4 Maggio 2020 – Quindicesima puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

4 Maggio 2020 – Quindicesima puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

4 Maggio 2020…

Quindicesima puntata: “Una seconda opportunità”.

…un mio nuovo “romanzo spontaneo sgrammaticato” in diretta web ogni settimana, cinque pagine da condividere con voi!!

L’ultima puntata verrà pubblicata l’11 Maggio 2020

Araldo Gennaro Caparco
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Presi il tram fuori dalla Mensa, avevo già preparato la cena e dopo poco mi ritrovai in quella strada, c’era un macello, i miei due compagni erano con una spazzolatrice e quindi ci mettemmo subito al lavoro per ripulire, dopo tre ore di duro lavoro eravamo in prossimità del Pro Consolato, non riuscimmo a dire una parola, avevano incendiato i cassonetti dopo aver sparpagliato l’inverosimile per strada, arrivarono dei rimorchi con la gru per portare via i cassonetti e un’altra squadra in nostro aiuto, era sera inoltrata quando un vento molto forte iniziò ad alzarsi, dovevamo fare in fretta onde evitare che il nostro lavoro venisse vanificato e fu proprio allora che una folata di vento mi fece arrivare sul viso una pagina di un quotidiano inglese, con fastidio, avevo in mano un tubo per l’aspirazione della carta, tentai di toglierla, ma mi bloccai immediatamente…
…incredulo e di corsa mi spostai sotto ad un lampione, illuminava a giorno l’ingresso di un palazzo, in basso a sinistra, c’era un riquadro con una fotografia, era il matrimonio tra due persone a Whatauon in India, il titolo
“Personale di Adam Smth”
Non riuscivo a crederci quella foto li ritraeva chiaramente…
…e…erano i suoi occhi, le sue labbra……nonostante il velo nuziale, il viso smagrito, le ornature matrimoniali tipiche indiane, la riconobbi, era lei, Sima!
Per un attimo il mio cuore smise di battere, continuai a leggere
“Mister e Mrs, Smith”
Il cuore riprese a battere velocemente, le mani tremavano e non riuscivo a leggere il trafiletto, lentamente mi afflosciai alla base del lampione, accorse uno dei miei compagni
– Ti senti bene?
Lo guardai riconoscente, feci un mezzo sorriso e un gesto della mano per tranquillizzarlo
– Solo stanchezza!
Sorrise e si allontanò, stringevo quel foglio di giornale, avevo paura che il vento me lo portasse via, mi imposi la calma e lessi il trafiletto
“Questo fine settimana, presso il Pro Consolato Inglese, avremo l’onore e il piacere di ospitare la personale del pluri premiato fotografo americano Adam Smith che per l’occasione sarà accompagnato dalla moglie Sima Hindira in viaggio di nozze in Italia dall’India, arriveranno il giorno precedente alla Mostra provenienti dalla Corsica, con il loro super cabinato personale al porto di La Spezia, per poi proseguire la mattina successiva per Parma.
L’naugurazione al Pro Consolato alle ore 18.00 della personale con l’Alto Patrocinio della Regina di Inghilterra, sarà presente il Console Generale britannico e il Ministro degli Esteri italiano.
Ingresso solo per inviti da richiedere al Consolato Inglese a Roma”
Avevo ventiquattro ore per organizzarmi, mi sentivo eccitato, ci sarei riuscito, ancora non sapevo come, ma ci sarei riuscito, continuai il lavoro con un solo pensiero fisso, come fare?
Quando terminai, mi avviai verso la trattoria di Rosa, volevo raccontare tutto e solo da loro avrei potuto avere una mano, mentre ero sul tram iniziai ad avere un senso di prurito crescendo, iniziai a grattarmi e alla fine per quando raggiunsi la trattoria…
– Ma che ti è successo?
Era Rosa preoccupata
– Non lo so, ma non riesco a trattenermi, devo grattarmi, forse è stata la polvere che ho preso nel pomeriggio.
Mi girò verso uno specchio in sala. Ero rosso come un pomodoro e tante bollicine
– Oddio!
– Vai di sopra a farti una doccia, poi mi dirai perché sei venuto a quest’ora.
Guardai l’orologio, era passata da poco la mezzanotte, non me ne ero reso conto, salii nella mia vecchia camera sopra il ristorante e dopo una doccia prolungata, il prurito non era finito, continuava e il mio corpo era invaso da mille piccole striature, colpa delle unghie e del grattarmi una continuazione, bussarono alla porta
– Avanti!
Era Nino, rimase a bocca aperta, ero sul letto e battevo i denti
– Diavolo…
Scese immediatamente urlando
– Rosa dov’è il cortisone?
Ecco quello che accade quella notte, l’orologio a pendolo suonò le due e finalmente il prurito era diminuito, ed eccoli seduti davanti a me, preoccupati
– Allora come ti senti?
– Meglio Rosa, grazie!
Rivolta a Nino
– Dobbiamo chiamare il dottore.
– Si, domani appena è possibile lo farò.
Ero commosso
– Ma non vi dovete preoccupare, vedrete domani sarò in perfetta forma.
Cercai di tranquillizzarli, ma ero poco convincente
– Allora, perché sei venuto così all’improvviso?
Con affanno, raccontavo e mi grattavo, descrivere l’espressioni di quei due è praticamente impossibile, erano a bocca aperta, la maggior parte delle cose che erano accadute, erano già a loro conoscenza, ma non avevano mai viste le foto, diedi il cellulare a Nino per trovarle mentre Rosa cercava in ogni modo di fermare le mie mani che continuavano a graffiare tutto il corpo, all’improvviso, visto che non riusciva a fermarmi e dopo aver misurato la febbre che saliva a dismisura
– Basta, portiamolo in ospedale!
E così, tra una mia debole resistenza, mi ritrovai al pronto soccorso con un flacone, per una flebo immediata, il suo effetto fu veloce, mi addormentai con la mano di Rosa nella mia, quando dopo delle ore mi risvegliai, ero in una stanza dell’ospedale
– Perché mi hanno trasferito?
Nino
– Sei ricoverato, le tue analisi sono saltate, hai una forte orticaria e non potevi essere dimesso in queste condizioni e noi abbiamo dato il consenso per farti rimanere, hai la febbre ancora alta.
Ero stupito, Rosa
– Abbiamo detto una piccola bugia…
La guardai
-…abbiamo detto che eri nostro nipote.
E abbassò lo sguardo, l’accarezzai i capelli
– Grazie, ma lo siete, zii e genitori!
Mi abbracciarono, ci commuovemmo, ma poi all’improvviso realizzai, rizzandomi sul letto con gli occhi fuori dalle orbite
– Quindi non posso cercare di contattare Sima, oddio, no!
Saltarono per la meraviglia, ne erano coscienti, aspettavano che parlassi, Nino
– Prima di venire in ospedale, hai detto che guardando le fotografie avevi capito che quella persona che stava facendo sesso, non eri tu, perché?
Rosa
– Le ho viste, ma come hai fatto a capire che sette su dieci erano false?
Avevo sentito in lontananza la loro voce, avevo le mai sulle orecchie, cercavo di trovare un modo per uscirne, ma come?
Poi
– Guardate qui!
Scostai il lenzuolo dalle gambe, si spaventarono, poi indicando il polpaccio sinistro
– Vedete questa?
Si avvicinarono e finalmente diedero un gridolino di meraviglia
– Ma è una voglia!
Esclamò Rosa
– Si, una voglia di caffè dicono e l’ho avuta sin dalla nascita e ho altre fotografie della mia infanzia che lo provano.
Nino, stava già riguardando le fotografie sul cellulare
– Per la miseria, hai ragione, questo persona nelle foto, allora non sei tu?
Invece di gioire, mi lascia andare sul letto e poi sottovoce
– E sono bloccato qui adesso!
E già!
Questa era la dura verità, ora che avevo la possibilità di incontrare Sima, bloccato a letto, Rosa
– Non devi abbatterti, troveremo un modo, ora cerca di riposare, rimane Nino con te, vado a prepararti qualcosa a casa e torno.
E così dicendo, mi abbracciò e dopo avermi dato un bacio sulla fronte
– Vedrai, troverai un modo, non devi abbandonare la speranza!
Appena sentii la porta che si chiudeva, in un moto di rabbia, lanciai all’aria il lenzuolo e cercai di scendere dal letto con la flebo nel braccio, Nino urlò
– Ma sei impazzito!
Corse verso di me e fece giusto in tempo a prendermi sotto le braccia, le gambe non mi sostenevano, erano di burro, non so come fece, ma mi riportò sul letto, e arrabbiato
– Se fai così ti faccio legare e che cavolo!
Le parole gli morirono in gola, stavo piangendo e poco per volta chiusi gli occhi e mi addormentai e sognai:
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“Chi è quell’uomo papà”
Com’era diventata grande Nives, la mia bambina, ero sempre più innamorato di lei, la guardai
“E’ un amico di papà!”
Si accucciò tra le mie braccia
“Mi fa paura!”
Le sollevai il mento
“Non devi, vedi quell’uomo mi ha aiutato tanto tempo fa, è buono , vieni te lo faccio conoscere, se non ci fosse stato lui, tu non saresti qui con me”
Titubante mi guardò meravigliata, poi mi diede la manina, aveva un vestitino a fiori, era primavera
“Ma la mamma?”
“Torna tra poco, è andato Didier all’aeroporto, sta tornando da Stoccolma”
Mentre ci avvicinavamo, Nives si nascondeva dietro ai miei pantaloni
“Ciao Rino”
Poi
“Questa è per una bambina molto bella”
Nives sbirciò con un occhio solo e la vide, una bellissima bambola con i capelli come i suoi, allungo la manina, si fermò
“Per me?”
E lui
“Vedi un’altra bambina qui intorno?
Sorrise, mi guardò
“Posso?”
Annuii e la prese al volo, portandola al petto
“Grazie signore, è molto bella”
E lui
“Sono solo Giosef per te”
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Lanciai un urlo e mi svegliai, Nino stava leggendo il giornale, preso alla sprovvista si sbilanciò e cadde dalla sedia, Rosa era intenta a lavorare d’uncinetto, fece volare per aria, gomitolo e i ferri
– Ma che ti è successo?
La gioia di aver trovato un’idea per contattare Sima, durò meno di una mezzora, Giosef non era raggiungibile, provai e riprovai, quando ricevetti una telefonata sul mio cellulare
“il numero da lei richiesto è stato cancellato definitivamente!”
Mi abbandonai sul letto in preda a forti tremori, la febbre era aumentata notevolmente, sentii solo l’urlo di Rosa che chiamava un medico, poi la puntura di un ago e nulla più, avevo avuto un collasso nervoso.
Dopo una settimana finalmente fui dimesso dall’ospedale, ero avvilito e senza forze, l’orticaria mi aveva lasciato il segno, avevo perso l’unica occasione per poter avere un confronto con Sima e forse avere finalmente le prove che mi servivano per convincere Nina che non c’entravo nulla con quella storia di sesso tra di noi.
Un’occasione perduta!
Nino mi aveva messo da parte i giornali della settimana, tutti riportavano l’evento al pro Consolato inglese, c’erano anche delle riviste con le foto …

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Buona lettura, l’ultima puntata verrà pubblicata l’11 Maggio 2020

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