Archivio mensile gennaio 2023

31 Gennaio 2023 – Una vita a metà.

Una vita a metà.

…”…

Così dicendo indico la mia auto.

Mi girai, non solo per vedere l’auto, effettivamente era parcheggiata malissimo, ma perché avevo bisogno di realizzare quello che avevo appena sentito, la prima che era sposata, la seconda che era la Sindaca e la terza che la mia copertura era saltata, di certo non potevo fare scena muta

– La ringrazio e pur rimanendo sorpreso dalle notizie, volevo scusarmi per il mio commento sulla sua persona, comunque è quello che penso, fortunato suo marito! Mi dispiace di essere così scorretto nel parcheggiare, ma vede sono stato colpito…

Avevo colpito, lei abbassò la testa e

– …dall’albero?

– Si e per uno come me è come aver vinto una lotteria, scusatemi.

Stavolta sorrise

– Basta con le scuse, l’avevo capito non appena ho visto quello che ha appena abbozzato sulla tela.

La guardai, la tela sembrava attendere il colore

– Vedi…

Mi fermai

– Posso darti del tu?

Lei

– Certamente Guido!

Contento

– Vedi Laura sono dispiaciuto che la mia copertura sia saltata, ma non potevo non fermarmi.

– Lo capisco e per quanto riguarda la tua vita privata, puoi stare tranquillo, solo io e mio marito sappiamo di te, gli altri sanno solo che hai acquistato la Torre e sei qui per goderti la nostra città, anche Emma…

E si fermò, cavolo cos’altro mi aspettava

Lei se ne accorse

– Tranquillo, anche Emma ti dicevo risponde a tutti quelli che le chiedono tue notizie “…è un persona gentile ed educata e desidera solo avere pace e tranquillità…”

Mi uscì spontaneo

– Dio sia lodato! Com’è che conosci Emma?

E Lei

– Sono io che le ho proposto quel lavoro dopo aver saputo che cercavi una governante, è una brava persona che purtroppo non è stata fortunata fino ad oggi, ma l’ho sentita l’altro giorno e mi ha detto di essere stata contenta di trovarsi da te, mi ha detto “…sai ha voluto che il sabato e la domenica fossi libera per stare con mia madre, è veramente un brav’uomo…ma tormentato…”.

Non me l’aspettavo, poi di getto

– Sfortunata? In cosa?

Avviandosi verso l’auto

– Se lo desidera te lo racconterà lei, ora se non ti dispiace, sono contenta di averti incontrato e conosciuto, aspettavo di avere un’occasione per augurarti una buona permanenza, ma devo andare in Comune mi attende una Commissione da presidiare.

Impacciato, lasciai cadere la borsa e raccolsi le chiavi per spostare l’auto

– Anch’io sono contento di averti conosciuta e grazie per la tua discrezione, buon lavoro, avremo occasione per rivederci di sicuro.

– Certamente!

Spostai l’auto, la salutai con cordialità e in quel momento capii di aver trovato un’amica!

Raccolsi tutte le mie cose e mi avviai a casa, entrando sentii un profumino che proveniva dalla cucina e senza farmi sentire mi avvicinai, era lì intenta a cucinare, Emma poteva avere sui cinquanta anni, ben portati e le sue pietanze erano favolose, in quel mese ingrassai di qualche chilo e lei era contenta quando ritirava i piatti trovandoli puliti come se fossero usciti dalla lavastoviglie e dopo aver saputo come mi descriveva la vedevo sotto una luce diversa.

Era la regina della cucina!

Non volendo con un piede toccai un porta ombrelli e in un attimo me la ritrovai davanti

– Cosa fai? Mi stai spiando?

Disse divertita

– Chi io?

Mi guardò come se fossi un nipote monello

– Un poco!

Seria ma divertita

– Come mai?

Entrai in cucina e con un cucchiaio assaggiai il sugo che stava cuocendo sul fuoco, la buttai lì con fare distratto

– Ho incontrato la Sindaca…

E mi fermai, notai immediatamente la faccia corrucciata mentre mi toglieva dalle mani il cucchiaio

– E?

– Nulla, mi ha detto che ti conosceva…

– E?

– Null’altro!

Mi sembrò che avesse tirato un sospiro di sollievo

– Bene, ora se ti togli gli abiti da lavoro e ti cambi, tra poco è pronto il pranzo.

Dopo i primi giorni di impaccio con questa nuova figura nella mia vita, una governante, avevo deciso di farle la proposta di mangiare con me e di darci del tu e da allora lei era a tavola con me e chiacchieravamo del più e del meno, mi informavo sugli ingredienti di quello che stavo mangiando, su quello che avrebbe preparato la sera per cena e altro, ma quel giorno mentre stavamo per iniziare  il pranzo non mi rispondeva, alla fine non ne potetti fare a meno

– Così è che non va? Ho detto qualcosa di sbagliato?

Era sul punto di rispondermi quando sentimmo suonare alla porta

– Vado io!

E si alzò.

Dopo un poco rientrò

– I carabinieri, alla porta,  ti cercano!…”…

30 Gennaio 2023 – Suma e il bacio rubato!

Suma e il bacio rubato!

…”…

– Ora riposati, scendo e vado a prendervi qualcosa per cena.

Stupita

– Ma tra poco devo andare!

– Aspettami qui, forse ho un’idea.

Mi guardò perplessa, ma fiduciosa

– Fidati di me!

E scesi in strada, spesso lo facevo, quando ero irrequieto, quando dovevo decidere cosa fare, mi sedevo su una delle panchine del parco e qui telefonavo in Italia per sapere dei miei amici, oppure la sera quando tornavo stanco dal lavoro e non volevo stare a casa da solo, mi sedevo e aspettavo l’alba per poi andare a dormire, qualche volta mi era capitato di pensare a quella ragazza Suma, eppure l’avevo visto solo qualche volta, ma mi aveva colpito molto, poi ritornavo alla realtà e cercavo di evitare di pensarci, non c’era nessuno in giro, mi sedetti e nemmeno il tempo di appoggiare la schiena, sentii qualcosa di appuntito e metallico dietro la schiena

– Non ti girare se vuoi restare vivo!

Era una voce camuffata, immediatamente ritornai a quella sera, quando non trovavo i miei amici, e ora?

Cosa fare?

– Che ci fa Isabel a casa tua?

Ecco la ragione, l’avevano seguita, ora eravamo in tre ad essere in pericolo, cercavo di trovare un modo per allontanare quel qualcosa che avevo dietro alle spalle, ma non vedevo vie d’uscita, almeno per il momento

– Perché lo vuoi sapere?

Cercavo di prendere tempo, ma la voce non rispondeva, poi una leggera brezza cambiò direzione, veniva da dietro alle mie spalle e avvertii il profumo, quel profumo, il sandalo, due erano le cose o stavo per impazzire oppure

– Suma, sei tu?

E stavo per girarmi, ma

– Non ti girare!

Era un ordine, ma è mai possibile, mi ero sbagliato!

No, non credo, segui il silenzio, la lama o quello che era non la sentivo più, contai fino a tre e mi girai, non c’era più nessuno, mi alzai di corsa

– Suma, lo so, sei tu, dove sei?

Nulla, nessuno rispondeva, mi avviai sconsolato verso casa, girai l’angolo del marciapiede

– Perché Isabel è da te?

Adesso era la sua voce, la riconoscevo, era nascosta all’ombra di un portoncino, contento e meravigliato, scherzai

– Sei gelosa?

Silenzio

– Stupido!

Mi piaceva scherzare con lei

– Pantera.

Si stava avvicinando

– E tu sei una tigre!

E mi girai!

Eccola di fronte a me, com’era bella, eravamo vicinissimi, fu un attimo ma mi bastò per fare una follia, ero rapito dai suoi occhi color ambra, mi fissavano, poi le sue labbra carnose erano troppo invitanti, e vicine… troppo vicine, mi sentivo bruciare, la mia testa era in fiamme e la baciai a tradimento sulla bocca, non se l’aspettava, prima mi respinse con la labbra cucite, poi… si arrese e schiudendo le labbra ci fondemmo per pochi secondi, fu un attimo d’estasi, poi, lei mi allontanò dopo poco spingendo con le mani sul mio torace ma le sue mani tremavano ed io altrettanto, ma era poco convinta, rossa e stizzita, quasi urlando

– Ma che uomo sei? Porti Isabel a casa tua e poi baci una sconosciuta?

Stordito, sostenni il suo sguardo, i suoi occhi lanciavano dei lampi e mi fissavano…”…

29 Gennaio 2023 – La vita è strana!

La vita è strana!

…”…

Quando arrivai, fui sorpreso, era una villetta non molto grande con palazzi in cemento armato di lato, palazzine degli anni cinquanta con una miriade di panni stesi, all’ingresso c’era una targa

“R/S – Ricerca e Sviluppo di Joy”

E chi era questo Ioy?

Non avendo le chiavi bussai e…

…era un vulcano, appena aprì la porta mi resi conto con chi avevo a che fare, poteva avere la mia stessa età, ma un gridolino uscì da quella bocca più femminile in un corpo di un uomo

– Caro cugino, entra, entra, la mia casa è la tua casa.

Disse ad alta voce e si guardava intorno per vedere se c’era qualcuno che ci vedesse, mi fece segno di entrare e io stupito lo seguivo nel corridoio, l’arredamento al piano terra era lo specchio della sua vita, aveva movenze femminili in un corpo di un uomo, pantaloni attillati e camicetta floreale con un giacca di lana che scendeva fino alle ginocchia, mi aiutò a riporre le valigie all’ingresso e stavolta con una voce quasi normale

– Scusatemi, ma dovevo farlo per raggiungere tutti del vicinato…

Lo guardai stralunato

– Perché?

Stese la mano

-…vedete…

Lo fermai

– Potremmo di certo avere la stessa età, dammi del tu, io sono Dino.

E gliela strinsi, un sorriso a tutti denti mi gratificò

– Grazie, io sono Joy e nonostante le apparenze…

Si fermò

-…ci siamo laureati nella stessa disciplina, solo che io non sono così famoso come te…

Diventai rosso, mentre mi accompagnava presso un divanetto vicino al camino acceso

– Mi vuoi mettere a disagio, io famoso, ma…

Mi guardò diritto negli occhi

– Ascoltami, so tutto, so perché sei qui e so anche chi ha fatto il mio nome per farti da assistente, sono contenta….

E sottolineò l’ultima parola

-…ho lasciato l’università da un anno, ma abbiamo studiato anche le tue pubblicazioni e ne sono stata rapita.

Qui le cose si mettono male…pensai… ma evidentemente la mia risposta facciale ebbe il suo risultato

– So bene, che non sei uguale a me…

Così dicendo, raccolse il suo maglione tra le gambe e si aggiustò i capelli lunghi in una coda da cavallo

– …mi hanno avvertita…

E abbassò la testa, non potevo rimanere senza parlare, la cosa stava diventando imbarazzante

– Non ho nessuna remora per chi è diverso da me, sono contento che abbiano scelto te, non capisco solo quale attinenza ci sia.

Si illuminò

– Vedi, io ho fondato questa agenzia appena uscito dall’università e la persona che mi ha proposto di tenerti sotto copertura per non dare nell’occhio mi ha convinta e incuriosita, conoscevo il tuo lavoro ed ero contenta di aiutarti.

Seguirono qualche minuto di imbarazzo

– Mi stai facendo troppi complimenti!

– Te li meriti tutti e spero di darti una mano concreta per sbrogliare questa matassa che nessuno vuole sbrogliare, ma ora, vieni ti faccio da guida….”…

28 Gennaio 2023 – Le clienti di Bibò!

Le clienti di Bibò!

La vita è strana, la vita è bella, ma la vita è anche piena di sorprese e quando meno te l’aspetti…

“Che ci faccio qui?”

Ecco quello che pensavo quel pomeriggio assolato d’agosto, ero su una jeep guidata da un sessantenne loquace parlava, parlava e non la smetteva più, mi stava descrivendo luoghi a me sconosciuti, dopo l’autostrada mi stavo guardando intorno, solo campagna e poi campagna, ero scombussolata e non mi ero ancora ripresa dal viaggio in aereo, a Roma ebbi solo il tempo di prendere due cambi e metterli nel trolley, ho letto e riletto più volte i messaggi del mio (ex) datore di lavoro, lavoravo da poco con lui ed era successo di tutto e di più.

“Kim ho un grande piacere da chiederti, sono partito per Tokio all’improvviso, scusami per la cena da te,  ma non è giusto licenziarti, ho sbagliato, lo so, ma non lasciarmi così, dammi il tempo per spiegarmi, ora ho un’urgenza improvvisa e solo tu puoi risolverla, ti prego fammi sapere”

Ma chi si credeva di essere?

Continuai a raccogliere la mia roba, dovevo allontanarmi da quell’ufficio, gli avevo inviato un messaggio, mi licenziavo e lui era diventato il mio ex datore di lavoro, altro messaggio

“Solo di te mi posso fidare, ti prego!”

Aprii l’ultimo cassetto da svuotare e spuntò la rosa rossa che mi aveva regalato, mi sentii stringere il cuore, quanto ho fantasticato su quel gesto, come potevo dirgli di no adesso, si è vero,  l’ho colto all’improvviso ma se l’era meritato, ma il mio cuore diceva altro, decisi di fargli quest’ultimo regalo, quell’uomo misterioso mi aveva colpito e ancora non sapevo quanto,  glielo dovevo

“Va bene, ma sarà l’ultima cosa che farò per te! Dimmi?”

Immediatamente

“Grazie, Kim ci speravo, ma non ci credevo, grazie, preparati, tra quindici minuti verrà un’auto e ti porterà all’aeroporto di Fiumicino, destinazione Napoli, all’uscita troverai una jeep color rosa che ti condurrà nella Tenuta Maria Immacolata alla Foce del Sele, li troverai ulteriori istruzioni. p.s. Portati il necessario per il fine settimana. Grazie. Bibò”

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Solo pochi mesi prima avevo perso l’ultimo lavoro, certo, sono abituata a tutto o quasi tutto, non è facile essere l’assistente personale di nessuno, ma ancora di più di un noto commercialista di Roma, ma era l’unico lavoro e per di più  a tempo determinato per tre mesi che avevo trovato, fui liquidata con una laconica frase “è…tempo di crisi!” e amen.

Questa storia, sta diventando una farsa, gli ultimi tre incarichi persi con la stessa frase e con lo stesso discorsetto di commiato…

“…sei brava, onesta e capace, troverai di certo qualcosa di meglio, ci dispiace…”

…poi, un assegno cumulativo, la lettera di licenziamento per “sopraggiunte difficoltà finanziarie aziendali” da portare all’INPS e così dicendo sono passati cinque anni che sommati agli altri cinque, tre di conoscenza e due di convivenza con un imbecille maniaco sessuale, mi hanno tolto un terzo della mia età tutta da cancellare irrimediabilmente.

Pensavo di aver toccato il cielo con un dito dieci anni fa quando conobbi all’epoca Romeo, giovane venticinquenne mio coetaneo, giornalista cattolico impegnato in una televisione cristiana, in quei tre anni di conoscenza, presi entrambi da impegni nazionali e internazionali era riuscito a mascherarsi, lui per seguire i viaggi internazionali cattolici e io invece assistente personale di un broker finanziario americano con sede a Roma e New York, la mia città natale.

Già, New York!

Nata li, da padre romano e madre americana, abbiamo vissuto dieci anni in quella bellissima città, ancora oggi serbo di quel luogo i miei migliori ricordi infantili, poi mia madre decise di tornare in Italia, a Roma città che amava e dove aveva conosciuto suo marito e convinse mio padre ad acquistare una tenuta a Tarquinia e lì ci trasferimmo vendendo il ranch e la casa a Newark, oggi allevano cavalli e sono felici, io un poco di meno, ma all’epoca, poco contava la mia delusione nel dover lasciare l’America.

Poi, gli studi, la laurea in scienze finanziarie internazionali, mi travolsero e mi ritrovai a lavorare quindici giorni prima di laurearmi a venticinque anni, venivo retribuita molto bene, dopo non molto tempo acquistai un monolocale a Roma a Monte Sacro, 25 metri quadri e mi trasferii, mi sentivo libera e appagata, ogni tanto andavo a trovare i miei a Tarquinia e furono anni favolosi, ricchi di esperienze fantastiche lavorative e amorose.

E fu allora che incontrai Romeo!

Il più grosso sbaglio della mia vita fino ad oggi, parlava di matrimonio, era gentile, garbato, premuroso ed io…ero innamorata pazza, ma poi…non volevo ancora legarmi con un matrimonio, avevo venticinque anni, mi propose dopo tre anni di alterni incontri occasionali, di convivere e fu solo allora che gettò la maschera, clericale fino al collo in ambito pubblico ma un viscido maiale in ambito privato, sembrava invasato, era ammalato di sesso sfrenato e nonostante le mie ripetute proteste, cercava in tutti i modi, anche usando delle droghe per riuscire a convincermi.

Ma con me aveva sbagliato!

Lo lasciai una notte legato con delle manette ai polsi e alle caviglie al letto, urlante come un ossesso, da allora non ne avevo più sentito parlare.

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Mi stavo perdendo nei ricordi, non volevo pensare sempre alla stessa cosa, poi all’improvviso dopo una curva, una distesa azzurra come il cielo si aprì davanti a me, non potetti fare altro che rimanere a bocca aperta

Il mare!

  • Eccola signora, da qui inizia la Tenuta.

Mi risvegliai immediatamente, guardai quella persona di fianco come se l’avessi visto per la prima volta e sbottai

  • Signorina prego!

Ammutolì!

Non lo guardavo, ma mi resi conto di essere stata sgarbata, non volevo, ma quel “signora” mi mandava in bestia e che cavolo avevo solo trentacinque anni, oggi, era un modo per difendermi, non volevo accettare che il tempo era passato anche per me, cercai di scusarmi

  • Mi scusi, non volevo essere sgarbata!

Mi sorrise, lo guardai meglio, era bruciato dal sole

  • Non si preoccupi signorina, non ci siamo nemmeno presentati, io mi chiamo Carmine e sono il fattore della tenuta.

L’avevo fatta grossa, pensavo un lavorante

  • Mi scusi, mi chiamo Kim e non so ancora perché il mio capo mi ha inviato qui in fretta e furia.

Non mi rispose, ma non mi sembrò per nulla meravigliato, non rispondeva, continuai

  • Se vuole può darmi del tu, non sono proprio così arcigna.

Non potrò mai dimenticarlo, nonostante la strada avesse diverse curve, mi guardò amorevolmente

  • Se le fa piacere, potrebbe essere mia figlia che non ho mai avuto, Bibò mi aveva avvertito…

Mi feci attenta

  • …di cosa?

Poi solo nel sentire quel diminutivo mi allertai, si, era il suo diminutivo, ma nessuno tranne le sue clienti lo chiamavano così

  • …di cosa?

Fermò dolcemente la jeep in un ansa della strada, poi

  • Lui è fatto così, lo conosco fin da bambino, mi ha telefonato ad ora di pranzo e mi ha detto “Carmine hai preparato quei documenti, vedi che sarei dovuto venire io per esaminarli, ma non posso, verrà con l’aereo la mia assistente personale, non intimorirla, si chiama Kim, è brava e conosce il proprio lavoro, di carattere è un poco spigolosa…

Sgranai gli occhi

  • …ma è dolce e nemmeno lo sa di esserlo…

Rimasi a bocca aperta

  • …le ho mandato una mail, per spiegare cosa deve fare, trattala bene, un abbraccio”

Ero senza parole a bocca aperta, lui se ne accorse, ma fece finta di nulla

  • Sei sorpresa?

Non riuscivo a parlare, accennai solo un sì con la testa, riprese la marcia con la jeep sorridendo.

Ed io?

Allibita!

Era la prima volta che ascoltavo per interposta persona un complimento da lui, finalmente chiusi la bocca e gli occhi e in un attimo, ricordai i primi due mesi con lui…

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  • Kim sei tu?

Assonnata guardai il cellulare, Ester

  • Ester, cos’è successo?

Risata

  • Stavi dormendo?
  • Si
  • Allora svegliati.
  • Perché?

Guardai l’orologio, era mezzogiorno

  • Scusami e che…
  • Dopo, dopo, ora ascolta…

Venni a sapere da Ester, di una persona che aveva chiamato il suo ufficio di collocamento per chiedere di me

  • Com’è possibile?
  • Ascolta…

…e iniziò a raccontarmi, alla fine, meravigliata e incredula, iniziò la giostra… doccia veloce, cambio veloce, dovevo attraversare tutta Roma, avevo il colloquio alle quattordici al Viale delle Scienza n 365, vicino all’Università La Sapienza ed io ero a Monte Sacro, non presi l’auto, mi sarei ingolfata nel traffico del pranzo, chiamai un tassì, il tempo di asciugarmi i capelli, citofono, tassì e via per le strade di Roma, mi risuonavano ancora le parole di Ester

“ E’ stato il tuo vecchio datore di lavoro di New York Bob a fargli il tuo nome, il Dottor Aldomaria Baldo di Petroso, noto commercialista di Roma ha bisogno di un’assistente personale a tempo pieno per tre mesi, ha cercato in giro una sostituta con alcune caratteristiche ed è stato fatto il tuo nome, l’impiego è full time per cinquemila euro al mese più i contributi e l’alloggio gratis, hai due ore per prepararti se accetti, alle quattordici c’è il colloquio, allora che ne pensi?”

Accettai il colloquio senza dire una parola di più!

Ultimo piano, ascensore e due porte, mancavano cinque minuti alle quattordici, mi guardai nello specchio dell’ascensore, avevo messo un vestito a fiori dopo molte perplessità, ma lo ritenevo di buon augurio, me l’aveva regalato mia madre il mese prima per il mio trentacinquesimo compleanno, non dovetti nemmeno bussare, si aprì una delle due porte

  • Prego si accomodi.

In inglese perfetto, ringraziai nella stessa lingua e mi trovai in una stanza finemente arredata con due divani e quattro poltrone, ma vidi poco, osservavo quell’uomo che era davanti a me, poteva avere una quarantina d’anni, brizzolato, vestito Armani, sguardo aperto e sorriso per niente affettato, era un bell’uomo, aveva un fascino particolare

  • Di qua, prego!

Stavolta in francese, nonostante la mia meraviglia risposi immediatamente in spagnolo, avevo capito, ecco cosa stava facendo, stava sondando il mio curriculum, sorrise ed entrai

  • Questo è l’ufficio della mia assistente e di là c’è il mio studio.

Stavolta in italiano, l’ufficio era grande come la stanza all’ingresso, luminosissimo, con ampi vetrate, due scrivanie affiancate e quattro mega monitor e una sola tastiera, arredato con cura con sedie ergonomiche, frigobar e armadi di quercia alla parete.

Il suo studio era in stile inglese, notai due porte  dietro la sua scrivania enorme di rovere, mi fece segno di accomodarmi su una delle poltroncine, era soffice e comodissima, diedi uno sguardo sulla scrivania perfettamente ordinata, c’era il mio curriculum, ci stavamo studiando a vicenda

  • Grazioso il suo vestito!

Non so perché, arrossii senza volere

  • Grazie
  • Amo i fiori portano gioia e felicità al cuore e agli occhi.

La sua voce, mi colpì, era sì severa, ma dolce e poi quelle parole mi colpirono, solo allora notai aveva un piccolo telecomando in mano, si sedette non dietro alla scrivania

  • Avrà notato certamente il suo curriculum sulla scrivania.
  • Si
  • Quindi non le farò un colloquio formale, Bob è stato completo quando mi ha fatto il suo nominativo, desidero solo farle una domanda…

E ora?

  • Ringrazio Mister Bob, ho lavorato bene con lui …

Alzò la mano per fermarmi

  • Lo so bene, ma non è questo quello che voglio chiederle, lei sa mantenere i segreti?

Mi spiazzò, ma chi cavolo pensa di essere questo?  Ecco quello che pensavo in quel momento, lo guardai diritto negli occhi e con un certo impeto

  • Certo!

Dissi stizzita e lui per tutta risposta, pigiò un tasto del telecomando e dall’alto discesero quattro monitor, guardò l’orologio al polso, inutile dire un Rolex d’oro

Mi girai e vidi in uno dei monitor un ufficio più grande della mia stanza, stavano entrando delle persone, tre per l’esattezza e un quarto si posizionò sulla prima scrivania, accese il monitor

  • Dottore siamo operativi.

Rispose

  • Perfetto, buon lavoro.

E si misero a lavorare, chiuse l’audio

  • Quello che vede è il mio ufficio di commercialista sullo stesso pianerottolo, in questo ufficio ci saremo solo noi due e i miei clienti che non avranno mai contatti con loro…

Mi venne spontaneo

  • Dottore Aldomaria…

Mi fermò

  • Solo Dottore, prego.

Mi morsi un labbro, lui lo notò, ma non disse nulla

  • Dottore, ma i suoi clienti…

Capì immediatamente, sorrise, mi piaceva quando sorrideva

  • Mi ascolti Kim….

Alzai la testa, non mi aspettavo di essere chiamata per nome

  • Posso?

Imbarazzata

  • Si, se vuole.
  • I miei clienti non sono persone di malaffare, ma non vogliono essere riconosciuti, poi capirà.

Dissi di sì, ma ero poco convinta, si accese un secondo monitor, era un pianerottolo con una grossa vetrata, c’erano due porte

  • Quella porta alla mia sinistra dietro alla scrivania, porta ad un ascensore per i due appartamenti di sopra, quello di destra è il suo appartamento.

Sgranai gli occhi dallo stupore, si accese il terzo monitor, era la stanza all’ingresso che avevo visto prima e poi il quarto monitor che portava ad un ingresso a piano terra del palazzo

  • E la porta alla mia destra, dietro alla scrivania e di un ascensore che porta all’ingresso secondario di questo palazzo, da dove usciranno i miei clienti.

Mi venne spontaneo

  • Quindi i suoi clienti non si incontreranno mai, nella sala d’aspetto!

Era meravigliato

  • Esatto, allora Kim per il resto avremo tempo, che dice accetta?

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

  • Siamo arrivati!

Riaprii finalmente gli occhi e non riuscivo a crederci, eravamo in un ampio cortile, c’erano molte persone indaffarate, Carmine si fermò nei pressi di una villetta bianca come il latte, era accecante con la luce del sole d’agosto, poi guardai meglio e notai tante fioriere tutto intorno, di fianco erano presenti altre tre villette uguali alla prima, sulla sinistra invece un enorme capannone, dove entravano e uscivano diverse persone, dietro dei silos enormi, ne contai quattro, al centro  in lontananza una costruzione diversa dalle altre su due piani, molto bella, era datata ma completamente ristrutturata, ero talmente rapita da quella visione all’improvviso

– Venga, per di qua!

Era la voce di una donna, guardai meglio mi stava sorridendo

– Sono Maria la moglie di Carmine.

Lui stava dietro, aveva notato tutte le mie espressioni, le diedi la mano

– Mi scusi, ma non mi aspettavo…

E lei

– Questo?

Dissi di si, Carmine

– E non ha ancora visto nulla!

E si diresse con il mio trolley verso la villetta, Maria

– Ha bisogno di qualcosa?

– No grazie, vorrei solo rinfrescarmi un poco.

Lei

– Carmine, non ti preoccupare, ci penso io alla…

L’anticipai

– Mi chiami Kim, la prego.

Era contenta

– …a Kim, io sono Maria.

Carmine

– Allora ci vediamo dopo, vado al caseificio per provvedere alla consegna serale.

Stavamo per entrare in casa, mi girai

– Carmine, mi farebbe vedere la tenuta tra una mezzora?

Lui contento

– Certo! A tra poco!

Entrammo in casa, tutto era in ordine, Maria mi guidò, un saloncino con l’angolo cottura, poi una stanza da letto molto spaziosa e un bagno annesso, un guardaroba seminascosto da una finta parete, grande come il bagno e una stanzetta più piccola con un lettino a castello corredato d’armadio, tutto profumava di pulito e l’odore dei fiori profumati in tutte le stanze, rilassavano, alla fine non riuscii a contenermi

– E’ molto bello qui!

– Si vero, è stato il dottore che le ha fatte costruire e arredare tre anni fa.

Ed abbassò la voce, rotta da qualche emozione, cosa che non mi sfuggì, ma fu lesta ad andare nell’altra stanza

– Venga, si può rinfrescare qui e poi le ho preparato degli abiti più comodi e un paio di stivali, se vuole vedere la tenuta potrebbe farle comodo.

Ero meravigliata, guardai tutto su una poltroncina nella stanza da letto, erano della mia misura

– Ma come hai fatto?

Indicando i vestiti

– E’ stato il dottore a darmi le misure!

E sull’uscio della porta esterna

– Ci vediamo dopo!

Ma come cavolo aveva fatto?

Erano perfetti, mentre stavo facendomi una doccia ristoratrice ricordai, ecco sapevo chi poteva essere stata, Gilda, una delle clienti dello studio, era stata di certo solo lei a dargli le mie misure e continuai a ricordare il nostro incontro al colloquio.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Stava aspettando, ma faceva in modo di non farmelo notare guardando nei monitor, con qualche perplessità, dissi con sicurezza

– Accetto!

Era soddisfatto e non fece nulla per nasconderlo

– Alle diciassette abbiamo i primi appuntamenti, ce la fai a portare le cose che ti servono nell’appartamento?

– Certo!

Passò dietro alla scrivania, mi passò un contratto da firmare, la cosa che notai immediatamente, una postilla

“Periodo di prova di tre mesi propedeutico ad un contratto a tempo indeterminato con aumento del fisso mensile del trenta per cento”

Una manna dal cielo!

Notò che mi ero soffermata, la penna era tremolante

– Se tutto va bene, potresti rimanere…

Firmai immediatamente, lui controfirmò e mi diede una copia per me, prese delle chiavi dal cassetto della scrivania e mi disse che con l’ascensore normale del palazzo, inserendo una chiave potevo salire direttamente al pianerottolo del mio appartamento

– Benvenuta nella squadra, ci vediamo alle diciassette!

– La ringrazio Dottore, a più tardi.

Non stavo nella pelle, ma non potevo rilassarmi, avevo un lavoro e questo mi bastava., tornai a casa e presi le cose di prima necessita e dei vestiti, quando ritornai le sorprese non erano finite, l’appartamento era fantastico, all’ingresso un living con angolo cottura, un enorme televisore al plasma, la mia stanza da letto era a dir poco meravigliosa e il bagno era per una regina, trovai sul tavolo della cucina, tutte le provviste appena acquistate, caricai il frigorifero e controllai il contenuto degli armadietti, il colore delle pareti, quello dei mobili erano una favola, mi girava la testa.

Se avessi saputo cosa mi aspettava, forse… …forse sarei stata meno contenta!

I primi dieci giorni furono terribili, non avevamo orari, la sera tornavo talmente distrutta che dopo una doccia ristoratrice non vedevo l’ora di mettermi a letto, il lavoro era notevole, dovevo fare i conteggi, coordinare gli impiegati, prendere gli appuntamenti, alle volte capitava anche di ricevere persone dopo le ventitré.

In quel periodo dimagrii di cinque chili e non ero per niente contenta, già non ero una ragazza formosa, anzi direi il giusto, alta un metro e ottanta per ottanta chili di peso, curve al punto giusto con un seno non prorompente ma nemmeno minuscolo, per pranzo e cena non mi dovetti mai preoccupare, arrivava direttamente dal ristorante sotto casa, bastava che facessi uno squillo con il cellulare e arrivava puntualmente a qualsiasi ora, io e lui ci vedevamo di rado, perché quando non c’erano appuntamenti, lui non c’era mai nello studio, quasi sempre in viaggio in Europa e oltre, l’ufficio era affidato a me e se c’erano delle decisioni improvvise o urgenti non dovevo fare nient’altro che digitare il suo numero di cellulare, solo qualche volta pressata dagli impiegati per avere una risposta, avemmo un diverbio telefonico, ma poi dopo aver…

…segue….

27 Gennaio 2023 – Una seconda opportunità.

Una seconda opportunità.

…da pag.19

…”…Liam

– Che vi succede?

Sentivo la sua voce lontana

– Perché?

– Siete bianco pallido, vi sentite bene?

– No! Continua tu per piacere.

– Va bene!

Avevo paura!

Ecco quello che sentivo, una paura incontrollata, quale mistero c’era sotto, avevo con me due cose non mie e non avevo detto nulla, perché?

Guardavo sul tavolo del camper il passaporto e la macchina fotografica, avevo timore a toccarla, perché Ivvy/Robin era scappata?

Perché fingere di stare male? Perché prendermi in giro così?

Una sola cosa mi era chiara, quelle due cose non potevo certo tenerle per me e con me, preparai un pacchetto e per paura che qualcuno mi stesse controllando, chiamai Liam dal camper invitandolo a venire da me, era in procinto di portare le cene a domicilio

– Ditemi?

– Tra le consegne, c’è anche la fornitura per la Trattoria “Da Rosa”?

Annuì

– Bene! Allora farai la prima consegna a Rosa, porta anche questo pacco da parte mia e dille di metterlo da parte come sa lei.

– Va bene!

Aveva due grosse ceste in mano, ripose il pacco nella prima, sotto le ordinazioni e si avviò, solo allora, tirai un sospiro di sollievo.

Quando tutto fu buio, un’ora dopo, uscii dal camper e mi avviai verso quella trattoria, la titolare Rosa, era una donna sulla cinquantina, ma ne dimostrava dieci anni di meno, era bella e molto corteggiata da tutti gli ambulanti del mercato, era vedova e non aveva figli, ci incontrammo una sera mentre stava per andare ad aprire la trattoria, ero da solo impegnato a preparare i piatti d’asporto, ero impegnato e non la notai, ma lei si mise in disparte e osservò tutto quello che facevo, alla fine mi chiese di acquistare uno dei piatti pronti fumanti, era una nuova potenziale cliente non volli essere pagato …

…“Un omaggio ad una bella signore” fu sorpresa, si fermò di lato e gustò la pietanza, alla fine, acquistò dieci confezioni e notando la mia meraviglia mi disse che aveva una trattoria poco distante e quella sera li avrebbe fatti assaggiare ai suoi clienti abituali, invitandomi alla trattoria, quando avevo terminato di lavorare, cosa che feci e da allora ogni sera partivano delle pietanze per lei e i suoi clienti, visto il gradimento per quello che preparavo, mi chiese di andare a lavorare da lei, più volte, la ringraziai contento e le raccontai anche il perché non potevo lavorare per lei, di Ivvy e di quello che mi era capitato fino ad allora, alla fine aveva gli occhi che le lacrimavano, ma da allora nacque un rapporto bellissimo di reciproca fiducia e collaborazione, spesso le mandavo il ricavato della serata e lei lo custodiva nella cassaforte in modo che al mattino potessi versarlo in banca.

Ma non arrivai mai da Rosa alla trattoria!

Ero a metà strada, nessuno passeggiava, il silenzio era totale, quando si sentì l’ululato di una sirena dei vigili del fuoco e quasi contemporaneamente squillò il mio cellulare, era Liam

– Dove sei, sta bruciando il tuo food truck!”…

…segue…

26 Gennaio 2023 – La forza e la disperazione

La forza e la disperazione.

…da pag.12

…”…

– E che ci fai qui?

Stavolta la risata mi esce immediata

– Pensa ero venuto a comprare qualcosa da cenare per stasera.

Ride di gusto anche lei

– E ti sei impelagato con me!

Disse ridendo.

– Sono arrivato da poco, ho un panino ingollato guidando da Cosenza fino a qui, avevo bisogno di mangiare qualcosa di caldo, sono con il mio camper accampato vicino alla pescheria, ed è li che un bravo uomo mi ha indirizzato al ristorante, perché non aveva più nulla, poi ti ho visto in difficoltà e…

– Mi hai salvato la serata! Hai ancora fame?

– Certo!

– Quel signore che ti ha mandato qui è mio nonno Alfonso, prendi questi pacchetti, che hai preparato diligentemente, questo è per il primo, rigatoni al baccalà e pomodorini gialli e questo secondo pacchetto per il secondo, baccalà in umido.

Così dicendo mette in una borsa del pane e del vino con alcuni tovaglioli di carta i pacchetti.

– Noi abitiamo qui sopra, grazie, se ti serve qualcosa non hai che da chiedermelo.

Veramente volevo sapere qualcosa di più, ma mi resi conto che il vento aumentava e stava iniziando a nevicare e quel gesto di porgermi la busta era un congedo

– Grazie, a buon rendere.

Entrai dentro, il camper era riscaldato,  solo all’esterno poteva essere preso per un catorcio, ma internamente era tutto in perfetto ordine, persino le guarnizioni, abbassai le tendine per non essere scorto dall’esterno, erano giunti altri autotreni che si erano fermati per la notte, inviai le foto ad Andrea, solito messaggio di ritorno, finalmente stanco mi misi a tavola.

In attesa di notizie, passai alcuni giorni nel camper, uscivo poco cercando di non farmi notare, ma controllavo tutta la piazzola.

Il lettone era comodo, la stufa era andata alla grande, quel giorno mi svegliai tardi verso le undici, fuori era tutto bianco, ma già gli spazzaneve erano in funzione, aprii il computer per vedere se c’erano messaggi, e finalmente

“Barista incensurata assunta a tempo indeterminato da vent’anni, ragazza vecchia conoscenza già denunciata diverse volte per prostituzione e adescamento, market l’attempato si chiama Luciano, piccoli problemi con la giustizia, ma tutti veniali, la ragazza del market è assunta a tempo determinato per sei mesi, Augusto il benzinaio persone rispettabile, non è sposato, gestisce il distributore da trenta anni, Alfonso della pescheria, nessun problema giudiziario, gestiva la pescheria e il ristorante che ora ha ceduto o co gestisce con la nipote Lana diplomata all’alberghiero e trasferitasi cinque anni fa dall’Inghilterra, per aiutare l’azienda di famiglia.”

Non c’è che dire, sono organizzati questi della Finanza, ma nessun indizio mi poteva per il momento aiutare, stavo rileggendo sento bussare alla porta, poso il computer, apro, era Alfonso, aveva un fagotto in mano…”…

.-.-.-.-.-.-.–.-.

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
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25 Gennaio 2023 – L’uomo con il cappello.

L’uomo con il cappello.

…da pag.29

…”…

E ora?

– …ho sbagliato, ma stasera sono frastornato, ho fatto tardi per un problema grave con Arturo, Delia per Alessia e con tuo padre che era presente

Sentii un grido di meraviglia

– Cosa? Che è successo, oddio Alessia, cos’è successo, ci conosciamo da piccole.

In quel momento mi venne un’idea pazza e senza pensarci due volte

– E’ troppo lungo per spiegartelo a telefono, se vuoi, domani mattina vengo a prenderti quando smonti e ti racconto tutto, chiederò a tuo padre di sostituirmi per la giornata, che ne pensi?

Dissi tutto d’un fiato e poi entrai in apnea, passavano i secondi e non rispondeva

– Va bene, alle otto domani fuori…

– All’Ospedale Sant’Anna, all’ingresso principale, ti aspetto li.

Era sorpresa

– Va bene.

– Buonanotte allora, a domani.

La sua voce si era addolcita

– A domani, buonanotte.

.-.-.-.-..–..-.-.-.—

Quella notte non dormii per nulla e speravo, anzi immaginavo di non essere stato il solo, forse ero troppo presuntuoso, alle sette e trenta già mi trovavo sotto l’ospedale, a quell’ora inviai un messaggio al Dottore Brà, lo pregavo di sostituirmi per quella giornata e gli scrissi anche dove mi trovavo corredandolo con una fotografia con me davanti all’ingresso, passarono pochi secondi, rispose affermativamente, avevo una rosa bianca in mano ed era in bella vista nella foto, con le dita della mano incrociate.

Mentalmente mi ero preparato le parole giuste per quando l’avrei incontrata, poi iniziò a serpeggiare la paura che non si facesse vedere, le otto erano passate da una mezzora, stavo quasi per darmi dello stupido, cosa che certamente pensavano, le decine di persone, mi incrociavano all’uscita, quando finalmente la vidi, era lei, la riconoscevo e il cuore iniziò a battere le mille miglia, senza una ragione, discese velocemente le scale e si diresse direttamente nella mia direzione.

La guardavo e non ci credevo, aveva dei capelli lunghissimi neri, sembravano una criniera, su un volto ovale, nessuna ombra di trucco e non sembrava per nulla che avesse fatto una notte di guardia in ospedale, non sorrideva, quando arrivò alla mia altezza

– Ciao Nino.

Mi disse guardandomi negli occhi, per fortuna mia guardò gli occhi perchè la mia bocca era aperta, tutto quello che avevo pensato di dire, fu dimenticato e come un cavaliere brandisce una spada, le offrii la rosa bianca, cercando di raschiarmi la gola, ormai arsa dalla mancanza di saliva, era bella, troppo bella

– Questa è per te Lea.

– Grazie, ma ora dobbiamo andare!

Giusto! Dovevamo andare, ma dove?

Questo non l’avevo previsto, ero goffo, lei se ne accorse, ma fece finta di nulla, stavolta sottovoce

– Dove andiamo?

– Te lo dirò in auto.

Ripresi il mio self control, almeno speravo, come speravo che le gambe mi reggessero, ma per fortuna mi venne in aiuto, prendendomi sottobraccio

– Andiamo, se non facciamo presto, tra poco tutto l’ospedale saprà di te e della tua rosa bianca per me.

Sorrise e ci avviammo verso l’auto, giuro non riuscivo a crederci, cercavo di non farmi vedere, ma ero curioso

– Ma come hai fatto a riconoscermi?

Lei, senza parlare, mi passò il cellulare e vidi la foto che avevo inviato a suo padre, mi sorrise

– Ecco perché! Ora dove andiamo?

Eravamo in auto, stavo per uscire dal parcheggio

– A casa mia!

Fu un tutt’uno, entrai nel pallone, bloccai l’auto in mezzo alla strada così velocemente, un auto da dietro dovette bloccarsi all’improvviso suonando all’impazzata, la frenata era stata improvvisa, lei si era spaventata ed io rosso più che mai

– A casa tua?…”…

segue

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24 Gennaio 2023 – La forza della verità.

La forza della verità.

…”…

Ci dirigemmo verso lo studio, da Salvo venni a conoscenza che non aveva mai smesso di seguire lo studio, nonostante la malattia e c’erano ancora delle pratiche aperte e non concluse, iniziai a sudare freddo e insieme a lui a studiarle e lentamente iniziai a prendere coscienza del lavoro, passarono le prime tre settimane, interrotte solo la domenica con la venuta dei miei cari zii, felici di vedermi integrato e contento.

Avevo si notato lo scatolo, ma non mi decidevo ad aprirlo, più d’una volta fui tentato, ma solo il pensiero di leggere quelle note, i verbali sulla morte dei miei genitori, mi facevano stare male.

Conobbi la famiglia di Salvo e scoprii che la moglie, una volta a settimana veniva per fare le pulizie a casa e nello studio, non era il suo lavoro ma aveva accettato per amore di mio nonno, lei aveva curato i due figli ed era casalinga a tempo pieno, ora con i figli lontani, avrebbe continuato a farlo per me, presi lo scatolo sotto la scrivania e la portai nel mio appartamento, feci solo un accenno a Salvo del contenuto della lettera del nonno ma mi rispose che ne avremmo parlato dopo la lettura degli atti, così aveva voluto lui.

Mi sembrò strano, ma accettai la risposta, non ero ancora pronto per leggere, ma il destino trova sempre una strada da farti percorrere indipendentemente dalla nostra volontà!

Il mercoledì era il giorno di ricevimento delle persone nello studio, iniziai a guadagnare con le consulenze, lo studio stranamente iniziò ad affollarsi, poi riuscii a capire il perché, era stato Salvo, mi aveva fatto pubblicità, la sera arrivavo distrutto nel mio appartamento, ero ancora troppo giovane e sentivo prepotente il peso e la responsabilità del mio lavoro.

Tutto accadde quella sera, erano le ventidue quando finalmente ci liberammo dallo studio, stavo salutando Salvo, ma complice il buio, inciampai chiudendo il portone, lanciai un urlo di dolore

Salvo ritornò indietro

– Rosario?

Non riuscivo a rispondere, avevo un dolore lancinante alla caviglia del piede destro, lui capì e come se fossi stato un fuscello, mi prese in braccio e mi portò nel mio appartamento, sul divano, dal freezer prese una borsa di ghiaccio sintetico e l’appoggiò sulla caviglia,  finalmente sentii un sollievo

– Vediamo se c’è qualche frattura!

Lo vidi, con mani esperte, piegò il piede, lo potevo muovere ma avevo dolori lancinanti

– No, non c’è frattura!

Il ghiaccio aveva addormentato il punto della caviglia, cercai di rimettermi in piedi, ma per fortuna fui preso al volo da lui

– Non riesco a mettere il piede a terra, forse è meglio andare in ospedale.

– Se vuoi prendo la macchina e ti accompagno, ma ti posso assicurare che non è una frattura è solo una forte distorsione, lo so bene per aver curato i miei figli quando giocando cadevano in malo modo.

Lo guardai interrogativamente

– Allora?

Era pensieroso, riprovò ancora fino al collo del piede, stavo aspettando

– Salvo?

– Posso provare a chiamare una persona.

Era buio pesto

– A quest’ora?

– Si, non abita lontano da qui.

– Ma per fare cosa?

Invece di rispondermi andò verso il frigorifero

– Hai delle uova in casa?

Stavo per ridere, ma poi lo guardai era serio

– Certo!

– Bene, allora non ti muovere, invece di telefonare vado di persona, se vedo la luce accesa, la chiamo, in caso contrario andiamo in ospedale.

Non sapevo cosa intendesse fare

– Va bene!

Cercai di trovare una posizione sul divano per alleviare il dolore, passarono una decina di minuti, sentii aprire la porta

– Rosario sono io.

Stavo per rispondere, quando ammutolii, con lui c’era un’altra persona, vedevo solo il cappuccio sulla testa e qualche ricciolo biondo lungo che fuoriusciva sulle spalle

– Buonasera

Dissi, quasi sottovoce

– Buonasera.

Quando mi rispose, mi accorsi che era una ragazza ma non si girò mai, la sua voce era ferma e giovanile, senza dire altro posizionò una lampada sul mio piede e con delicatezza, iniziò ad esplorarlo, era esperta, il contatto di quelle dita mi procurarono una certa emozione che si tradusse immediatamente  in un fremito per tutto il mio corpo, quasi vergognoso di questa sensazione, mi imposi di stare calmo, cercavo di vederla, ma lei faceva di tutto per evitarmi.

Salvo nel frattempo aveva portato le uova e un piatto con una ciotola sul tavolino alla fine del divano, lei estrasse dalla borsa una garza lunga, bianca e immacolata, prima di posizionarla sulla caviglia, con un canovaccio bagnato dolcemente tamponò la caviglia, strano, non sentivo nessun dolore, stavo…”…

…segue…
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23 Gennaio 2023 – La finzione diventa realtà

La finzione diventa realtà

…da pag.67

…”…

– Ecco così mi fa piacere vedervi.

Quella voce, la sua voce!

Mi girai di scatto, ma rimasi li, inebetita a guardarlo.

Era diverso, aveva qualcosa che non mi piaceva, la sua faccia. Lentamente si avvicinò, era torvo in viso, faceva paura:

– Allora dimmi come ti devo chiamare?

————————-

Tutto doveva andare così, continuare senza cambiare!

Ma non era destino e la verità venne a galla.

 

Seconda parte – La realtà!

(La scoperta – Sara – copertura saltata)

 

Sofia fece un passo avanti:

– Ma che ti sta capitando?

– Scusami sorellina, è una cosa tra me e lei.

Arrabbiata, girò le spalle e di corsa se ne andò.

La vidi allontanarsi, poi, mi avvicinai più possibile a lui:

– Tuo padre non ha avuto l’infarto.

– No

– Chi ti ha avvertito?

– Ha importanza, sei tu quella che deve spiegare, non io.

Era diventato ancora più duro con la voce.

Non muovevo un passo, dovevo stare attenta, la mano destra era nella tasca del pantalone, avrebbe potuto avere tutto in quella mano, un coltello piegato, una pistola.

– Allora che cosa mi vuoi fare? Dillo!

Era meravigliato, non aspettava questa mia reazione, chissà che cosa gli stava passando per  la testa adesso:

– Devi andar via, adesso!

Ne ero certa, senza degnarlo di uno sguardo, mi avviai al rifugio, incontrai Antonio sulla strada:

– Sara, che cosa succede?

No lo risposi, andai nella stanzetta, presi lo zaino, passai per la cucina, c’era Sofia che stava piangendo seduta su una sedia, mi avvicinai, non mi aveva vista:

– Cara amica, vado via, non potevo andarmene senza salutarti, ti faccio gli auguri per il bambino, tieni questo è il mio numero di cellulare, per qualsiasi emergenza, chiamami.

Voleva dire qualcosa, si era ripresa dopo il primo spavento iniziale:

– Ma perché?

– Chi giudica senza conoscere, non mi merita! Un abbraccio ad Antonio.

A passi veloci, uscii dalla porta del Rifugio, poco lontano c’erano tutte e due e stavano parlando, mi videro, si fermarono a guardarmi, girai sulla strada e mi avviai a valle.

Avevo la testa in fiamme, il dolore dietro la testa non mi dava ancora tregua, arrivai alla casa di Abramo, avevo ancora le chiavi, stavo per prendere la macchina quando usci Greta:

– Andate via?

Cercai di essere tranquilla:

– Si.

– Ma con la macchina del signorino.

– Si, anzi quando lo vedete, ditegli che l’auto la parcheggio al Parco. Grazie.

Entrai e partii a tutta velocità, quando entrai nell’autostrada, mi fermai ad un autogrill, nel bagno mi applicai il microfono e l’auricolare e ritornai all’auto.

Arrivata in città, dopo aver ripulito il volante, il cambio e la chiave di accensione dalle impronte, inforcai dei guanti e portai le chiavi alla signora della gelateria.

Secondo passo, dal supermercato che si trovava sotto casa, presi quattro grandi scatoloni vuoti, chiamai una ditta di trasporti e diedi appuntamento dopo un’ora per recuperarli.

Adesso a casa, dovevo fare in fretta, feci le valigie, riempii gli scatoloni e inviai una email al proprietario per disdettare l’appartamento.

Tolsi la sim dal cellulare e la cambiai con un’altra che già avevo (era il numero che avevo lasciato a Sofia), la vecchia sim fini nell’indifferenziata. La ditta fu precisa, salirono e presero in carica gli scatoloni, furono gentili, presero anche l’immondizia e la portarono via.

Diedi uno sguardo, l’ultimo prima di lasciare casa, poi tornai indietro, sempre tramite computer disdettai tutti i contratti di luce,  gas e acqua.

Terzo passo, chiamai un taxi e mi feci portare in un albergo vicino al negozio, qui presi una camera, feci portare le valigie sopra e poi solo con il mio computer, mi recai al negozio.

Come mi sentivo?

Ero rabbiosa!

Un piano costato mesi di fatica, avevo studiato tutto nei minimi particolari, avevo cambiato identità, si, è vero, stava prendendo un’altra piega ma ne ero contenta, sarei comunque arrivata all’obbiettivo, ma tutti gli appostamenti e pedinamenti, notturni e diurni, tutto mandato all’aria!

Entrai, c’erano delle persone, non salutai nessuno e mi avviai verso i bagni, il secondo a destra, chiusi la porta, quinta mattonella in alto a destra, si aprì, c’era una tastiera, digitai un codice, si aprì uno sportellino per l’impronta digitale e si aprì una porta, per poi rinchiudersi immediatamente dietro di me.

Era un ascensore, pigiai il tasto -1 e scese velocemente.

– Chi è stato?

La mia voce rimbombava nel salone, c’erano cinque persone che stavano lavorando al computer, in fondo c’era un maxi schermo con una cartina geografica dove mi trovavo solo poche ore prima.

Nessuno rispondeva.

– Come è potuto accadere, ditemelo!

Stavolta avevo urlato, immediatamente venne Mia:

– Calmati, stiamo cercando di capire.

La guardai con occhi di fuoco:

– Ma cosa? Capire? La mia copertura è saltata, lo capisci!

Venne Elga:

– Vieni che ti raccontiamo.

Ero fuori di me, venne Dario a portarmi un bicchiere d’acqua, lo ringraziai:

– Stiamo facendo il possibile per recuperare.

Stavolta fui ancor più dura:

– No, tu e gli altri non dovete recuperare nulla, voglio, hai capito, voglio sapere chi è stato?

Abbassò la testa e fece marcia indietro.

Gli altri stavano continuando a lavorare.

Andammo nel mio ufficio, nessuna di loro osava parlare, lo feci io:

– Capite, ci abbiamo messo un anno, per organizzare tutto, c’era il Pentagono che rompeva le scatole quasi ogni giorno, per sapere a che punto eravamo, per evitare che qualcuno avesse potuto intercettare abbiamo creato una finta agenzia, una finta identità, la mia, eravamo riusciti a creare un contatto, abbiamo fatto finta pure nei dialoghi tra noi, sei mesi impossibilitata ad essere me stessa, e poi? Tutto, tutto è saltato! Esigo, sapere cosa è successo!

– Hai ragione!…”…

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.–.-.-.-.-.-.-.-

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Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
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22 Gennaio 2023 – Iole.

Iole.

…da pag.11

…”…

Era incuriosito

– Chi abitava prima nel monolocale?

Forse si aspettava qualche altra richiesta, non lo so, ma era meravigliato

– Un giovane della sua stessa età, era un rappresentante inglese, si chiamava Tom ……..

Ecco!

– Posso chiedervi perché!

Dove trovare una scusa plausibile e in fretta anche

– Quindi non era una donna?

Fu l’unica cosa che mi venne in mente, il reggiseno

Sorrise

– No, anche se, spesso veniva una donna a trovarlo.

Bingo!

Evitai di avere un’espressione di gioia, cercando di mascherare quello che provavo e lui continuò

– Una bellissima ragazza, molto gentile con me, ogni volta che veniva qui mi portava…

Entrai in apnea

-…dei formaggi della sua città…

Con noncuranza

– Era molto gentile! Erano particolari?

Abboccò

– Le Brassus nel Canton Vaud.

Stupito

– Cosa?

Stavolta rise di gusto

– Viene prodotto in Svizzera a Le Brassus è un villaggio nella Vallée de Joux , nel Canton Vaud , in Svizzera, ed è molto particolare.

Incalzai

– L’ha vista di recente?

Si fece pensieroso

– Ora che mi ci fa pensare, non la vedo da parecchio, ma…

Me l’aspettavo

– …ma come mai siete così interessato?

Sorrisi guardandolo negli occhi

– E che ieri nel fare le pulizie nell’appartamento, ho trovato un reggiseno…

Si rilassò

-…quindi ho pensato ad una donna che aveva abitato in quell’appartamento.

– Ecco perché!

Disse con soddisfazione e io continuai

– Nel pomeriggio l’ho portato in lavanderia con la mia roba, era piena di capelli….

– Biondi!

Accennai un si

– Se dovesse venire, potrebbe avvertirmi così potrò restituirlo?

Era contento della mia disponibilità

– Certamente!

– Bene io vado, grazie

– No grazie a lei!

E mi riavviai verso l’ascensore

– Aspetti!

Era lui che veniva verso di me con in mano una busta

– Ditemi!

Era felice

– Ho pensato che forse non essendoci più quel signore, potrebbe spedirlo se vuole e mi sono ricordato che avevo da una settimana una busta indirizzata al Signor Tom, dietro c’è l’indirizzo del mittente, so che è la sua certamente, perché ho riconosciuto il suo profumo quando è arrivata.

E me la diede, tremavo, era una fortuna inaspettata, guardai dietro

C/o Iole ………..

Fermo Posta Centrale

Le Brassus  – Svizzera

Presi il cellulare

– E’ un’ottima idea, grazie.

E lo fotografai, ero stracontento!…