Aristide e la sedia che cammina!

Aristide e la sedia che cammina!

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Descrizione

Oggi doppio festeggiamento, il mio ventinovesimo compleanno e l’abilitazione ad esercitare come commercialista.
Iniziavo l’anno alla grande
– Allora hai preso tutto?
Mio padre, sempre premuroso
– Si papà!
Eravamo appena scesi dalla sede dell’Ordine dei Commercialisti
– Sei sempre della stessa idea?
Lo guardai, era stranamente preoccupato
– Si, era una promessa che ho fatto a me stesso e a nonno, non vedo l’ora di iniziare.
Fece un mezzo sorriso, lo sapevo che non era del tutto contento che io mi trasferissi a Palermo, già, la nostra famiglia era originaria di quella bellissima città nonché la capitale della Sicilia…
…ma.
Lo vedevo pensieroso, poi
– Ari…
Ero in procinto di entrare nell’auto, rimasi colpito, mio padre poche volte mi chiamava con il mio diminutivo e ogni volta c’era un problema
– Dimmi?
– Dovresti farmi un piacere, andiamo al solito caffè ci aspettano gli amici per salutarti e poi c’è una persona che ti vuole parlare.
Stupito, ma non meravigliato, ci avviammo, li conoscevo tutti gli amici di mio padre, mi avevano visto crescere dai quindici anni in poi, da quando ci eravamo trasferiti dopo la morte di mia madre colpita da un grave tumore che la portò a fine esistenza ad appena cinquant’anni, mi intristiva ricordarlo ma in quel momento non era il caso di rendere triste anche mio padre, c’erano professori universitari, due generali, uno dell’esercito e uno della Guardia di Finanza e medici
– Certamente!
Dissi sorridendo e solo allora vidi finalmente mio padre rilassarsi.
Quando arrivammo al bar-ristorante dove c’erano gli amici, fu festa grande, avevano messo dei festoni alle pareti e tutti mi fecero una gran festa…
…tutti tranne uno..
…lo vidi era zio Tore, stava in angolo in fondo al locale, si, mi aveva abbracciato quando ero entrato, era quello che si definisce un padrino, ma non in quella eccezione negativa, mi aveva cresimato e al collo tenevo sempre la sua collana con l’immagine di Santa Rosalia in un ovale di corallo sottilissimo
– Ari?
– Dimmi papà?
– C’è zio Tore che ti vuole parlare!
Mi avvicinai a zio Tore e mi accolse con un sorriso, mi aspettava, con il capo fece un cenno ad una persona che non avevo visto e dopo pochi minuti arrivò con una valigetta ventiquattro ore di pelle
– Vieni Ari, siediti vicino a me.
Già, era lui l’unico dopo mio padre che mi chiamava così, mi piaceva, era sempre stato per me presente, non mancava settimana che non ci venisse a trovare a casa e qualche volta pranzava con noi, si teneva al corrente dei miei studi e quando mi diplomai mi regalò un corso da pilota di elicotteri, era un sogno che avevo da tempo e dopo tre anni presi il brevetto tra la gioia di papà e sua, avevamo una governante, un poco su con gli anni, ma era stata per me come una nonna, mi chiamava “il suo ipotino acquisito”, già, perché lei aveva quattro figli sposti e tutti sparsi per il mondo e otto nipoti, quattro maschi e quattro femminucce, erano piccoli e lei ogni mese passava un fine settimana con un figlio, mio padre acquistava i biglietti e glieli regalava, lei non voleva, ma lui era contento così.
Lo guardai, dopo aver sorriso a quarantadue denti, quando arrivò la valigetta, divenne serio
– Non sai come sono contento per te, la tua laurea, la tua abilitazione sono stati dei traguardi che non vedevi l’ora di guadagnare…
Si fermò, una pausa piuttosto lunga guardandomi negli occhi
– … ma adesso, abbiamo bisogno di te!
Mi allarmai, non l’avevo mai visto così…
…e venni a sapere che:
-…dovresti farci una cortesia…
– Quale?
-…è il momenti di metterti al corrente che noi siamo proprietari di diverse cliniche in Italia…
Sgranai gli occhi, era una cosa che non sapevo, si, mio padre era da poco in pensione come medico di base e mai mi aveva accennato che zio Tore aveva delle Cliniche
– Noi?
Dissi sottovoce, anche perché la saliva era scomparsa dalla mia bocca
-…si noi, anche tuo padre e dei nostri!
Mi girai meravigliato e incrociai gli occhi di mio padre che lentamente fece si con la testa, evidentemente sapeva quello che lui mi stava raccontando
– Nostri? Mio padre? Ma perché non me l’ha mai detto?
Sorrise
– Fa parte di una regola che ci siamo dati!
Disse
– Regola? Quale regola? E poi chi sono gli altri?
Con la mano indicò un tavolo dove si trovavano alcuni amici che conoscevo molto bene
– Abbiamo iniziato da una ventina di anni e abbiamo investito i nostri soldi nell’aprire quelle strutture, reinvestendo gli utili abbiamo creato lavoro e allo stato abbiamo circa seicento dipendenti tra medici e personale sanitario, la regola che ci siamo dati e che solo noi dovevamo esserne a conoscenza ed è la nostra eredità per le nostre famiglie, noi solo i dodici come gli apostoli…
Lo fermai
– …come mai allora me lo stai dicendo?
Non rispose, ma
-…abbiamo fiducia in te!..
Stupito
– Ma?
-…ne abbiamo parlato in consiglio e avendo saputo che eri in partenza per Palermo, tutti hanno votato per darti un incarico come nostro commercialista aggiunto e socio di minoranza…
Stralunai gli occhi
– Socio di minoranza?
Sorrise
-… la nostra Società la Nettuno spa è quotata anche in borsa e ognuno di noi ha delle quote, per questo tuo incarico sotto copertura, ognuno è disposto se tu accetti l’incarico di donarti il dodici per cento delle quote globali…
Divenni molto attento
-…per far si che entri di diritto nel nostro Consiglio d’Amministrazione…
Annaspavo, lo fermai
– Perché zio Tore? Perché a me e non ad altri? Sono frastornato!
Mi prese una mano
– Abbiamo un grosso problema a Palermo!
E così venni a sapere che la Nettuno spa aveva allo stato attuale otto strutture e in procinto di aprire un’altra clinica a Ragusa, ma, quindici giorni prima avevano ricevuto una raccomandata dall’Agenzia delle Entrate dove veniva comunicato che in una struttura, quella di Palermo, dai riscontri effettuati e dalle tasse pagate, c’erano delle contraddizioni e quindi era partita una indagine patrimoniale su tutte le strutture comminando per il momento una multa di tre milioni di euro per i resoconti e il bilancio della Clinica di Palermo.
– Ma è pazzesco!
Esclamai
– Già, ma al momento abbiamo chiesto la rateizzazione in dodici mesi, perché siamo certi dei nostri Amministratori delle Cliniche…
Si fermò
-…tranne di quella di Palermo!
Mi venne spontaneo, mi stavo appassionando al racconto
– Perché?
Non mi ero reso conto che mio padre si era avvicinato
– Vedi Ari, un anno fa, uno dei nostro soci ha ceduto le sue quote della Società a sua figlia e ha preteso che lei divenisse la Direttrice della Clinica, fino ad oggi noi non abbiamo avuto problemi con lei, ma ora con questa multa relativa alla sua struttura abbiamo un problema e quindi abbiamo bisogno di infiltrare qualcuno come revisore dei conti a Palermo e zio Tore, con l’appoggio degli altri soci ha proposto la tua candidatura e ognuno di noi cederebbe un per cento delle proprie quote per te se accetti…
I conti non mi tornavano, ma zio Tore
– La struttura di Palermo non sa nulla di questo e poi sono io che ho ceduto il due per cento delle mie quote come regalo per la tua specializzazione che comunque saranno tue anche se non dovessi accettare questo incarico.
Ero emozionato e dopo questa dichiarazione e la presenza di mio padre contento, non potevo fare altro che approfondire e dopo avergli stretto la mano
– Grazie! In cosa consiste questo incarico?…

…segue…

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
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