20 Aprile 2020 – Tredicesima puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

20 Aprile 2020 – Tredicesima puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

20 Aprile 2020…

Tredicesima puntata: “Una seconda opportunità”.

…un mio nuovo “romanzo spontaneo sgrammaticato” in diretta web ogni settimana, cinque pagine da condividere con voi!!

Prossima puntata il 27 aprile 2020.

Araldo Gennaro Caparco
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…quindici contratti per altrettanti matrimoni da eseguire entro la fine dell’anno
Ero su di giri, avevo telefonato a Nina per raccontarle l’andamento, inviato fotografie e quando le avevo detto della chiusura dei nuovi contratti mi passò suo padre
– Hai fatto proprio un bel lavoro figlio mio.
Rimasi di sasso, era la prima volta che mi chiamava così, mi sentii orgoglioso… e per l’ennesima volta sbagliai a credergli, recita un proverbio del mio Paese “Chi nasce tondo, non potrà mai morire quadro”!
Sima era stata efficientissima, sapevo che l’indomani sarebbe dovuta partire per la Thailandia e quindi quando venne a salutare in cucina, non mi meravigliai di nulla
– Ti ringrazio, senza di te questa settimana me la sarei vista di brutto!
Mi guardò interrogativamente, sorrisi, rispose al sorriso
– Senza di te, mi sarei trovato a disagio nel coordinare tante etnie e relativi menu, sei un’interprete fantastica, mi dispiace doverti salutare.
Mi abbracciò, nell’orecchio
– Lo faremo più tardi!
E sparì!
Come un’ebete la vidi scomparire in quella nuvola bianca di vestito svolazzante
– Signore noi andiamo!
Mi girai, erano gli avventisti, aspettavano la paga e questo mi distolse, quando finalmente spensi l’ultima serie di luce, su un ristorante, già ripulito e pronto per la domenica mattina, con i tavoli già preparati, guardai l’orologio, erano le quattro e mezzo, avevo tanta energia positiva, uscii fuori sulla terrazza del locale di fronte al mare e inalai tanta aria per quanto ne potevano contenere i miei polmoni e mi avviai verso l’albergo per il meritato riposo di alcune ore.
Appena entrai nella hall, il portiere di notte
– Signore è atteso nella sala grande.
Era sovrappensiero, continuai per la mia strada verso l’ascensore, mi richiamò
– Signore!
– Dica?
Sorrise, stranamente era uscito dalla sua postazione, mi prese un braccio e strinse
– E’ atteso…
Ero stupito, lo guardai bene, mi rimase impresso un neo piccolo nero sul sopraciglio dell’occhio di sinistra, mi guardai intorno
– Dove?
– Nella sala grande!
Indicandola, aprii la porta e…
…tutto era buio, poi si illuminò, sul palco in fondo c’erano i ballerini indiani che avevano allietato uno dei momenti del matrimonio, una musica dolcissima e martellante, iniziò e con essa loro a muoversi, il ritmo aumentava sempre di più, meravigliato mi accomodai e in quel momento entro in scena Sima, ogni ballo in India racconta una storia, fui affascinato da lei, era con degli abiti che mettevano in evidenza tutto il suo corpo con generosi spacchi laterali che lasciavano intravedere nascondendo, non stava ballando, ma con i gesti e le movenze, la storia raccontava di un Amore che era nato, più d’una volta si avvicinò e potevo sentire il suo profumo, gli occhi penetranti e gli sguardi ammiccanti, ero estasiato.
E fu la mia fine! E che cavolo, mica ero fatto di pietra!
I ballerini scomparvero, l’alba era prossima ad arrivare, vedevo il suo corpo di riflesso, mi prese per mano e dopo poco ci ritrovammo nella mia stanza, opposi una flebile resistenza, quasi impercettibile la sua voce
– Ora ti posso salutare come voglio e desidero io, vuoi?
La mia stanza era una suite all’ultimo piano dell’albergo, era composta di una stanza all’ingresso con due porte per i bagni e poi la stanza da letto, sul tavolino in quella stanza c’erano dei bicchieri e una bottiglia di spumante
– Vengo subito!
Disse stampandomi un bacio sulla bocca, oramai ero rapito e rosso dal desiderio
– Ti aspetto!
E scomparve in bagno per riapparire dopo un poco con i capelli bagnati e completamente nuda, mi portò lo spumante, lo stappai e lei mi diede le spalle conscia di quello che faceva vedere, versò e venne verso di me con i calici dopo aver stampato un bacio sul mio bicchiere, brindammo e non volle spegnere le luci, la sua pelle, il suo profumo invase tutto il mio corpo e…
…fu la mia fine!
Sentivo tuoni in lontananza, strano pensai, aprii gli occhi e non riuscivo a vedere nulla, c’era uno slip sulle mie orecchie e copriva i miei occhi, era rosa, in un attimo cercai di realizzare cosa stesse succedendo, qualcuno alla porta bussava con vigore, mi guardai intorno, tutto era in subbuglio, il reggiseno di Sima era sul mio bicchiere, il suo vestito per terra, il lenzuolo era disseminato dal rosso porpora del rossetto, la testa mi ronzava, vidi l’ora, mezzogiorno, i colpi alla porta aumentarono, cercai di trovare il mio slip ma non lo trovavo, presi la prima cosa che trovai sulla sponda del letto, un telo da doccia
– Vengo, arrivo!
Urlai, aprii la porta, era Nina con suo padre!
E come una tragedia, tutto da quel momento, andò a rotoli!
In pochi giorni, mi ritrovai, senza figlia, senza famiglia, senza lavoro, quello stesso giorno fui buttato letteralmente fuori casa, a nulla valse raccontarle la verità, le dissi che ad un certo punto non mi ricordavo più nulla, le mie ricerche per trovare Sima furono inutili, era partita la mattina stessa per la Thailandia e poi si era dissolta, sparita nel nulla, non volle sentire ragioni, era rabbiosa spalleggiata dal padre, riuscì ad avere in un tempo record anche l’affido esclusivo di Nives e mi era stato permesso di vederla una sola volta al mese con la sua governante per poche ore!
L’unico che mi diede una mano fu Didier di nascosto da Nina, riuscì a trovarmi una sistemazione in un affittacamere in un paesino vicino Marsiglia, i loro avvocati chiesero con urgenza una seduta della magistratura per la sentenza di divorzio e con una velocità impressionante, mentre ero assistito da un avvocato d’ufficio, mi ritrovai divorziato.
Nei mesi successivi, cercai in ogni modo di vedere mia figlia Nives, al di la delle visite programmate, ma vi riuscii solo due volte di sfuggita, mi sembrava di vivere in un incubo, non dormivo, non mangiavo e spesso a piedi facevo quei tre chilometri per arrivare nei pressi del ristorante con l’assurda speranza di poterla vedere, di parlarle, ma più d’una volta mi ritrovai a terra, malmenato da buttafuori del locale, arrivai ad incatenarmi davanti alla villetta dove erano, ma fui allontanato dalla polizia e mi beccai tre denunce per molestie.
Ero diventato l’ombra di me stesso!
Ogni notte rivivevo quel momento, come un film si srotolava nei miei ricordi, la notte prima di andare davanti alla scuola di Nives, dopo aver pianto per l’ennesima volta per tutta la notte, mi svegliai spossato ma deciso a cercare una soluzione, non poteva andare a finire così, volevo la mia famiglia, mia figlia ed ero certo di non aver fatto nulla di male e di essere caduto in una trappola, ne ero convinto, ma dovevo dimostrarlo e non era certo facile.
Fu Nives che mi vide per prima e incurante del grido della tata corse verso di me
– Papà!
Se avessi avuto le ali, in quel momento sarei volato verso il Cielo con lei, ci abbracciammo forte, con la coda dell’occhio vidi arrivare la tata
– Buon primo giorno di scuola piccola mia, papà ti vuole tanto, ma tanto bene!
Mi guardò sorridendo
– Anch’io!
Un attimo dopo era stata presa in braccio dalla tata e fu allontanata da me!
Vederla andar via così senza nemmeno poterla salutare, fu una sferzata che mi colpì profondamente e non so ancora oggi come capitò, ma dopo una corsa folle, mi ritrovai davanti alla mia ex casa, bussai il campanello una decina di volte, sentivo del trambusto al di la della porta, ma nessuno mi apriva
– Nina so, che stai dietro la porta,aprimi….
Nulla
-…ascoltami bene, quello che ti ho raccontato è la pura verità, sono stato raggirato, ma non ce la faccio da solo, ho bisogno di te, ti amo, ho bisogno di mia figlia, il mio grande amore dopo di te e ho deciso di dimostrarti che ho ragione, non so ancora come, ma da questo momento in poi, lavorerò per farlo, non riesco ad odiarti, ti amo troppo, dammi una seconda opportunità!
Nel silenzio irreale di una situazione irreale, i sensi si acuiscono, la sentivo, stava piangendo, il mio primo impulso fu quello di scagliarmi contro quella porta e abbatterla, ma avrei sbagliato un’altra volta, sentii la sirena di un auto della gendarmeria in avvicinamento, qualcuno evidentemente aveva avvertito suo padre della mia presenza lì
– Abbi fede in me!
E mi allontanai velocemente!
Non potevo restare inattivo, non avevo mai perso i contatti con Ines e avevo telefonato ad Alfio spesso, era arrivato il momento di partire da zero, dovevo combattere se volevo raggiungere il mio obbiettivo, quindi mi avviai a piedi verso il garage dove avevo ancora l’attrezzatura acquistata anni prima, quella degli eventi, volevo vedere in che condizioni erano e se potevo utilizzarle ancora, ma con mia somma sorpresa, trovai il garage vuoto, telefonai al proprietario e mi disse che molti mesi prima, erano arrivati dei traslocatori con un ordine firmato da Denis per portare via tutto.
Non avevo più nulla!
Nei giorni successivi, cercai di trovare lavoro nei ristoranti, ma era stata fatta terra bruciata intorno a me, ne ebbi a certezza quando mi avviai verso la pescheria di Alfio, appena mi vide mi venne incontro abbracciandomi, sua figlia Ines non c’era, aspettava un bambino, si era sposata con Andrè e fu lì che venni a sapere che Denis aveva velatamente minacciato chiunque mi avesse offerto un lavoro, lui non aveva paura e mi disse che se volevo potevo restare come dipendente nella sua pescheria
– Ti ringrazio, ma non è il caso.
Meravigliato
– Che farai?
Di getto
– Parto!
– Per dove?
– Torno in Italia!
Era la prima volta in assoluto, mai e poi mai mi sarebbe sfiorata l’idea di tornare a Parma e inconsciamente decisi di farlo, il tempo di arrivare all’affittacamere, raccattare in un borsone le mie cose, telefonai a Didier per avvertirlo, era stato l’unico a darmi una mano, stranamente non disse nulla augurandomi buon viaggio e partii con la mia auto destinazione Parma.
Furono otto ore via Monaco, Genova e poi Parma, terribili, ogni tanto dovevo fermarmi per riprendermi, non dalla stanchezza, ma perché le lacrime mi annebbiavano la vista, arrivai alle prime luci della sera nei pressi della trattoria da Rosa, a fatica uscii dall’auto, avevo tutti i muscoli indolenziti, mai e poi mai mi sarei aspettato di tornare, spesso in quegli anni di lontananza ci eravamo sentiti, sapevo che si erano sposati civilmente, non avevano voluto …

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…la prossima puntata il 27 aprile 2020…
Buona lettura

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