24 Marzo 2023 – Una seconda opportunità.

24 Marzo 2023 – Una seconda opportunità.

…”…

Mi rintanai agli ultimi posti del bus, non c’era quasi praticamente nessuno, mi accartocciai come se avessi mal di stomaco e piansi, piansi, tutte le lacrime che avevo e il dondolio del bus mi aiutò ad addormentarmi.

Quando mi svegliai era notte fonda, il bus era pieno di persone, mi sentivo rattrappito,  cercai di allungare le gambe e sentii sottovoce

  • Ahi!

Mi bloccai a mezz’aria, la voce proveniva dal basso, meravigliato mi guardai intorno, tutti dormivano, era evidente che c’era qualcuno sotto al sediolino, presi il cellulare e schermandolo inserii la torcia, adesso non si sentiva più nulla, con tutta la cautela, abbassai le gambe e poi mi misi in ginocchio e…

…accesi la torcia

  • Ma che diavolo fai!

…era la voce di una donna, vedevo solo un cappuccio marrone e dei jeans, si era sistemata sotto il sediolino appoggiata sul mio borsone

  • Che stai facendo qui sotto, chi sei!

Immediatamente

  • Ma perchè non ti fai gli affari tuoi?

Disse stizzita, rimasi a bocca aperta, riaccesi la torcia

  • Ma la smetti?

La presi alla sprovvista e prima che si coprisse riuscii a vedere una massa di capelli rossi che fuoriuscivano dal cappuccio

  • Di sicuro non sono affari miei, ma insisto, cosa ci fai qui sotto?

Non rispose, si girò e mostrò la schiena, chiusi la torcia

  • Se questa è la risposta, vado a chiedere spiegazioni al secondo conducente…

Non finii nemmeno di parlare

  • No, non lo fare!

Stavolta la voce era insicura girandosi

  • Sto andando!

Come un artiglio, sbucò la sua mano da qualche parte bloccandomi

  • Ti prego, non ho il biglietto!

Questa storia inaspettata, mi stava incuriosendo, forse perché cercavo di non pensare a quello che mi era accaduto qualche ora prima, si scoprì il cappuccio e uscii qualche centimetro da lì sotto, era all’apparenza più giovane di me, volto piccolo pieno di lentiggini, capelli rossi, occhi celesti come il mare, per un attimo i nostri occhi si incrociarono, non sapevo cosa fare dopo

  • Potresti essere una terrorista, potresti essere chiunque, no non posso…
  • Non sono né l’uno, né l’altra e nemmeno una ladra…
  • Questo lo dici tu, a proposito sei appoggiata sul mio borsone…

Come se fosse stata punta da uno spillo, alzò la testa con una certa velocità andando a sbattere sotto il sedile

  • Ahi!

Non volendo mi morsicai la lingua e istintivamente cercai di toccarla con la mano

  • Ma che fai?

La ritirai immediatamente

  • Nulla! Volevo solo controllare che non ti fossi ferita!
  • Tranquillo, ho la testa dura, mi chiamo Nina.

Cercai di convincerla con un tono un pochino più dolce

  • Dai, esci fuori!
  • Ma non posso!
  • Perché?
  • Stiamo per arrivare a Lione e controllano i biglietti!

Immediatamente distesi la mano, stavolta non fece in tempo a rintanarsi e riuscii a prenderla per un braccio, la sentii tremare

  • Lo pago io, dai esci fuori, mi chiamo Rino, non posso sopportare questa tua situazione, dai!

Fece un timido tentativo di ritrarsi, ma poi lentamente uscì con vari contorcimenti aiutata da me, era gelata, si sedette solo per un attimo, le luci blu della notte del bus non erano molto forti, ma finalmente riuscii a vederla, stava tremando

  • Grazie, colgo l’occasione per andare in bagno, non ce la facevo più.

E corse verso la toilette, a metà dell’autobus!

In quel momento vidi il secondo conducente alzarsi, stava controllando i biglietti e dopo poco sarebbe arrivato all’altezza del bagno di servizio, mi alzai, raggiungendolo prima che bussasse

  • E’ occupato, c’è la mia ragazza dentro, sa è riuscita a prendere l’autobus all’ultimo minuto a Parigi, stiamo andando a Marsiglia e non è riuscita a fare il biglietto, mi dica quanto le devo, lo faccio adesso.

Mi guardò strano, ma la mia disponibilità a pagare fece centro, con una macchinetta di fianco stampò il biglietto e pagai quaranta euro, lo ringraziai e tornai al mio posto,  presi il suo bagaglio al di sotto del sedile e il mio borsone e l’appoggiai sopra, passarono diversi minuti prima che arrivasse, era infagottata con le braccia incrociate, fu sorpresa di vedere sopra la sua borsa, un sacco da marinaio, le feci spazio e quando si sedette

  • Tieni questo, ti riscalderà!

Le passai un plaid caldo preso nel mio borsone e il biglietto, era meravigliata, senza dire una parola preso il plaid e mi lasciò il biglietto accoccolandosi sul sedile, solo allora

  • Grazie, e tu?
  • Non ne ho bisogno, ne hai preso del freddo qui sotto, vedrai questo plaid ti riscalderà, è peggio di una stufa portatile.

Sorrise, mi sentii meglio, erano le tre di notte, cercai di trovare una posizione per farla stare comoda occupando meno spazio possibile e dopo poco aveva chiuso gli occhi, feci altrettanto, anche se spesso con un occhio solo e senza farmene accorgere la controllavo.

Non so dopo quanto tempo, sentii il bus che si fermava, mi risvegliai completamente, lei dormiva beata, guardai fuori, eravamo a Lione, l’interfono gracchiò qualcosa e riuscii a capire che era in sosta per un quarto d’ora, guardai l’orologio, erano le quattro di mattina, mancava ancora un’ora e mezzo per Marsiglia, con delicatezza spostai le sue gambe, scendendo.

Non lo nascondo, la scoperta di lei così inaspettata era riuscita  a distogliere la mia mente da quello che mi era accaduto, presi un caffè caldo e ordinai,  acquistandoli due contenitori per bevanda termici con cioccolata bollente, dormiva ancora quando ripartimmo o almeno così pensavo, dopo qualche minuto

  • Dove siamo?

Fui sorpreso

  • Ma non dormivi?
  • Si, ma mi sono svegliata all’improvviso…
  • E…?
  • Ho guardato l’orologio, tu non c’eri, ma ho visto il borsone, non ho avuto la forza di alzarmi…

Sorrisi, era impacciata

  • Abbiamo lasciato adesso Lione!

Era surreale questo dialogo tra noi due perfettamente sconosciuti, le passai il contenitore con la cioccolata sorprendendola, solo allora, cercò di sedersi per bene

  • Ho pensato che ti avrebbe fatto bene!

Iniziammo a sorseggiarla, poi

  • Sai che stavo per uscire qualche ora fa…

Un fascio di luce della strada, la illuminò all’improvviso, vidi i suoi occhi celesti che mi scrutavano

-…perché hai pianto tanto!

Mi spiazzò, mi guardai intorno, volevo dissolvermi nel nulla, pur di non rispondere, ma non era possibile e tutto mi ritornò alla mente, lei si avvicinò, appoggiandosi su una spalla

  • Perché?

Sarà stata l’atmosfera o la stanchezza oppure quel gesto di intimità da parte sua iniziai a raccontarle quasi tutto, era molto attenta, almeno quelle volte che riuscii a guardarla in faccia, stava albeggiando e ora potevo vederla meglio, più volte si aggiustò i capelli, le espressioni mutavano all’andamento del racconto, quando arrivai a raccontarle di averli visti e di aver preso l’autobus al volo

  • Quindi l’hai fatto…
  • …solo per nascondermi, mi sentivo un imbecille e non volevo farmi riconoscere, quando sono salito ho saputo che andava a Marsiglia.

Era senza parole, poi sottovoce

  • Sono stata fortunata allora…

E non continuò ma riuscii a sentirla, alla fine

  • Bella stronza!

Mi lasciò di stucco, non me l’aspettavo e i suoi occhi lanciavano fiamme!

  • Cosa?

Abbassò la testa e divenne più rossa in viso

  • Scusami!

Incassai, ma poi a ripensarci per bene, era vero, era stata una stronza, mi sentii liberato, avevo un peso in meno

  • E tu? Cosa mi racconti?

La spiazzai, cercò di evitare il mio sguardo, ma forse si rese conto che ero stato sincero e quindi non poteva non contraccambiare, personalmente non mi aspettavo nulla, ero ancora senza fiato al pensiero di aver raccontato quasi tutto ad una bella sconosciuta, si, perché nonostante quegli abiti impolverati, quel cappuccio eternamente calcato sulla testa, aveva un qualcosa di particolare, di diverso, ora la vedevo bene aveva qualche anno in meno a me, delle mani molto curate, nessuna ombra di trucco, un viso che esprimeva fiducia

  • C’è ben poco da raccontare, ho detto una bugia a casa per andare a Parigi, da un anno avevo una relazione con un uomo più grande di me, ci vedevamo solo quando veniva a Marsiglia, lui…

Qui si fermò e vidi le mani stringersi a pugno

-…viaggiava molto, volevo fargli un’improvvisata…ho detto a casa che andavo ad un corso, ho impiegato un mese per trovare dove abitava e invece l’ha fatta lui a me, la sorpresa, sposato con due figli piccoli, quel maiale, ed io una perfetta imbecille, innamorato di un porco, se lo venisse a sapere mio padre, lo ammazzerebbe prima che potesse dire un amen, si fidava di lui come se fosse stato un parente e alla fine si è rivelato quello che effettivamente era, un depravato.

Era rabbiosa, diventò quasi viola in viso, aggrottò le ciglia e digrignò i denti, sono certo che se l’avesse avuto in quel momento davanti, quell’uomo sarebbe finito in ospedale come minimo, ero senza parole, mi uscì spontaneo

  • Azz!

Poi immediatamente

  • E lui?
  • Per qualche mese avrà qualche problema…

Si fermò guardando verso il mio inguine

– …non potrà più usarlo!

Istintivamente stavo per portare le mani all’inguine, mi fermai giusto in tempo, ma strinsi così forte le gambe senza rendermi conto del un suo piede sul mio, il risultato fu una sua risata di gusto, tanto forte, le vennero le lacrime agli occhi.

Oramai eravamo arrivati, non so se fosse stata una mia impressione ma entrambi senza parlare aspettammo che fossero scesi tutti e poi ci avviammo lentamente verso l’uscita, faceva freddo, l’aria gelida del mattino ci accolse, eravamo solo noi alla stazione dei bus, gli altri già erano andati via, riparammo dietro ad uno dei piloni della stazione

  • Dove sei diretto?…”…

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