21 Gennaio 2023 – Il segreto di Adelmo.

21 Gennaio 2023 – Il segreto di Adelmo.

Il segreto di Adelmo.

Quando il Perdono e l’Amore trionfano!

…l’incontro deciso dal Destino…da pag.11…

…”…

Alzai la testa, c’era il barista con un sorriso a quarantadue denti, non ero solo in quel bar, c’era un’altra persona, una donna, la vidi da lontano, pantaloni neri e maglione invernale bianco, sulle spalle un cappottino rosso, capelli castani a caschetto, non vedevo il suo viso, era intenta a bere qualcosa

– Quello che ha preso lei!

Non so perché lo dissi e quando il barista mi diede il bicchiere generosamente colmo mi avvicinai

– Posso?

Non mi aveva ne sentito, ne visto, alzai di un tono la voce

– Posso sedermi qui?

Solo allora si voltò e…

…i suoi occhi…erano stupendi ma pieni di lacrime, fui preso da una tenerezza improvvisa,  girandosi inavvertitamente gli occhi iniziarono a rilasciare le gocce, presi il mio fazzoletto e glielo diedi e lei

– Perché?

Sempre in piedi

– Cosa?

Asciugandosi gli occhi

– Perché vuoi sederti qui?

– Non vedi, è tutto pieno e io sono stanco.

Girò lo sguardo, era tutto vuoto e sorrise

– Sono Lia!

Una gioia ascoltare la sua voce, il viso era più rilassato, sorridere le aveva fatto bene, mi sedetti di fronte a lei

– Piacere Dado!

Alzò il bicchiere e facemmo un brindisi

– A noi!

E bevve tutto in un sorso, la seguii meravigliato ma dopo…

…nemmeno il tempo di appoggiare il bicchiere sul tavolo, stramazzò letteralmente sul tavolo con un rumore sordo con la testa in giù, fui travolto dal panico, cercai di vedere se si era fatta male, urlai

– Lia, mi senti!

Ma nulla, con delicatezza tastai con le mani i suoi capelli, no c’era nessuna ferita, aveva solo la mano sinistra chiusa in pugno e un lembo di carta ne fuoriusciva, accorse il barista, lo tranquillizzai, riuscii ad aprire la mano, c’era un indirizzo

Via degli Oleandri.17

– Non voglio problemi nel mio locale, chiamo i carabinieri.

E si avviò, gridai fermandolo

– Tranquillo, la riporto a casa…

Mentendo spudoratamente

-…è una mia amica!

Abbassai la voce apposta, lui non sembrava convinto, poi

– Va bene.

Me la caricai sulla spalla destra, sentivo il suo cuore che batteva forte, era leggerissima e quel tepore che emanava mi aveva dato una forza che non sapevo di avere, sentii solo sottovoce

– Grazie.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Era quasi l’alba e mi stavo dando del cretino, ma come ho potuto fare una cosa del genere, io, che non mi sono mai messo in difficoltà con nessuno, mi trovavo in una casa che non conoscevo, con una donna che non conoscevo e adesso stavo preparando del caffè dopo non aver dormito neanche un minuto per tutta la notte per curare quella persona che non conoscevo.

Dovevo essere impazzito!

Quando arrivai all’indirizzo, la prima cosa che notai, le luci erano tutte accese, frugai nelle tasche del suo cappotto e trovai due mazzi di chiavi, una con un portachiavi di un’auto e con l’altra aprii il portoncino, feci giusto in tempo a chiudere la porta, poggiai le chiavi all’ingresso

– Devo rimettere!

Era stata lei, mi guardai intorno, poi vidi in fondo al corridoi un bagno, arrivai al fotofinish, anche l’anima fu versato nel water mentre le mantenevo la fronte tamponandola con un asciugamano preso al volo e bagnato sotto al lavandino

– Tranquilla, vedrai che poi ti sentirai meglio.

In un momento di lucidità, mi guardò sconvolta

– Ma tu chi sei?

– Un amico!

Alla fine, svenne un’altra volta, non trovai al piano terra nessuna stanza da letto, salii le scale con lei in braccio e la misi così com’era vestita sulla prima stanza da letto che trovai, tutto era in ordine e sapeva di pulito, tremava, aprii un armadio e trovai una coperta, la avvolsi e lasciai la luce accesa sul comodino, la stavo ammirando, nonostante non si fosse sentita bene, era bellissima, dopo molto tempo, sottovoce

– Grazie.

Furono le sue ultime parole e cadde in un sonno profondo.

Ecco quello che era successo, ogni tanto salivo per vedere le sue condizioni ma non riuscii a dormire per nulla, decisi di farmi un caffè, erano le cinque di mattina, poi…

…iniziai ad avere una paura incontrollata e se svegliandosi dava di matto nel trovarmi e se mi accusasse di aver abusato di lei e se…se…avesse urlato, chiamati i carabinieri…come facevo a dimostrare che…

…basta, non potevo continuare…

…presi il mio giubbotto di pelle e scappai di corsa, un ultimo sguardo e poi via…

…tornai a casa mia a Roccapinna sopralmonte e senza nemmeno spogliarmi mi buttai sul letto con la sua immagine negli occhi, crollando in un sonno ristoratore.

Mi svegliai il pomeriggio inoltrato, erano passate da poco le quattordici, sommariamente mi rinfrescai e non riuscivo a dimenticare quello che mi era capitato, chissà cosa è successo quando si è risvegliata, ecco quello che mi domandavo dopo aver tolto dal frigorifero un contenitore con del brodo che mia madre aveva preparato, avevo bisogno di qualcosa di caldo, sentii il suono del campanello d’ingresso e pensai subito a mia madre, di certo si era preoccupata non sentendomi quella domenica, il suono di nuovo

– Vengo mamma, arrivo!

Aprii la porta e….

…non era mia madre……ma era lei, Lia…

…per un attimo rimanemmo entrambi senza parole, si era cambiata, aveva un vestito bianco immacolato che le lasciava scoperte le ginocchia, al collo un foulard celeste e sopra un giaccone da montagna, sorrise

– Hai finito?

Come un ebete

– Cosa?

– Di squadrarmi!

Divenni rosso dalla vergogna

– Scusami…ma che ci fai qui?…”…

di Araldo Gennaro Caparco

Info sull'autore

admin administrator

Commenta