San Valentino: Ansia di prestazione.

San Valentino: Ansia di prestazione.

Ricordi di “Gocce di vita vissuta”, la dura verità!

Mini-racconto.

Primo step.

Nella vita c’è sempre una prima volta, in queste ore di “vacanza” dei giornali cartacei, la maggior parte delle trasmissioni radiofoniche e televisive stanno dissertando sulla “prima volta” nel 2017 di una persona “regale” non di sangue blu, che è stata invitata alla corte di un paese monarchico, al cospetto della Regina!
Analizzano tutte le più piccole sfaccettature della sua presenza a tavola e della sua presenza in Cattedrale per la funzione religiosa del Natale, non c’è stato un centimetro della sua persona che non sia stato posto sotto la lente di ingrandimento , ad esclusione (… si spera …) dell’intimo!
Di certo non è stata la sola a dover affrontare un’esperienza simile, chissà in quante famiglie , per la prima volta, si viene invitati a Natale per conoscere la famiglia del fidanzato o della fidanzata; l’ansia non sarà così grande come quella che si prova nell’essere presentati ad una famiglia blasonata, ma di certo è un’emozione che fa battere il cuore all’impazzata!
E visto che nelle “famiglie normali” tutti parlano al femminile, come se lo scoglio maggiore sia far conoscere la fidanzata alla tanta vituperata “suocera”, desidero spezzare una lancia a favore di tutti i fidanzati (esclusi i cinici e i menefreghisti) che per la prima volta conoscono la famiglia della propria amata ed entrano nel panico dell’”ansia da prestazione”!
Lui proveniente da famiglia medio borghese di modeste condizioni CONTRO la famiglia alto borghese di lei; dopo l’esaltazione per essere stato invitato al “tribunale” familiare, si passa all’esame della situazione ricorrendo ai sapienti consigli della fidanzata. I capi d’abbigliamento scelti dal ragazzo non sono graditi a lei, non bisogna essere né troppo casual né troppo “ingessati” quindi.. il guardaroba è tutto da rifare ad iniziare dai calzini!
Sistemata la “ vestizione” si passa a curare gli altri particolari…

Secondo step.

 

“Mi raccomando”, queste due parole sono l’intercalare più frequente prima del “day after”. Primo step: fiori per la mamma; secondo step: scelta della cravatta (deve essere sobria ,invisibile); terzo step:non tenermi per mano che si ingelosisce mio padre; quarto step: quando arriviamo di certo andremo nel salone sul divano tieni le gambe unite e le mani sulle ginocchia, sii eretto nella postura; quinto step: complimentati per il vestito di mia madre e rispondi alle domande di mio padre guardandolo negli occhi, non sfregare le mani mentre parli e “mi raccomando” a tavola, non iniziare mai a mangiare per primo, aspetta che tutti si siano seduti e non ti abbassare verso il piatto, non parlare di politica o di sport, rispondi solo se sei “interrogato” e conta fino a dieci prima di parlare, “mi raccomando”!
Arriva il giorno fatidico, quello della ”esecuzione capitale”!
Il fidanzato è vestito di tutto punto, il nodo della cravatta stringe il collo all’altezza del pomo di Adamo, sale solo su e sembra non scendere (frutto dell’emozione), prima di entrare in macchina toglie la giacca per non sgualcirla; passa dal fioraio, senza giacca, nel riporre i fiori sul sedile posteriore dell’auto, un’ antera macchia la camicia all’altezza del torace, panico … nel tentativo di neutralizzarne la presenza la macchia si allarga , pazienza, la giacca non verrà aperta, mai!
Davanti al campanello ,dopo vari tentennamenti e dopo aver asciugato il sudore della fronte ( strano siamo a dicembre, ma che caldo che fa!!!), con i fiori nella mano destra come la torcia olimpica, si decide a bussare!
Apre un signore con l’aria truce che contrasta con la cravatta rossa, con l’immagine di un Babbo Natale, alla vista mi verrebbe spontanea una risata, ma si gela vedendo la signora alle sue spalle, in abito lungo argentato con una collana a palline rosse e argento. Si intravede in fondo (lontanissima…) l’amata che corre in soccorso, più veloce del 118, bianca come un capo appena lavato e attentissima a restare a debita distanza dalla mano che la cerca per avere un conforto.
I fiori passano goffamente dalla mano destra alla sinistra per salutare il padre, il quale con una stretta micidiale, della serie “ti spezzo in due se voglio”, sibila “benvenuto”; la “torcia fiorata” passa dalla mano sinistra alla destra per essere porta all’ “albero di Natale” (…ops la mamma), ma in tutto questo vari petali strapazzati invadono l’ingresso.
Si passa nel salone, nel sederci veniamo “risucchiati” nella parte posteriore del divano, le gambe vanno all’aria, le mani cercano qualcosa a cui aggrapparsi, per errore viene “arpionata” la cintura del vestito della fidanzata prontamente sganciata, in questa posizione precaria si cerca di rispondere alle domande di “rito” : Cosa fai? Di cosa ti occupi? E la tua famiglia?. L’incubo cresce, il bottone della giacca ha tenuto, ma la cravatta è andata e con essa il bottone della camicia.
L’amata da bianca è diventata rossa, paonazza, cerca di togliermi dall’imbarazzo, rispondendo come un “ventriloquo” alle domande del padre , sempre più rosso e prossimo all’infarto ( Gli sarà piaciuto lui?)…

 

Terzo step – Fine –

 

Si passa alla sala da pranzo e il primo pensiero è “Mai viste tante posate alla postazione”;il secondo pensiero è una nota positiva, un candelabro al centro della tavola nasconde l’imbarazzo e, in parte, la vista del “truce” genitore. Dopo aver “espletato” il rito dei complimenti per il “vestito” (…omettendo “natalizio”…) alla padrona di casa, lei scompare per poi ” riemergere” dalla cucina con una zuppiera in mano, seguita in processione dalla figlia con un vassoio con degli utensili per versare la minestra nei piatti.
Da “onnivoro” se c’è una cosa che lui non gradisce, il primo posto è occupato dal brodo di pollo, esattamente il contenuto della zuppiera con dei tortelli ricotta e spinaci che, la padrona di casa spiega, rappresenta una tradizione familiare per aprire il pranzo di Natale.
In qualità di ospite la porzione è abbondante, ma solo quell’odore paralizzano le mani e non solo; essendo cosciente che tutti hanno iniziato a mangiare, la “paralisi” momentanea sta per diventare definitiva, ma complice una gomitata per nulla femminile dell’amata, viene risvegliata la mobilità prensile, e con un sacrificio immane, deglutito il contenuto del piatto otturando i cinque sensi .
Morale della favola! L’avventura è stata intensa, ma breve!
Al termine della “minestra” e delle altre “squisite pietanze” il bottone recalcitrante della giacca è saltato mettendo in mostra non solo la macchia violacea dei fiori e, dopo una corsa alla toilette degna di un centometrista per “ espellere” tutto ,anche le tonsille, destinandole alle fogne pubbliche, con una forte cefalea, dopo mille scuse tra il sogghigno dell’augusto genitore, imbocca la strada della “liberazione”!
Mai presentazione/addio fu più veloce!
L’”ansia da prestazione” come si vede non è solo appannaggio “dell’”altra metà del Cielo”, ma anche di quelli che dicono di appartenere al sesso forte!
FINE

Gennaro Caparco

 

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