24 Febbraio 2023 – Il coraggio e la paura.

24 Febbraio 2023 – Il coraggio e la paura.

Già, per superare gli ostacoli, ci vuole il coraggio della paura!

…”…

Nella quarta settimana, dopo una forte nevicata, Maria mi prestò la sua auto per fare la spesa e Rodolfo mi disse di andare da solo con la nota delle spese da fare, oramai mi sapevo muovere per la città, avevo i miei punti di riferimento.

Parcheggiai l’auto poco distante e mi stavo recando al mercato coperto, avevo le mani ghiacciate, mi servivano dei guanti, c’era una grande merceria di lato all’ingresso del mercato, entrai, mi tolsi i cappuccio della giacca a vento

– Buongiorno

Dissi con un filo di voce, non mi usciva più di tanto, avevo la gola secca dal freddo.

Nessuno rispondeva, non è mia abitudine rimanere in un posto se non ci sono i proprietari, stavo per uscire, poi sentii un rumore proveniva dalla fine del negozio, mi avviai, era molto grande, aveva una forma rettangolare, vidi in fondo una luce dietro ad una porta, mi guardavo intorno non c’era nessuno, sentii mugolare, da una porta laterale prima della luce, l’aprii c’erano due persone un uomo e una donna, legati, avevano gli occhi fuori dalle orbite, la donna mi fece segno con gli occhi verso la porta da dove veniva la luce, era solo accostata, con calma cercai di aprirla sperando in Dio che non facesse rumore, lo vidi, c’era una persona che stava rovistando dentro ad una scrivania, di lato teneva una borsa dove metteva dei soldi dentro, feci un passo indietro, di nuovo allo sgabuzzino, guardai se ci fosse qualcosa, una mazza, un bastone che mi potesse essere d’aiuto, la vidi c’era una stecca da biliardo, la presi, la imbracciai dal lato più pesante, e entrai di corsa nella stanza

– Fermati!

L’uomo si girò, aveva un fazzoletto sulla bocca, con la stecca mi infilai tra le sue gambe e con forza la tirai su, sui gioielli di famiglia, diede un urlo, puntai la stecca sulla scrivania e lo feci sbilanciare sulle gambe, lasciò la presa della borsa ma ebbe il tempo di lanciarmi un posacenere di cristallo che mi beccò sulla fronte all’altezza dell’occhio sinistro, sentii il sangue che scendeva, cadde a terra, nonostante il dolore, si rialzò immediatamente, giusto in tempo per ricevere il colpo in testa con la stecca al contrario, stramazzò a terra svenuto, staccai un filo della tenda della finestra, e lo legai mani e piedi, poi nello sgabuzzino a liberare quei due che erano quasi svenuti dalla paura.

Riuscii a liberarli, ma non sentivo nulla di quello che mi stavano dicendo, vedevo solo la loro bocca che si muoveva e poi il sangue che scendeva copioso sul mio viso, feci qualche passo verso l’esterno e caddi svenuto.

Era tutto nebuloso, non riuscivo a vedere, c’era qualcuno con una giubba rossa che mi stava infilando un ago nel braccio, poi, mi sembra di aver sentito, “presto, presto all’ospedale” mi sentii sollevato, poi delle cinghie mi bloccarono su qualcosa e la sirena che iniziava a suonare, dopo,  il nulla.

Quando mi svegliai, mi ritrovai in una stanza con due letti, avevo il corpo che non si muoveva, le sponde laterali al letto alzate, solo la testa era fasciata, cercai di alzarla, ma era pesante come il piombo, cercai di chiamare, ma non mi usciva la voce, poi finalmente

– Aiuto

Piombò dopo un minuto un uomo con il camice bianco

– Stia fermo!

Fu così perentorio che mi bloccai, prese una piccola torcia e iniziò ad esplorare gli occhi

– Stia tranquillo, siamo in ospedale.

Cosa facevo in ospedale? E il locale? Maria, sarà preoccupata?

– Perché?

Dissi con voce alterata. Mi fece un’iniezione

– Stia tranquillo, le ho fatto un leggero sedativo, ora la slego, ma non tenti di alzarsi, ha una profonda lacerazione sopra l’occhio fino alla fronte, abbiamo dovuto metterle dei punti, se si agita si possono aprire.

Mi calmai, con calma abbassò le sponde laterali, poi mi sciolse le cinghie che mi trattenevano, respiravo finalmente

– Ma io devo andare, il locale, Maria, Rodolfo mi aspettano. Da quando sto qui?

Sorrise

– Abbiamo avvertito tutti, state qui da dodici ore, ora devo avvertire i carabinieri che vi siete svegliato.

I carabinieri? E perché?

Dopo poco venne un maresciallo e un appuntato per verbalizzare l’accaduto, entrò il medico dopo un quarto d’ora pregandoli di non affaticarmi, mi stavano salutando

– Avete fatto un bel lavoro, i proprietari della merceria vi sono grati, se non fosse stato per voi, avrebbe rapinato l’incasso del mese, con un danno notevole, l’uomo in prigione è ricoverato per i colpi ricevuti, il magistrato ha voluto sapere la dinamica ed è per questo che siamo venuti immediatamente.

Li ringraziai, ero stanco, volevo chiudere gli occhi, ma non capivo come avessero potuto avvertire Maria, visto che nessuno mi conosceva, tranne qualcuno.

Poi lo capii.

– Allora, oltre che ai fornelli, giochi anche a biliardo.

Ero girato verso il muro, non avevo sentito entrare nessuno, poi quella voce, mi giro, ed era la ragazza con i capelli corti, con il camice

– Sorpreso?

Certo che ero sorpreso, non sapevo cosa dirle

– Si! Ma con i fornelli forse me la cavo meglio.

Sorrise

– Non direi, il ladro sta ancora sacramentando ha tutto l’apparato genitale grosso come un pallone, chissà chi sarà stato a conciarlo in quel modo?

E ridemmo

– Quando sono stata chiamata al pronto soccorso e ti ho raggiunto, non riuscivo a vedere il tuo viso imbrattato di sangue, poi ho realizzato, perdevi molto sangue, nonostante ti tamponassi in autoambulanza, siamo riusciti alla fine a bloccarlo solo quando abbiamo messo i punti, 14 per l’esattezza.

Per la miseria, 14 punti.

– Ma allora eri tu con la giubba rossa sull’autoambulanza.

– Si, ero io e ci voleva la forza di un energumeno per farti stare fermo.

La guardai, era bella, questo già l’ho detto, ma ora mi sembrava ancora più bella.

– Grazie Rosa.

Era stupita

– Come fai a sapere il mio nome?

– Marta, me l’ha detto e poi ha aggiunto altro, ma è insignificante.

Pensierosa

– Ah ecco, Marta.

Stava per chiedermi altro che entrarono Rodolfo e Marta

– Allora. Come stai?

Era Rodolfo, mentre Marta e Rosa si stavano lanciando occhiate di fuoco

– Un gran mal di testa e poi Rosa mi ha detto che mi hanno cucito con 14 punti, mi sa che dovrai fare a meno di me per qualche giorno.

Sorrise

– Non ti preoccupare, ti porto i saluti della Signora è stata costantemente informata sul tuo stato di salute.

Strano e da chi, pensai.

– Sono stata io ad avvertirla e ad informarla.

Era Rosa

– Ora scusami devo andare, arrivederci Rodolfo.

E se ne andò. Finalmente anche Marta si avvicinò

– Siamo stati in pensiero, ma vedo che ti stai già riprendendo, poi con le cure di quella la, vedrai sarai in piedi molto presto.

La fissai negli occhi

– Questa è la seconda volta che vi incontrate e fate faville, ma perché?

Non mi rispose, mi salutò e andò via.

– Luigi e Cecilia ti salutano.

– Chi sono?

Rise

– Certo tu non li conosci, stanno anche loro allettati ma a casa propria per la paura, sono i proprietari della merceria, per loro e per noi tutti sei un eroe.

Preoccupato

– Stanno bene?

– Si, ma ancora non si sono ripresi dallo spavento.

– Salutameli, quando li vedi, e poi non sono un eroe.

– Bene, lasciamo perdere, ora vado c’è la spesa da fare, ci vediamo, hai bisogno di qualcosa?

Era sincero

– No, grazie, qui c’è tutto e spero presto di andarmene, salutami la Signora Maria.

– Lo farò, ciao….”…

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