29 Dicembre 2023 – L’Orchidea Nera, il fiore conteso! – Romanzo inedito di Araldo Gennaro Caparco

29 Dicembre 2023 – L’Orchidea Nera, il fiore conteso! – Romanzo inedito di Araldo Gennaro Caparco

– Pronto?

– Beniamino sei tu?

Il cellulare mi scappò dalla mano rovinando a terra, poche persone mi chiamavano con il mio vero nome e

– Andrea, cos’è successo?

Ecco quello che accadde quel giorno inaspettatamente …

…e…

… il giorno dopo ero sull’aereo per l’aeroporto Fontanarossa di Catania.

Cosa era successo?

– So che sei a Roma, ma ho un problema in fabbrica…

Pausa

– Quale?

Mi raccontò che un’azienda che stava costruendo un albergo a Misterbianco, aveva proposta una commessa di oltre diecimila metri quadri di piastrelle, ma non era stata una richiesta generica, volevano un tipo particolare di piastrella, denominato “rustica” come quelle che avevano tappezzato la Chiesa di Santa Chiara su richiesta della Confraternita, era la Chiesa e la Santa venerata da mia madre e in suo onore mio padre che era un artigiano e conosceva tutti i segreti di miscelazione e di cottura per le piastrelle, inventò quel tipo di piastrella rustica, con una particolarità, era ad uno strato superiore argilla/marmorizzata ed erano stupende e furono apprezzate da tutti

– Capisci, vogliono solo quella e null’altro…

Non riuscivo a capire, ma non dissi nulla per farlo continuare a parlare

-…la “rustica” come tu sai non è da tempo nel nostro catalogo perché mio padre pochi anni prima di morire aveva chiuso quella linea di fabbricazione dopo il pensionamento di tuo padre…

Al ricordo strinsi talmente forte il cellulare…

… già, mio padre…

… aveva lavorato per quarant’anni in quella fabbrica e dopo la morte di mia madre si era reso conto che era arrivato il suo momento di andare in pensione e quando venne a conoscenza della chiusura di quella linea di produzione poco dopo, ci rimase molto male per quella macchina che aveva curato come una figlia, si chiudeva definitivamente il suo percorso, lui la chiamava affettuosamente la “bestia” e dopo qualche anno raggiunse sua moglie in cielo

– Beniamino, ci sei?

Volevo quasi urlare, ma non potevo, io e Andrea eravamo cresciuti insieme, eravamo come fratelli, dovevo mantenere la calma

– Si ci sono, anche se il ricordo…

E mi fermai…

Lui capì

– Lo so, fratello mio, ma è proprio per questo che ti sto chiamando, ho trentuno dipendenti e questa commessa è come la manna dal cielo, ho cercato di far cambiare idea, ma loro hanno detto che mi pagheranno il doppio di quello che chiederò…

Ero perplesso

– …Andrea…cosa vuoi da me?

Pausa

– …solo tu conosci quella macchina!

Stavolta il cellulare volò di mano

-…ma che cavolo dici?…

– La verità, ti prego aiutami!

Non riuscivo a rispondere, in quel momento chiudendo gli occhi, vedevo mio padre che mi insegnava ad usarla ed ero molto giovane, ora a distanza di quasi quindici anni, quel ricordo mi fece tremare

– Tu sei pazzo!

Esclamai, quasi urlando e lui quasi quasi sottovoce

– Forse! Ma vedi ci abbiamo provato, ma non c’è stato nulla da fare, ho chiamato anche Berto…

E si fermò…

..un flash…

…Berto era il migliore amico di mio padre, compagno di briscola e operaio con lui nella fabbrica per quarant’anni, con un groppo alla gola

– E…

Fece una pausa lunga

-…alla fine dopo averci provato,  mi ha detto “…solo Beniamino può farla funzionare…anche se è stata ferma da tempo…lui e il padre passavano ore qui vicino…”…

Chiusi gli occhi e una lacrima scese lungo il viso

-…come tu sai tra sei mesi mi sposo, Perla è figlia di un gioielliere ed è un’affermata disegnatrice di gioielli anche all’estero e io sono abbastanza solido finanziariamente con quello che mi ha lasciato mio padre…ma quelle trentuno famiglie sono il mio chiodo fisso…non vorrei che finissero in mezzo ad una strada…fallo per me…e…

Pausa

… per loro!

E mi convinse!

Quando avvisai il mio superiore, il Colonnello Gisfa, era il mio superiore nel Corpo di cui facevo parte i carabinieri della sanità in qualità di capitano, in attesa di essere promosso maggiore tra qualche mese, stranamente non fece nessun commento, mi diede una settimana di ferie, fu molto strano, ma galvanizzato dalla partenza e dalla sfida che mi aspettava, non ci feci caso…

…e qui sbagliai di grosso!

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Mi trovavo in un capannone di ottanta metri quadri, qui c’era solo la “bestia” come la chiamava mio padre e il forno adiacente, era una macchina che preparava e livellava le piastrelle prima di infornarle, bastava un nonnulla per fare lo scarto e buttare all’aria metri di piastrelle, quando arrivai, venne Andrea a prendermi con l’autista, era raggiante, ci abbracciammo

– Grazie, non so dirti altro!

Ricambiai con affetto, ero emozionato, l’ultima volta che eravamo stati insieme risaliva a cinque anni prima, risposi all’abbraccio e

– Andiamo alla fabbrica!

Non aspettava altro, quando arrivammo, non avevo dubbi per chi mi stesse aspettando, era Berto, sorrise soddisfatto

– Finalmente!

Entrammo e…

…gli occhi si appannarono, era tanta l’emozione e mi assalirono ricordi di una vita, fu Berto a distogliermi

– Abbiamo tentato, abbiamo provato, ma il forno è perfettamente funzionante, ma la livellatrice no…

Si fermò sconsolato

-…abbiamo già buttato un quintale di materiale, alla fine mi sono arreso.

Mettendo una mano sulle sue spalle, lo scrollai

– Proviamo, che dici?

Mi guardò come se fossi un alieno, ma i suoi occhi brillavano

– Si, facciamolo!

Seguirono due giorni molto intensi, pur essendo ospitato a casa di Andrea, non riuscii a vedere ne la sorella Enrica, ne la madre Sara, alle cinque già ero in fabbrica e lì mi raggiungevano Berto e due operai, avevo controllato tutti gli ingranaggi superiori, valutata la quantità di argilla e l’umidità necessaria e la polvere di marmo, ma quando…

…provammo…

…fu un disastro!

Così il primo giorno e anche il secondo, riprovammo per tutto il tempo e distrutto tornavo a casa con Andrea a notte inoltrata, un bicchiere di latte al volo e poi a letto.

Ma il mattino del terzo giorno…

…un poco per la stanchezza, un poco perché mi sembrava scortese non salutare chi mi ospitava, mi attardai ad alzarmi, mi ero già vestito dopo una doccia prolungata quando sentii bussare alla porta

– Avanti!

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– Dottoressa buongiorno.

Era il titolare della gioielleria, mi accolse con un sorriso a quarantadue denti

– Buongiorno…

Risposi rispondendo la sorriso

-…proprio non riuscite a chiamarmi per nome, vero?

Divenne rosso

– Deformazione professionale, scusatemi, vi chiamo subito mia figlia, Perla vieni c’è la dottoressa…

E scomparve nel retrobottega, in un attimo uscì fuori Perla, era una donna che poteva avere qualche anno in meno, ma dotata di una vitalità unica

– Idra, finalmente!

Esclamò, mi prese per mano

– Vieni!

Salimmo delle scale al centro del negozio, eravamo nel suo mondo, il suo laboratorio, era raggiante

– Chiudi gli occhi!

E mi fece sedere su una poltrona al centro della stanza, sentivo che stava trafficando con un tavolino e poi

– Adesso, apri!

Portai le mani alla bocca per non urlare, era tanta la meraviglia, davanti a me sul tavolino c’era una striscia rossa di raso con sopra due contenitori d’avorio e…

…dentro due anelli…

…li guardai…

– Ma sono stupendi!

Mi alzai di scatto per abbracciarla

– Sei stata fantastica!

Le brillavano gli occhi

– Tu hai avuto l’idea e io non ho fatto altro che metterla in pratica.

Guardavo i contenitori illuminati da un led ognuno, erano proprio come me li ero immaginati, su ognuno in rilievo c’erano due colombine, una aveva il solo occhio visibile in verde e l’altro in celeste

– Ma come ci sei riuscita?

Gongolava

– Mi hanno fatto penare parecchio, ma come sai sono testarda e dopo diverse prove, eccoli, gli anelli nuziali per il quarantacinquesimo anniversario del matrimonio dei tuoi genitori adottivi.

Una lacrima scese dolcemente sul mio viso, già, i miei genitori adottivi che mi avevano curato e diretta nella vita per oltre trent’anni, prima di…

…asciugai la lacrima…

… ero imbarazzata, lei se ne accorse e mi porse i due anelli per distrarmi

– Sono tutti tuoi!

Li baciai ad uno ad uno e poi come una reliquia li rimisi a posto

– Sei stata fantastica, aveva ragione il Rettore quando mi ha indirizzato qui da te, mi disse ”…solo una persona può esaudire il tuo desiderio…Perla…”, e aveva ragione.

Mentre lei disponeva i cofanetti in un contenitore bianco immacolato, mi ricordai la prima volta che ero entrata un mese prima nel negozio, lei era da sola, intenta a fare un cruciverba, non appena si chiuse la porta d’ingresso, nascose il cruciverba

– Desidera?

Divenne paonazza quando vide che cercavo di vedere quello che aveva nascosto

– Desidera?

Raschiandomi la gola

– Sono venuta da parte del Rettore Desiderio…

Si illuminò

– Allora lei deve essere quella persona che vuole un anello particolare…

E così dicendo si spostò dal bancone per venirmi a salutare e in quel momento cadde il cruciverba che aveva sulle gambe, fui più veloce di lei e lo preso tra il suo imbarazzo…

…guardai e per finire mancava una sola parola…

…lei mi sbirciava…dopo aver letto la domanda…

– …schiaccianoci…

Mi guardò

– Cosa?

Prese il giornale e…dopo aver controllato

– Giusto, per la miseria…

Guardandomi

– Grazie!

E da allora iniziammo a frequentarci, spesso ci ritrovavamo a fine serata, sorseggiando un aperitivo o a fare dei cruciverba insieme, come un fiume in piena, mi raccontò nel tempo tutta la sua vita, mi disse che fra sette mesi si sarebbe sposata con l’uomo della sua vita Andrea, voleva tanti figli, amava sua suocera Sara e sua cognata Enrica  anche se lei le aveva confidato che presto sarebbe andata in Scozia dal suo fidanzato e che non si sarebbe sposata a Misterbianco, poi

– E tu?

Fui presa alla sprovvista

– Stendiamo un velo pietoso!

Non mi chiese più nulla e di questo le fui grata, le raccontai l’idea regalo che volevo fare ai miei genitori e fu entusiasta, ecco, adesso c’era riuscita, era al settimo cielo.

– Idra?

Mi risvegliai, era lei che mi stava porgendo il bauletto

– Scusami!

– Di nulla! Senti perché stasera non vieni con me, ti faccio conoscere il mio futuro marito Andrea, vuoi? Mi farebbe piacere!

Disse quasi sottovoce, non ero nell’animo giusto, ma non potevo e non volevo che rimanesse male ad un mio rifiuto

– Perché no!

Lei

– Grazie, ti veniamo a prendere alle venti, va bene?

– Si, ma dove andiamo?

E lei strizzando gli occhi

– E’ una sorpresa!

Scendemmo, pagai con la carta di credito gli anelli e rivolto al padre

– Avete una figlia meravigliosa, talentuosa e sensibile!

E lui, commosso, si abbassò sotto al bancone e ne uscì con un raccoglitore

– Lo so bene, grazie, ecco questo è per lei, ci sono alcune fotografie dei posti qui intorno dove Perla ha studiato per farvi quegli anelli!

Perla

– Ma papà!

E lui abbracciandola

– E’ una sorpresa per la dottoressa!

Rispose all’abbraccio nascondendosi nel suo torace per la commozione e io uscii da lì emozionata e commossa da tanto amore.

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– Avanti!

Ma nessuno rispondeva, mi alzai ad aprire la porta e una donna mi abbracciò tra il mio stupore, quasi non la riconoscevo, era Enrica la sorella minore di Andrea

– Ma come diavolo…

Dissi, e lei ridendo

– Non mi hai riconosciuta, vero?

– Certo che no! Cinque anni fa ho lasciato una ragazzina che compiva i diciotto anni e oggi ti ritrovo donna…

Pausa

-…e che donna!

Divenne paonazza

– Grazie!

Ci accomodammo sul letto con le mani intrecciate

– Sono contenta di averti rivisto.

– Anch’io, so da tuo fratello che stai per partire per la Scozia…che ti sei laureata in veterinaria con il massimo dei voti…e… ora vai a curare i cavalli scozzesi…

Sorrise

-…si, me l’ha detto, vuoi sposarti lì, ma perché?

Appoggiando la sua testa sulla mia spalla

– Lo so di dare alla famiglia un dispiacere, ma il mio lui non voglio sradicarlo dalla sua città, lo amo e lui ama me, alleva cavalli e io posso fare quello che mi piace, la veterinaria, ha una scuderia invidiata da tutta l’Inghilterra e seppure mi ha detto che mi seguirebbe ovunque, so, che è legato alla sua terra e io di contro, per amore, rimarrò con lui.

L’accarezzai la guancia

– Segui il tuo cuore!

Mi guadagnai un bacino sulla guancia, poi diventò seria

– Che c’è?

Girò il viso da un’altra parte

– Enrica?

Dissi spostando il viso verso di me

– Volevo vederti, ma non è solo per questo che sono salita…

Tentennava

– …mi ha chiamato Marmo…

Mi irrigidii, lei se ne accorse, era il nomignolo di un ex amico nostro Filippo

-…no, non è per me…

Mi rilassai

-…vuole parlare con te, ma non vuole farsi vedere da mio fratello, sai, quei due non si sopportano…

Fece una pausa

– … come sai bene.

Si fermò e d’un tratto mi ritornarono alla mente noi tre, inseparabili, fino a quando Filippo detto Marmo, il suo nomignolo era per la sua espressione facciale, impenetrabile, era fidanzato con Enrica, ma al suo diciottesimo compleanno la lasciò spezzandole il cuore, quello che successe nella notte, fu una scazzottata tra Andrea e lui, poi cacciarono i coltelli, dovetti sudare sette camicia per staccarli e da allora erano nemici giurati

La guardai, era in attesa

– E…

– Ti aspetta all’uscita posteriore della villa, ha detto che è importante.

Così dicendo si alzò, mi diede un bacino sulla fronte

– Ci vediamo dopo!

Quando uscì, sferrai un pugno sul materasso, ero combattuto se andare o non andare, poi decisi, dopo poco ero fuori nel giardino

– Ben sono qui!

Riconobbi la voce e mi avviai verso la magnolia, quella grande nel giardino dove da ragazzi noi tre giocavamo…

…uscì fuori…

…non era cambiato per nulla solo i capelli erano brizzolati…vestito sempre perfettamente, si avvicinò, avevamo la stessa età

– So che sei sorpreso, sono certamente l’ultima persona che ti aspettavi di vedere…

Non dissi nulla, lo guardavo diritto negli occhi

-…sono contento di rivederti e so perfettamente a cosa stai pensando, ma non sono venuto per litigare…

E si fermò

– Perché sei venuto?

Si meravigliò, non se l’aspettava, divenne serio, anzi troppo serio

– …sono venuto per darti un messaggio…

E si fermò

– …stamattina verrai contattato per una missione…

Alzai la testa

-…si so bene chi sei e cosa sei diventato…sei un esperto nella ricerca degli idrocarburi e dei materiali nocivi della sanità dei carabinieri…sono stato avvertito…ascoltami…accetta quell’incarico che ti verrà proposto…

Stupito

– Cosa?

Era in difficoltà

– …non posso essere io a spiegartelo, ma sono venuto per anticiparti che io sono dalla tua parte e già da un mese sono coinvolto con i miei uomini in questa operazione…

Si fermò e stava per andarsene, quando si girò all’improvviso e appoggiò qualcosa sul ramo più vicino

-…questo cellulare ha un solo numero in rubrica…il mio…in qualsiasi momento puoi chiamarmi…addio.

E scomparve!

A me stesso non potevo nasconderlo, vederlo dopo tanti anni mi aveva fatto una certa impressione, il mio primo impulso era stato quello di abbracciarlo…

…nonostante tutto…ma adesso…

…cos’era questa novità…

…un incarico?…

…e chi mi avrebbe dovuto contattare?…

Mi avvicinai all’albero e Filippo aveva lasciato un cellulare, guardai la rubrica…

…c’era solo un numero “amico”!

Lo misi automaticamente in tasca e interdetto mi stavo per avviare dentro casa quando squillò il mio cellulare

– Pronto?

Riconobbi la voce e per poco non mi veniva un infarto, era il mio colonnello

– Colonnello!

Con voce pacata

– Come procedono i lavori alla fabbrica?

Stupito

– Sono alla ricerca del problema…

Stavolta con un tono diverso, più consono alla sua figura

– Mi ascolti bene maggiore…

Maggiore?

-…ero al corrente di un caso a Catania, non sapevo chi inviare della squadra poi è venuto lei con il problema della fabbrica dove aveva lavorato con suo padre in gioventù  a Misterbianco prima di arruolarsi, ho chiesto l’autorizzazione al Generale e mi ha dato via libera…

Pausa

-…solo a lei potevo proporre una missione simile…

…segue…

 

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