31 Ottobre 2022 – Il coraggio e la paura.

31 Ottobre 2022 – Il coraggio e la paura.

Descrizione

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E con questo, è il terzo lavoro che perdo in sei mesi.

Ma si!

E’ mai possibile accettare sempre dei compromessi?

No, basta!

Negli altri due, non mi pagavano mai. Ma in questo?

Se l’è meritato, certo sono stato licenziato, ma non potevo, non dovevo, andare avanti, anzi, ho aspettato fin troppo, ma quella mattina non ne potevo più.

Stavo come sempre al lavoro di prima mattina, avevo già più volte espresso il mio rammarico, di non poter fare la spesa per il locale, ma niente, ottuso e braccino corto, mi rispondeva

– Quando hai accettato il lavoro, ti avevo avvertito, la spesa la faccio io e tu cucini.

Certo, cucino, ma non avveleno le persone!

L’avevo già avvertito, quel giorno del riposo del locale, lo avevo intravisto mentre facevo una passeggiata per il rione, acquistava della merce nei posti più disparati e a basso prezzo

– Se continui così, me ne vado!

Gli dissi, e lui,  quasi con un mezzo sorriso di sogghigno

– Si. E dove vai?

Era questo che mi frenava, non avendo casa, accettavo solo dei posti dove mi fornivano l’alloggio, ovviamente il fitto me lo defalcavano dallo stipendio.

Alloggio?

Se quello si poteva chiamare alloggio, una stanzetta con un letto e un comodino, senza finestre, ricavato dallo sgabuzzino.

Ero pieno di idee al servizio militare, si ci ho provato, ho fatto tre anni, ma poi alla fine, non mi hanno arruolato e così mi trovai in mezzo ad una strada all’improvviso.

La famiglia, manco a parlarne, era distante mille chilometri e già da soli avevano problemi finanziari, quando seppero che mi avevano bocciato all’esame per rimanere sotto le armi, mi dissero “e ora arrangiati!”.

Eh già, una sorellastra, ragazza madre con due bambini da due padri, un fratellastro, entrava ed usciva dai centri di tossicodipendenza,  mia madre in cielo da tre anni e poi un padre, anzi patrigno, che passava le sue giornate al bar sotto casa a bere birra e a giocare a carte.

No, grazie!

Meglio dimenticarseli! Era proprio inutile sperare in qualcosa da loro.

Quei tre anni, furono per me una palestra, perfetto sconosciuto senza una raccomandazione, finii in cucina, a lavare pentoloni maleodoranti e padelle incrostate, l’unica cosa positiva fu la conoscenza con uno dei cuochi anziani, quando era il suo turno, mi insegnava a cucinare.

Fu proprio lui che avendo notato una certa predisposizione per la cucina mi invogliò ad iscrivermi ad un Corso online, per conseguire il titolo di cuoco.

Non era certamente l’Accademia, ma le basi, si!

Lo conquistai!

Quando uscivo la sera, dopo aver terminato il servizio di cucina, invece di fare come gli altri, alla ricerca di ragazze da abbordare, me ne andavo per librerie, alla ricerca di libri di cucina usati e dopo averli letti e riletti, li rivendevo ad altre librerie in cambio di altri libri.

Ero stufo, quella mattina, il padrone della trattoria, decise che quel lunedì dovevamo fare la lasagna e mi buttò letteralmente sulla tavola, circa tre chili di carne macinata e un filoncino bianco che lui definiva fiordilatte, dieci scatole di pasta fresca per lasagne.

– Ecco, cucina, oggi lasagne e polpette per secondo.

E se ne andò, vidi la scadenza della pasta fresca, era di un mese prima, poi passai al filoncino, era duro come una pietra, congelato e poi alla carne e qui, dovetti turarmi il naso, puzzava.

I nostri avventori erano degli operai di una vicina fabbrica, quasi sempre mangiavano da noi un piatto caldo per poi la sera arrangiarsi con pane e qualcosa.

Non potevo fare loro questo!

Come un pazzo, uscii dalla cucina, arrivai alla cassa, dove si trovava il padrone

– Secondo te, dovrei cucinare quella merda?

Avevo gli occhi fuori dalle orbite.

E lui, come se fosse la cosa più placida del mondo

– Certo! Ci metti gli aromi, la passi al forno e vedrai che nessuno se ne accorgerà, le altre le friggi.

– Tu sei pazzo, io non intendo avvelenare le persone.

Rideva, quello stolto, rideva.

Mi guardai attorno, c’era uno scaffale con delle bottiglie di vino scadente, ne presi una e la lanciai.

Non rise più, l’avevo centrato all’altezza degli occhi!

– Ti faccio arrestare!

Esclamò

– No, ti faccio arrestare prima io, chiamali i carabinieri, così faccio vedere quello che hai acquistato.

Si manteneva la fronte, stava rovistando nel cassetto, ma prima che potesse prendere la pistola, con un calcio lo chiusi chiudendogli la mano destra dentro, lanciò un urlo

– Fuori da qui!

Il tempo di prendere la sacca e ed ero in strada.

Quel lurido straccione, non mi aveva nemmeno pagato quel mese, diceva domani, avevo 150 euro in tasca, ma se lo meritava.

E ora? Cosa faccio?

La città non era molto grande, avevo poche possibilità di trovare altro, delle due trattorie e quattro ristoranti, ne avevo frequentati tre e mi erano bastati.

Via, dovevo andare via e di corsa, prima che quello scellerato, mi denunciasse per qualcosa che non avevo fatto per vendetta.

Presi a piedi la strada che portava alla stazione, come sempre mal frequentata, guardai il tabellone, c’erano cinque treni dell’alta velocità in partenza da li a poco, due per la Francia, e tre per delle stazioni italiane, Verona, Bolzano e Parma, optai per Parma, feci il biglietto e dopo un quarto d’ora ero in treno, mentre viaggiavo cercai qualche ostello dove dormire, chiamai e c’era un posto con un coinquilino, a 19 euro per notte, prenotai per cinque notti e con questo i miei ultimi cento euro erano partiti.

Per fortuna quando arrivai,  dovetti pagare solo la prima notte, senza anticipo, avevo ancora un margine in tasca.

Invece di andare a dormire, lasciai la sacca, il mio coinquilino non c’era e mi diressi verso il centro città dove si trovavano i locali, alla ricerca di un lavoro, il metodo era sempre lo stesso, entravo andavo alla cassa e chiedevo se c’era opportunità di lavoro in cucina, prima mi dicevano di no e poi mi chiedevano il curriculum e le referenze.

Niente da fare, così  fu il primo giorno, così anche il secondo, non potevo continuare, saldai quello che dovevo all’ostello prima di rimanere senza soldi e riandai alla stazione ferroviaria, fino a quel giorno avevo mangiato un panino con qualcosa solo a pranzo.

Presi il treno per Bologna, tramite il mio coinquilino, seppi che c’era un centro d’ascolto molto attivo alla Basilica di San Petronio, con una mensa per i poveri, e fu li che mi presentai.

Di lato un ingresso, il freddo fuori era pungente, passai la doppia porta, un piccolo atrio, non c’era nessuno, mi guardai intorno, poi iniziai ad avvertire un buon odore, sarà stato il freddo o la fame, cercai di seguire quel profumo, ma non feci in tempo ad arrivare alla sala, svenni.

Non so quanto tempo rimasi svenuto, ma so che quando mi risvegliai ero in un ambulatorio medico, cercai di alzarmi, ma non ce la facevo, avevo un cerchio alla testa, forse avevo sbattuto contro qualcosa, mi toccai con la mano, e mi uscì un grido di dolore.

Entrò una suora

– Ma che fai benedetto figliolo!

Venne vicino e mi fece stendere

– Ha detto il dottore che non ti devi muovere.

E mi guardava per capire se l’avessi ascoltata, feci segno con la testa di si.

– Sei molto debole, chissà da quando non mangi, ora ti portano qualcosa, stai tranquillo.

Ecco cosa mi era capitato, ora ricordavo, dopo un poco rientrò la suora e alzando il lettino, mi fece mangiare un poco di carne nel brodo, mi imboccava, presi da solo il cucchiaio e la ringraziai con gli occhi, terminai tutto, mi sentivo meglio, solo mal di testa.

– Stasera potrai mangiare qualcosa di più solido, adesso solo questo.

– Grazie.

– Mi vuoi raccontare perché sei venuto da noi?…

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