Archivio annuale 2022

19 Novembre 2022 – Tra sogno e realtà

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

Come disse un amico, quando gli confessai di aver iniziato a scrivere, nell’aprile del 2017 “Certo che ne avevi di roba dentro!”, adesso ho quasi finito, l’orcio dei sogni si sta svuotando, le parole che erano racchiuse da oltre un trentennio sono uscite e sono diventate dei romanzi spontanei.

Cosa vuol dire? Nulla e tutto!

Erano li, in un angolo della mente, sopite, addirittura molte di esse, martoriate, non volevo che uscissero, era il mio scrigno segreto.

Ma poi, come un fiume in piena liberato dall’argine, hanno iniziato a scorrere, in un primo momento lentamente, poi le pietre che le tenevano ferme, si sono sgretolate, un flusso è diventata una esondazione.

Hanno straripato, non c’era un’azione giornaliera senza pensieri e come quando  un assetato nel trovare una fontanella, si imbeve,  ma tutto fa tranne che bere, per mesi, non ho aspettato altro, di rubare momenti e ore al sonno, per continuare a scrivere, soggiogato da quel male interiore, liberarmi.

E ora?

Il sogno continua!

Ho letto e riletto i commenti, delle varie persone che hanno letto e ascoltato i miei racconti e come dice qualcuno, mi sono fatto “persuaso” che ne valeva la pena, per qualcuno di essi, fare dei sacrifici e renderlo vivo, visibile.

E così iniziai a fare le pratiche per acquisire quel bene di cui avevo scritto, nel frattempo delle pastoie burocratiche, complice due bottiglie di cognac, invecchiate abbastanza da costarmi più di centocinquanta euro l’una, convinsi una persona a consigliarmi qualche sceneggiatore che potesse leggere e ascoltare il mio romanzo e trasformarlo in un film.

Certo ero cosciente, dei miei limiti, ma quando iniziai a contattare il primo dei tre, mi resi conto che non era importante, quello che avevo scritto, ma quanto ero disposto a spendere per il suo lavoro e per la restante esecuzione.

Così fu con il primo e anche con il secondo sceneggiatore.

Quasi al limite dell’abbandono, provai con il terzo, non mi volle incontrare, mi mando una mail di risposta alla mia richiesta

“Mi invia il romanzo”

“In cartaceo o in audiolibro?”

“Tutte e due!”

E feci così, passo un mese, ne passarono due, stavo per ricontattarlo, quando ricevo una mail

“Cinquemila euro per la sceneggiatura, ed è sua!”

Era un’enormità per me, ma almeno non mi aveva parlato della sua esecuzione, trattai

“Duemilacinquecento euro!”

“Tremila”

“Duemila euro”

Chiudemmo a duemilacinquecento euro, chiesi i tempi

“Trenta giorni, la metà in anticipo, se supero questa data null’altro mi è dovuto”

Mi mandò le coordinate della banca e versai la metà, era un rischio, certo, non sapevo chi era, sapevo solo che aveva fatto delle buone sceneggiature e poi, era l’ultimo della lista, dopo avrei dovuto abbandonare il progetto.

Non dissi nulla a nessuno, avevo dei risparmi e feci il bonifico.

Inutile dire che passarono i trenta giorni, anche i sessanta giorni!

Quando oramai avevo perso le speranze, dopo quattro mesi

“Questo è tutto!”

Guardavo il file che mi aveva inviato, non avevo il coraggio di aprirlo, mi ripetevo che avevo fatto una cavolata, avevo buttato soldi dalla finestra e lo sapeva solo Iddio che non me lo potevo permettere, la rabbia non mi faceva ragionare, decisi di non aprirlo ancora.

Lo scaricai e lo misi su una penna usb, la riposi nel borsello e andai dal notaio.

L’esborso per le tasse fu maggiorato dalle ultime norme per la compravendita, ma alla fine avevo raggiunto il mio obbiettivo, quella sera non festeggiai, ero stanco e quella notte finalmente, presi la penna con il file e iniziai a leggere.

Grande fu il mio stupore:

“Romanzo non modificabile per sceneggiature!

Sono cosciente che le ho praticamente “rubato” dei soldi, ma dopo averlo ascoltato, ho capito che era un peccato, tagliarle delle scene, eliminare dei commenti, stravolgere la storia.

Detto questo, ho apprezzato molto la sua fervida immaginazione, quindi le do delle tracce, sono degli abbozzi, ma lei farà il resto.

Lasci fare alla sua immaginazione!

In cambio, lei non si dovrà crearsi il problema di trovare gli attori e un regista, sarà compito mio farlo, gratis.

Quando avrà terminato una delle traccia delle cinque, potrà inviarla via email ed io le dirò se va bene o verrà da me modificata.

Se dovesse accettare questo mia proposta, potrà inviare uno sms al n.cell.350 1120…..con un SI.

1 traccia

Il locale

2 traccia

L’organizzazione

3 traccia

L’amore

4 traccia

La rivincita

5 e ultima traccia

La gioia

Aspetterò, abbia fiducia in me”

Alla fine della lettura, ero esterrefatto, darmi dello stupido era poco, ero e rimanevo un coglione, un sognatore che aveva mirato troppo in alto.

E poi chi era questa persona? Perché mi aveva trattato così?

Erano passati quattro mesi di attesa inutile!

Non dissi nulla a nessuno, ma quella notte e quella dopo e quella ancora dopo , non dormii bene, per nulla!

Mi sentivo beffato, illuso e stupido.

Poi!

Era una sfida, pensai, ha promesso qualcosa, la manterrà? Non lo so, ma quelle cinque tracce circolavano nei miei pensieri, sempre, decisi di provare, cosa mi costava?

Nulla!

Avevo già una storia in testa, si dovevo provarci.

Potevo sempre modificare, volevo arrivare alla fine e volevo proprio vedere se lo  “sceneggiatore sconosciuto” avesse mantenuto la sua parola.

.-.-.-.-.–..–.-.-.-.-.-.-.-.

1 traccia – Il locale

-.-.—.–.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Ero sotto le armi da sei anni, avevo conseguito il diploma ma il mondo del lavoro era cambiato, la figura professionale che avevo conquistato dopo cinque anni, era obsoleta.

L’unica cosa che mi rimaneva , era espatriare, ma non me la sentivo, cinque compagni del mio corso accettarono e il tre di agosto di quell’anno partirono con una nave, destinazione: Australia, il sesto sarei dovuto essere io.

E così, dopo aver deciso di non partire, mi rimanevano due strade o aspettare qualche concorso pubblico o entrare nell’esercito, erano anni in cui non molti desideravano passare da un caldo e comodo cantuccio chiamato “casa” ad una rude e forte esperienza, fatta di marce, brande, cubo letto al mattino e sera perfetto e vari sottufficiali e ufficiali non sempre corretti con la truppa.

Ma, davano una paga giornaliera, il sabato per essere precisi ed uno come me, senza arte e ne parte, quei soldi facevano comodo, mi presentai e mi arruolai, i primi sei mesi furono terribili, quante volte ho maledetto quel giorno, per la mia decisione.

Un anno di addestramento militare e poi entrai a far parte del SIE, il servizio informazioni dell’esercito, con uno stipendio regolare, mi piaceva, eravamo il servizio segreto dell’esercito, controllavamo migliaia di posizioni in Italia e all’estero, furono quattro anni di intenso lavoro, poi una buccia di banana e passai dalle stelle alle stalle, anzi alle cucine, declassato ufficialmente “per avvicendamento”, ufficiosamente perché avevo scoperto un figlio di un generale con la complicità di un ufficiale di picchetto, faceva festini in caserma con prostitute e droga ad alto livello una volta a settimana, con la presenza di vari ufficiali e sottoufficiali.

In famiglia? Erano stati tutti contrari al mio arruolamento.

Ma quello che proprio non aveva digerito questa mia scelta, era mio nonno Fernando.

In quegli anni, capitò di tutto e di più, ero a mille chilometri di distanza da casa, poche furono le opportunità di scendere e quasi tutte per funerali, tutto quello che avevo guadagnato l’avevo messo da parte.

La mia posizione lavorativa, in cucina,  iniziava ad essere pesante, ma per mia fortuna incontrai una persona, diede una svolta alla mia vita, era un maresciallo di vecchia guardia, chef e pizzaiolo prossimo alla pensione, non aveva famiglia, si affezionò e volle trasmettere le sue conoscenze.

Mi insegnò di tutto, mi fece partecipare ad un corso per diventare chef e poi alla ASL per avere il titolo sanitario per la somministrazione di alimenti.

Mi diceva spesso:

“Non hai ancora venticinque anni, hai una vita davanti, devi cambiare!”

E cosi fu!

Era un novembre molto freddo, nevicava da quindici giorni, quel mattino fui chiamato dal Colonnello Comandante, ero sorpreso

– Venga si accomodi.

Aveva un’aria di circostanza, la stessa di quando mi aveva comunicato la morte di mio padre con la seconda moglie in un incidente stradale, due anni prima

– Non sono molto bravo a dare cattive notizie, ma devi essere forte, questa è la tua domanda di rafferma, qui tutti sono contenti della tua presenza, sei giovane e potresti prendere il posto del maresciallo che sta per andare in pensione nelle nostre cucine,  ma stanotte è arrivato un telegramma dai carabinieri per te, hanno comunicato che tuo nonno è deceduto, so quanto ci tenevi, me l’ha detto il maresciallo.

Di tutto quello che aveva detto, mi ricordavo solo quattro parole “tuo nonno è deceduto”, fu un attimo, realizzai e svenni

Mi risvegliai in infermeria, vicino a me il maresciallo

– Che è successo?

Mi guardò e senza parlare, mi porse il telegramma, ricordai tutto, mi abbandonai sul cuscino senza una lacrima, era l’ultimo legame familiare e anch’esso si era spezzato

– Coraggio, ce la puoi fare!

Mi strinse la mano

– Ora te la senti di leggere una lettera è arrivata per fonogramma dal Sindaco con il telegramma.

Una lettera? Il Sindaco? Stupito

– Di chi è?

E lui

– Tuo nonno Fernando!

Mi alzai immediatamente, la presi, erano poche righe

“Caro nipote, ho letto e riletto le tue lettere in questi anni di lontananza, come ben sai non ero d’accordo sulla tua scelta, ma l’ho rispettata, ma sei in debito con me!

Sto per lasciare questa vita terrena, non avendo possibilità di telefonarti ho chiesto al Sindaco di venire con il Notaio, ti ho lasciato l’unica cosa importante per me e per te, la Masseria.

Tocca a te adesso! Devi scegliere, so che è ben poca cosa, ma è la sola che ho, puoi lasciarla così com’è o decidere altro o farla vivere per te, per noi.

Un abbraccio, ci sarò sempre.

Il Poeta”

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.–.-.-

Un mese dopo.

Passai per il cimitero, non c’era nessuno, non so quanto tempo rimasi a pregare, una voce mi risvegliò

– Dino, sei tu?

Mi girai, era un giovane come me, stentai a riconoscerlo, sembrava più vecchio

– Si.

Ci abbracciammo, si chiamava Diocrate, un mio amico d’infanzia

– Parlava sempre di te, mi raccontava quello che stavi facendo, ultimamente mi disse “Sai sta in cucina, è contento” vedendomi meravigliato “ Si, tutto ha una logica!”. Tutti lo amavano, il funerale l’ha organizzato il comune.

Non rispondevo, stavo piangendo, l’amico capì e mi lasciò da solo.

Lo salutai dopo poco e seppi che faceva il custode a tempo determinato al cimitero, ma stava per finire il suo mandato

– E dopo?

Gli dissi

– Nulla, andrò in campagna!

Passai per il comune per salutare il Sindaco, lo ringraziai, volevo pagare il funerale, non volle, poi dal Notaio, ritirai il testamento e il passaggio di proprietà, presi le chiavi e a piedi mi feci quei cinque chilometri fino alla Masseria.

Non avevo la forza, di aprire il cancello.

Stavo li, con il borsone e le due valigie, c’era un masso sulla destra, dove spesso ci sedevamo e mi ricordai delle parole di Angelo il maresciallo quando venne a sapere della mia scelta di andarmene

– Hai fatto la tua scelta, non martoriarti, hai paura? E’ giusto! Lasci il certo per l’incerto. Ma so che sei in gamba e quello che deciderai una volta che sarai giunto, la porterai a termine, costi quel che costi! Lui sarà sempre con te, ti guiderà e tu sarai felice.

Ci abbracciammo come un figlio fa per un padre, mi promise di venirmi a trovare.

Iniziò a nevicare, non potevo rimanere fuori, entrai nell’ampio cortile, il Notaio mi aveva avvertito, non avevano fatto staccare le utenze alla notizia della mia venuta, la neve cominciava a martellare copiosa, con le mani ghiacciate aprii la porta d’ingresso, tutto era in ordine e pulito, solo poche cose c’erano in quella stanza, un comò con delle foto, un frigorifero, un tavolo con quattro sedie, era gelida, dovevo riscaldarla, appoggiai le valigie e accesi il camino, l’emozione era troppo forte, c’era un lettino in quella stanza e così vestito mi buttai sopra piangendo, battendo i denti e mi addormentai.

Verso sera sentii bussare alla porta, pensavo ad un sogno, poi realizzai

– Vengo, vengo.

Mi avvicinai al vetro della porta, era Diocrate

– Che ci fai qui?

Aveva qualcosa in mano, lo feci entrare

– Che freddo fuori! Ho pensato di portarti qualcosa da mangiare.

Lo guardai riconoscente, si era spostato vicino al camino per trovare un poco di caldo.

– Grazie, ma non dovevi.

Sorrise

– Non sai quanto sono contento di rivederti, adesso mangiamo che si raffredda.

E così mangiammo, ricordando la nostra infanzia, era una zuppa di pane con della salsiccia nostrana, era quella preferita da mio nonno nelle serate invernali

– Hai pensato cosa fare?

– Non lo so ancora, sono appena arrivato.

– Ma qualche idea ce l’hai?

– Si qualcosina.

– Bene, allora adesso a dormire, ci vediamo domani.

Stava per mettersi il cappotto, quando sentimmo bussare alla porta, meravigliato andai ad aprire e vidi solo l’ombra nel buio

– Ciao Dino?

Era zia Nannina, la vicina del nonno, abitava all’altro lato della strada, ero contento

– Ma a quest’ora, che fate fuori di casa?

Sorrise, era una vecchina curva per colpa dell’età, ma i suoi occhi erano vividi, mi sbirciava

– Ho visto la luce e ho capito, chi poteva essere a quest’ora mi sono detta, solo una persona, Dino.

L’abbracciai e la feci entrare

– Non sapete quanto mi fa piacere vedervi

Si sedette vicino al fuoco dopo essersi tolto lo scialle, salutò Diocrate

– Ti aspettava tutti i giorni, lo sai?

Abbassai la testa

– Si.

– Mi diceva, vedrai oggi verrà e così sono passati i giorni, i mesi e gli anni.

Diocrate come me era emozionato, ma scelse la via di fuga, ci salutò e sparì nel buio, non dicevo nulla

– Poi una settimana del mese scorso, prima di morire,  è venuto da me…

Ero attento

– …strano pensai, poche volte era venuto, solo quando sapeva che non mi sentivo bene o non mi vedeva per qualche giorno, veniva a farsi una passeggiata con una scusa, ma sapevo il perché,  era preoccupato per me. Ma quella mattina, venne, teneva una busta in mano “Dimmi?” e lui impacciato “Non mi sento bene, so che tra poco salgo in cielo” – “Ma dai, smettila!” – “No, Nannina è così, dovresti fare un favore” – “Dimmi?” – “Sono certo, anzi certissimo che mio nipote verrà qui dopo la mia morte, dovresti dargli questa” e mi diede questa busta. Ecco perché sono qui!

Me la diede, era grande, le mani mi tremavano, ma cercai di non farlo vedere, con cautela la posai sul tavolo

– Grazie, però adesso vi riaccompagno.

– Si, forse è meglio, hai fatto la scelta giusta non te ne pentirai.

L’abbracciai , rispettò la mia decisione di non aprirla e si fece accompagnare, avevo una torcia, al ritorno la spensi e vidi il paradiso in terra, tutto era ammantato di bianco, la luna era piena e la luce illuminava la casa, il cielo era pieno di stelle, sembrava una cartolina, con il cellulare scattai una foto.

Ero tentato di aprire subito la busta, ma avevo paura, poi finalmente presi coraggio, c’era un foglio e una busta con dei soldi, riconobbi la scrittura di mio nonno

“Ero certo!

Non chiederti come facevo a saperlo, lo so! Ora, sei appena arrivato, sei disorientato, non sai cosa fare,anzi, per meglio dire, ti stai domandando cosa devi fare.

Questi sono tutti i miei risparmi, sono tuoi, fai quello che pensi sia giusto fare.

Riposati adesso, poi domani vai a fare colazione da Nannina, lei ti dirà!

Un abbraccio nipote mio.

Il poeta”

Li contai, erano venticinquemila euro, un’enormità per me, non me l’aspettavo e ringraziai il Cielo di aver avuto nella vita una guida come lui, mi aveva sempre spronato a fare meglio ed era per questo che non aveva approvato la mia scelta di arruolarmi, desiderava qualcosa di più per me.

Non vedevo l’ora che si facesse mattina, alle prime luci dell’alba, iniziai ad esplorare casa, il gelo era dovunque, le stanze da letto di sopra erano cristallizzate, ghiacciate, il bagno, uno e solo a piano terra quasi inservibile, la cucina minuscola annessa al salone dove avevo passato la notte, piccola e caotica.

Dopo quella visita interna, uscire fuori diventò indispensabile, avevo bisogno di aria, ed era qui tutta la bellezza di quel luogo a me caro dall’infanzia, eravamo su di un poggio, in lontananza vedevo i crateri spenti di antichi vulcani, guardavo a 360 gradi il circondario, il terreno intorno era di nostra proprietà, circa un ettaro, con pochi alberi da frutto, qualche olivo, una piccola vigna presente sul cortile e una cava abbandonata di tufo.

Zia Nannina, mi aspettava, aveva messo la tovaglia buona, entrando sentivo un buon odore, erano delle frittelle calde con del zucchero a velo sopra, mi fece accomodare e in silenzio facemmo colazione, al momento del caffè dopo il latte fresco che le portavano tutte le mattine dalla stalla poco lontano della nipote

– Sapevo che saresti venuto, tuo nonno ti conosceva troppo bene, quando gli chiesi “E se non venisse?” mi rispose piccato “Impossibile!”

Ero sbalordito, aveva anticipato tutte le mie mosse, e adesso?

Il mio sguardo interrogativo era eloquente

– Si sedette su quello sgabello vicino al camino, “Nannina, quando verrà, dovrai dirgli, adesso che hai avuto il coraggio di lasciare il certo per l’incerto, hai due possibilità o vendere la proprietà o trasformarla”

La interruppi

– Vendere?  E perché?

Sorrise

18 Novembre 2022 – Un evento indimenticabile!

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

Pag 1 di 103

Un vecchio detto recita “L’uomo propone e Dio dispone”!

Non sono mai stato un amante dei detti o dei proverbi, ma nella vita non mi aspettavo di dovermi ricredere presto, all’età di trent’anni, dopo aver conseguito una laurea in economia e commercio e un master in Scienze della comunicazione, ero certo della strada che avrei dovuto iniziare di lì a poco.

Presentai il mio curriculum alle più prestigiose Università, a tempo di record, fui contattato dalla prestigiosa LUISS di Milano proponendomi un contratto a tempo indeterminato e dopo i primi sei mesi di prova, una cattedra a tempo pieno.

Ero euforico, avevo tanto studiato, mi appassionava quella materia più delle altre e con dodici pubblicazioni e un meritato centodieci con lode e menzione d’onore dell’Università La Sapienza di Roma, ero certo di poter contribuire nell’insegnamento universitario e trasmettere quella mia stessa passione agli studenti.

Ma!

Già, c’è sempre un ma, nella vita!

La mia famiglia gestiva un’azienda di ortofrutta, acquistava e rivendeva beni  di eccellenza del nostro territorio campano dal mercato ortofrutticolo e da produttori privati su una vasta area della Regione Lazio, la nostra sede era nell’alto casertano, quasi al confine con il mare laziale, avevamo a quell’epoca trenta dipendenti, mia madre gestiva la contabilità e mio padre invece gestiva gli acquisti e la logistica dei corrieri.

Già, avevamo i nostri corrieri, venti persone fidate con dieci furgoni frigoriferi, i quali giornalmente raggiungevano decine di ristoranti per rifornirli di una vasta gamma di frutta e verdure già pronte per essere utilizzate, si questo era il nostro punto di forza, nulla andava sprecato, le verdure erano sfrondate, pulite e preparate in apposite vaschette sotto vuoto, già pronte per essere utilizzate dagli Chef e  ad un costo contenuto, con un prodotto a chilometri zero e la frutta era sempre fresca di stagione….

.-.-.-.-.-.-.-.–.-.-.–.-.-.–.-.-.

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it

17 Novembre 2022 – La finzione diventa realtà

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

Prima parte – La finzione

(Promemoria sotto copertura – nome: Sara)

Il mio nome sarà Sara, da sette anni responsabile in un negozio di informatica progettazione e sviluppo, 32 anni, single, non per necessità ma per scelta almeno per il momento.

E già, per scelta!

Ma oggi, inizio ad avere dei dubbi, vivo da sola, fotografa paesaggistica per passione, lavoro con quattro uomini, due sposati, due single, uno troppo anziano e uno troppo giovane.

Spesso, mi capita di essere chiamata da amici e parenti, a fare delle foto per qualche evento, mi diverto molto, e non nascondo che ogni volta, penso inconsciamente  “forse questa è l’occasione giusta”, per conoscere qualcuno, che faccia al caso mio.

Esatto!

Perché con l’età si iniziano ad avere dei dubbi, sulla persona che si vorrebbe vicino, certo, non mi sono mancate le occasioni di incontrare qualcuno, ma le motivazioni non erano quelle che canonicamente si conosce, conoscenza, innamoramento, fidanzamento e matrimonio!

Oggi ci si incontra, uno sguardo d’intesa, una parola, si passa la giornata, e poi, qualche ora a letto, per poi:

– Ci vediamo in giro, ciao!

– Ciao.

Solo e soltanto desiderio occasionale e ormonale!

Surrogato dell’amore!

Ecco, questa è la mia vita oggi, non sono brutta, leggermente rotondetta, ma ai posti giusti, mediamente alta, capelli neri, occhi castani, seno nella norma e tanti dubbi nella testa.

I miei colleghi, quando un cliente è single, cercano di dirottarmelo, non ho mai parlato con loro dei miei problemi, ma evidentemente hanno capito.

Cosa?

Quelli che tutto dicono in famiglia, devi pensare al domani, vuoi essere sola tutta la vita? vuoi mettere avere dei figli? vuoi…e tanto, ma tanto ancora.

Non rispondo, perché sarebbe inutile, ma, quando sono da sola, mi pongo le stesse domande, in silenzio senza confessarlo a nessuno.

Domani compio 33 anni, non ho voluto festeggiare con tutti, ma ho invitato due amiche, al pub, per bere qualcosa insieme.

Oggi invece, in negozio mi hanno festeggiata a sorpresa, torta e pasticcini, non me l’aspettavo, ma all’ora di pranzo hanno chiuso le saracinesche fatto largo su di un tavolo, ho spento le candeline, tra baci e abbracci.

Sono finalmente a casa, faccio una doccia ristoratrice, stasera voglio essere al top, ho acquistato un vestito che mi sembra adatto alla serata, inforco i miei stivali preferiti, lascio in ordine l’appartamento, (non si sa mai), ecco lo squillo al cellulare, sono loro, scendo:

– Come sei bella?

Lei e Mia, una ragazza di origine thailandese, sempre carina nei giudizi.

– Ma sei una favola?

Lei è l’altra, il mio alter ego, bella da morire, bionda, occhi azzurri, potrebbe avere chiunque, ma non le sta bene nessuno, Elga.

Leggermente arrossita:

– Grazie, su andiamo che si fa tardi.

Il pub è distante una decina di chilometri da casa, Mia è venuta con la sua auto, parcheggiamo ed entriamo.

Il pub, è stracolmo, stasera c’è una gara tra chi beve più birra senza stramazzare a terra, il social ha fatto il suo dovere, molti hanno risposto all’appello, ci sediamo ad un tavolo e ordiniamo.

E’ il momento dei regali, Mia mi ha regalato un fantastico foulard mille colori, apro il pacchetto di Elga, una spilla, un’agenda e un biglietto da visita.

La guardo interrogativamente e lei:

– Sono anni che ti conosciamo, ma da qualche mese sei cambiata, sei diventata più triste, io e Mia ce ne siamo accorte e abbiamo cercato di capire il perché, ma non ci siamo riuscite. Allora, la spilla è il mio regalo con il tuo segno zodiacale, lo scorpione, mentre l’agenda…

17 Novembre 2022

Giornata del gatto nero…

quando le superstizioni annebbiano la ragione…

gatto nero portafortuna…

e non sfortuna!!

In Inghilterra il gatto nero porta fortuna!

Anzi, se ti attraversa la strada significa che i guai sono passati senza sfiorarti, se entra in casa di primo mattino sarà una splendida giornata e se c’è una ragazza “da marito” presto troverà l’anima gemella!

16 Novembre 2022 – L’uomo con il cappello.

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

La graduatoria generale per la Medicina di base, da quell’anno, divenne Nazionale e non più Regionale, partecipai con pochissime speranze di poter essere collocato in alto nella graduatoria.

Dopo la laurea, avevo sostenuto e superato le specializzazioni in pediatria e chirurgia d’urgenza e in attesa dei bandi di concorso, sostenni un altro corso per la medicina generale, avevo  trent’anni senza un lavoro, ma solo studio e studio, ero stufo!

Per fortuna, la famiglia poteva aiutarmi, iniziai a fare delle sostituzioni dei medici di base di ruolo e alla fine del mese riuscivo a portare a casa un piccolo stipendio, ma ora la mia aspettativa e il mio obbiettivo, era trovare un lavoro stabile, uno stipendio decente e poi la possibilità di formarmi una famiglia ed essere gratificato professionalmente.

Qual’era l’alternativa?

Espatriare!

Ma non ci volevo pensare, Aldo un mio collega, aveva fatto questa scelta, era espatriato in Danimarca, non passava mese che non ci sentivamo per telefono e cercava sempre di convincermi a fare questo passo, mi diceva, “…i pediatri scarseggiavano, non hai problemi con la lingua, conosci l’inglese a perfezione, qui si parla solo inglese in ospedale ed anche fuori, tutti conoscono l’inglese e il norvegese non è difficile da imparare…”, lui con la specializzazione in geriatria, aveva già trovato una buona sistemazione in ospedale e di pomeriggio teneva un ambulatorio a casa sua

– Nino non perdere tempo in Italia, vieni.

– Ti ringrazio, ma per il momento è no.

Era la mia risposta ogni volta!

Quando uscì la graduatoria nazionale definitiva, in base ai punteggi, mi ero posizionato al 298esimo posto, su circa seimila partecipanti non era poco, le sedi erano però 250, quindi ero tagliato fuori!

Dovevo attendere un altro anno, prima di riprovarci, grande era la delusione, avevo prodotto oltre alla laurea, alle specializzazioni, dei Master pagati profumatamente per acquisire punteggio, ma evidentemente non era il momento, chiesi alla Presidententessa dell’Ordine dei Medici di farmi sapere se c’era qualche medico da sostituire, quindi quel fatidico venerdì diciassette, non mi meravigliai della sua telefonata, convocato per le undici, alle dieci e trenta ero già da lei

– L’ho convocato per darle una buona notizia!

La guardai, era molto più grande di me, molto severa, ma il suo sguardo stavolta era dolce

– Grazie, c’è qualche medico da sostituire?

Sorrise

– No, è stata assegnata una sede di medico di medicina generale a tempo indeterminato per lei.

In un primo momento non capii, poi realizzai

– E’ uno scherzo?

Ma poi la guardai, era seria e stava sorridendo

– Non è uno scherzo, abbiamo ricevuto stamattina dal Ministero la sua nomina, se dovesse accettare, ha ventiquattro ore per raggiungere la sede.

Finalmente realizzai e al diavolo l’etica, mi alzai per abbracciarla, lei diventò rossa come il pomodoro, quando la lasciai

– Scusatemi, ma non potete immaginare la gioia che provo in questo momento.

Lei cercò di ricomporsi, in effetti l’avevo stropicciata e non poco, dopo essersi aggiustata la gonna, rossa ancora in viso

– Grazie, potresti essere mio figlio, l’abbraccio non me l’aspettavo, ma ti capisco, non mi hai chiesto nulla della sede e ne dei tuoi giovani pazienti?

Immediatamente

– Accetto!

Lei stavolta seria

– Ne sei certo?

– Si

– Sarai ad ottocento chilometri da qui…

– Accetto!

– …sono dodici frazioni e duecento bambini al di sotto dei dodici anni…

– Accetto!

– …che si sommano alle ottocento persone residenti…

– Dottoressa, fosse stato pure in capo al mondo, avrei accettato, sono stufo di studiare solo o di fare sostituzioni fino alla fine dei miei giorni, ditemi dove devo firmare e lo farò.

Mi vide così determinato, girò la cartellina sulla tavola e solo allora venni a conoscenza di Cassone, un comune della provincia di Torino, situato a mille ottocento metri sul livello del mare

– Grazie.

15 Novembre 2022 – La vita è strana!

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

La vita è strana, sempre!

Quando iniziai l’università, dopo la fine degli studi non avevo idea di come sarebbe stata la mia vita, ma non mi aspettavo, che al termine, il mio docente di urbanistica

– Sono talmente soddisfatto del tuo lavoro, ti ho raccomandato al Consiglio d’Amministrazione dell’Università per essere il mio assistente con un contratto a tempo determinato per un anno, che ne dici?

Ecco!

Sono cinque anni che mi veniva rinnovato il contratto, e oggi ho ricevuto la raccomandata di aver vinto il Concorso come Professore associato, ero emozionato, sarei stato il più giovane docente associato, prima di aver compiuto i trent’anni.

Caddi pesantemente sul gradino della portineria dopo aver firmato il registro elettronico del postino

– Si sente bene?

Riuscii con la testa a dire di si, ma in quel momento tutta la mia vita passava davanti chiudendo gli occhi, orfano all’età di diciotto anni, nessun fratello o sorella in supporto, l’unico familiare viveva lontano da Roma in Sicilia e nonostante le sue offerte di aiuto, testardamente decisi di continuare da solo, avevo la casa, piccola, ma era la mia casa.

Mi accollai l’onere di mantenerla e sostenermi, come?

Iniziai a lavorare di pomeriggio in un ristorante a pochi chilometri di distanza da casa, quindi la mia giornata era, la mattina a seguire le lezioni all’università di pomeriggio al ristorante in qualità di tuttofare e la notte studiavo.

Furono anni terribili, specialmente quando arrivava il periodo delle festività, avevo pochi amici, solo universitari, ma erano troppo per me, tutti provenivano da famiglie agiate e non mi sentivo alla loro altezza, quindi accettavo tutti i turni più massacranti di lavoro al ristorante.

Credevo nell’amore, con la A maiuscola, ma di tutte quelle ragazze che avevo conosciuto in quegli anni, nessuna mi sembrava la donna giusta da frequentare e quindi solo  il tempo di una frettolosa conoscenza e capire che non era fatta per me cambiavo rotta e obbiettivi.

L’unica mia famiglia furono i gestori del ristorante, spesso Romeo

– Perché continui a martoriarti sui libri, qui da noi hai ricoperto tutti i ruoli e si vede che hai la stoffa del ristoratore…lo guardai stupito

– Si, non fare quella faccia meravigliata, lo sai anche tu!

Diventai rosso

– Ti ringrazio, ma ho un’altra passione…

E mi fermai, continuando a pulire il bancone d’ingresso

– …lo devo ai miei genitori, avevo promesso sul letto di morte di mia madre che non avrei lasciato l’università…

Poi sorridendo

-…e poi l’urbanistica mi ha conquistato!

Scuoteva la testa, non l’avevo convinto, ma era la verità!

Si, era vero, avevo fatto di tutto in quegli anni, da cameriere alle pulizie, da lavapiatti e come aiuto cuoco d’emergenza, tanto che Romeo e la moglie mi affidarono sempre qualche altro incarico, ero arrivato a fare i conti della giornata, i colloqui per il personale e prima di andare all’università, passavo per il mercato generale e riempivo la mia cinquecento scassata nel fiore della sua vecchiaia.

Mi piaceva, quell’aria che si respirava nel locale, si riempiva di voci, di comande a ripetizione, di facce nuove e persone abituali, erano la mia famiglia.

Dopo la vincita del concorso tutto cambiò!

D’improvviso, le ore non mi bastavano più, fui letteralmente sommerso da impegni, in effetti la cattedra che era stata del mio professore ricadde su di me come una valanga di neve, lezioni da tenere, compiti da correggere e poi…

…la nostra Università aveva un contratto una collaborazione con il Ministero della Ricerca Scientifica e Innovazione, ed ogni progetto era complesso ma ben remunerato, sommando il mio stipendio, arrivai all’età di ventotto anni, ad una cifra mensile di tutto rispetto.

Una delle cose che mi amareggiava, furono le mie incursioni al ristorante, sempre più brevi, sempre più fugaci, quasi raggiungendo lo zero, tra il dispiacere di Romeo e di sua moglie.

Certo! Ero rispettato da tutti, invidiato da molti all’Università, ma la cosa non mi toccava più di tanto, frequenti erano i miei incontri con il Rettore, quindi quando ritornai dopo le feste natalizie, non mi meravigliai più di tanto, della sua richiesta di ricevermi urgentemente.

Ma fu l’inizio di…

…non mi aspettavo tante persone, il Rettore era un uomo di una certa età, ogni volta che ci incontravamo dovevo stare attento alle sue parole, parlava a bassa voce ed erano incontri che duravano pochi minuti e via.

Ma stavolta non fu così!

Pur conoscendomi da tanto tempo invece di darmi del tu stavolta, fece segno di accomodarmi e così  le altre tre persone presenti, mi giravo a guardarle, erano vestiti impeccabilmente da uomini d’affari o di politica e non mi sbagliai, mi furono presentati, erano politici, due sottosegretari del Governo in carica e il terzo era rappresentante del Ministero dell’interno.

Il Rettore si schiarì la voce, aveva tre faldoni davanti, su cui troneggiavano su raso rosso, il simbolo della Repubblica, iniziai a sudare

– Durante le festività, ho avuto diversi incontri al Ministero e nonostante la mia resistenza  i Ministri che mi avevano convocato, hanno fatto il suo nome. ho fatto le mie rimostranze, ho detto che non volevo per nessuna ragione che lei si allontanasse dall’Università…

A quelle parole, stavo per alzarmi, ma lui

– Stia comodo Dottore, non la sto licenziando…

Iniziavo ad avere il fiato corto, ma non volevo darlo a vedere a quelle persone….

.-.–.–.-.-.—.-.-.–..–.–.-.

…per acquistare il romanzo in formato ebook …

http://www.isognidiaraldo.it

 

14 Novembre 2022 – Una vita a metà.

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

(Anteprima di lettura di tre pagine su settantacinque pagine)

Il treno correva veloce, vedevo scorrere le immagini senza che riuscissi a focalizzarle, i miei pensieri erano altrove ed anch’io correvo veloce con i miei pensieri!

Per distrarmi sfogliavo un giornale del mattino e sorridevo, c’era un titolo a carattere cubitali nella pagina dedicata alla cultura e arte:

“Il Falco è scomparso!”

poi su due colonne, veniva raccontata parte della vita del Falco, la sua scoperta e il suo successo e sempre la stessa domanda

“Chi era il Falco?”

Già!…

13 Novembre 2022 – Una seconda opportunità.

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

Erano le quattro e mezza del mattino e a quell’ora le strade erano deserte, il vento soffiava forte e la temperatura era intorno ai due gradi, ma noi tre, liberi dal lavoro, eravamo spensierati e tra una battuta e un’altra mi accompagnavano a casa perche ero il più giovane del gruppo, poi loro due raggiungevano le loro abitazioni poco distanti dalla mia.

Eravamo tre amici inseparabili e avevamo solo due passioni all’epoca, la musica e la cucina!

Mi chiamo Rino e i miei due amici Dino e Ludo, già Ludo, nome criptico, un dono dei suoi genitori, convinti della nascita di una femminuccia per tutta la durata della gravidanza avevano illusa la nonna paterna promettendo la continuità del suo nome, Ludovica, quindi quando tra lo stupore di tutti, nacque un bel maschietto, per non deluderla lo vollero chiamare Ludo, un nome da lui mai accettato e lo marchiò per tutta la vita.

Ci eravamo esibiti in un pub, Dino era compositore, voce solista e suonava la chitarra, Ludo si alternava al basso e al pianoforte ed infine io ero il batterista e alle volte sassofonista, suonavamo canzoni degli anni ’70/80, arrangiate a modo nostro.

Durante la settimana studiavamo e la sera lavoravamo in un ristorante, io e Ludo come lavapiatti e Dino invece alle fritture, ci pagavano a giornate e con quella paghetta io e Dino riuscivamo a comprarci qualcosa di vestiario, Ludo non ne aveva bisogno, ma volentieri, incurante delle discussioni con la sua famiglia ci accompagnava, all’epoca io ero sedicenne, mentre Ludo era diciottenne e Dino ventenne.

Il nostro momento fortunato capitò un sabato sera e non ne eravamo a conoscenza ma tra il pubblico era presente una persona in cerca di talenti e il giorno successivo, lo ricordo molto bene, come se fosse oggi, Dino mi chiamò al telefono

– Rino, ti passiamo a prendere tra poco!

Ancora assonnato, guardai la sveglia sul comodino, erano le dieci del mattino

– Per cosa?

– Dobbiamo andare al locale, vogliono farci un provino, passo al garage di Ludo, prendo la nostra attrezzatura e ti passiamo a prendere tra un’ora, vestiti!

Ero meravigliato, un provino? A noi?

Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere riattaccò, e io?

Ancora assonnato corsi come una meteora in bagno, mio padre notò tutto dalla cucina

– Ma dove vai a quest’ora?

Non risposi, il tempo di farmi una doccia, vestirmi, raccontare della telefonata a mio padre…

…suonò il campanello, erano loro!

E questo fu l’inizio della fine!

Con una velocità impressionante, fummo travolti dal successo, quella persona in questione, il talent scout era proprietario di un’etichetta musicale la SingSong, ci scritturò e con le canzoni scritte da Dino fummo lanciati nel mondo della musica, il nostro complesso in pochi mesi raggiunse un successo insperato, il nostro nome:

“The boys band”

I soldi, tanti soldi, arrivarono in breve tempo, i nostri dischi andavano a ruba ed anche la nostra vita cambiò in un amen, nel bene e nel male, furono cinque anni di continui tour, presenza nelle radio principali e poi anche in televisione, eravamo giovani, incoscienti,  increduli …

…e così, ci perdemmo!

Imparai la lingua inglese, ma quando si dice che il successo da alla testa, non è un modo di dire, ma verità assoluta!

Oltre ai soldi, alle ragazze che ci saltavano addosso, arrivarono anche le droghe, prima leggere, poi sempre più pesanti, eravamo sottoposti a stress incalzante, dormivamo poco e male, fui l’unico a rimanere con i piedi ben piantati a terra, anche perché dopo due anni circa di quella vita, persi mio padre per un tumore che raggiunse mia madre, morta dandomi alla luce.

Fu il suo ultimo triste regalo!

Con un aereo dall’Inghilterra, messo a disposizione dalla produzione, lo raggiunsi prima di morire in ospedale tra le mie lacrime e con un filo di voce mi disse

“Ricordati quello che eri prima e cerca di non perderti!”

Mai parole furono più profetiche!

Quella frase rimase così impressa nella mia mente che da allora tutto cambiò, ma per Ludo e Dino purtroppo non andò così, nell’ultimo periodo Dino dovette essere ricoverato più volte per disintossicarsi dalla droga e Ludo subì la sua stessa sorte, non solo per la droga ma si aggiunse anche l’alcol.

La nostra avventura durò otto anni e poi?

Ci perdemmo di vista!

Passarono altri cinque anni da allora e quando mi informai su di loro, venni a conoscenza che Dino lavorava in Inghilterra come Chef in un ristorante di Plymouth e Ludo a Berlino oramai era parte integrante di una comunità di gay, queste furono le ultime notizie dei miei amici.

Quando il complesso si sciolse, cinque anni prima, mi ritrovai da solo, impiegai molto tempo per disintossicarmi da quell’incredibile successo improvviso e decisi di iscrivermi ad una scuola alberghiera, diventai Chef di partita addetto alla griglia e alle fritture, ero taciturno, mi stavo rinchiudendo sempre di più.

Di quell’incredibile avventura mi rimase solo un anello, era in oro con una placchetta nera in superficie con le nostre iniziali a forma di cuore incrociate, fu un regalo che ci facemmo il primo anno, pezzi unici forgiati da un artigiano olandese, promettendoci di non toglierlo e non cederlo mai a nessuno.

Ed eccomi oggi, quasi trent’enne, con un camper come casa e la mia attività al seguito, un food truck, grande come una roulotte per sei persone, modificato e acquistato a Parma.

Prima mi ero trasferito a Lecco, avevo lavorato in diversi ristoranti a Novara, Varese e Como, mi volevano bene tutti, ma non mi sentivo soddisfatto, mi piaceva far parte di una brigata, ma non mi piaceva essere un sottoposto, troppe pressioni in cucina e poi non sopportavo l’arroganza degli Chef, avevo messo da parte i soldi guadagnati con la musica e furono quelli che mi salvarono e mi diedero l’opportunità di finire gli studi e…altro!

Una sera uscendo dal ristorante di Como, una folata di vento a mulinello mi travolse,  riuscii a mettermi al riparo e mi ritrovai tra le mani un volantino, era la pubblicità di una Fiera a Parma dove venivano presentati modelli di automezzi adatti per la ristorazione mobile, nuovi e usati, quella notte non riuscii a dormire, ero alla ricerca di trovare la mia strada, poteva essere quella giusta, decisi di visitare la fiera.

E il giorno dopo…

…fu la giornata che cambiò tutta la mia vita!

– Come va oggi?

Ero in ospedale, pregavo e la guardavo, com’era bella, nonostante le ecchimosi sul viso fossero diventate viola, chiudendo gli occhi per un attimo, la rivedevo come la prima volta che l’avevo incontrata, una ragazza bella,  solare e piena di vita.

Adesso i suoi capelli biondi lunghi scendevano sulla copertina del letto d’ospedale inerti, gli occhi erano chiusi, ma conoscevo bene il loro colore, celesti come il mare, dai documenti della cartella clinica, ero venuto a conoscenza della sua età, trentuno anni, la mia stessa età, era in coma, respira solo con una mascherina e il suo corpo era avvolto in un vestaglia bianca come la neve attaccato a delle macchine che controllavano il suo stato di salute, avevo gli occhi velati dalle lacrime, sentii dei passi, alzai lo sguardo, era Nico il suo datore di lavoro, aveva un’agenzia pubblicitaria e lei aveva accettato di fare da promoter per un food truck di una compagnia inglese, era un brav’uomo, sui sessanta anni, venne alle mie spalle

– Non è stata colpa tua!

Era già passato un mese da allora, ma non riuscivo ancora a capacitarmi!

Quel giorno mi ero avvicinato a quel padiglione, l’ultimo della fiera…

… c’era tanta gente, bambini urlanti, venditori di ogni cosa, dai food truck fuoriuscivano profumi deliziosi, panini, patatine, sfogliatine, frittelle a ripetizione, fino a quel momento nulla mi aveva colpito, anche perché confesso non ero pienamente cosciente del perché fossi venuto, la giornata era fredda e nonostante i numerosi pannelli radianti accesi per emanare calore sia in basso che in alto appesi al soffitto, non si poteva passeggiare senza essere ben protetti tra i padiglioni.

Nulla mi aveva attratto veramente, la giornata era passata senza nessuna emozione, ero in procinto di allontanarmi dalla fiera, verso una delle uscite, notai un padiglione con i colori inglesi e una doppia bandiera enorme, quella inglese e quella americana, mi era di strada, mi incuriosì e quando mi avvicinai, la prima cosa che mi colpì, fu una ragazza, disinvoltamente vestita solo con una gonna e una camicetta invogliava le persone a visitare lo stand, la vidi batteva i denti, ma nonostante tutto elargiva un sorriso per tutti quelli che passavano vicini, anche per quelli che non rispondevano al suo invito, non so proprio perché lo feci, ma poco distante, c’era un piccolo bar montato su un automezzo, presi due cioccolate bollenti e

– Posso?

Era di spalle, si girò meravigliata

– Cosa?

Poi vide il boccale bollente, colmo di cioccolata con panna che le stavo offrendo

– Ma?

Le sorrisi

– Scusami, ti ho visto che battevi i denti…

Rispose al sorriso, prendendo il boccale

– Grazie, ma ci conosciamo?

– No, ma se è solo per questo, io mi chiamo Rino e tu?

Mi persi nei suoi occhi celesti, mi guardava incuriosita, mi stava analizzando

– Solitamente non sono mai così diretto, ma mi è venuto spontaneo, io qui coperto con cappotto, sciarpa e cappello come tutti qui dentro e tu…

Diventò rossa all’improvviso

– Spogliata?

Abbassai la testa, mi vergognavo, si è vero, l’avevo immaginata così

– …disinvolta!

Risposi…

…e sorridemmo, seguirono dei minuti imbarazzanti, sorseggiammo la bibita calda, mi ringraziò e ci sedemmo nei pressi dell’automezzo

– Mi chiamo Ivvy.

Un perfetto italiano con una inflessione straniera, spontaneamente

– Non sei italiana?

– No, sono irlandese e studio a Londra, il mese scorso ho risposto ad un annuncio di un’agenzia italiana per questo lavoro, il colloquio l’ho fatto a Londra, cercavano una ragazza inglese che conoscesse bene l’italiano, sai, questa Fiera è internazionale e la società produttrice di questi automezzi, voleva essere certa di raggiungere il maggior numero di persone di tutte le nazionalità, amo l’Italia e quindi ho colto l’occasione, mi veniva pagato alloggio e vitto per due settimane da trascorrere in Italia, oltre la Fiera, e tu?

Preso alla sprovvista con un grumo di cioccolata alla gola bollente

– Cosa?

Ero goffo, rosso dallo sforzo di ingollare quel grumo bollente

– Come mai sei qui?

12 Novembre 2022 – Tesla.

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

Dati anagrafici:

Nome Lino, Età 40 anni compiuti da poco,Celibe,Lavoro – Investigatore, Città – Napoli. Bello vero, mica tanto!

Dopo aver avuto un’esperienza in campo lavorativo per dieci anni in una multinazionale, una mattina ti svegli e sei disoccupato!

Smarrimento, farmaci, depressione e chi più ne ha più ne metta, 11 anni di convivenza, stessa modalità, stesso destino, neanche un biglietto, neanche a guardarsi negli occhi ed essere sincera, un sms sul cellulare, il giorno del mio licenziamento “Non ce la faccio più, vado via, parto con un amico in Australia. Addio”.

Ma si può essere così aridi, non dico che la nostra relazione fosse tutta rose e fiori, stavamo bene insieme, almeno credevo, più volte le avevo chiesto di regolarizzare la nostra posizione, e lei niente, “Stiamo bene così!”, figli? Nemmeno a parlarne, dovevamo rifuggire tutte le occasioni che si presentavano, con i nostri amici, che nel frattempo, avevano prolificato.

Avevo accettato tutto, per lei, e ora? Uno sms e si chiude la partita!

Dopo la fase di analisi, coadiuvato da un amico psicologo, durata 24 mesi, alla fine ho concluso, che era una stronza, una grande stronza!

Ed io… un coglione!

Ed eccomi qui, fresco di diploma.

E già a quaranta anni!

Non avendo altre  possibilità nel mio campo lavorativo, oramai sempre più tecnologico dove internet fa il lavoro di dieci uomini o donne in strada a vendere, incontrai per caso alla villa comunale, una domenica, un mio compagno di scuola Pietro. Non mi aveva riconosciuto, lo chiamai io, ci sedemmo su una panchina e dopo cinque minuti, il tempo di raccontare la sua vita, mi interroga sulla mia.

Dopo trenta secondi, avevo finito, tra lo sbalordimento e tre mosche che erano entrate per esplorare la sua bocca, per poi uscirne senza che se ne accorgesse, era solo per stupore, le sue prime parole, anzi la sua unica parola, “Cazzo!” e terminò la conversazione. Seguì un imbarazzante silenzio, che durò diversi minuti, mi offri una sigaretta e accettai di accenderla, poi “Devi rifarti una vita”, lo guardai senza rispondere “Sei stato sempre il più studioso e curioso della nostra classe, tutti, ma proprio tutti, ti avevano come  “confessore”, uomini e donne, perché sapevano che quello che ti rivelavano era come se fosse chiuso in una cassaforte, la tua!”, lo ascoltavo e non capivo, ma mi nascondevo dietro la nuvola del fumo della sigaretta.

– Ascolta, io lavoro da tempo per un’agenzia interinale, l’altro giorno è venuta una nostra cliente a portarci dei volantini, ha un’agenzia investigativa e sta promuovendo un corso, il primo nella Regione Campania.

– E io che c’entro?

– Devi muoverti,  cambiare, scrollarti la negatività che hai addosso, si vede da lontano che sei uno straccio, che ti costa? Vacci a parlare, dammi in tuo numero di cellulare che quando vado a casa ti invio tutto tramite sms, l’indirizzo e il numero telefonico.

Lo feci contento, ma giusto per non farlo dispiacere, ci salutammo e rimasi su quella panchina.

Mi guardavo intorno, famiglie con bambini, nonni con nipoti, badanti con anziani, l’immancabile uomo dei palloncini, le urla di un neonato, nulla mi dava fastidio!

Ero solo immerso nei miei pensieri, nel pomeriggio, Pietro mi inviò quello che avevo promesso, ringraziai e… me ne dimenticai!

Era passata una settimana, la mia giornata era divisa in questo modo, la mattina all’ufficio di collocamento, due fette di pane in cassetta con una sottiletta, era il mio pranzo, poi letto e televisione, televisione e letto. Nel fare lo zapping tra i canali, mi capitò di vedere una pubblicità con una bella signora che invogliava le persone ad iscriversi al primo corso per informatore commerciale.

Fu un lampo, mi ricordai tutto, l’incontro con Pietro e il resto, presi il cellulare e chiamai!

Fu un periodo bellissimo e stancante, non avevo i soldi per pagarmi il corso, e quindi raggiunsi un accordo commerciale con la titolare dell’agenzia, la mattina lavoravo per lei gratis all’archivio e il pomeriggio frequentavo il corso, mille ore, tutti i pomeriggi, escluso la domenica.

Il corso era cofinanziato dalla Regione, era di alto livello, i vertici regionali avevano affidato questo corso a una persona che aveva l’agenzia da moltissimi anni, erano tre generazioni di investigatori. I docenti provenivano da diverse località italiane, studiavamo diverse materie, tra cui oltre la criminologia, il codice penale, le tattiche investigative, lo studio delle armi convenzionali e tecnologiche,  anche un corso di autodifesa personale con “incontri” tra noi studenti.

Ero il più anziano, partimmo in 20 alunni, rimanemmo alla fine in cinque, gli esami furono rigorosi e durarono tre giorni, ma alla fine fui tra i primi tre a conquistare il diploma.

Una stanza della mia abitazione, la trasformai in ufficio e con l’aiuto della titolare, iniziarono a venire i primi casi da risolvere, era già un anno che facevo questa attività e i riconoscimenti si alternavano agli (per fortuna) insuccessi.

Non potrò mai dimenticare quel giorno, era il primo aprile, avevo da poco finito di preparare una fattura per un caso di “tradimento familiare” lavoro molto impegnativo che mi aveva tenuto occupato per tre mesi tra pedinamenti e appostamenti, arrivò una raccomandata, portata da un pony express.

Era una busta gialla, di quelle commerciali, a sacchetto, strano pensai, mandarla per raccomandata, nessun mittente, solo il mio indirizzo, ancora più strano il contenuto, c’era un biglietto aereo per le 14.00 da Napoli per Catania e un altro già pagato per il ritorno senza data, una chiave e un bigliettino con un numero di cellulare.

Li per li, pensai onestamente ad un pesce d’aprile, ma tutte le mie impressioni scomparvero nel momento della mia telefonata all’aeroporto e alla compagnia di volo, ero stato prenotato per quel pomeriggio, la cosa mi intrigava, ma chi mai poteva essere l’autore di questa richiesta di avermi a Catania?

Non mi restava che chiamare il numero di cellulare, per avere spiegazioni, ma fu del tutto inutile, perché dopo aver fatto il numero, la persona che mi rispose dopo aver chiesto chi ero, mi disse solo “cassetta di sicurezza dell’aeroporto n. 38” e riagganciò!

Delle due, l’una o era un tranello di qualche marito che avevo scoperto o di una donna, perché no! Oppure era un nuovo caso! Il lavoro che avevo intrapreso, mi aveva già dato delle opportunità strane in quest’ultimo anno, volli pensare in positivo, preparai la valigia, dovevo essere due ore prima in aeroporto e cosi fu!

Mi guardavo con naturalezza intorno, ma sentivo di essere osservato, ma era inutile cercare di capire da chi, l’aeroporto era un brulicare di persone, appena arrivato mi avviai alle cassette di sicurezza, ero in anticipo di un quarto d’ora sull’orario previsto, apro la cassetta n.38, c’era una busta.

Mi allontano all’area di imbarco, prima di entrare, vedo il contenuto, un foglio e mille euro in biglietti da 20 euro, sul foglio “1 aprile, stanza n.238 dell’albergo Garibaldi al centro città, sarete contattato in giornata” firmato Tesla.

Sempre più strano, tramite il cellulare chiamo l’albergo, mi danno conferma della stanza a mio nome, in attesa per le 15.30, orario d’arrivo dell’aereo.

Il viaggio, fu tranquillo, ma quella sensazione di essere sotto controllo non si allontanava, ed ebbi la conferma quando ero in attesa del bagaglio che avevo imbarcato, oltre al sottoscritto, c’era una coppia giovane, poi due persone ben vestite, uno dei due si avvicinò

– Queste sono le chiavi della macchina per lei, parcheggio n.15, sosta 34.

Non mi ero ancora ripreso dallo stupore, i due scomparvero dalla mia vista, avevo solo notato un neo sull’occhio destro di quella persona, la mia sensazione era esatta, avevano fatto il volo con me, quindi sapevano chi ero.

Presi l’auto, una mercedes pluri accessoriata, tramite il navigatore già posizionato all’indirizzo dell’albergo, in pochi minuti raggiunsi la meta e fui nella stanza.

E ora? E ora era tempo di attendere, la macchina era nuova, l’avevo ispezionata per vedere se c’era qualcosa che mi potesse interessare, ma nulla, il libretto era intestato ad una rivendita del luogo, come auto di prova, scesi nella hall a prendere un caffè, controllai il cellulare fosse carico e feci una passeggiata nel parco adiacente, non c’è che dire, era un albergo di lusso con una vista meravigliosa sulla città, appena trovai un tavolino libero, il tempo di sedermi, si avvicinò un cameriere

– Gradisce qualcosa?

Lo guardai interdetto, non l’avevo sentito arrivare

– Si, grazie un aperitivo.

– Subito.

Scomparve per riapparire con dei salatini e un coppa di gelato con un aperitivo, nemmeno il tempo di ringraziare, era già scomparso, intorno non vedevo nessuno, ma memore di quello che era accaduto all’aeroporto, ero certo che qualcuno mi stesse osservando.

C’erano dei giornali sopra al tavolino, erano locali, iniziai a sfogliarli per fare qualcosa, ma nel frattempo mi guardavo intorno, nulla, il cellulare muto, non mi restava che andare nella mia stanza per cambiarmi per la cena.

Sul comodino trovai questo biglietto, tavolo 15, ore 19.00.

Iniziavo a fantasticare, chi era? perché? Stanco del viaggio e del lavorio mentale, mi appoggiai sul letto e mi addormentai, alle 18.30 squilla il cellulare, nessuno risponde, ma mi rendo conto che sono controllato, era una sveglia evidentemente, mi preparo e scendo.

Al tavolo 15 era apparecchiato per due persone, il cameriere mi porta il menu, inutile dire, faccio finta di vedere il menu, ma mi guardo intorno per vedere chi è il mio commensale, alle 19.15 arriva il cameriere

– Mi dispiace, ma ha telefonato la persona che aspettavate, mi ha detto di riferirle che non è potuta venire, quindi le augura una buona cena.

E così mi ha dato buca!

Non mi rimane altro da fare che cenare, inutile dire che la cena fu favolosa, i prodotti siciliani sono tra i migliori della nostra penisola e mi avviai nella stanza.

Non avevo sonno, accesi il televisore e mi misi sulla sponda del letto, ma rimasi sbigottito, qualcuno aveva anticipato le mie mosse, il televisore non stava trasmettendo delle immagini delle televisioni nazionali o regionali, ma c’era un avviso

“Legga bene prima di rispondere”

guardai meglio, c’era una videocassetta collegata al televisore nascosta che si era attivata, dopo pochi secondi altro messaggio

“Benvenuto nella nostra terra Lino, abbiamo un incarico per lei”

oramai muto dallo stupore vedevo scorrere delle immagini, erano delle montagne, poi un gregge con un uomo e un bambino, bello, riccioluto poteva avere sei anni, con un bastone cercava di mantenere ordine nel gregge, poi una casa, modesta con giardino, un uomo abbastanza anziano che stava intagliando qualcosa, poi più nulla.

Attesi, dopo qualche minuto si materializzò una cartina geografica dell’Albania, il porto di Durazzo e cerchiata in rosso la zona detta Klos del Distretto di Croia, non potetti fare a meno

– E che cazzo!

Esclamai, la mia voce era rimbombata nella stanza, mi parve di sentire qualcuno che ridacchiava, ma di certo era una mia impressione, non c’era nessuno tranne il sottoscritto.

Messaggio con in sottofondo l’immagine del ragazzo, nitida per farla memorizzare

“Nel cassetto del suo comodino, troverà cinquemila euro, un passaporto e biglietti per il traghetto con partenza da Bari. Questo è il suo incarico, riportare in Italia il ragazzo, si chiama Andrea. Ad operazione conclusa riceverà altro diecimila euro per la sua prestazione. Tesla”

11 Novembre 2022 – Mistero ad Olbia

Descrizione

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

Mi chiamo Luzio, sono in attesa su una panchina all’esterno dell’aeroporto di Napoli in scalo da Amsterdam e in partenza per Olbia, ho già imbarcato le valigie, con me ho solo una valigetta 24ore e ancora non riesco ancora a crederci, sarei ritornato ad Olbia dopo vent’anni!

A dieci anni mi ero trasferito con la mia famiglia, non avevo nessun parente in quella bellissima città, cinque anni fa i miei genitori, si diedero appuntamento in cielo a sei mesi di distanza, l’uno dall’altra, quando finì mia madre, mi disse “Non angustiarti, raggiungo solo tuo padre!” e così la mia famiglia era formato da un solo componente, il sottoscritto.

Mio padre e mia madre, erano originari di Pescocostanzo in Abruzzo, si dovettero trasferire in Sardegna per lavoro, passammo dieci anni in quella bellissima terra.

Sono sardo, si e amo quella terra, ma solo per nascita!

A ventidue anni, diplomato e poi laureato in marketing aziendale, alla Luiss di Milano, a venticinque in pista per una Grande Compagnia Olandese nel campo della Grande Distribuzione Organizzata, dopo per cinque anni, formatore e Responsabile del Controllo di Gestione per l’apertura di nuovi punti vendita, ho girato l’Europa, ero fidanzato con una hostess olandese, era statuaria, un metro e ottanta, capelli biondi, occhi celesti, ma nessuna voglia di formarsi una famiglia, solo sesso, sesso e sesso, non eravamo conviventi, nessuno dei due poteva permettersi di rimanere più di un certo periodo in un luogo, vista la possibilità economica di entrambi, quando passavamo dei giorni insieme, Gran Hotel e via con le danze.

Poi se ne accorse, volevo qualcosa di più, cercavo una stabilità, avevo trent’anni, fiutò il “problema” e con un sms, troncò la relazione.

Ci rimasi male, molto male!

Mi dedicai al lavoro, anima e corpo, non avevo orari, pochi riuscivano a tenermi testa, ma mai ho chiesto ad alcuno di tenere i miei ritmi, ma questo stato di cose, fu la mia rovina, i piani alti dei vertici aziendali ne erano a conoscenza.

Un giorno, sette giorni dopo la fine della mia relazione, fui convocato in Olanda dal Direttore Generale, ovvero, dall’unico proprietario della Compagnia, il mio animo mediterraneo mi consigliò di non utilizzare la compagnia aerea della mia ex, onde evitare aggressioni in volo con relativa denuncia alle autorità aeroportuali nei miei confronti, arrivai ad Amsterdam di prima mattina, in un albergo già prenotato da loro, ebbi l’intuizione che mi stesse per accadere qualcosa di importante, avevo una suite tutta per me, riposai senza disfare le valigie, già altre volte era capitato di ripartire dopo qualche ora, alle dieci venne un’auto della Compagnia a prendermi, dopo venti minuti ero al cospetto, dell’arci milionario Ernest

– Allora, com’è andato il viaggio?

– Bene, non mi posso lamentare, sono stato trattato nel migliore dei modi, non poteva essere altrimenti, vista la prenotazione fatta dalla Compagnia in prima classe da Roma per Amsterdam.

Sorrise, mi conosceva da cinque anni, era stato lui che mi aveva assunto, non rientrava nei suoi compiti, ovviamente delegava altri, ma quel giorno, quando mi sedetti davanti all’esaminatore, in risposta ad un loro annuncio sul Giornale delle GDO, fece spostare l’esaminatore e iniziò a valutarmi, una raffica di domande senza tregua, non sapevo minimamente chi era, ma l’ho capii alla fine, mentre per gli altri c’era un laconico “Vi faremo sapere”, con lui, fu totalmente diverso “Domani alle otto nel mio ufficio, al diciottesimo piano, sei assunto!”.

Mi alzai, intontito e meravigliato, gli altri erano più stupiti di me, compreso il capo del personale , il quale mi fece accomodare nel suo ufficio, per farmi firmare il contratto, quando lessi il frontespizio,”A tempo indeterminato” lo guardai stupito e lui “Questi sono gli ordini del proprietario”.

– Sono contento Luzio!

La cosa non mi convinceva, poche volte mi aveva chiamato così, sempre e solo di cognome, nei rapporti era impersonale e quelle poche volte che l’aveva fatto  erano incarichi speciali o difficili, quindi fui attentissimo, si alzò e accarezzò la fotografia della sua famiglia, in quella foto c’era la moglie e le sue quattro figlie, ci  teneva moltissimo e mi ricordo una volta che dovevo partire per il Portogallo mi disse “Sei fidanzato” – “No” – mi stupì – “Che aspetti? Di diventare vecchio senza famiglia?” risposi  “Aspetto il momento giusto e la persona giusta!”,  gli piacque e fece cadere il discorso.

– L’ultimo ipermercato in Inghilterra a Bristol funziona alla grande, la percentuale delle presenze, in soli tre mesi, è triplicata.

Aspettava

– Certo, avere un bacino di utenza superiore alle cinquecentomila persone mi ha aiutato molto.

– Vero! Ma con te alla guida è stata importante, per questo ti ho inviato lì dopo il misero fallimento dell’inaugurazione.

Qui gatta ci cova, pensai!

– Orbene, so che tra tre giorni inizi il prossimo corso per dieci neo-direttori, ma avrei una opportunità da proporti.

Ecco, ora arriva, in quale parte del mondo, sarò inviato, già sapevo da voci di corridoio e da notizie lette tra le righe dal Giornale delle GDO, il Gruppo voleva espandersi oltre manica.

– Il tuo stipendio attuale?

Aveva la mia cartellina davanti, l’avevo intravista

– Cinquemila euro netti escluso gli straordinari, al mese.

– Con?

– L’alloggio e niente spese per contratti delle utenze.

– Bene, da oggi e se dovessi accettare l’incarico, il tuo stipendio, sarà raddoppiato con tutti i benefici di cui già godi in più l’auto aziendale ti verrà regalata senza ulteriori oneri da parte tua  – così dicendo prese qualcosa dal suo cassetto – e mise le chiavi davanti a me,  era una chiave elettronica per auto, c’era lo stemma della mercedes.

Notizie simili, avrebbero stordito chiunque senza toccarlo, immaginate il sottoscritto in quel momento, ma il pensiero fisso era solo uno, cosa giustificava tutto questo ben di Dio?

Ma il mio self control, tenne, anche se dentro di me c’era tempesta forza nove.

Incassò, non aveva dubbi in proposito, mi conosceva piuttosto bene, quindi sapeva perfettamente a cosa stavo pensando, iniziò

– Tu sei sardo di origine?

Oddio e questo che c’entra?

-Si.

– Di dove?

– Olbia.