9 Marzo 2020 – Settima puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

9 Marzo 2020 – Settima puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

9 Marzo 2020…

Settima puntata: “Una seconda opportunità”.

…un mio nuovo “romanzo spontaneo sgrammaticato” in diretta web ogni settimana, cinque pagine da condividere con voi!!

Prossima puntata il 16 marzo 2020.

Araldo Gennaro Caparco

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…- Ti ringrazio per avermi aiutata, mi dai il tuo numero di cellulare, vorrei restituirti…
La fermai.
No, non era il caso, dovevo io ringraziarla
– E’ stato un piacere incontrarti, no, non mi devi nulla…
– Grazie, ma se me lo dai lo stesso, potremmo prenderci un caffè insieme, se poi non vuoi…
Presi il biglietto dell’autobus e le scrissi il numero
– Con piacere!
Le nostre mani si incrociarono e lei colse l’occasione per scrivere il suo numero di cellulare sul palmo della mia mano, mi dispiaceva lasciarla, ma alle volte non servono solo le parole per esprimere quello che abbiamo dentro, ci fissavamo negli occhi senza parlare, arrivò un taxi, prima che aprisse la portiera
– Vogliamo prendere qualcosa di caldo insieme adesso?
Lo dissi istintivamente, ma mi resi conto di essermi spinto oltre, mi guardò con una espressione mista di sorpresa e tristezza insieme
– Devo andare, ma sono certa che prima o poi ci incontreremo!
Mi strinse il braccio sorridendo ed entrò nel taxi.
La guardai andar via, ma cosa mi aspettavo?
Nulla, è vero!
Ma vederla scomparire… mi procurò un certo disagio, mi guardai intorno, continuare a pensarla, era inutile, sono quegli incontri che non ti aspetti e ti cambiano qualcosa, accadono e basta!
Mi avviai verso un’insegna rossa, la vedevo lontano immersa nella nebbia mattutina, sentivo solo l’aria di mare, ero in un posto sconosciuto e da solo!
Dopo una settimana dal mio arrivo a Marsiglia, fui tentato di telefonare a quella ragazza, Nina, poi dicevo, non era il caso, lei non si era fatta viva, evidentemente aveva bel altro da fare ed io, ero stordito, insoddisfatto e intontito, non sapevo quello che volevo fare, rimanere, partire… ritornare a Parma? No, non ci pensavo proprio!
Troppi ricordi e Parma ne faceva l’ultimo posto dove avrei voluto essere.
Marsiglia era molto bella e accogliente, per giorni passeggiai senza un perché per le sue strade, alla fine mi decisi, mi piaceva, entrai in un’agenzia immobiliare e dopo due giorni presi possesso in locazione di un monolocale nei pressi del porto, l’esperienza del food truck era terminata, ma mi aveva insegnato molto, tornare a lavorare presso un ristorante mi allettava, c’erano molti locali ed erano ben frequentati, ma non era quello che volevo, poi avevo una cosa in sospeso, cedetti e una mattina digitai il suo numero di cellulare, rispose immediatamente
– Ne hai messo del tempo per chiamarmi!
Esclamò, non so perché sorrisi, era tipico del suo carattere
– Ma a quanto pare nemmeno tu avevi tanta voglia di sentirmi.
L’avevo sorpresa, non rispose
– Ci sei?
– Ci sono, dove sei?
– A Parma!
Immediatamente
– Te ne sei andato subito a quanto pare.
Mi divertiva, avvertii la delusione, cambiai discorso
– Allora com’è è stato il rientro?
– Turbolento!
– Racconta…
Pausa
– Perché dovrei?
– Perché te l’ho chiesto, mi interessa saperlo.
Con soddisfazione
– Peccato!
– Cosa?
– Peccato che sei andato via, mi avrebbe fatto piacere raccontartelo di persona.
Era il momento
– Sei certa?
– Certissima!
– Bene, allora sei libera stasera?
Pausa
– Nina, allora?
– Perché?
– Volevo invitarti a cena.
– A Parma, ma tu sei matto!
Mi scappò una risata, non riuscivo a mantenere il cellulare
– Sei libera allora?
– No, forse a pranzo, ma non credo proprio di arrivare puntuale a Parma per le 13.00.
Disse ridendo
– Alle 13.00, ti aspetto alla Brasserie Le Soleil a Marsiglia, che ne pensi?
Colpita e affondata, così almeno pensavo, invece
– Sei un bas….
La bloccai, stava ridendo a crepapelle
– E’ un si?
– Vedremo!
E chiuse la telefonata!
Per tutta la durata del pranzo, ci scrutammo a vicenda, era molto conosciuta in quel locale ed è forse per questo che non le andava di parlare, mi piaceva come era vestita, arrivò con circa trenta minuti di ritardo
– Scusami, ma non sono riuscita a liberarmi prima.
Era molto casual, senza ombra di trucco e un’enorme treccia costringeva i suoi capelli, sorrideva sorniona
– Qualcosa mi dice che non eri convinta ad accettare il mio invito, sbaglio?
Girò il viso dall’altro lato, lasciai correre, il locale era bello, aveva in mostra tanti attrezzi di marina, un poco alla rinfusa, ma l’atmosfera era calda, lasciai che lei scegliesse il tavolo, volle mettersi quasi sulla veranda, da lì si poteva ammirare tutto il porto e ordinammo
– Perché hai telefonato?
– Ero curioso!
– Di cosa?
Contrattaccai
– Hai aspettato la mia telefonata!
Immediatamente
– Chi io? Non ti illudere!
Ne ero certo, non era quello che pensava, i suoi occhi dicevano altro
– Io illudermi? E di cosa? Ero curioso di sapere come era andato il ritorno, poi hai aggiunto…
Arrivo il cameriere
– Andrè mi ha detto di farvi assaggiare questo, è un omaggio da parte sua come aperitivo.
Posizionando una sperlonga grande con due aragoste su un letto di insalata al centro del tavolo
– Grazie.
Ero stupito, la guardai
– Andrè è il proprietario di questo ristorante, vedrai che fra uno, due, tre….
Si avvicinò un bel ragazzo sulla trentina, con un sorriso a tutta bocca
– Buongiorno, ciao Nina, mai avrei immaginato stamattina di avere il sole nel mio ristorante.
E lei
– Non sono stata io a scegliere, Rino è un amico italiano e mi ha invitato qui da te…
Solo allora si girò verso di me
– La devo ringraziare, è difficile per lei ammettere che da tempo desiderava venire qui…
Si girò verso di lei, ma ricevette un’ occhiataccia, si bloccò
– …vi auguro una buon pranzo.
Battendo in ritirata, quando si fu allontanato abbastanza
– Sbaglio o ti ha fatto un complimento?
– Per me può aspettare cent’anni!
E attaccò l’aragosta, per il resto notai che era una buona forchetta e non chiesi altro sull’argomento fino al dolce, parlammo d’altro, ma non mollai
– Allora?
Riluttante
– Quel porco ha telefonato a mio padre per avvertirlo che sarebbe venuto, poi non so come ha chiesto di me, in quel momento passavo vicino e lui mi diede il cellulare, voleva un chiarimento, non potevo parlare, avrei voluto gridare tutto quello che tenevo in corpo, ma mi dovetti contenere, non salutai nemmeno e chiusi la telefonata, la sera stessa chiamò sul mio cellulare, disse le solite cose che si dicono in questo caso, disse che stava per separarsi e tante altre cose, prima di riattaccare gli ho detto “Fatti vivo e riceverai una pallottola destinata a te”.
Stavo per strozzarmi, avevo ingoiato un profitterol per intero, provvidenziale fu il bicchiere d’acqua, ero diventato paonazzo, quando ripresi fiato
– E lui?
– E’ sparito!
– Hai fatto bene, certo però che arrivare a…
– Sapeva che l’avrei fatto!
Alzai le mani come per arrendermi e lei scoppiò in una grande risata
– Ecco, sei avvertito!
In quel momento squillò il cellulare, si allontanò dalla tavola e vidi che stava discutendo animatamente, tornò paonazza
– Scusami, devo andare, grazie per il pranzo.
E’ scomparve, lasciandomi senza parole.
Strana la vita, strana quella ragazza, era un mordi e fuggi continuo, cercai di farmene una ragione e nei giorni seguenti inizia a pensare ad un lavoro, si, avevo i soldi dell’assicurazione in banca, avrei potuto proseguire a non far nulla per diverso tempo senza farmene una preoccupazione, ma non era certamente nel mio dna, avevo fatto una scelta, telefonai a Rosa per avvertirla e rimase sorpresa
– Marsiglia, perché?
Sorridendo
– Perché no! Devo cercare una strada, se non ci riesco ritorno da te.
– Ti aspetto!
Si, è vero, avevo detto una bugia, ma era a fin di bene.
E la provvidenza mi diede una mano!
Un giorno mentre stavo facendo la spesa in una pescheria, ammirai il pescato, c’era l’imbarazzo della scelta, pesci di ogni tipo e molluschi giganti, avevo il desiderio di preparare una zuppa mista di cozze e vongole, aggiungendo delle meravigliose fasulare, stavo scegliendo da solo, il proprietario era intento in una conversazione con una persona
– Come sempre del pesce di ottima qualità, complimenti.
– Grazie, peccato che non riesco a raggiungere tante persone, potrei raddoppiare la vendita e spesso a fine giornata, devo congelare una buona parte per venderlo nei giorni successivi.
– E’ proprio un peccato, potrebbero gustare la freschezza del giorno e non accontentarsi di qualcosa di scongelato!
Disse il cliente sconsolato andando via, fu allora che mi venne un’idea, iniziai ad elaborarla attardandomi nei pressi dei banchi di pesce, poteva funzionare, mi dicevo, il locale era ampio, chiusi gli occhi e immaginai la scena, mi piaceva, ma ora dovevo proporla, detto e fatto mi avvicinai al proprietario, guardò il mio cestino pieno
– Che bella scelta, è tutto pesce fresco di giornata, complimenti.
Era il momento
– Grazie, avrei una proposta da farle.
Mi guardò meravigliato e attento
– Prego dica!
Dieci giorni dopo.
Era la sera dell’inaugurazione, ero emozionato, era una prova generale, avevo destinato una cifra per gli arredi e nei cinque giorni precedenti, avevo fatto delle prove sul campo con i dipendenti della pescheria e i loro familiari, avevo previsto cinque postazioni, ad ogni postazione la possibilità di ospitare quattro persone, ognuna era fornita di vaschetta con l’acqua per la pulizia, tagliere, corredo di coltelli e cinque vaschette dove venivano riposti i componenti per creare il condimento, due forni a microonde, grembiuli e copricapo….

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Buona lettura, la prossima puntata il 16 marzo 2020.

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