le mollai un bacio sulla fronte, la colsi di sorpresa, con una mano mi allontanò sorridendo

– Ma che fai stupido? Potrei essere tua madre!

Sorridemmo entrambi, si avvicinò Romeo

– Ma allora!

Ridemmo con le lacrime agli occhi

– Sono solo due settimane che manchi, ma per noi è stata una vita…

Mi abbracciò, ero commosso

– Anche per me, mi dispiace che non posso raccontarvi dove sono, ma verrà il momento, per il momento vi ho portato le chiavi di casa mia, vi chiedo di controllare ogni tanto e poi vorrei dirvi di attendere per vendere il ristorante, se riesco desidero acquistarlo io, questo incarico mi darà questa opportunità e spero di raggiungere in breve tempo il mio ritorno da voi.

Erano ammutoliti, poi si guardarono, alla fine Romeo

– Sarebbe un piacere troppo grande per noi, avremmo voluto lasciarlo a te, ma ti conosciamo molto bene, non avresti mai accettato, ma così…

Aveva le lacrime agli occhi

-…ne saremmo contenti!

Era Ida, sua moglie!

Un ultimo abbraccio e Romeo mi accompagnò all’aeroporto!

.-.-.-.-.-.-.–.-.-.-.–.-.-..-

E già, erano passate due settimane dal primo incontro con Joy, chiusi gli occhi e ricordai il mio primo giorno…

…mi prese per mano

– Vieni!

Lo seguii, sullo stesso pianerottolo c’era una seconda porta

– Questo sarà il nostro ufficio, sopra c’è il tuo studio e nella mansarda gli scatoloni che sono arrivati da Roma, dal Ministero

– Cosa?

Mi guardò divertito dall’avermi meravigliato

– Si Dino, tutti i documenti che chiederai a me, li inoltrerò a Roma e tramite corriere espresso la richiesta verrà fatta al Comune, loro li spediranno e da Roma ce li invieranno, così nessuno tranne poche persone, sapranno che stai lavorando qui.

Mi bloccai

– Ma perché tutta questa segretezza e spreco di energie?

Stavolta divenne serio, si bloccò in mezzo all’ufficio

– Ti hanno avvertito vero che qui non gradiscono il lavoro sul piano di urbanizzazione e di sicuro quelle stesse persone che hanno nel tempo fatto dimettere dei dirigenti del ministero, sono sul chi vive in attesa di scoprire se verranno inviati altre persone per questo incarico, sei un bersaglio e se ti trovano…

Silenzio

-… quindi non fidarti di nessuno…

Sorridendo

-…tranne me e le altre cinque persone che sanno della tua venuta!

Si, certo, ero stato avvertito, ma non pensavo che poteva essere così pericoloso, mi venne spontaneo

– Chi sono le cinque persone oltre te di cui mi dovrei fidare?

Immediatamente

– Il sindaco, l’assessore all’edilizia, il prefetto, il questore e Capo della polizia locale!

Quelle prime  due settimane furono convulse,  tra lo studio degli incartamenti inviati dal ministero e dalle frequenti uscite per  dei sopralluoghi per farmi conoscere tutta la città.

I nostri pasti venivano spesso dall’esterno, ma qualche volta Joy si mise ai fornelli e cucinò per entrambi, mi piaceva il suo modo di lavorare e mi accorsi che era anche un bravo assistente, quel viaggio a Roma mi servì molto, sia per racimolare le idee, sia perché volevo fortemente acquistare il ristorante e dovevo essere di persona a dirlo a loro due per tranquillizzarli.

Le idee adesso iniziavano ad essere chiare, ma dovevo ancora studiare alcuni documenti che mi ero procurato alla biblioteca palatina a Città del Vaticano, quando tornai da Roma trovai all’arrivo Joy con la mia auto, non fece nulla per nascondere un profondo sospiro non appena mi vide

– Finalmente, avevamo paura che non tornassi più!

Stupito

– Come?

Non mi rispose, poi in auto, mentre lui guidava

– Perché pensavate che non tornassi più?

– Il giorno dopo la tua partenza, sono stato convocato in una tenuta agricola, lì ho trovato gli altri cinque che stavano discutendo, quando mi videro, si bloccarono…

…e iniziò a raccontare mimando le voci

“…

– Allora?

Ero meravigliato

– Allora cosa?

Venni a sapere che erano stati colpiti dalle note dettagliate che avevi inviato al ministero, poi quella partenza improvvisa, li aveva insospettiti e raccontò

– Sai che è andato dal suo professore?

Rimasi di stucco

– No, perché dovrei saperlo?

Mi rispose il Sindaco

– Di certo sarà andato da lui per scusarsi

– Di cosa?

Ho detto io e qui l’assessore

– Si è fatto un’idea e sarà arrivato alla conclusione che forse è meglio non accettare l’incarico!

…”

28 Marzo 2023 – Le clienti di Bibò!

…”…

  • Kim sei tu?

Assonnata guardai il cellulare, Ester

  • Ester, cos’è successo?

Risata

  • Stavi dormendo?
  • Si
  • Allora svegliati.
  • Perché?

Guardai l’orologio, era mezzogiorno

  • Scusami e che…
  • Dopo, dopo, ora ascolta…

Venni a sapere da Ester, di una persona che aveva chiamato il suo ufficio di collocamento per chiedere di me

  • Com’è possibile?
  • Ascolta…

…e iniziò a raccontarmi, alla fine, meravigliata e incredula, iniziò la giostra… doccia veloce, cambio veloce, dovevo attraversare tutta Roma, avevo il colloquio alle quattordici al Viale delle Scienza n 365, vicino all’Università La Sapienza ed io ero a Monte Sacro, non presi l’auto, mi sarei ingolfata nel traffico del pranzo, chiamai un tassì, il tempo di asciugarmi i capelli, citofono, tassì e via per le strade di Roma, mi risuonavano ancora le parole di Ester

“ E’ stato il tuo vecchio datore di lavoro di New York Bob a fargli il tuo nome, il Dottor Aldomaria Baldo di Petroso, noto commercialista di Roma ha bisogno di un’assistente personale a tempo pieno per tre mesi, ha cercato in giro una sostituta con alcune caratteristiche ed è stato fatto il tuo nome, l’impiego è full time per cinquemila euro al mese più i contributi e l’alloggio gratis, hai due ore per prepararti se accetti, alle quattordici c’è il colloquio, allora che ne pensi?”

Accettai il colloquio senza dire una parola di più!

Ultimo piano, ascensore e due porte, mancavano cinque minuti alle quattordici, mi guardai nello specchio dell’ascensore, avevo messo un vestito a fiori dopo molte perplessità, ma lo ritenevo di buon augurio, me l’aveva regalato mia madre il mese prima per il mio trentacinquesimo compleanno, non dovetti nemmeno bussare, si aprì una delle due porte

  • Prego si accomodi.

In inglese perfetto, ringraziai nella stessa lingua e mi trovai in una stanza finemente arredata con due divani e quattro poltrone, ma vidi poco, osservavo quell’uomo che era davanti a me, poteva avere una quarantina d’anni, brizzolato, vestito Armani, sguardo aperto e sorriso per niente affettato, era un bell’uomo, aveva un fascino particolare

  • Di qua, prego!

Stavolta in francese, nonostante la mia meraviglia risposi immediatamente in spagnolo, avevo capito, ecco cosa stava facendo, stava sondando il mio curriculum, sorrise ed entrai

  • Questo è l’ufficio della mia assistente e di là c’è il mio studio.

Stavolta in italiano, l’ufficio era grande come la stanza all’ingresso, luminosissimo, con ampi vetrate, due scrivanie affiancate e quattro mega monitor e una sola tastiera, arredato con cura con sedie ergonomiche, frigobar e armadi di quercia alla parete.

Il suo studio era in stile inglese, notai due porte  dietro la sua scrivania enorme di rovere, mi fece segno di accomodarmi su una delle poltroncine, era soffice e comodissima, diedi uno sguardo sulla scrivania perfettamente ordinata, c’era il mio curriculum, ci stavamo studiando a vicenda

  • Grazioso il suo vestito!

Non so perché, arrossii senza volere

  • Grazie
  • Amo i fiori portano gioia e felicità al cuore e agli occhi.

La sua voce, mi colpì, era sì severa, ma dolce e poi quelle parole mi colpirono, solo allora notai aveva un piccolo telecomando in mano, si sedette non dietro alla scrivania

  • Avrà notato certamente il suo curriculum sulla scrivania.
  • Si
  • Quindi non le farò un colloquio formale, Bob è stato completo quando mi ha fatto il suo nominativo, desidero solo farle una domanda…

E ora?

  • Ringrazio Mister Bob, ho lavorato bene con lui …

Alzò la mano per fermarmi

  • Lo so bene, ma non è questo quello che voglio chiederle, lei sa mantenere i segreti?

Mi spiazzò, ma chi cavolo pensa di essere questo?  Ecco quello che pensavo in quel momento, lo guardai diritto negli occhi e con un certo impeto

  • Certo!

Dissi stizzita e lui per tutta risposta, pigiò un tasto del telecomando e dall’alto discesero quattro monitor, guardò l’orologio al polso, inutile dire un Rolex d’oro

Mi girai e vidi in uno dei monitor un ufficio più grande della mia stanza, stavano entrando delle persone, tre per l’esattezza e un quarto si posizionò sulla prima scrivania, accese il monitor

  • Dottore siamo operativi.

Rispose

  • Perfetto, buon lavoro.

E si misero a lavorare, chiuse l’audio

  • Quello che vede è il mio ufficio di commercialista sullo stesso pianerottolo, in questo ufficio ci saremo solo noi due e i miei clienti che non avranno mai contatti con loro…

Mi venne spontaneo

  • Dottore Aldomaria…

Mi fermò

  • Solo Dottore, prego.

Mi morsi un labbro, lui lo notò, ma non disse nulla

  • Dottore, ma i suoi clienti…

Capì immediatamente, sorrise, mi piaceva quando sorrideva

  • Mi ascolti Kim….

Alzai la testa, non mi aspettavo di essere chiamata per nome

  • Posso?

Imbarazzata

  • Si, se vuole.
  • I miei clienti non sono persone di malaffare, ma non vogliono essere riconosciuti, poi capirà.

Dissi di sì, ma ero poco convinta, si accese un secondo monitor, era un pianerottolo con una grossa vetrata, c’erano due porte

  • Quella porta alla mia sinistra dietro alla scrivania, porta ad un ascensore per i due appartamenti di sopra, quello di destra è il suo appartamento.

Sgranai gli occhi dallo stupore, si accese il terzo monitor, era la stanza all’ingresso che avevo visto prima e poi il quarto monitor che portava ad un ingresso a piano terra del palazzo

  • E la porta alla mia destra, dietro alla scrivania e di un ascensore che porta all’ingresso secondario di questo palazzo, da dove usciranno i miei clienti.

Mi venne spontaneo

  • Quindi i suoi clienti non si incontreranno mai, nella sala d’aspetto!

Era meravigliato

27 Marzo 2023 – Il rumore del silenzio – AudioLibro di Araldo Gennaro Caparco

AudioLibro – Il rumore del silenzio

Ascolta il brano d’inizio dell’audiolibro – Capitolo 1 – “La scelta”

Audio Player

sul mio sito

http://www.isognidiaraldo.it

Registrato in voce e autoprodotto dal sottoscritto in dieci capitoli

Araldo Gennaro Caparco

Capitolo 1 – La scelta

…”…Poi, la possibilità di liquidare gli altri per quella proprietà, mi aveva acceso una luce, piccola, ma pur sempre una luce, nel buio totale dove stavo ricadendo.

Con parte dei miei risparmi, liquidai gli aventi diritto, e mi trasferii.

Molti allora mi hanno dato del pazzo, senza mai dirmelo, lasciavo la città per un villaggio, ma francamente non mi importava nulla….”…

Capitolo 2 – La sorpresa

…”…Feci portare gli antipasti a tavola, ed eccoli, come i grani di un rosario, Elio, Dora e Lia, sorridenti

– Ciao ce l’abbiamo fatta.

Ero sorridente

– Finalmente!

Poi guardai Lia, aveva una gonna lunga leggerissima, una camicetta a fiori e un foulard che le cingeva il bel collo

– Sei bellissima!

Arrossì

– Grazie

Entrando, si stava per scontrare con Kassam, ma grande fu lo stupore, quando disse

– Dottoressa, lei qui….”…

(costo 5 €)

Capitolo 3-  Il chiarimento

…”…E’ rientrata stamattina, ma mi ha chiamato e sono corsa ha la febbre alta e continua a chiamarti

Questo mi bastava

  • Dove sei, dimmi che vengo subito
  • Sono in città alla via……………….
  • Arrivo

Il tempo di vestirmi e già ero in auto, con il cellulare inserii la strada, e dopo venti minuti mi trovai sotto casa, suonai il campanello

  • A che piano?
  • L’ultimo…”…

(costo 5 €)

Capitolo 4-  La chiusura

…”…Tornai a casa, dopo il lavoro, verso mezzanotte, mi sembrava così vuota da una vita, sentivo il suo profumo, se chiudevo gli occhi il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra, presi il cellulare

“Ti voglio bene, buonanotte”

“Buonanotte, mi manchi”

E mi addormentai tra le sue coperte, con il suo profumo.

Quella mattina,

… e chi se la dimentica per tutta la vita, era il giorno del mio trentaseiesimo compleanno, stavo ancora vestito come la sera a letto, all’improvviso sento bussare alla porta con una certa violenza, mezzo addormentato non realizzai subito, immaginavo di sognare o di avere un incubo, ma ad un tratto

– Aprite, carabinieri!…”…

(costo 5 €)

Capitolo 5-  L’incendio

…”…- Vero, ma è altrettanto vero, che così limitiamo la possibilità di farti fuori nel frattempo, avremo tanto tempo davanti a noi, che ne dici?

Non faceva una piega, non mi faceva piacere, ma dovevo fare così.

– Va bene, faremo così, come dici tu.

– Un’altra raccomandazione, non devi chiamare nessuno, sarai isolato, e avrai notizie solo da me.

– Va bene, ti voglio bene.

– Anch’io, ora vai e parcheggia l’auto senza che possa essere individuata.

La baciai a lungo e andai via.

Quella notte non riuscii a dormire, a casa sua, tutto mi parlava di lei, ed io, che avevo fatto?

Avevo messo tutto a repentaglio!…”…

(costo 5 €)

Capitolo 6-  La gioia

…”…Li seguii di mala voglia, ma non me la sentivo di dire di no, uscimmo dal locale, Ernesto chiuse a chiave e mi fecero entrare nel portone di fianco al locale, c’era un atrio molto luminoso, con dei marmi bianchi ai alti e in fondo, circa a due metri dal portone, una vetrata che portava in un piccolo giardino con degli alberi di arance e mandarini, li vedevo dai vetri, era alto circa quattro metri l’ingresso, feci mente locale e mi resi conto che era il giardino di fianco al cortile del locale, a sinistra entrando, c’era una scala, una decina di gradini, Ernesto stava davanti e Adele mi teneva ancora per mano, apri un bel portoncino lucidissimo e mi fecero entrare

– Ma questo cos’è?…”…

(costo 5 €)

Capitolo 7-  La proposta

…”…- Vedi, è arrivata l’ora di fermarci, dobbiamo cercare di goderci questi altri anni che il Signore ci vuole dare, io e Adele sono mesi che ne parlavamo, vorremmo vendere tutto, non darla in gestione ma vendere, dare un taglio netto. Prima che tu arrivassi, l’avevamo fatta valutare con l’appartamento sopra, e per lo stato e il luogo, avevano detto che poteva valere sui trecentomila euro, ma dissero che comunque sarebbe stata difficile la vendita. Ora, ci accontenteremmo anche di meno, ma è arrivato il momento. Scusami se te ne ho parlato, ma vedi ti trattiamo come un figlio.

Erano stanchi, lo capivo, ed implicitamente mi avevano detto quello che avevano intenzione di fare nel futuro.

Li abbracciai, e salii a casa, Lia stava già riposando e la lascia dormire, mi misi vicino al camino, come sempre e mi addormentai sul divano…”…

(costo 5 €)

Capitolo 8-  Angela

…”…Il giorno dopo lei era di servizio in questura, e io decisi di fare una passeggiata a vedere i mercatini di Natale, al Convento di San Francesco poco distante dalla città, ero libero, la trattoria era chiusa, quindi in sua attesa mi avviai verso il convento di San Francesco, vidi tante famiglie che si avvicendavano alla bancarelle, tutti incappucciati dal freddo, non c’erano solo dolciumi, ma anche artigiani che esponevano le loro creazioni, chi lavora il ferro, chi la cera, chi faceva delle lampade particolari.

In particolare mi soffermai su un banco, dove c’erano delle sculture con il legno di olivo, piccole cose ma ben fatte, dietro vidi una testa riccioluta che stava lavorando un ciocco d’ulivo, era talmente assorto dal suo lavoro, mi sembrava non sentisse nulla di quello che accadeva intorno a lui.

Con mani esperte, usava quello scalpello e il martello, mi appassionai a guardarlo, in pochi minuti, ne abbozzò una testa di cavallo, con la criniera mossa

– Bravo!

Esclamai!

Finalmente alzò la testa

– Ma tu sei Rino?

Sentendo il mio nome, rimasi senza una parola, lo guardavo, cercavo nella mia memoria di capire chi mai fosse, ma nulla, non mi veniva in mente

– Io sono, Guido.

Guido?

E chi era mai, era più grande di me, poteva avere sui quarantacinque anni, non lo ricordavo, ma stava davanti a me, era molto imbarazzante, lui mi conosceva, ma io non me lo ricordavo.

– Sono dispiaciuto, ma non mi ricordo.

Aveva notato la mia faccia stupita, la ricerca che stavo facendo, sorrise alzandosi

– Il sentiero, il serpente, l’acqua…”…

(costo 5 €)

Capitolo 9-  Il sotterraneo

…”…- Perché no, certo potrebbe essere un’idea, quando il lunedì terrai il corso di cucina, potresti invitare degli artigiani a far conoscere le proprie creazioni.

Ecco quello che avrei fatto, il giorno dopo mi recai al borgo, stavano facendo i lavori per rendere visibile la zona che era crollata, Erica aveva trovato un modo per far coprire la parte superiore con un pannello formato da tanti segmenti di silicio, che sfruttavano la luce del sole, e fornire elettricità, rimase libero il bagno, fu ripristinato e funzionante.

Poche volte ero andato a vedere la casa di Giulio, ma adesso dovevo trasformare quegli ambienti in modo da utilizzarli come botteghe artigiane, con l’aiuto di Kassam e di una squadra della comunità indiana, svuotammo quei due ambienti che si trovavano sotto il balconcino della sala di sopra, e ne ricavammo quattro box, divisi da pannelli in vetroresina.

Poi passammo alle due cantine, si trovavano lateralmente al di sotto della  casa ed erano le prime che si incontravano salendo al borgo, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per l’impegno alla trattoria, avevo sempre dato un’occhiata veloce, senza mai entrarci e invece fu li che si aprì un mondo di opportunità…”…

(costo 5 €)

Capitolo 10- I templari

…”…Li lasciai, erano quasi le 11.00, quella mattina alla trattoria, c’era il pienone delle prenotazioni a pranzo.

Stavo all’altezza del bivio, per entrare in città, quando squilla il mio cellulare

– Pronto

– Parlo con Gio’ Gennaro?

Bloccai l’auto e chi diavolo era questo, come faceva a sapere?

– Sono io.

– Bene, dobbiamo incontrarci.

– Perché?

– Non posso al telefono.

– Quando?

– Ci risentiremo.

E chiuse la telefonata.

Ci vollero cinque minuti buoni, prima che mi riprendessi, chi era quell’uomo? Come faceva a sapere? Vuole parlarmi, e perché?…”…

(costo 5 €)

Se interessati all’acquisto potete contattarmi via mail caparco.g@tiscali.it per l’invio tramite wetranfer, riceverete il capitolo direttamente sulla vostra Email.

P.S. L’acquisto di un capitolo non vuole significare che vi impegnate ad acquistare gli altri capitoli, in qualsiasi momento potete sospendere la richiesta successiva e non continuare ad acquistare gli altri capitoli.

Grazie

26 Marzo 2023 – Tra sogno e realtà.

…”…

Era un novembre molto freddo, nevicava da quindici giorni, quel mattino fui chiamato dal Colonnello Comandante, ero sorpreso

– Venga si accomodi.

Aveva un’aria di circostanza, la stessa di quando mi aveva comunicato la morte di mio padre con la seconda moglie in un incidente stradale, due anni prima

– Non sono molto bravo a dare cattive notizie, ma devi essere forte, questa è la tua domanda di rafferma, qui tutti sono contenti della tua presenza, sei giovane e potresti prendere il posto del maresciallo che sta per andare in pensione nelle nostre cucine,  ma stanotte è arrivato un telegramma dai carabinieri per te, hanno comunicato che tuo nonno è deceduto, so quanto ci tenevi, me l’ha detto il maresciallo.

Di tutto quello che aveva detto, mi ricordavo solo quattro parole “tuo nonno è deceduto”, fu un attimo, realizzai e svenni

Mi risvegliai in infermeria, vicino a me il maresciallo

– Che è successo?

Mi guardò e senza parlare, mi porse il telegramma, ricordai tutto, mi abbandonai sul cuscino senza una lacrima, era l’ultimo legame familiare e anch’esso si era spezzato

– Coraggio, ce la puoi fare!

Mi strinse la mano

– Ora te la senti di leggere una lettera è arrivata per fonogramma dal Sindaco con il telegramma.

Una lettera? Il Sindaco? Stupito

– Di chi è?

E lui

– Tuo nonno Fernando!

Mi alzai immediatamente, la presi, erano poche righe

“Caro nipote, ho letto e riletto le tue lettere in questi anni di lontananza, come ben sai non ero d’accordo sulla tua scelta, ma l’ho rispettata, ma sei in debito con me!

Sto per lasciare questa vita terrena, non avendo possibilità di telefonarti ho chiesto al Sindaco di venire con il Notaio, ti ho lasciato l’unica cosa importante per me e per te, la Masseria.

Tocca a te adesso! Devi scegliere, so che è ben poca cosa, ma è la sola che ho, puoi lasciarla così com’è o decidere altro o farla vivere per te, per noi.

Un abbraccio, ci sarò sempre.

Il Poeta”

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.–.-.-

Un mese dopo.

Passai per il cimitero, non c’era nessuno, non so quanto tempo rimasi a pregare, una voce mi risvegliò

– Dino, sei tu?

Mi girai, era un giovane come me, stentai a riconoscerlo, sembrava più vecchio

– Si.

Ci abbracciammo, si chiamava Diocrate, un mio amico d’infanzia…”…

25 Marzo 2023 – Mistero ad Olbia.

…”…

Ecco quello che stavo pensando su quella panchina in aeroporto, quando per un caso, mentre fumavo una sigaretta all’esterno, vidi al di la del vetro, una ragazza, un flash, era particolare, aveva dei lineamenti vagamente familiari, pensai di essermi sbagliato, lei uscì fuori, era vestita in modo casual, scarpette di ginnastica, pantaloni larghi neri, una camicetta bianca e sopra un giubbino di jeans, borsetta tipo borsello a tracolla, si sedette su una panchina a circa dieci metri da me, non riuscivo a vederla in volto e dopo essersi preparata una sigaretta, iniziò a giocare con un gattino randagio, lo chiamò e lo accarezzò, lui faceva le fusa, ma i capelli a cascata non mi davano l’opportunità di vederla bene, solo quando alzò la testa e il gattino scomparve alla vista, si scostò i capelli, fu solo allora che mi ricordai, era lei, ma non feci in tempo ad alzarmi.

Ricevette una telefonata, spense immediatamente la sigaretta, si guardò intorno e si diresse dentro, ero ancora imbambolato, la vedevo, era corsa agli arrivi un uomo alzò la mano, lei corse e lo agganciò come sanno fare solo le donne innamorate,   saltandogli addosso in un attimo, cingendo tutte e due le gambe all’altezza del suo torace, abbassai lo sguardo ma era forte la mia curiosità,  volli vedere ancora, l’uomo automaticamente lasciò il borsone e la sorresse per le natiche e… in un attimo si trovò a terra con una pistola puntata sulla fronte all’altezza degli occhi, in pochi secondi arrivarono di tutto, polizia, carabinieri, fu ammanettato e scomparvero,  ed anche lei scomparve.

Non mi ero ancora ripreso da quella scena vissuta in diretta, ascoltai l’altoparlante stavano chiudendo il mio imbarco, mi avviai velocemente, guardandomi intorno cercandola, ma non c’era più, sull’aereo comodamente in prima classe mi apprestai a passare quell’ora di distanza tra la mia vecchia routine e il nuovo incarico, avevo portato con me un libro, per ingannare l’attesa, ma non lo presi, stavo pensando a lei, mi ricordava una ragazzina che avevo conosciuto in oratorio tanti anni prima, eravamo a messa con tutti gli altri oratoriani, al momento della preghiera dei fedeli, ero emozionato, era la prima volta, ero stato scelto per un brano da leggere ed ero leggermente intimorito dalla platea della chiesa, fu lei, con un fermacapelli buffo nei capelli neri come la pece a farmi forza, mi diede la manina “Ce la faremo, andiamo!” e così,  forte di quella sicurezza dovuto a quel contatto, andai alla grande,

Pianse tanto quando le comunicai che partivo vent’anni fa, da allora non l’avevo più vista e sentita!…”…

24 Marzo 2023 – Una seconda opportunità.

…”…

Mi rintanai agli ultimi posti del bus, non c’era quasi praticamente nessuno, mi accartocciai come se avessi mal di stomaco e piansi, piansi, tutte le lacrime che avevo e il dondolio del bus mi aiutò ad addormentarmi.

Quando mi svegliai era notte fonda, il bus era pieno di persone, mi sentivo rattrappito,  cercai di allungare le gambe e sentii sottovoce

  • Ahi!

Mi bloccai a mezz’aria, la voce proveniva dal basso, meravigliato mi guardai intorno, tutti dormivano, era evidente che c’era qualcuno sotto al sediolino, presi il cellulare e schermandolo inserii la torcia, adesso non si sentiva più nulla, con tutta la cautela, abbassai le gambe e poi mi misi in ginocchio e…

…accesi la torcia

  • Ma che diavolo fai!

…era la voce di una donna, vedevo solo un cappuccio marrone e dei jeans, si era sistemata sotto il sediolino appoggiata sul mio borsone

  • Che stai facendo qui sotto, chi sei!

Immediatamente

  • Ma perchè non ti fai gli affari tuoi?

Disse stizzita, rimasi a bocca aperta, riaccesi la torcia

  • Ma la smetti?

La presi alla sprovvista e prima che si coprisse riuscii a vedere una massa di capelli rossi che fuoriuscivano dal cappuccio

  • Di sicuro non sono affari miei, ma insisto, cosa ci fai qui sotto?

Non rispose, si girò e mostrò la schiena, chiusi la torcia

  • Se questa è la risposta, vado a chiedere spiegazioni al secondo conducente…

Non finii nemmeno di parlare

  • No, non lo fare!

Stavolta la voce era insicura girandosi

  • Sto andando!

Come un artiglio, sbucò la sua mano da qualche parte bloccandomi

  • Ti prego, non ho il biglietto!

Questa storia inaspettata, mi stava incuriosendo, forse perché cercavo di non pensare a quello che mi era accaduto qualche ora prima, si scoprì il cappuccio e uscii qualche centimetro da lì sotto, era all’apparenza più giovane di me, volto piccolo pieno di lentiggini, capelli rossi, occhi celesti come il mare, per un attimo i nostri occhi si incrociarono, non sapevo cosa fare dopo

  • Potresti essere una terrorista, potresti essere chiunque, no non posso…
  • Non sono né l’uno, né l’altra e nemmeno una ladra…
  • Questo lo dici tu, a proposito sei appoggiata sul mio borsone…

Come se fosse stata punta da uno spillo, alzò la testa con una certa velocità andando a sbattere sotto il sedile

  • Ahi!

Non volendo mi morsicai la lingua e istintivamente cercai di toccarla con la mano

  • Ma che fai?

La ritirai immediatamente

  • Nulla! Volevo solo controllare che non ti fossi ferita!
  • Tranquillo, ho la testa dura, mi chiamo Nina.

Cercai di convincerla con un tono un pochino più dolce

  • Dai, esci fuori!
  • Ma non posso!
  • Perché?
  • Stiamo per arrivare a Lione e controllano i biglietti!

Immediatamente distesi la mano, stavolta non fece in tempo a rintanarsi e riuscii a prenderla per un braccio, la sentii tremare

  • Lo pago io, dai esci fuori, mi chiamo Rino, non posso sopportare questa tua situazione, dai!

Fece un timido tentativo di ritrarsi, ma poi lentamente uscì con vari contorcimenti aiutata da me, era gelata, si sedette solo per un attimo, le luci blu della notte del bus non erano molto forti, ma finalmente riuscii a vederla, stava tremando

  • Grazie, colgo l’occasione per andare in bagno, non ce la facevo più.

E corse verso la toilette, a metà dell’autobus!

In quel momento vidi il secondo conducente alzarsi, stava controllando i biglietti e dopo poco sarebbe arrivato all’altezza del bagno di servizio, mi alzai, raggiungendolo prima che bussasse

  • E’ occupato, c’è la mia ragazza dentro, sa è riuscita a prendere l’autobus all’ultimo minuto a Parigi, stiamo andando a Marsiglia e non è riuscita a fare il biglietto, mi dica quanto le devo, lo faccio adesso.

Mi guardò strano, ma la mia disponibilità a pagare fece centro, con una macchinetta di fianco stampò il biglietto e pagai quaranta euro, lo ringraziai e tornai al mio posto,  presi il suo bagaglio al di sotto del sedile e il mio borsone e l’appoggiai sopra, passarono diversi minuti prima che arrivasse, era infagottata con le braccia incrociate, fu sorpresa di vedere sopra la sua borsa, un sacco da marinaio, le feci spazio e quando si sedette

  • Tieni questo, ti riscalderà!

Le passai un plaid caldo preso nel mio borsone e il biglietto, era meravigliata, senza dire una parola preso il plaid e mi lasciò il biglietto accoccolandosi sul sedile, solo allora

  • Grazie, e tu?
  • Non ne ho bisogno, ne hai preso del freddo qui sotto, vedrai questo plaid ti riscalderà, è peggio di una stufa portatile.

Sorrise, mi sentii meglio, erano le tre di notte, cercai di trovare una posizione per farla stare comoda occupando meno spazio possibile e dopo poco aveva chiuso gli occhi, feci altrettanto, anche se spesso con un occhio solo e senza farmene accorgere la controllavo.

Non so dopo quanto tempo, sentii il bus che si fermava, mi risvegliai completamente, lei dormiva beata, guardai fuori, eravamo a Lione, l’interfono gracchiò qualcosa e riuscii a capire che era in sosta per un quarto d’ora, guardai l’orologio, erano le quattro di mattina, mancava ancora un’ora e mezzo per Marsiglia, con delicatezza spostai le sue gambe, scendendo.

Non lo nascondo, la scoperta di lei così inaspettata era riuscita  a distogliere la mia mente da quello che mi era accaduto, presi un caffè caldo e ordinai,  acquistandoli due contenitori per bevanda termici con cioccolata bollente, dormiva ancora quando ripartimmo o almeno così pensavo, dopo qualche minuto

  • Dove siamo?

Fui sorpreso

  • Ma non dormivi?
  • Si, ma mi sono svegliata all’improvviso…
  • E…?
  • Ho guardato l’orologio, tu non c’eri, ma ho visto il borsone, non ho avuto la forza di alzarmi…

Sorrisi, era impacciata

  • Abbiamo lasciato adesso Lione!

Era surreale questo dialogo tra noi due perfettamente sconosciuti, le passai il contenitore con la cioccolata sorprendendola, solo allora, cercò di sedersi per bene

  • Ho pensato che ti avrebbe fatto bene!

Iniziammo a sorseggiarla, poi

  • Sai che stavo per uscire qualche ora fa…

Un fascio di luce della strada, la illuminò all’improvviso, vidi i suoi occhi celesti che mi scrutavano

-…perché hai pianto tanto!

Mi spiazzò, mi guardai intorno, volevo dissolvermi nel nulla, pur di non rispondere, ma non era possibile e tutto mi ritornò alla mente, lei si avvicinò, appoggiandosi su una spalla

  • Perché?

Sarà stata l’atmosfera o la stanchezza oppure quel gesto di intimità da parte sua iniziai a raccontarle quasi tutto, era molto attenta, almeno quelle volte che riuscii a guardarla in faccia, stava albeggiando e ora potevo vederla meglio, più volte si aggiustò i capelli, le espressioni mutavano all’andamento del racconto, quando arrivai a raccontarle di averli visti e di aver preso l’autobus al volo

  • Quindi l’hai fatto…
  • …solo per nascondermi, mi sentivo un imbecille e non volevo farmi riconoscere, quando sono salito ho saputo che andava a Marsiglia.

Era senza parole, poi sottovoce

  • Sono stata fortunata allora…

E non continuò ma riuscii a sentirla, alla fine

  • Bella stronza!

Mi lasciò di stucco, non me l’aspettavo e i suoi occhi lanciavano fiamme!

  • Cosa?

Abbassò la testa e divenne più rossa in viso

  • Scusami!

Incassai, ma poi a ripensarci per bene, era vero, era stata una stronza, mi sentii liberato, avevo un peso in meno

  • E tu? Cosa mi racconti?

La spiazzai, cercò di evitare il mio sguardo, ma forse si rese conto che ero stato sincero e quindi non poteva non contraccambiare, personalmente non mi aspettavo nulla, ero ancora senza fiato al pensiero di aver raccontato quasi tutto ad una bella sconosciuta, si, perché nonostante quegli abiti impolverati, quel cappuccio eternamente calcato sulla testa, aveva un qualcosa di particolare, di diverso, ora la vedevo bene aveva qualche anno in meno a me, delle mani molto curate, nessuna ombra di trucco, un viso che esprimeva fiducia

  • C’è ben poco da raccontare, ho detto una bugia a casa per andare a Parigi, da un anno avevo una relazione con un uomo più grande di me, ci vedevamo solo quando veniva a Marsiglia, lui…

Qui si fermò e vidi le mani stringersi a pugno

-…viaggiava molto, volevo fargli un’improvvisata…ho detto a casa che andavo ad un corso, ho impiegato un mese per trovare dove abitava e invece l’ha fatta lui a me, la sorpresa, sposato con due figli piccoli, quel maiale, ed io una perfetta imbecille, innamorato di un porco, se lo venisse a sapere mio padre, lo ammazzerebbe prima che potesse dire un amen, si fidava di lui come se fosse stato un parente e alla fine si è rivelato quello che effettivamente era, un depravato.

Era rabbiosa, diventò quasi viola in viso, aggrottò le ciglia e digrignò i denti, sono certo che se l’avesse avuto in quel momento davanti, quell’uomo sarebbe finito in ospedale come minimo, ero senza parole, mi uscì spontaneo

  • Azz!

Poi immediatamente

  • E lui?
  • Per qualche mese avrà qualche problema…

Si fermò guardando verso il mio inguine

– …non potrà più usarlo!

Istintivamente stavo per portare le mani all’inguine, mi fermai giusto in tempo, ma strinsi così forte le gambe senza rendermi conto del un suo piede sul mio, il risultato fu una sua risata di gusto, tanto forte, le vennero le lacrime agli occhi.

Oramai eravamo arrivati, non so se fosse stata una mia impressione ma entrambi senza parlare aspettammo che fossero scesi tutti e poi ci avviammo lentamente verso l’uscita, faceva freddo, l’aria gelida del mattino ci accolse, eravamo solo noi alla stazione dei bus, gli altri già erano andati via, riparammo dietro ad uno dei piloni della stazione

  • Dove sei diretto?…”…

23 Marzo 2023 – La forza e la disperazione.

…”…

– Tavolo 2 e questo al tavole sette.

In effetti ero un poco arrugginito, ma si sa, è come andare in bicicletta, se ci sai andare una volta, saprai farlo sempre, nonostante la mia famiglia florida e senza problemi economici  mi ero mantenuto all’università fuori sede facendo il cameriere, ripongo quattro piatti sul braccio destro, con la sinistra prendo il cesto del pane e a rinculo esco dalla cucina, sotto gli occhi stupiti della ragazza.

Così siamo andati avanti per tre ore, lei è uscita solo quando i clienti dovevano saldare il conto, nel frattempo essendo libero dalla consegna delle pietanze, inizio a far andare alla grande la lavastoviglie, poi passo ai lavandini e pulisco le pentole, apro un armadietto e trovo dei contenitori per riporre quello che è rimasto, tutto è ancora caldo e quindi non li sistemo in frigorifero, quando lei rientra mi trova che sto lucidando i ripiani in acciaio

– Non ci posso credere!

La guardo senza fermarmi, sono quasi alla fine

– Ma come hai fatto?

Senza girarmi

– Beh tu eri impegnata di la, ed io ero senza far niente, ora vado a sparecchiare i tavoli, se nel frattempo vuoi svuotare la lavastoviglie, facciamo un altro carico.

Senza parole si avvia alla lavastoviglie, faccio cinque viaggi e ho tolto tutto dai tavoli, io porto e lei mette a lavare, alla fine

– Mi chiamo Lana

Stendo la mano

– Io Tano.

Stupita

– Tano?

– Si è un diminutivo di Gaetano, ma nella mia città Siracusa mi chiamano tutti Tano.

Meravigliata

– E che ci fai qui?

Stavolta la risata mi esce immediata

– Pensa ero venuto a comprare qualcosa da cenare per stasera.

Ride di gusto anche lei

– E ti sei impelagato con me!

Disse ridendo.

– Sono arrivato da poco, ho un panino ingollato guidando da Cosenza fino a qui, avevo bisogno di mangiare qualcosa di caldo, sono con il mio camper accampato vicino alla pescheria, ed è li che un bravo uomo mi ha indirizzato al ristorante, perché non aveva più nulla, poi ti ho visto in difficoltà e…

– Mi hai salvato la serata! Hai ancora fame?

– Certo!

– Quel signore che ti ha mandato qui è mio nonno Alfonso, prendi questi pacchetti, che hai preparato diligentemente, questo è per il primo, rigatoni al baccalà e pomodorini gialli e questo secondo pacchetto per il secondo, baccalà in umido.

Così dicendo mette in una borsa del pane e del vino con alcuni tovaglioli di carta i pacchetti.

– Noi abitiamo qui sopra, grazie, se ti serve qualcosa non hai che da chiedermelo.

Veramente volevo sapere qualcosa di più, ma mi resi conto che il vento aumentava e stava iniziando a nevicare e quel gesto di porgermi la busta era un congedo

– Grazie, a buon rendere.

Entrai dentro, il camper era riscaldato,  solo all’esterno poteva essere preso per un catorcio, ma internamente era tutto in perfetto ordine, persino le guarnizioni, abbassai le tendine per non essere scorto dall’esterno, erano giunti altri autotreni che si erano fermati per la notte, inviai le foto ad Andrea, solito messaggio di ritorno, finalmente stanco mi misi a tavola.

In attesa di notizie, passai alcuni giorni nel camper, uscivo poco cercando di non farmi notare, ma controllavo tutta la piazzola.

Il lettone era comodo, la stufa era andata alla grande, quel giorno mi svegliai tardi verso le undici, fuori era tutto bianco, ma già gli spazzaneve erano in funzione, aprii il computer per vedere se c’erano messaggi, e finalmente

“Barista incensurata assunta a tempo indeterminato da vent’anni, ragazza vecchia conoscenza già denunciata diverse volte per prostituzione e adescamento, market l’attempato si chiama Luciano, piccoli problemi con la giustizia, ma tutti veniali, la ragazza del market è assunta a tempo determinato per sei mesi, Augusto il benzinaio persone rispettabile, non è sposato, gestisce il distributore da trenta anni, Alfonso della pescheria, nessun problema giudiziario, gestiva la pescheria e il ristorante che ora ha ceduto o co gestisce con la nipote Lana diplomata all’alberghiero e trasferitasi cinque anni fa dall’Inghilterra, per aiutare l’azienda di famiglia.”

Non c’è che dire, sono organizzati questi della Finanza, ma nessun indizio mi poteva per il momento aiutare, stavo rileggendo sento bussare alla porta, poso il computer, apro, era Alfonso, aveva un fagotto in mano

– Mia nipote mi ha raccontato di quando l’hai aiutata, abbiamo preparato il polpo alla leuciana ecco una porzione, vi riscalderà.

– Volete entrare?…”…

22 Marzo 2023 – Un evento indimenticabile!

…”…

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Un vecchio detto recita “L’uomo propone e Dio dispone”!

Non sono mai stato un amante dei detti o dei proverbi, ma nella vita non mi aspettavo di dovermi ricredere presto, all’età di trent’anni, dopo aver conseguito una laurea in economia e commercio e un master in Scienze della comunicazione, ero certo della strada che avrei dovuto iniziare di lì a poco.

Presentai il mio curriculum alle più prestigiose Università, a tempo di record, fui contattato dalla prestigiosa LUISS di Milano proponendomi un contratto a tempo indeterminato e dopo i primi sei mesi di prova, una cattedra a tempo pieno.

Ero euforico, avevo tanto studiato, mi appassionava quella materia più delle altre e con dodici pubblicazioni e un meritato centodieci con lode e menzione d’onore dell’Università La Sapienza di Roma, ero certo di poter contribuire nell’insegnamento universitario e trasmettere quella mia stessa passione agli studenti.

Ma!

Già, c’è sempre un ma, nella vita!

La mia famiglia gestiva un’azienda di ortofrutta, acquistava e rivendeva beni  di eccellenza del nostro territorio campano dal mercato ortofrutticolo e da produttori privati su una vasta area della Regione Lazio, la nostra sede era nell’alto casertano, quasi al confine con il mare laziale, avevamo a quell’epoca trenta dipendenti, mia madre gestiva la contabilità e mio padre invece gestiva gli acquisti e la logistica dei corrieri.

Già, avevamo i nostri corrieri, venti persone fidate con dieci furgoni frigoriferi, i quali giornalmente raggiungevano decine di ristoranti per rifornirli di una vasta gamma di frutta e verdure già pronte per essere utilizzate, si questo era il nostro punto di forza, nulla andava sprecato, le verdure erano sfrondate, pulite e preparate in apposite vaschette sotto vuoto, già pronte per essere utilizzate dagli Chef e  ad un costo contenuto, con un prodotto a chilometri zero e la frutta era sempre fresca di stagione….”…

.-.-.-.-.-.-.-.–.-.-.–.-.-.–.-.-.

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!