16 Ottobre 2022 – Tato – Sotto lo stesso tetto, ma non a letto.

16 Ottobre 2022 – Tato – Sotto lo stesso tetto, ma non a letto.

…da pag.11

Stazione di Modena

Lunedì

Dopo tante promesse, verso le undici mi recai alla stazione per accogliere il mio amico Flavio, ero arrivato alla fine del mio corso di laurea e quando lo comunicai mi promise di venire a trovarmi con la fidanzata il giorno prima della mia laurea, trovai proprio al centro della città, poco distante dall’Accademia, un affittacamere, molto bello, all’esterno era austero, ma dentro era un gioiello, quel giorno l’avevo preso di ferie e volevo pernottare li, ero libero, ma la proprietaria, una signora piuttosto arzilla, mi disse che aveva a disposizione solo due camere ed una era già stata prenotata da tempo per tre giorni.

La particolarità di questo alloggio temporaneo era che serviva anche dalla colazione, il pranzo e la cena, perché la proprietaria, fautrice della gastronomia locale voleva farla conoscere e aveva attrezzata la cucina con  un cuoco per preparare le pietanze per i suoi ospiti, non era molto conosciuto in città, ma dalle altre parte d’Italia e dall’estero avevano gradito questo tipo di sistemazione e ne erano contenti, fu il mio mentore del master a parlarne ed io prenotai per loro due.

Quel giorno la signora mi disse che ci avrebbe atteso per il pranzo e sempre nello stesso giorno sarebbe arrivato anche l’altro ospite, tramite cellulare avvertii della cosa Flavio e ne fu entusiasta.

Quando arrivò il treno mi feci trovare all’altezza della loro carrozza, scesero molte persone, ma di loro non c’era traccia, stavo per spostarmi quando notai una ragazza in difficoltà

– Aspetti l’aiuto io!

Lei di spalle senza girarsi

– Grazie, è molto gentile ma penso di farcela.

E nel dire questo una montagna di capelli rossi si riversarono sul mio viso, nello sforzo di portare fuori una delle valigie, si girò all’improvviso e per un istante rimanemmo senza parole, era bellissima, aveva due occhi verdi che risaltavano su quel viso ovale in parte nascosto dal resto dei capelli, aveva tre valigie e un trolley, il suo tono era stato fermo e deciso, non volevo importunarla ancora, stavo per allontanarmi, quando

– Scusi, signore!

Ero distratto, poi sentii meglio

– Potrebbe darmi una mano per piacere.

Mi girai immediatamente, contento come non mai, tanto da dimenticare perché stavo li alla stazione

– Grazie.

– Di nulla.

Distribuimmo le valige tra noi due e in silenzio stavamo per arrivare alla fine del marciapiedi, quando squillò il mio cellulare

– Ma dove sei?

D’un tratto mi ricordai tutto

– Flavio, al binario 24, alla carrozza due.

– Ecco perché, noi eravamo in testa alla carrozza 12, maledetto T9 ho sbagliato a darti il numero.

Lei seguiva tutto e nel contempo mi stava osservando

– Dove siete adesso?

– Non ti abbiamo trovato, abbiamo preso il primo taxi, per andare al Bed&Breakfast, ti aspettiamo la.

– Va bene.

Eravamo quasi prossimi alla stazione

– Problemi?

Era preoccupata

– No assolutamente, ero venuto per accogliere degli amici, ma mi avevano dato un numero di carrozza sbagliata.

Non disse nulla, era affaticata

– Mi dispiace averle dato tanto disturbo, forse è stata colpa mia.

Lo disse con una vocina così sottile che mi colpì, mi fermai

– No, non è stata colpa tua, anzi…

E mi fermai, lei mi stava guardando, avrei voluto dirle che era stato benedetto quello sbaglio, ma invece

– Mi chiamo Antonio, ti dispiace se ci diamo del tu.

Fu sorpresa

– Io Dina, no per niente.

– Ti vedo affaticata, fermiamoci a prendere un caffè vuoi?

– E i tuoi amici?

– Sono in auto, dovranno disfare le valigie, mi farebbe piacere.

Era in dubbio

– Non vorrei farti perdere altro tempo, sono attesa per pranzo al Vecchio cortile.

Mi cadde la valigia dalle mani

– Ma tu guarda le coincidenze!

Sorridendo e meravigliata dal tono della mia voce

– Cosa?

– Anch’io sono diretto li.

Aggrottò le sopraciglia, il suo viso fece una smorfia di una persona incredula, poi

– Ascoltami, ti sono grata per avermi aiutata a scendere queste valigie dal treno, ma non è che stai provando ad attaccare bottone, perché questo per me non è proprio il momento.

Giuro, non l’ho fatto apposta, ma la sua espressione e il tono della voce che da alto si abbassava sempre di più, mi aveva divertito, scoppiai in una risata un po’ leggermente plateale, tanto che alla fine con le lacrime agli occhi, riuscii ad aprirli e lei non c’era più, mi guardai intorno, era sparita, feci una corsa verso la postazione dei tassisti, giusto in tempo per vederla chiudere la portiera e partire….

Romanzo inedito e originale di Araldo Gennaro Caparco

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