Alle volte bisogna farsi del male, per stare bene.

Alle volte bisogna farsi del male, per stare bene.

E già!

“Alle volte bisogna farsi del male, per stare bene.”

Non esiste gioia senza dolore, sacrificio, dedizione!

Il desiderio di migliorare è insito in ognuno di noi, poi… c’è chi lo mette in pratica e chi invece preferisce cullarsi sulle sue disgrazie, senza fare nulla.

Il protagonista di questo romanzo spontaneo, non è di questa seconda specie, la vita fino ad un certo punto è stata malevola nei suoi confronti, ma ha una certezza, un luogo, simbolo della sua memoria di bambino e:

“L’unica ancora, l’unica cosa che mi è rimasta e quello “il borgo del rumore del silenzio”, come lo chiamo io, l’ho amato fin dalla fanciullezza, poi lo stop, la morte di colui che me l’aveva fatto amare, senza parlare, mio nonno.

Avevo sedici anni!

Poi la vita ha fatto il suo corso, la scuola, il diploma, la mini laurea, e tante altre cose mi avevano allontanato, ma ora, disoccupato con un fardello negativo notevole sulle spalle, avevo perso le speranze in qualcosa.

Poi, la possibilità di liquidare gli altri per quella proprietà, mi aveva acceso una luce, piccola, ma pur sempre una luce, nel buio totale dove stavo ricadendo.

Con parte dei miei risparmi, liquidai gli aventi diritto, e mi trasferii.

Molti allora mi hanno dato del pazzo, senza mai dirmelo, lasciavo la città per un villaggio, ma francamente non mi importava nulla.

Che parlassero!

Alle volte bisogna farsi del male, per stare bene.”

Sceglie la strada più dura. l’allontanamento da tutto quello che aveva fino a quel momento, non saprà come andrà a finire, ma ha determinazione, volontà ed è sicuro dell’appoggio della provvidenza

“Cosa avevo?

Quattro stanze, una cucina, una stalla con un piccolo sotterraneo, due bagni e un giardino incolto.

Bello vero?

Mica tanto!

Le stanze erano dislocate distanti, due stanze sopra ad una scala e le altre a livello del cortile, i bagni pure uno sotto la scala e l’altro nella stalla, ed anche il giardino era dislocato distante, chiamai un giardiniere e feci pulire il giardino, poi passai alle stanze, l’incuria e la chiusura di anni avevano lasciato il segno, chiamai due operai che con me in pochi giorni, diedero una “lavata di faccia” alle mura interne e esterne, ridipingendole e imbiancandole.

La stanza migliore divenne la mia stanza da letto e quella attigua il ripostiglio momentaneo, era quella dislocata sulla scala, sotto c’era un bagnetto, ma bisognava scendere anche di notte per andarci, il riscaldamento non c’era e neanche un camino.

Le altre due stanze, quelle a livello del cortile, erano più fruibili, nella prima, c’era un camino, il lavandino, ed era la vecchia cucina dei nonni, e l’altra era una stanza spaziosa, con un balcone che affacciava sul giardino, le campagne e il paese, era la loro stanza da letto, e all’occorrenza venivo ospitato anch’io su un lettino,  quando arrivavo d’estate dopo la scuola.

Mangiavo una volta al giorno, quasi sempre pane con qualcosa, non era molto ma me lo facevo bastava, dovevo risparmiare per poter acquistare quello che mi serviva.”

Mai dire mai!

“Stavolta sentii perfettamente

– C’è nessuno?

Usci dalla stalla, ero buffo con l’ascia in mano, pieno di residui di legno, sudato come non mai

– Chi è?

Dissi dalla stalla, non ricevendo risposta, uscii fuori, scesi due gradini e mi trovai in cortile e li vidi, erano quattro persone, due ragazzi e due ragazze, stavano scattando delle foto, e davanti a me, una ragazza

– Non volevamo disturbare

E vidi lo sguardo rivolto all’ascia

– No, non disturbate, stavo tagliando la legna, un attimo.

Imbarazzato, riposi l’ascia sull’uscio della stalla, mi spolverai sommariamente il pantaloncino e la maglietta e tornai fuori, la ragazza che aveva parlato, aveva un vestitino a fiori a maniche corte, con una generosa scollatura che lasciava intravedere il reggiseno e per un gioco malizioso della luce del sole, si intravedevano le gambe fino all’inguine in trasparenza, si accorse del mio sguardo e chiuse le gambe

– Scusateci, siamo di passaggio!

– No, prego, in cosa posso esserle d’aiuto.”

Una donna, quattro giovani, all’improvviso, entrano nella sua vita, un vecchio ristoratore e sua moglie, un giornalista, un’altra donna che lo odia al punto di cercare di eliminarlo, l’amico d’infanzia ufficiale dei carabinieri, Robertino lo scemo del villaggio che l’aiuta, un lontano ricordo d’infanzia, un serpente e un sentiero, una bimba dolcissima e poi una scoperta, un Ordine oramai scomparso, la gratitudine…e tanto, tanto altro ancora.

Il luogo de “Il rumore del silenzio” esiste, la storia è inventata, ma sono certo che vi piacerà.

Buona lettura.

Info sull'autore

admin administrator

Commenta