13 Aprile 2020 – Dodicesima puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

13 Aprile 2020 – Dodicesima puntata: “Una seconda opportunità” di Araldo Gennaro Caparco

13 Aprile 2020…

Dodicesima puntata: “Una seconda opportunità”.

…un mio nuovo “romanzo spontaneo sgrammaticato” in diretta web ogni settimana, cinque pagine da condividere con voi!!

Prossima puntata il 20 aprile 2020.

Araldo Gennaro Caparco

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– Votre hôte est également le bienvenu avec M. Didier. (Anche il vostro ospite e gradito con il signor Didier)
Didier tradusse.
Ero meravigliato, Nina mi guardò e sorrise
– Merci d’accord. (Grazie, va bene)
– Nous viendrons vous chercher à dix heures, au revoir et merci. (Verremo a prendervi alle dieci, arrivederci e grazie)
E ripartirono!
Tre anni dopo.
Eccomi qui come un mendicante in attesa dell’elemosina, non sono i soldi che mi interessano, sono fuori la scuola di mia figlia Nives, oggi è il suo primo giorno di scuola all’asilo, sono due mesi che non la vedo, lei e la madre sono andate in vacanza in Inghilterra in estate con Denis suo padre.
Non sono andato a casa stanotte dopo aver lavorato, volevo trovare il posto giusto almeno per vederla e non farmi vedere, perché… ho combinato un casino ed ora mi trovo in queste condizioni.
Le luci dell’alba sono ancora lontane, ho freddo!
Eppure tutto andava a meraviglia o almeno era questo che pensavo, iniziando da quella sera in Corsica, mi ricordo bene dopo la partenza della corvetta
Didier rivolta a Nina
– Hai fatto bene ad accettare, lo sai che non potevi rifiutarti.
Lei
– Lo so! Sono certa che è stato papà ad avvertirli che ero in zona.
Li guardavo stupiti, si girarono
– Rino te la senti di venire con noi?
Era stato Didier, guardai lei, aspettava
– Nina se non ti dispiace, vorrei rimanere qui, non mi sentirei a mio agio, sarei impacciato per le fasciature e poi se ho ben capito è un invito che non puoi non accettare, ti accompagnerà Didier e io nel frattempo cercherò di recuperare le forze riposando.
Era dispiaciuta, lo vedevo, lo sentivo e questo mi piaceva, si avvicinò e accarezzandomi una guancia
– Grazie, anche se mi dispiace di doverti lasciare da solo.
Sorrisi
– Me la caverò, stai tranquilla!
E così si avviarono, dopo essersi preparati, vedevo quel puntino bianco del motoscafo allontanarsi e già sentivo la sua mancanza, decisi che quelle fasciature erano troppo ingombranti e quindi dopo aver tolto quella del torace, medicai la ferita alla testa e applicai un semplice cerotto piuttosto largo, impiegai quasi un’ora da solo, ecco, ora andava meglio, respiravo!
Ero in procinto di mettermi a letto nella mia cuccetta, quando sentii un motore in avvicinamento, diavolo era già finito il galà, sentii i passi di qualcuno che scendeva, il motore si allontanava, mi avviai sul ponte e…
…eccola, era lei, meravigliato
– Siete già tornati?
La vedevo sulla scaletta, il corpo fasciato in un abito lungo celeste, ma per un gioco di luci si intravedeva tutto il suo corpo, sorrideva, aveva qualcosa di strano nei suoi occhi, anche loro sorridevano e scendeva lentamente facendomi arretrare
– Non potevo stare lì… Didier è rimasto, sono solo io…per te.
E la natura fece il suo corso!
Fu una settimana meravigliosa, navigavamo ed era più il tempo che eravamo sottocoperta che fuori al ponte, era stupenda, eravamo felici e innamorati pazzi, l’uno dell’altra.
Ma l’incanto finì quando ritornammo a Marsiglia, solo allora mi resi conto che non sarebbe stato facile far accettare al padre la nostra relazione, furono mesi tormentati, il padre non riusciva ad accettare che sua figlia fosse innamorata di uno spiantato, si, così mi chiamava, lui che aveva fondato un impero, due alberghi, quattro ristoranti.
Ci vedevamo di nascosto con l’aiuto di Didier, avevo provato in tutti i modi a farmi accettare da lui, ma non ne voleva sapere, fino a quando…
Didier
– Rino ti vengo a prendere a casa alle tredici.
Guardavo il cellulare incredulo, solo la sera prima c’eravamo incontrati in uno degli eventi che avevo organizzato, era venuto per avvertirmi che Nina era stata bloccata dal padre per una cena con l’Ambasciatore inglese
– Perchè?
– Denis ti vuole parlare!
Mi cadde il cellulare da mano, Denis era il padre di Nina
– Cosa vuole?
Lo dissi urlando, non era la prima volta che ci incontravamo e alla fine tutte le volte doveva intervenire Nina per dividerci, ero stanco di vederlo, ero arrivato al punto di chiederle di scappare con me pur sapendo che non l’avrebbe mai fatto, voleva troppo bene a suo padre e mi mortificai quando piangendo disse
– Ti amo Rino, ma non posso lasciarlo da solo è tutta la mia famiglia, lo capisci?
Didier
– Te lo dirà lui!
Eravamo nel suo appartamento, una suite all’ultimo piano di uno dei suoi alberghi, il più prestigioso, da lì si poteva intravedere tutta Marsiglia, seduti l’uno di fronte all’altro, mi aveva accolto freddamente, ci divideva solo una scrivania con la copertura di una lastra di cristallo, muoveva ritmicamente una penna sul cristallo, ero sul punto di scoppiare, ma non volevo dargli la soddisfazione di parlare per primo
– Tu sai cosa penso di te!
Mi alzai di scatto
– Certo! Era questo che volevate dirmi, allora posso andare.
E mi girai per andarmene, ma lui
– Quanto vuoi?
Dovetti contare fino a dieci prima di girarmi, il sangue affluì violentemente alla testa, ero rosso come un pomodoro
– Mi state offendendo!
Avrei voluto dire ben altro, ma non volevo provocarlo, lentamente dalla tasca interna della giacca prese un libretto d’assegni, scarabocchiò qualcosa, lo staccò
– Penso che questo ti possa convincere.
E spostò l’assegno verso di me, non lo guardai nemmeno
– State sbagliando, io….
Non riuscii a terminare di parlare, entrò Nina, strano non era preoccupata, anzi, era luminosa, Didier era dietro di lei
– Finalmente, i miei due uomini insieme…
Prima di andarle incontro, mi girai verso di lui, sulla scrivania l’assegno non c’era più
– Nina, come sei radiosa!
L’abbracciai, era eccitata
– Sediamoci!
E mi portò verso uno dei divani della stanza
– Vieni papà.
Didier rimase all’ingresso
– Cosa c’è di tanto importante bambina mia.
Lei non lo curò proprio, mi fissò negli occhi
– Sono felice Rino, ti amo e so che anche tu provi la stessa cosa, non so proprio come dirtelo…
Mi prese le mani e le stringeva a più non posso
-… aspettiamo un bambino e…
L’abbracciai forte
– Ma è meraviglioso, che bello!
Si sentì un tonfo, Denis, suo padre, era svenuto!
Didier chiamò il 118, Nina piangeva sul viso del padre, ricovero, lieve infarto e quando si riprese fu deciso che ci saremmo sposati e contemporaneamente avremmo fatto il battesimo del bambino, nella stessa funzione, non stavo nella pelle, io padre, era meraviglioso, andammo a convivere in una villetta acquistata dal padre per noi e Denis voleva che lavorassi nel più grande ristorante dei quattro, ma i rapporti tra noi non erano cambiati, era livido di rabbia, ma per amore della figlia evitava di farsi scoprire, non accettai, decisi di lavorare nel più piccolo, il quarto in ordine e grado, settanta posti, alla periferia di Marsiglia, accettò di buon grado, almeno così sembrava e così fu per tutta la gravidanza.
Poi nacque Nives!
Descrivere la nostra gioia è difficile, ero un padre molto ansioso e preso in giro da lei, sempre più bella, la gravidanza l’aveva ancora di più fatta diventare donna e spesso ringraziavo Dio di avermela fatta conoscere, due mesi dopo ci sposammo, fu una festa meravigliosa, in piena estate con quasi duecento invitati, suo padre volle che firmassimo un accordo pre matrimoniale, voleva tentare un’altra carta, nonostante fosse felice di essere nonno, c’era una postilla “in caso di divorzio nulla del patrimonio mi era dovuto”, gli diedi l’ulteriore schiaffo, firmando senza battere ciglia.
Se avessi intuito, se non fossi stato così accecato dalla felicità, forse… sarei stato più attento!
Ma così non fu!
Durò due anni, Nives iniziava allora a camminare, per stare più vicino alla famiglia, accettai di diventare il direttore del più grande dei quattro ristoranti, era ad un isolato da casa nostra, non appena potevo lasciavo il lavoro e correvo a casa
– Che bello averti qui!
Nina aveva deciso di non lavorare fino ai tre anni d’età della piccola, era una perfetta mamma e moglie, sempre contenta delle mie improvvise apparizioni
– Ti amo.
Più d’una volta, complice il riposino della bimba, passavamo delle ore nella nostra stanza da letto.
Il lavoro per me era bellissimo da quando Denis, dopo i primi mesi, perennemente presente, non si faceva più vedere nel locale, avevo dodici dipendenti, due uomini e dieci donne al servizio in sala, tra cameriere e sommelier e il ristorante andava alla grande, avevo stravolto i menu, inserendo pietanze italiane, gradite dai nostri clienti, ma…la fine era dietro l’angolo!
E io fui un coglione!
Quella settimana fu terribile, uno sceicco aveva deciso di sposarsi a Marsiglia e la futura moglie di origini locali, aveva scelto il nostro ristorante per il ricevimento del matrimonio, le sue richieste furono precise e dovetti assumere temporaneamente altro personale, gli invitati erano una marea e i menu, per il rispetto delle varie religioni dei partecipanti, erano complessi, sudai sette camicie per metterli insieme e farli accettare, per cinque giorni preparammo ogni giorno un menu diverso per essere certi della buona riuscita e fu proprio colpa delle diverse etnie che dovetti assumere un interprete.
E che interprete!
Si chiamava Simi, era di una bellezza straordinaria, parlava dodici lingue, le sue origini erano indiane, alta quasi due metri, un corpo statuario, due occhi verdi e una folta capigliatura liscia nera come la pece, vestiva sempre con sari multicolore, stravolse tutti, fu inviata da un agenzia dove Denis si rivolgeva in Inghilterra, era la mia ombra e fu la mia rovina.
Denis aveva invitato Nina per una settimana alle Baleari, lei non voleva lasciarmi solo, ma quell’impegno con lo sceicco era troppo importante per noi per rinunciare , ero certo, bastava che dicessi una parola e lei non sarebbe partita con Nives e Didier, non la dissi, anche perché ascoltai senza essere notato una telefonata con suo padre e da lì venni a sapere che era felicissima di accettare
Quindi non avendo la necessità di tornare a casa, per poter seguire da vicino tutti i preparativi, Denis mi fece mettere a disposizione una camera nell’albergo poco distante di sua proprietà, sarei dovuto essere più attento, ma l’impegno che mi ero assunto e la necessità di far fare una buona figura alla società, annebbiarono i miei cinque sensi.
Inizialmente non me ne resi conto, ma Sima sul lavoro era costantemente presente con me e così dopo i primi tre giorni, anche stupito dalla sua poliedrica esperienza non solo nelle lingue straniere, ma anche competenza sui cibi e gli ingredienti che dovevamo preparare e servire, diventammo una “coppia fissa”, anche per il pranzo e la cena.
Più volte al giorno sentivo la piccola al telefono e Nina, mi raccontò che il posto era bellissimo e suo padre aveva deciso di prolungare di due giorni la loro permanenza perché intenzionato ad acquistare un ristorante sul mare ed aveva chiesto consiglio a lei.
Era contenta, non me la sentii di protestare!
Il matrimonio si svolse il sabato e fu una giornata infernale, 600 invitati, 60 camerieri, dieci cuochi in cucina con le varie brigate, Sima sembrava un angelo con un sari bianco e una collana di topazio al collo, non ci fermammo un minuto dalle quattordici alle due di notte, quando finalmente tutto finì, con i ringraziamenti pubblici della coppia felice, gli apprezzamenti degli invitati e …

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…la prossima puntata il 20 aprile 2020…
Buona lettura

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