16 Marzo 2020 – Ottava puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

16 Marzo 2020 – Ottava puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

16 Marzo 2020…

Ottava puntata: “Una seconda opportunità”.

…un mio nuovo “romanzo spontaneo sgrammaticato” in diretta web ogni settimana, cinque pagine da condividere con voi!!

Prossima puntata il 23 marzo 2020.

Araldo Gennaro Caparco

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…centralmente c’era invece il mio tavolo, visibile da tutti, da lì avrei insegnato la tecnica per friggere e preparare il pescato.
Prima di allora, alla fine della quinta giornata, dopo la prova generale effettuata nella pescheria un applauso spontaneo da tutti mi ripagò delle nottate insonni a preparare nella mia cucina a casa la gestualità e la dialettica per rendere facile la comprensione della pietanza che dovevamo preparare
– Figliolo, devo dire che avevo delle perplessità, ma stasera non ne ho più.
Questo fu il commento di Alfio siculo-francese!
Ero gasato e in attesa di mettere in pratica l’evento, desideravo condividere con una persona e il pensiero ricorrente era per lei, Nina, cercai di chiamarla, ma niente, mi tuffai a capofitto nella preparazione dell’evento, quella sera stanco di provare al suo cellulare, volevo recarmi nel ristorante dove eravamo stati insieme, anche per avere sue notizie e colsi l’occasione di invitare Alfio e sua figlia Ines per festeggiare la prova generale, l’invito fu subito accettato da Ines con una certa felicità, fui sorpreso, ma poi capii il perché, arrivai in anticipo, ma loro già mi stavano aspettando dentro, vedevo di spalle una persona che parlava con loro, mi avvicinai
– Rino questo è il proprietario…
Non lo feci terminare, tra la sua meraviglia, stendendo la mano
– Salve Andrè!
Quando realizzò chi ero, il suo sorriso si spense e rimase con la bocca aperta
– Sai lui è lo Chef dell’evento, stavamo parlando proprio di te con Andrè.
Era Ines, lui balbettò
– Ma tu non sei l’amico di Nina?
Sorpreso
– Si, sono io, perché?
Chiudendo la bocca e cercando di fare il disinvolto
– No, nulla, sono stato sorpreso, non sapevo che eri uno Chef, ma Nina lo sa?
Stavolta ero io meravigliato
– No, non penso!
– Scusatemi!
E scomparve in ritirata, vidi Ines che martoriava un tovagliolo e Alfio che la fissava
– C’è qualche problema Ines?
Di getto
– Non sapevo che conoscevi Nina!
C’era rabbia nelle sue parole, Alfio
– Da quando?
Non mi piaceva la piega che stavamo prendendo e non volevo avere degli attriti con loro, proprio adesso che stavo per ultimare i preparativi dell’evento
– L’ho conosciuta in autobus quando sono venuto qui a Marsiglia ed è una parola grossa amico, siamo quasi due estranei, l’ho invitata a pranzo una volta per ringraziarla dei consigli che mi aveva dato per la mia permanenza qui, ma dopo non l’ho più rivista.
Vidi Ines tirare un respiro di sollievo, grande come un tsunami e poi ridiventare luminosa
– Scusatemi.
Si allontanò presso i servizi, Alfio
– Scusala, credo sia gelosa di Nina, lei e Andrè si conoscono da una vita, non lo vuole ammettere ma ha una cotta per lui da tempo.
Ecco perché!
E’ inutile aggiungere, quando ritornò Ines, parlammo d’altro e non si parlò più di Nina, anche se io volevo avere qualche altra notizia su di lei, ma mi guardai bene dal dirlo, anche durante la cena, parlammo dell’evento, mettemmo a punto diversi argomenti e per evitare discussioni sul conto, anticipai senza dire nulla e mi recai presso la cassa, dove era stabilmente il proprietario, nel vedermi, mi accolse guardingo
– E’ stato tutto ottimo!
E il volto si illuminò
– Ti fanno i complimenti, specialmente Ines è stata colpita delle ostriche magistralmente preparate.
Divenne rosso come un peperoncino
– Sono contento!
Pagai e stavo per andare via, quando
– Per caso sai Nina dov’è, non la vedo da diversi giorni.
Lui, oramai conquistato dai complimenti, gentilissimo
– No, anch’io non la vedo in giro da diversi giorni.
Evitai di chiedere altro Andrè mi segui e dopo un caloroso saluto con Alfio e un abbraccio ad Ines, cosa che la fece diventare paonazza dalla contentezza, ci salutammo per darci appuntamento per la mattina successiva.
Per non incorrere in un flop, decisi di non pubblicizzare eccessivamente l’evento, continuavo a pensare…
… e se fosse andata male?
Ero scaramantico ma Alfio fece promozione con i suoi clienti aiutato dalla figlia, l’appuntamento era per le 21.00, ordinatamente arrivarono i 20 partecipanti, erano quasi tutti clienti della pescheria, appartenevano alla classe medio alta di Marsiglia, avvocati, medici, commercialisti, notai, ma questo lo venni a sapere dopo.
Nell’imbarazzo iniziale mi presentai
– Ringrazio chi ha voluto partecipare a questo primo evento, mi chiamo Rino e sono un Chef di partita, stasera cucineremo insieme i vostri acquisti fatti in questa pescheria, un grazie va al signor Alfio e a sua figlia che hanno accettato questa mia idea particolare e originale, sono certo che insieme formeremo una bellissima squadra e gusteremo quello che insieme prepareremo, gustando la freschezza di un prodotto fresco di giornata, certo che possiate replicare a casa quello che stasera faremo qui, prepareremo i Tocchetti di salmone grigliati ai quattro formaggi e misticanza di erbe spontanee.
Inizia a spiegare nel silenzio assoluto corredato da cenni storici della gastronomia nel silenzio generale, ma la cucina avvicina e permette di relazionarsi, Ines aveva stabilito i componenti delle cinque postazioni e inframezzavo le spiegazioni cucinando, ma spesso mi allontanavo e seguivo ogni tavolo all’opera replicando quello che io avevo fatto, questo fu gradito da tutti e dopo una mezzora, ogni gruppo parlavano, ridevano e cucinavano, avevo raggiunto lo scopo, forse!
Preparai anche dei fuori programmi, delle conchiglie ripiene di salmone crudo insaporito con delle spezie e con l’aiuto di Alfio e della figlia venivano proposti e accettati favorevolmente, ero quasi alla fase finale, ma avevo la sensazione di essere osservato e non sbagliavo, quando fu il momento per ogni coppia d presentare il loro piatto preparato, in fondo alla sala vidi qualcuno che stava osservando, mi staccai dalla postazione con un piatto in mano ma non arrivai per tempo, quella persona non c’era più.
Non ebbi modo di soffermarmi, perché uno dei componenti di una coppia a nome di tutti, volle ringraziarmi e chiedevano a gran voce applaudendo la data per il prossimo evento, Alfio sottovoce
– Rino la settimana prossima.
Ed io
– Perfetto!
L’annuncio fu ri sottolineato con un applauso e Ines prese già le prenotazioni.
Mentre con Alfio stavamo riponendo tutta l’attrezzatura in un furgone da me preso a nolo, carico del successo dell’iniziativa, elaborai la possibilità di replicare lo stesso evento in altri locali, finimmo verso le due, ero stanchissimo, le gambe erano al limite della loro portata, non vedevo l’ora di parcheggiare in garage il furgone e mettermi a letto.
Ma l’uomo propone e…
…non arrivai mai nel mio letto!!
Ero contento, il tempo di partire, Alfio aveva voluto darmi il compenso per la serata detratto dalle spese e dal suo utile, era una bella cifra, avevo visto giusto, l’iniziativa aveva bisogno di essere limata, ma il format funzionava, si, avevo trovato una formula, che strano, in quel momento avrei voluto dirlo a qualcuno, si quella testa rossa con gli occhi neri come la pece, Nina, chiusi gli occhi e vidi nitidamente il suo volto, che sciocchezza, mi dissi, girai la chiave dell’avviamento, avevo percorso solo qualche chilometro
– Fermati immediatamente!
Mi bloccai, era la voce di un uomo e sentii all’altezza del mio orecchio destro il freddo di una canna di pistola, sempre in inglese
– Vai verso il porto!
– Ma…
Cercai di girarmi, ma la canna stava per entrarmi nel collo
– Ora!
Arrivammo nei pressi di un gran ristorante sul mare, lessi l’insegna Costa d’Oro, di fronte c’erano tre auto in attesa
– Scendi e vai verso l’auto al centro!
– Ma cosa volete da me?
Urlai, e lui
– Qualcuno ti aspetta!
Le auto erano al di la della strada, scesi e guardai nel ristorante lì vicino, una festa era ancora in atto a quell’ora, poi guardai le auto, l’uomo era sul punto di scendere dal furgone, ora o mai più, pensai e invece di attraversare la strada mi fiondai nel locale, immediatamente sentii la portiera del furgone sbattuta e un’imprecazione, appena entrato, mi bloccai, stavano facendo il trenino e la musica era assordante, e ora?
Avevo paura, cosa volevano da me quelle persone, perché mi aspettavano?
Sulla destra in fondo, vidi il cartello dei servizi, pensando di trovare l’uscita posteriore e dribblando il trenino, mi avviai di corsa, ero sul punto di arrivare, guardai indietro, una persona mi stava seguendo, lo riconobbi, era quell’uomo della metropolitana, lo stesso che con una spallata mi aveva avvertito di non entrare nella metro perché seguito, iniziai a sudare, ma quando è lungo questo salone, entrai nell’avanti porta e….
– Rino ma che fai qui?
Era Nina con un vassoio in mano
– Dove vai?
L’abbracciai
– Nascondimi, presto!
Immediatamente mi prese per il braccio e mi tirò nella cucina
– Vieni!
Sentii distintamente un’imprecazione al di la della porta, mi stava cercando, tremavo
– Sei stravolto, ma che ti è successo?
Con la mano cercai nella tasca il mio portafoglio senza risponderle
– C’è un’uscita qui?
Aveva gli occhi sgranati
– Si, ma…
Presi un cartoncino, quello di Giosef
– Non posso spiegarti nulla adesso, chiama questo numero per me, si chiama Giosef, digli che ho bisogno d’aiuto e dove mi trovo.
Lei lo prese, in quel momento si stava per aprire la porta, Nina lanciò un coperchio d’una pentola verso la porta, si richiuse, io ero a terra
– Vai, in fondo a sinistra!
Mi alzai immediatamente e mi avviai, aprii la porta e…
…ricevetti un pugno in testa!
Ero tramortito, ma vigile, due uomini mi presero di peso e attraversarono la strada, una portiera si aprì, fui buttato come un sacco di patate dentro, era tutto buio, i finestrini erano oscurati, una voce distintamente
– Dov’è la macchina fotografica?
Sbattendo sul pavimento dell’auto, sentii un dolore al naso, usciva del sangue, avevo la mano destra bagnata, urlai
– Ma che volete da me? Chi siete?
Sentii una mano che premeva sulla testa, bloccandomi sul pavimento dell’auto
– Dannazione, dov’è la macchina fotografica di Robin?
Ecco chi erano!
Sperando che Nina avesse fatto la telefonata, pur nella situazione tragica in cui mi trovavo, cercai di prendere tempo
– Non conosco nessuna Robin!
La mano continuava a premere, ma stavolta mi prese per i capelli, una luce improvvisa e mi mise davanti agli occhi il passaporto, quello di Robin
– Questa!
Ma come diavolo avevano fatto, dove l’avevano preso, erano stati nel mio appartamento allora, diavolo e ora?
– La macchina fotografica!…
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Buona lettura la prossima puntata il 23 marzo 2020

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