26 Novembre 2023 – Iole. – Romanzo inedito di Araldo Gennaro Caparco

26 Novembre 2023 – Iole. – Romanzo inedito di Araldo Gennaro Caparco

– Non se ne parla proprio…

Pausa

-…ma siete impazziti, cinquemila euro…ma è una miseria…

Pausa

– …ma che vuol dire che è piccolo…è un monolocale…si capisce che è piccolo…o no…lo dice la parola…incredibile…

Pausa

-…basta!…la mia richiesta era di quindicimila euro, più che onesta, ma visto che fate così i simpatici, se trovo qualcuno, mi accontenterò anche di diecimila euro subito, addio.

Non avrei dovuto ascoltare, ma non potevo evitarlo, ero entrato in quel bar solo perché avevo freddo, un bar molto grazioso, un bancone pieno di dolciumi sulla destra entrando, poi subito dopo la cassa e di fronte cinque piccoli separé con due sedie e un tavolino, erano quasi tutti occupati e prima che qualcuno potesse guadagnare il quinto separé mi fiondai, il tempo di sedermi un cameriere sorridente

– Siete stato fortunato!

Lo guardai stupito, ma il suo sorriso mi disarmò, in un altro momento mi sarei arrabbiato, invece

– Grazie.

La mia espressione stupita diceva altro, capì di essere stato inopportuno e con aria professionale

– Gradisce qualcosa?

Mi rilassai

– Si, per cortesia una cioccolata calda e una cialda, grazie.

– Subito!

Con un perfetto dietrofront sparì!

Ero di pessimo umore, sradicato dalla mia città in ventiquattro ore, nemmeno l’auto mi avevano fatto prendere “E’ la tua occasione, vedrai”, solo una valigia con il necessario e poi imbarcato su un aereo, destinazione “Aeroporto Orio al Serio di Bergamo”, quasi svenivo, ero a millecinquecento chilometri da casa!

Ma chi me l’aveva fatto fare?

Figlio di un siciliano e di una toscana, mio padre era il proprietario di un ristorante a Ragusa, mia madre una giornalista e fu proprio lei ad inculcarmi le prime nozioni per il giornalismo e mio padre quello della ristorazione, mia madre ci tenne particolarmente che non prendesi l’accento siciliano d’accordo con mio padre, solo con gli amici parlavo il siciliano che conoscevo molto bene, ma con gli altri parlavo un perfetto italiano.

Da poco avevo festeggiato i miei trenta anni, ero un giornalista investigativo e usavo uno pseudonimo “Lince”, con quello firmavo gli articoli, ma uno di questi fu la causa del mio allontanamento precoce dalla mia amata isola, alla ricerca di uno scoop, tanto desiderato e voluto dal mio Direttore del giornale, era euforico, per la prima volta avevano dovuto far ristampare le copie del giornale perché terminato in tutte le edicole dell’isola.

La ragione?

Avevo scoperto un bidone di immondizia, una commistione, tra politici e mafia con ramificazioni in tutto il territorio italiano, ed era proprio per questo che mi trovavo all’altro capo della nazione, dovevo ricercare, trovare e raccontare, il ramo sporco dei colletti bianchi sul continente con l’aiuto dei servizi segreti italiani, solo loro conoscevano la mia vera identità..

Come da istruzioni prima della partenza, all’arrivo seguii le persone verso l’uscita, non eravamo in molti quella sera, una decina forse, mi avevano detto che all’arrivo mi attendeva un auto e guardando all’uscita vidi una persona con un cartello con solo un nome”Alfio”, mi avvicinai

– Sono io!

Mi squadrò, prese un tablet e dopo essersi rassicurato che ero proprio io quella persona in fotografia

– Mi segua!

In auto, lui davanti e io dietro

– Sul sedile troverà una valigetta, dentro ci sono le istruzioni per la sua permanenza qui, alloggerà per il momento in un appartamento residence “La corte dell’angelo”, poi verrà contattato da un nostro agente, buona permanenza.

Fine comunicazioni!

La sera dopo vennero, uno dei due era l’autista del giorno prima, mi diedero nuovi documenti, mi chiamavo Vieri, nato a Firenze, era un diminutivo di Oliviero “colui che possiede uliveti”, avevo un lavoro presso la Gazzetta di………., come giornalista gastronomico e trentamila euro in contanti, potevo utilizzarli come volevo, un tablet per il resoconto giornaliero e due numeri di telefono cellulare per i contatti con loro con un nuovo cellulare certamente intercettato da loro, ci tennero a precisare che avevo carta bianca per le mie ricerche, ma volevano essere messi al corrente di tutto quello che poteva essere importante per l’indagini.

Erano di poche parole e nella mia mente li battezzai Flick e Flock!

Dai documenti nella valigetta venni a conoscenza che il soggetto che stavamo cercando, per molto tempo era stato localizzato nei paraggi di un quartiere della Bergamo alta ed era proprio lì che mi diressi quella mattina ed entrai in quel bar.

Ero alla ricerca di un alloggio nelle vicinanze, ad onor del vero lo cercavo in locazione, ma non mi sembrò vero ascoltare quella telefonata, detto e fatto, con il giornale in mano mi affacciai al separé e vidi una signora sulla sessantina che stava sbuffando

– Posso?

La colsi di sorpresa ma il più sorpreso fu il sottoscritto, quando dopo aver spiegato che cercavo un alloggio in locazione e che per un puro caso avevo sentito della telefonata, dopo due ore, due cioccolate e dei pasticcini e una visita veloce all’appartamentino che si trovava all’ultimo piano del palazzo del Bar, mi convinse ad acquistarlo, mi disse

“E’ un assegno circolare, lo potrà rivendere quando vuole!”

mi lasciai trasportare dal suo entusiasmo e ci ritrovammo in un’agenzia per completare l’operazione dell’acquisto del monolocale dopo essere passato per una Banca a prelevare, non utilizzai i soldi che mi erano stati affidati, ma i soldi del mio conto corrente personale.

Il monolocale si trovava in un palazzo di cinque piani, c’era il portiere di una certa età e l’ingresso e il resto era molto signorile, la signora aveva fretta di concludere la vendita, l’indomani si sarebbe trasferita negli USA e i soldi le facevano comodo, le brillarono gli occhi quando saldai il tutto in contanti e così in mezza giornata mi trovai un alloggio e una proprietà a Bergamo.

Nel pomeriggio raccolsi le mie cose, quelle poche che avevo con me in albergo e mi trasferii, mi piaceva, all’ingresso aveva un angolo cottura completo di frigorifero piccolo e una mini lavastoviglie, subito sulla destra entrando, un tavolo a parete con due sedie, un letto a scomparsa di una piazza e mezza proprio di fronte la finestra e un armadio a muro a due ante laterale, a sinistra della finestra un micro bagno di spalle all’angolo cucina con tutto il necessario e una doccia con il telo.

Riposi la valigia vuota su delle ante sopra all’angolo cottura e trovai le lenzuola e le coperte imbustate e fresche di lavanderia, telefonai ai miei per raccontare quello che avevo fatto e per poco a mia madre non veniva un infarto

“Ma non vuoi più tornare?”,

sorrisi

“Tranquilla, tornerò presto!”.

Era passata una settimana da quel giorno, la redazione del giornale era formata da molti giovani e la cosa mi fece piuttosto piacere, nemmeno il capo conosceva il perché del mio trasferimento da Ragusa, ma mi avevano fornito di un curriculum di tutto rispetto e quindi non fece nessuna piega e così iniziai a frequentare i ristoranti della città e della provincia.

Cosa stavo cercando?

“Mano mozza”, questo era il suo nomignolo, nella mia indagine a Ragusa spesso avevo sentito bisbigliare il suo nome, ma nei miei articoli non l’avevo mai nominato, dai miei informatori venni a conoscenza che era lui il “Grande burattinaio” crudele come non mai, nessuno era a conoscenza di dove si trovasse, ma tutti indistintamente riferirono che era nel continente, raccolsi dieci cartelle su di lui e d’intesa con il direttore del giornale contattammo i servizi segreti.

Dopo nemmeno ventiquattro ore dalla consegna dell’incartamento, fui convocato nella loro sede una notte e qui venni a conoscenza che da mesi erano alla ricerca di quel soggetto, ma avevano già perso quattro loro agenti e quindi mi proposero di continuare le indagini con il loro aiuto fornendomi tutto il materiale che avevano in possesso, lo studiai a fondo e poi bruciai tutto, come da loro indicazioni.

Non sono certo un eroe, ma quando vidi le foto degli agenti uccisi, tutti giovanissimi e barbaramente uccisi, decisi di continuare le indagini, solo i miei genitori sapevano che mi sarei dovuto trasferire sul continente, ma non sapevano e nemmeno adesso erano al corrente di dove sarei andato a vivere e per cautela anche il perchè, raccontai che mi avevano proposto un lavoro e il doppio dello stipendio e non potevo rifiutare.

Tutto, all’improvviso ebbe una brusca accelerazione, arrivarono delle lettere minatorie al Direttore del giornale a Ragusa che riguardavano “Lince” cioè io e fu anche per questa ragione la  fretta nel farmi espatriare dall’isola, sicuri che prima o poi sarebbero venuti a conoscenza della mia vera identità e a quel punto la mia fine era segnata!

Furono aperti dieci fascicoli dalla Procura generale siciliana sui nomi che avevo fatto negli articoli e su di loro erano in corso delle indagini, non solo nell’isola ma anche presso il Parlamento a Roma e questo aveva mandato in fibrillazione la “famiglia siciliana” ed erano come schegge impazzite, pericolose per tutti!

Dai documenti che mi erano stati forniti, si evinceva che utilizzava una Società di import di pesce e semilavorati, prometteva sconti favolosi ai ristoratori per carpire la loro fiducia, poi nel tempo ritrattava le promesse e chiedeva di saldare gli acquisti in contanti e non più con pagamento dilazionato, questo gli dava l’opportunità di rilevare per poco i locali e tramite questa rete creare nuove piazze dove smerciare droga.

Avevo un elenco di ristoranti da frequentare con la scusa di un articolo promozionale sulla loro attività ne visitai diversi, ma , il mio compito era poter accedere alle informazioni che avrebbero potuto portare ad individuare gli agenti di Mano Mozza.

Quella sera, non potrò mai dimenticarla, tornai piuttosto tardi, dopo la mezzanotte, la ristoratrice era talmente interessata al mio lavoro che mi trattenne per cena, non ero proprio certo che fosse solo per l’articolo, visto i ripetuti messaggi non verbali e gli ammiccamenti vari nei miei confronti, quando ne fui totalmente certo con una scusa mi allontanai, rimandando  la continuazione dell’intervista in un secondo incontro, tra lo stupore di lei, oramai certa della conclusione di una bella  serata a letto!

Appena arrivai nel mio appartamento, mi fiondai sotto la doccia, contento di averla scampata, certo era bella, ma mi ero ripromesso di non allontanarmi dal mio obiettivo, almeno per il momento e fu solo allora che ricordando i momenti della giornata appena trascorsa mi ricordai di un elemento che forse poteva essere utile per le mie indagini, con la scusa di conoscere i fornitori delle eccellenze gastronomiche, cosa che chiedevo in tutti i ristoranti che visitavo, mi procuravo l’elenco dei fornitori .

Quando Alida, mi fornì il suo elenco quel pomeriggio, scorrendolo notai una grossa fornitura di bottarga, lei si era allontanata perchè impegnata in sala con dei clienti, quando ritornò da me, distrattamente dissi

– Utilizzate molta bottarga nelle vostre pietanze?

Fui sorpreso dalla sua risposta

– No!

Le girai il quadernone che avevo davanti

– Scusami, ma questo allora?

Sgranò gli occhi, era un ordine cospicuo di circa cinquemila euro di confezioni da 100 gr di bottarga di pesce, divenne rossa paonazza e chiamò ad alta voce

– Chef?

Non rispondeva, era distante e non aveva sentito, senza dire una parola prese il quaderno e si avviò in cucina, ero troppo distante per ascoltare qualcosa, mi stavo per alzare per avvicinarmi, quando uscì dalla cucina, mi guardò

– Non è nostro l’ordine, è stato un piacere che lo Chef ha fatto ad un suo amico siciliano momentaneamente in difficoltà, ha pagato con i suoi soldi, ecco la ricevuta.

Se c’era una cosa che avevo imparato da mia madre nella sua carriera di giornalista, era di fissare un documento e di memorizzarlo come uno scanner e così ho fatto quel pomeriggio, la ricevuta era della FishDream di Palermo, ora sotto la doccia ebbi una folgorazione, avevo già visto quel nome come fornitori in altri tre ristoranti che avevo visitato e certamente non fornivano pietanze con la bottarga, quindi questo poteva essere un indizio importante per tracciare gli affari di questa azienda palermitana, forse ero sulla strada giusta, con il cellulare mandai un messaggio al mio contatto dell’Agenzia dei servizi segreti per contattarmi la mattina dopo!

Contento della mia intuizione, mi crogiolai ancora con un getto di acqua calda bollente e finìì la mia doccia, mi avviai per mettermi a letto, ma quando rimboccai la coperta…

…mi accorsi che non ero solo in quel letto!

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.–.

Non riesco ancora a crederci,e… non riesco a trovare le parole per descriverlo, sono ancora sconvolto e contento, è quasi l’alba e sono sulla sponda del letto totalmente nudo, il sole triste d’inverno sta facendo capolino dalla finestra di fronte al letto, sento quel profumo che ha invaso il monolocale e quasi non riesco a respirare, ma come è stato possibile, mi guardo intorno, forse ho sognato tutto, ma no, mi guardo intorno, sulla sedia dall’altro capo del letto, c’è un reggiseno nero ricamato con delle rose piccole rosse che mi guardano…

…allora non ho sognato…è tutto vero…oddio!

Cosa è successo?

Nemmeno il tempo di appoggiarmi sul cuscino, una mano sulla bocca

– Shhhhhhh… sono io amore.

Giuro che respiravo prima, ma quella mano profumata mi aveva tolto il respiro, un attimo dopo, sentii il suo corpo caldo e nudo che mi copriva totalmente, solo per un attimo distolse la mano e

– Ma…

– Non dire nulla, sono due settimane che aspetto questo momento.

E poi?

Non si capì più nulla!

Era una furia scatenata, nonostante lo stupore e la meraviglia del momento, quel contatto fisico mi faceva piacere e poi che cavolo, mica sono fatto di pietra, cercai ancora una volta di fermare quella furia, ma…poi capitolai inesorabilmente e beatamente!

Fui travolto, nel buio non riuscivo a vederla bene, ma il suo corpo unito al mio, non mi lasciava altra alternativa, fu selvaggio e dolce, lasciandomi trasportare in un altro mondo, al di sopra delle mie aspettative, poi…dopo aver raggiunto l’apice, entrambi stremati lei disse

– La lontananza ti ha fatto bene, sembri un altro….

E accese la luce del comodino!

Fu un tutt’uno, con un balzo si rizzò sul letto, incredula lanciò un urlo

– Oddio! Ma tu non sei Tom!

Di rimando, a bocca aperta

– Per nulla!

Finalmente la vedevo, dopo quello che dissi, ero ipnotizzato da lei, mi risvegliai solo per il grido, era una ragazza stupenda, i suoi occhi sgranati erano del colore del mare, aveva dei capelli biondi lunghissimi che in parte coprivano uno dei due seni, un corpo scolpito e un’agilità di una tigre, perche solo un istante dopo il grido con un

– Madonna mia che ho fatto!

Con un colpo di reni, si scaraventò fuori dal letto, dandomi l’opportunità di guardarla per intero, aveva una voglia sotto il seno destro, nera come la pece, sembrava un piccolo cuore abbracciato al seno, di spalle inforcò una gonna, sommariamente una camicetta, prese la borsa e in un amen…sbattendo la porta uscì dalla mia vita.

Mi ero comportato come un ebete, ma cosa avrei potuto fare?

Solo per un attimo, feci il gesto di andarle incontro

– Verdammt (accidenti)! Non ti muovere chiunque tu sia!

Tuonò!

Ecco, quello che era accaduto e sono ancora frastornato e…contento, chiudo gli occhi e la vedo, la immagino e le mie mani stringono il lenzuolo ancora caldo!

E ora?

Cercavo di analizzare il mio stato d’animo, non potendo fare altro, si è vero! Quando ho sentito una mano che mi chiudeva la bocca, ho avuto paura, ma poi un attimo dopo, il suo profumo, il suo corpo…non  ne avevo più!

Ma chi era? Come mai si trovava nel mio letto nel pieno della notte? Chi era Tom?

Domande senza risposta!

Come uno zombie riuscii ad alzarmi, mi trascinai nel bagno e dopo un’abbondante rinfrescata al viso, guardai nello specchio, avevo cinque puntini rossi strisciati sul torace all’altezza del cuore e quasi mi venne un mancamento, erano le sue unghie, si avevo sentito dolore, ma in quel momento nulla avevo avvertito, pensavo ad altro!

Tornai in camera rosso come un pomodoro, sentivo il sangue pulsare e il cuore che batteva le mille miglia, inebetito mi avvicinai alla sedia presi il reggiseno e in attimo fu sulle mie labbra, stavo impazzendo, lo sentivo, avevo bisogno di qualcosa di forte, con un balzo mi avvicinai al frigorifero, mi ricordai che la padrona di casa mi aveva regalato una grappa quando mi aveva consegnato le chiavi dal notaio, mi bloccai, non riuscii ad aprire il frigorifero, sopra erano appoggiate delle chiavi, le guardavo ipnotizzato, di chi erano?

Di certo non erano le mie!

Tentennavo a toccarle, erano tre chiavi in un portachiavi con una placchetta color rosso seguita da una piccola coda, sembrava di volpe argentata, solo la parte finale, deglutii più d’una volta e le presi, le tenevo in mano come una reliquia, solo allora sentii freddo e mi resi conto che ero ancora completamente nudo, senza toccare il letto mi rivestii non lasciando mai quelle chiavi, era un mistero, potevano essere solo di quella ragazza, provai a vedere se aprissero casa e ne fui certo, con l’aiuto di una piccola lente di ingrandimento, riuscii a leggere solo la parte iniziale e finale di una scritta sulla placchetta

“I..e”

Poteva essere tutto, un nome, una località, purtroppo la dicitura prima era logorata dal tempo e illeggibile, iniziai ad esplorare il lato del letto dove poco prima c’era lei, alla ricerca di qualche altra cosa, ma nulla, c’era solo il suo profumo penetrante, sembrava muschio, sul cuscino, sulle lenzuola e sulla sedia….

…segue…

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it

Info sull'autore

admin administrator

Commenta