23 Gennaio 2023 – La finzione diventa realtà

23 Gennaio 2023 – La finzione diventa realtà

La finzione diventa realtà

…da pag.67

…”…

– Ecco così mi fa piacere vedervi.

Quella voce, la sua voce!

Mi girai di scatto, ma rimasi li, inebetita a guardarlo.

Era diverso, aveva qualcosa che non mi piaceva, la sua faccia. Lentamente si avvicinò, era torvo in viso, faceva paura:

– Allora dimmi come ti devo chiamare?

————————-

Tutto doveva andare così, continuare senza cambiare!

Ma non era destino e la verità venne a galla.

 

Seconda parte – La realtà!

(La scoperta – Sara – copertura saltata)

 

Sofia fece un passo avanti:

– Ma che ti sta capitando?

– Scusami sorellina, è una cosa tra me e lei.

Arrabbiata, girò le spalle e di corsa se ne andò.

La vidi allontanarsi, poi, mi avvicinai più possibile a lui:

– Tuo padre non ha avuto l’infarto.

– No

– Chi ti ha avvertito?

– Ha importanza, sei tu quella che deve spiegare, non io.

Era diventato ancora più duro con la voce.

Non muovevo un passo, dovevo stare attenta, la mano destra era nella tasca del pantalone, avrebbe potuto avere tutto in quella mano, un coltello piegato, una pistola.

– Allora che cosa mi vuoi fare? Dillo!

Era meravigliato, non aspettava questa mia reazione, chissà che cosa gli stava passando per  la testa adesso:

– Devi andar via, adesso!

Ne ero certa, senza degnarlo di uno sguardo, mi avviai al rifugio, incontrai Antonio sulla strada:

– Sara, che cosa succede?

No lo risposi, andai nella stanzetta, presi lo zaino, passai per la cucina, c’era Sofia che stava piangendo seduta su una sedia, mi avvicinai, non mi aveva vista:

– Cara amica, vado via, non potevo andarmene senza salutarti, ti faccio gli auguri per il bambino, tieni questo è il mio numero di cellulare, per qualsiasi emergenza, chiamami.

Voleva dire qualcosa, si era ripresa dopo il primo spavento iniziale:

– Ma perché?

– Chi giudica senza conoscere, non mi merita! Un abbraccio ad Antonio.

A passi veloci, uscii dalla porta del Rifugio, poco lontano c’erano tutte e due e stavano parlando, mi videro, si fermarono a guardarmi, girai sulla strada e mi avviai a valle.

Avevo la testa in fiamme, il dolore dietro la testa non mi dava ancora tregua, arrivai alla casa di Abramo, avevo ancora le chiavi, stavo per prendere la macchina quando usci Greta:

– Andate via?

Cercai di essere tranquilla:

– Si.

– Ma con la macchina del signorino.

– Si, anzi quando lo vedete, ditegli che l’auto la parcheggio al Parco. Grazie.

Entrai e partii a tutta velocità, quando entrai nell’autostrada, mi fermai ad un autogrill, nel bagno mi applicai il microfono e l’auricolare e ritornai all’auto.

Arrivata in città, dopo aver ripulito il volante, il cambio e la chiave di accensione dalle impronte, inforcai dei guanti e portai le chiavi alla signora della gelateria.

Secondo passo, dal supermercato che si trovava sotto casa, presi quattro grandi scatoloni vuoti, chiamai una ditta di trasporti e diedi appuntamento dopo un’ora per recuperarli.

Adesso a casa, dovevo fare in fretta, feci le valigie, riempii gli scatoloni e inviai una email al proprietario per disdettare l’appartamento.

Tolsi la sim dal cellulare e la cambiai con un’altra che già avevo (era il numero che avevo lasciato a Sofia), la vecchia sim fini nell’indifferenziata. La ditta fu precisa, salirono e presero in carica gli scatoloni, furono gentili, presero anche l’immondizia e la portarono via.

Diedi uno sguardo, l’ultimo prima di lasciare casa, poi tornai indietro, sempre tramite computer disdettai tutti i contratti di luce,  gas e acqua.

Terzo passo, chiamai un taxi e mi feci portare in un albergo vicino al negozio, qui presi una camera, feci portare le valigie sopra e poi solo con il mio computer, mi recai al negozio.

Come mi sentivo?

Ero rabbiosa!

Un piano costato mesi di fatica, avevo studiato tutto nei minimi particolari, avevo cambiato identità, si, è vero, stava prendendo un’altra piega ma ne ero contenta, sarei comunque arrivata all’obbiettivo, ma tutti gli appostamenti e pedinamenti, notturni e diurni, tutto mandato all’aria!

Entrai, c’erano delle persone, non salutai nessuno e mi avviai verso i bagni, il secondo a destra, chiusi la porta, quinta mattonella in alto a destra, si aprì, c’era una tastiera, digitai un codice, si aprì uno sportellino per l’impronta digitale e si aprì una porta, per poi rinchiudersi immediatamente dietro di me.

Era un ascensore, pigiai il tasto -1 e scese velocemente.

– Chi è stato?

La mia voce rimbombava nel salone, c’erano cinque persone che stavano lavorando al computer, in fondo c’era un maxi schermo con una cartina geografica dove mi trovavo solo poche ore prima.

Nessuno rispondeva.

– Come è potuto accadere, ditemelo!

Stavolta avevo urlato, immediatamente venne Mia:

– Calmati, stiamo cercando di capire.

La guardai con occhi di fuoco:

– Ma cosa? Capire? La mia copertura è saltata, lo capisci!

Venne Elga:

– Vieni che ti raccontiamo.

Ero fuori di me, venne Dario a portarmi un bicchiere d’acqua, lo ringraziai:

– Stiamo facendo il possibile per recuperare.

Stavolta fui ancor più dura:

– No, tu e gli altri non dovete recuperare nulla, voglio, hai capito, voglio sapere chi è stato?

Abbassò la testa e fece marcia indietro.

Gli altri stavano continuando a lavorare.

Andammo nel mio ufficio, nessuna di loro osava parlare, lo feci io:

– Capite, ci abbiamo messo un anno, per organizzare tutto, c’era il Pentagono che rompeva le scatole quasi ogni giorno, per sapere a che punto eravamo, per evitare che qualcuno avesse potuto intercettare abbiamo creato una finta agenzia, una finta identità, la mia, eravamo riusciti a creare un contatto, abbiamo fatto finta pure nei dialoghi tra noi, sei mesi impossibilitata ad essere me stessa, e poi? Tutto, tutto è saltato! Esigo, sapere cosa è successo!

– Hai ragione!…”…

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