26 Febbraio 2023 – La forza della verità.

26 Febbraio 2023 – La forza della verità.

Febbraio 2019.

Già, quattro anni fa scrissi questo racconto, lo dedicai a tutti quelli che non si sono mai arresi e che davanti alle ingiustizie, con disprezzo delle loro vite, cercano la Verità!.

Il destino aiuta gli audaci e da loro la possibilità con l’aiuto di qualche Angelo sulla terra!

Il primo incontro…

…”…

Il mercoledì era il giorno di ricevimento delle persone nello studio, iniziai a guadagnare con le consulenze, lo studio stranamente iniziò ad affollarsi, poi riuscii a capire il perché, era stato Salvo, mi aveva fatto pubblicità, la sera arrivavo distrutto nel mio appartamento, ero ancora troppo giovane e sentivo prepotente il peso e la responsabilità del mio lavoro.

Tutto accadde quella sera, erano le ventidue quando finalmente ci liberammo dallo studio, stavo salutando Salvo, ma complice il buio, inciampai chiudendo il portone, lanciai un urlo di dolore

Salvo ritornò indietro

– Rosario?

Non riuscivo a rispondere, avevo un dolore lancinante alla caviglia del piede destro, lui capì e come se fossi stato un fuscello, mi prese in braccio e mi portò nel mio appartamento, sul divano, dal freezer prese una borsa di ghiaccio sintetico e l’appoggiò sulla caviglia,  finalmente sentii un sollievo

– Vediamo se c’è qualche frattura!

Lo vidi, con mani esperte, piegò il piede, lo potevo muovere ma avevo dolori lancinanti

– No, non c’è frattura!

Il ghiaccio aveva addormentato il punto della caviglia, cercai di rimettermi in piedi, ma per fortuna fui preso al volo da lui

– Non riesco a mettere il piede a terra, forse è meglio andare in ospedale.

– Se vuoi prendo la macchina e ti accompagno, ma ti posso assicurare che non è una frattura è solo una forte distorsione, lo so bene per aver curato i miei figli quando giocando cadevano in malo modo.

Lo guardai interrogativamente

– Allora?

Era pensieroso, riprovò ancora fino al collo del piede, stavo aspettando

– Salvo?

– Posso provare a chiamare una persona.

Era buio pesto

– A quest’ora?

– Si, non abita lontano da qui.

– Ma per fare cosa?

Invece di rispondermi andò verso il frigorifero

– Hai delle uova in casa?

Stavo per ridere, ma poi lo guardai era serio

– Certo!

– Bene, allora non ti muovere, invece di telefonare vado di persona, se vedo la luce accesa, la chiamo, in caso contrario andiamo in ospedale.

Non sapevo cosa intendesse fare

– Va bene!

Cercai di trovare una posizione sul divano per alleviare il dolore, passarono una decina di minuti, sentii aprire la porta

– Rosario sono io.

Stavo per rispondere, quando ammutolii, con lui c’era un’altra persona, vedevo solo il cappuccio sulla testa e qualche ricciolo biondo lungo che fuoriusciva sulle spalle

– Buonasera

Dissi, quasi sottovoce

– Buonasera.

Quando mi rispose, mi accorsi che era una ragazza ma non si girò mai, la sua voce era ferma e giovanile, senza dire altro posizionò una lampada sul mio piede e con delicatezza, iniziò ad esplorarlo, era esperta, il contatto di quelle dita mi procurarono una certa emozione che si tradusse immediatamente  in un fremito per tutto il mio corpo, quasi vergognoso di questa sensazione, mi imposi di stare calmo, cercavo di vederla, ma lei faceva di tutto per evitarmi.

Salvo nel frattempo aveva portato le uova e un piatto con una ciotola sul tavolino alla fine del divano, lei estrasse dalla borsa una garza lunga, bianca e immacolata, prima di posizionarla sulla caviglia, con un canovaccio bagnato dolcemente tamponò la caviglia, strano, non sentivo nessun dolore, stavo quasi per dirlo, quando con un gesto veloce, girò il piede all’improvviso, urlai in modo disumano

– Mira?

– Tranquillo Salvo, ora è al suo posto.

Stavo per imprecare ma la sua voce mi colpì, infondeva tranquillità, mai si rivolse verso di me, cercai di farmi forza, il dolore provato all’improvviso, aveva prodotto del sudore sulla fronte, venne Salvo

– Come ti senti?

Non risposi, ma con un fazzoletto bagnato asciugò il sudore e quel freddo improvviso mi distrasse, i miei occhi erano fissi su di lei, ruppe due uova, poi separò l’albume dal rosso e ritmicamente con una forchetta iniziò a batterlo, come per fare una frittata solo di albumi, giuro, volevo parlare, chiedere qualcosa, ma non mi uscivano le parole, vedevo solo le sue mani, lunghe, affusolate

– Salvo, vieni!

Gli fece alzare la mia gamba all’altezza del ginocchio e poi con calma foderò la caviglia e la cosparse di albume, alla fine, appoggio il tallone su uno sgabello e sempre rivolto a Salvo

– Tra poco diventerà rigido, lascio il mio numero di cellulare, se dovesse sentire dolore da qui ad un’ora, mi può chiamare e ripeto l’operazione, ma solo se è necessario, deve stare sette giorni con questa fasciatura, poi potrà mettere a terra il piede.

Ancora meravigliato, l’ascoltavo e l’osservavo, raccolse quello che aveva utilizzato e pulì tutto, anche due piatti che avevo usato per pranzo, guardai Salvo, forse capiva il mio imbarazzo

– Ti metto il cellulare e il suo numero qui sul tavolino, lei non abita molto lontano da qui, l’accompagno e vado a casa, per qualsiasi cosa chiamami, hai bisogno di qualcosa?

– No, nulla, grazie.

– Allora noi andiamo!

Annuii!

Finalmente mi uscì la voce, lei era di spalle, non diceva nulla, era alta quasi come me, aveva un giaccone sulle spalle e delle gambe affusolate, almeno quello che riuscivo a vedere, il cappuccio sempre in testa e due lingue di capelli biondi che scendevano sulle spalle

– Volevo ringraziarla!

Dissi rivolto verso di lei, non si girò, si fermò solo un attimo, poi chiuse la fontana sul lavabo in cucina e con una destrezza degna di un amazzone, si diresse verso la porta

– Prego, buonasera.

E sparirono!…”…

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