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19 Luglio 2024 – Autointervista “Araldo al quadrato” sul suo romanzo “Le clienti di Bibò!”

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Autointervista “Araldo al quadrato”

Araldo 1 – Intervistatore

Araldo 2 – Araldo Gennaro Caparco

A1 -Salve

A2 – Salve

A1 – Solo una domanda, qual’é la storia del suo romanzo “Le clienti di Bibò!” ?

A2 – La storia narra del protagonista, Bibò,  diminutivo di un noto commercialista della capitale il cui vero nome è Aldomaria Baldo di Petroso, nome che viene sussurrato e amato da tanti suoi clienti e Kim …

A1 – Kim?

A2 – Si Kim, italo – statunitense, valente assistente personale che dopo alterne vicende non proprio positive, sia lavorative che sentimentali, tramite una sua amica Ester impiegata in un ufficio di collocamento, riceve l’offerta temporanea di tre mesi di lavoro presso Bibò, per lei completamente sconosciuto e il primo approccio non è stato dei migliori:

“-Avrà notato certamente il suo curriculum sulla scrivania.
-Si
-Quindi non le farò un colloquio formale, Bob è stato completo quando mi ha fatto il suo nominativo, desidero solo farle una domanda…
E ora?
-Ringrazio Mister Bob, ho lavorato bene con lui …
Alzò la mano per fermarmi
-Lo so bene, ma non è questo quello che voglio chiederle, lei sa mantenere i segreti?
Mi spiazzò, ma chi cavolo pensa di essere questo? Ecco quello che pensavo in quel momento, lo guardai diritto negli occhi e con un certo impeto
-Certo!
Dissi stizzita e lui per tutta risposta, pigiò un tasto del telecomando e dall’alto discesero quattro monitor, guardò l’orologio al polso, inutile dire un Rolex d’oro
Guardi….”…

A1 – Segreti? Perché?

A2 – Non vada di fretta, deve sapere che i clienti del dottore non hanno un nome, ma un numero…

A1 – Un numero?

A2 – Si:

“…Aprì l’armadio della mio ufficio e ordinatamente, erano collocate, duecentosessantaquattro cartelle, ogni cartella corrispondeva ad un cliente, mi disse che in quei faldoni c’era vita morte e miracoli della vita del cliente e dei suoi investimenti, tramite un’applicazione, arrivava da loro la richiesta di appuntamento e solo, dopo aver visionato la lista di quella giornata e ricevuto il suo ok, potevo confermare l’appuntamento, tutto il loro contenuto era della massima segretezza, solo noi due potevamo accedervi e nessuno doveva venirne a conoscenza.
Ma questo non era nulla in confronto a quello che accade per le prime volte, mi ricordo bene ancora oggi il primo appuntamento, avvenne lo stesso giorno della mia assunzione, era fissato per le diciassette in punto, mi ero preparata, cambiata d’abito, con una gonna, camicetta e giacca da ufficio, dal monitor vidi una persona pronta a suonare, mi avviai all’ingresso e aprii la porta
– Prego, si accomodi, il dottore la sta aspettando…
E le parole morirono in gola, nei suoi confronti sembravo una scolaretta al college con la divisa imposta dalla scuola, era una donna stupenda, sui quaranta anni ben portati, nel vedermi non nascose per nulla la sua meraviglia, aveva un vestito favoloso e dei gioielli per nulla sfarzosi, ma l’insieme ad occhio e croce era l’equivalente del valore di un miniappartamento a Monte Sacro, mi squadrò da testa a piedi, entrando, per nulla provocante
– Lei è?
Balbettando, ma giuro fu solo la prima e ultima volta
– La nuova assistente personale del dottore…
La vidi stupita
-…a tempo determinato!
Non voleva, ma avvertii quasi un sospiro di sollievo, si accomodò su una poltroncina, accavallando le sue magnifiche gambe e mettendo in risalto le sue scarpe firmate, solo ai piedi aveva cinquemila euro
– Torno subito!
Che figura di m………!…”…

A1 – Come inizio non c’è male!

A2 – Ma non è finita qui, questo è solo l’inizio. Per fortuna che il destino decide di darle una mano e inaspettatamente

“…Dopo circa un mese e mezzo, questa mio modo di fare fu notata da diverse persone, e già, c’era una notevole presenza di clienti, donne e uomini, ricorrenti e fu proprio un “maschio” che ruppe il silenzio, forse perché noi donne siamo legate da un rispetto reciproco, ma quando il numero 284 si presentò quella sera alle ventidue e trenta, fui piuttosto ingenua, lì per lì colpita dall’eleganza di quella persona, abituata oramai a vedere delle donne truccatissime ma mai volgari, elegantissime come se fossimo alla sfilata di moda a Milano e ingioiellate ma sempre con misura nonostante il loro valore, lo feci accomodare all’ingresso, ma lei/lui mi seguii nella mia stanza e fu solo allora, complice la voce non certo da donna ma effeminata
– Fatima non c’è?
E chi era ora questa Fatima?
Ero stanca, avevo avuto una giornata stressante, mi faceva male il collo, entrando avevo portato la mano al collo per massaggiarlo, in attesa del via libera del dottore, impegnato con un’altra cliente, mi girai come una furia nel sentirlo e maldestramente
– E chi è Fatima?
E sentii chiaramente un crak dietro al collo, mi morsi la mano per non lanciare un urlo, ma caddi pesantemente sulla sedia davanti alla scrivania mentre le lacrime scendevano per il dolore sul viso, mi girai e lo vidi, era letteralmente a bocca aperta, ma venne verso di me
– Tranquilla cocca, ora ti sistemo io!
E così dicendo, si avvicinò, non mi diede il tempo di fermarlo, iniziò a massaggiarmi la nuca, le sue mani erano un toccasana, senza parlare, comprimeva in alcun punti provocandomi un sollievo notevole
– Mi dispiace, non volevo, per fortuna ci sono io, sono un esperto in questa materia.
E continuava a massaggiarmi, il tutto durò pochi minuti, alla fine era tutto passato, dimenticato, non avevo più dolore, meravigliata più che mai
– Grazie, sei stata bravissima.
Si schernì con la mano, con quel gesto plateale che solo un gay sa di possedere
– Sciocca, è stata tutta colpa mia, non volevo.
Solo allora mi fu chiara la sua appartenenza, guardandolo meglio, era affascinante un uomo e una donna insieme e che donna, lui lo capì, ma non si dispiacque per nulla
– Facciamo pace, mi chiamo Onorio, ma chiamami Gilda.
E distese la mano, la strinsi
– Pace!
Non sapevo che era l’inizio di un’amicizia, sorrise, ma la mia curiosità femminile non si trattenne
– Chi è Fatima?…”.

A1 – Chi è Fatima? Cosa succede dopo?

A2 – Tante cose! Ma lasciamo al lettore di conoscere il resto, chi volesse acquistare il mio romanzo in formato ebook può farlo direttamente dal mio sito

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A1 – Alla prossima allora.

A2 – Si.

Araldo Gennaro Caparco

 

18 Luglio 2024 – Le clienti di Bibò.

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La vita è strana, la vita è bella, ma la vita è anche piena di sorprese e quando meno te l’aspetti…

“Che ci faccio qui?”

Ecco quello che pensavo quel pomeriggio assolato d’agosto, ero su una jeep guidata da un sessantenne loquace parlava, parlava e non la smetteva più, mi stava descrivendo luoghi a me sconosciuti, dopo l’autostrada mi stavo guardando intorno, solo campagna e poi campagna, ero scombussolata e non mi ero ancora ripresa dal viaggio in aereo, a Roma ebbi solo il tempo di prendere due cambi e metterli nel trolley, ho letto e riletto più volte i messaggi del mio (ex) datore di lavoro, lavoravo da poco con lui ed era successo di tutto e di più.

“Kim ho un grande piacere da chiederti, sono partito per Tokio all’improvviso, scusami per la cena da te,  ma non è giusto licenziarti, ho sbagliato, lo so, ma non lasciarmi così, dammi il tempo per spiegarmi, ora ho un’urgenza improvvisa e solo tu puoi risolverla, ti prego fammi sapere”

Ma chi si credeva di essere?

Continuai a raccogliere la mia roba, dovevo allontanarmi da quell’ufficio, gli avevo inviato un messaggio, mi licenziavo e lui era diventato il mio ex datore di lavoro, altro messaggio

“Solo di te mi posso fidare, ti prego!”

Aprii l’ultimo cassetto da svuotare e spuntò la rosa rossa che mi aveva regalato, mi sentii stringere il cuore, quanto ho fantasticato su quel gesto, come potevo dirgli di no adesso, si è vero,  l’ho colto all’improvviso ma se l’era meritato, ma il mio cuore diceva altro, decisi di fargli quest’ultimo regalo, quell’uomo misterioso mi aveva colpito e ancora non sapevo quanto,  glielo dovevo

“Va bene, ma sarà l’ultima cosa che farò per te! Dimmi?”

Immediatamente

“Grazie, Kim ci speravo, ma non ci credevo, grazie, preparati, tra quindici minuti verrà un’auto e ti porterà all’aeroporto di Fiumicino, destinazione Napoli, all’uscita troverai una jeep color rosa che ti condurrà nella Tenuta Maria Immacolata alla Foce del Sele, li troverai ulteriori istruzioni. p.s. Portati il necessario per il fine settimana. Grazie. Bibò”

.-.-.-.-.-.-.-.-.–.-.

Solo pochi mesi prima avevo perso l’ultimo lavoro, certo, sono abituata a tutto o quasi tutto, non è facile essere l’assistente personale di nessuno, ma ancora di più di un noto commercialista di Roma, ma era l’unico lavoro e per di più  a tempo determinato per tre mesi che avevo trovato, fui liquidata con una laconica frase “è…tempo di crisi!” e amen.

Questa storia, sta diventando una farsa, gli ultimi tre incarichi persi con la stessa frase e con lo stesso discorsetto di commiato…

“…sei brava, onesta e capace, troverai di certo qualcosa di meglio, ci dispiace…”

…poi, un assegno cumulativo, la lettera di licenziamento per “sopraggiunte difficoltà finanziarie aziendali” da portare all’INPS e così dicendo sono passati cinque anni che sommati agli altri cinque, tre di conoscenza e due di convivenza con un imbecille maniaco sessuale, mi hanno tolto un terzo della mia età tutta da cancellare irrimediabilmente.

Pensavo di aver toccato il cielo con un dito dieci anni fa quando conobbi all’epoca Romeo, giovane venticinquenne mio coetaneo, giornalista cattolico impegnato in una televisione cristiana, in quei tre anni di conoscenza, presi entrambi da impegni nazionali e internazionali era riuscito a mascherarsi, lui per seguire i viaggi internazionali cattolici e io invece assistente personale di un broker finanziario americano con sede a Roma e New York, la mia città natale.

Già, New York!

Nata li, da padre romano e madre americana, abbiamo vissuto dieci anni in quella bellissima città, ancora oggi serbo di quel luogo i miei migliori ricordi infantili, poi mia madre decise di tornare in Italia, a Roma città che amava e dove aveva conosciuto suo marito e convinse mio padre ad acquistare una tenuta a Tarquinia e lì ci trasferimmo vendendo il ranch e la casa a Newark, oggi allevano cavalli e sono felici, io un poco di meno, ma all’epoca, poco contava la mia delusione nel dover lasciare l’America.

Poi, gli studi, la laurea in scienze finanziarie internazionali, mi travolsero e mi ritrovai a lavorare quindici giorni prima di laurearmi a venticinque anni, venivo retribuita molto bene, dopo non molto tempo acquistai un monolocale a Roma a Monte Sacro, 25 metri quadri e mi trasferii, mi sentivo libera e appagata, ogni tanto andavo a trovare i miei a Tarquinia e furono anni favolosi, ricchi di esperienze fantastiche lavorative e amorose.

E fu allora che incontrai Romeo!

Il più grosso sbaglio della mia vita fino ad oggi, parlava di matrimonio, era gentile, garbato, premuroso ed io…ero innamorata pazza, ma poi…non volevo ancora legarmi con un matrimonio, avevo venticinque anni, mi propose dopo tre anni di alterni incontri occasionali, di convivere e fu solo allora che gettò la maschera, clericale fino al collo in ambito pubblico ma un viscido maiale in ambito privato, sembrava invasato, era ammalato di sesso sfrenato e nonostante le mie ripetute proteste, cercava in tutti i modi, anche usando delle droghe per riuscire a convincermi.

Ma con me aveva sbagliato!

Lo lasciai una notte legato con delle manette ai polsi e alle caviglie al letto, urlante come un ossesso, da allora non ne avevo più sentito parlare.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Mi stavo perdendo nei ricordi, non volevo pensare sempre alla stessa cosa, poi all’improvviso dopo una curva, una distesa azzurra come il cielo si aprì davanti a me, non potetti fare altro che rimanere a bocca aperta

Il mare!

  • Eccola signora, da qui inizia la Tenuta.

Mi risvegliai immediatamente, guardai quella persona di fianco come se l’avessi visto per la prima volta e sbottai

  • Signorina prego!

Ammutolì!

Non lo guardavo, ma mi resi conto di essere stata sgarbata, non volevo, ma quel “signora” mi mandava in bestia e che cavolo avevo solo trentacinque anni, oggi, era un modo per difendermi, non volevo accettare che il tempo era passato anche per me, cercai di scusarmi

  • Mi scusi, non volevo essere sgarbata!

Mi sorrise, lo guardai meglio, era bruciato dal sole

  • Non si preoccupi signorina, non ci siamo nemmeno presentati, io mi chiamo Carmine e sono il fattore della tenuta.

L’avevo fatta grossa, pensavo un lavorante

  • Mi scusi, mi chiamo Kim e non so ancora perché il mio capo mi ha inviato qui in fretta e furia.

Non mi rispose, ma non mi sembrò per nulla meravigliato, non rispondeva, continuai

  • Se vuole può darmi del tu, non sono proprio così arcigna.

Non potrò mai dimenticarlo, nonostante la strada avesse diverse curve, mi guardò amorevolmente

  • Se le fa piacere, potrebbe essere mia figlia che non ho mai avuto, Bibò mi aveva avvertito…

Mi feci attenta

  • …di cosa?

Poi solo nel sentire quel diminutivo mi allertai, si, era il suo diminutivo, ma nessuno tranne le sue clienti lo chiamavano così

  • …di cosa?

Fermò dolcemente la jeep in un ansa della strada, poi

  • Lui è fatto così, lo conosco fin da bambino, mi ha telefonato ad ora di pranzo e mi ha detto “Carmine hai preparato quei documenti, vedi che sarei dovuto venire io per esaminarli, ma non posso, verrà con l’aereo la mia assistente personale, non intimorirla, si chiama Kim, è brava e conosce il proprio lavoro, di carattere è un poco spigolosa…

Sgranai gli occhi

  • …ma è dolce e nemmeno lo sa di esserlo…

Rimasi a bocca aperta

  • …le ho mandato una mail, per spiegare cosa deve fare, trattala bene, un abbraccio”

Ero senza parole a bocca aperta, lui se ne accorse, ma fece finta di nulla

  • Sei sorpresa?

Non riuscivo a parlare, accennai solo un sì con la testa, riprese la marcia con la jeep sorridendo.

Ed io?

Allibita!

Era la prima volta che ascoltavo per interposta persona un complimento da lui, finalmente chiusi la bocca e gli occhi e in un attimo, ricordai i primi due mesi con lui…

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

  • Kim sei tu?

Assonnata guardai il cellulare, Ester

  • Ester, cos’è successo?

Risata

  • Stavi dormendo?
  • Si
  • Allora svegliati.
  • Perché?

Guardai l’orologio, era mezzogiorno

  • Scusami e che…
  • Dopo, dopo, ora ascolta…

Venni a sapere da Ester, di una persona che aveva chiamato il suo ufficio di collocamento per chiedere di me

  • Com’è possibile?
  • Ascolta…

…e iniziò a raccontarmi, alla fine, meravigliata e incredula, iniziò la giostra… doccia veloce, cambio veloce, dovevo attraversare tutta Roma, avevo il colloquio alle quattordici al Viale delle Scienza n 365, vicino all’Università La Sapienza ed io ero a Monte Sacro, non presi l’auto, mi sarei ingolfata nel traffico del pranzo, chiamai un tassì, il tempo di asciugarmi i capelli, citofono, tassì e via per le strade di Roma, mi risuonavano ancora le parole di Ester

“ E’ stato il tuo vecchio datore di lavoro di New York Bob a fargli il tuo nome, il Dottor Aldomaria Baldo di Petroso, noto commercialista di Roma ha bisogno di un’assistente personale a tempo pieno per tre mesi, ha cercato in giro una sostituta con alcune caratteristiche ed è stato fatto il tuo nome, l’impiego è full time per cinquemila euro al mese più i contributi e l’alloggio gratis, hai due ore per prepararti se accetti, alle quattordici c’è il colloquio, allora che ne pensi?”

Accettai il colloquio senza dire una parola di più!

Ultimo piano, ascensore e due porte, mancavano cinque minuti alle quattordici, mi guardai nello specchio dell’ascensore, avevo messo un vestito a fiori dopo molte perplessità, ma lo ritenevo di buon augurio, me l’aveva regalato mia madre il mese prima per il mio trentacinquesimo compleanno, non dovetti nemmeno bussare, si aprì una delle due porte

  • Prego si accomodi.

In inglese perfetto, ringraziai nella stessa lingua e mi trovai in una stanza finemente arredata con due divani e quattro poltrone, ma vidi poco, osservavo quell’uomo che era davanti a me, poteva avere una quarantina d’anni, brizzolato, vestito Armani, sguardo aperto e sorriso per niente affettato, era un bell’uomo, aveva un fascino particolare

  • Di qua, prego!

Stavolta in francese, nonostante la mia meraviglia risposi immediatamente in spagnolo, avevo capito, ecco cosa stava facendo, stava sondando il mio curriculum, sorrise ed entrai

  • Questo è l’ufficio della mia assistente e di là c’è il mio studio.

Stavolta in italiano, l’ufficio era grande come la stanza all’ingresso, luminosissimo, con ampi vetrate, due scrivanie affiancate e quattro mega monitor e una sola tastiera, arredato con cura con sedie ergonomiche, frigobar e armadi di quercia alla parete….

…segue…

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17 Luglio 2024 – Autointervista “Araldo al quadrato” sul suo romanzo “Tra sogno e realtà”

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Autointervista “Araldo al quadrato”

Araldo 1 – Intervistatore

Araldo 2 – Araldo Gennaro Caparco

A1 -Salve

A2 – Salve

A1 – Solo una domanda, qual’é la storia del suo romanzo “Tra sogno e realtà”

A2 – E’ la storia di una sfida, il protagonista Dino dopo un’esperienza da scrittore decide che uno dei suoi romanzi potrebbe diventare un film che racconti la sua storia, ma, dopo diversi approcci con dei sceneggiatori, primo passo per verificare che questo suo progetto possa essere fattibile, riceve da uno degli sceneggiatori a cui ha inviato il romanzo

“Romanzo non modificabile per sceneggiature!
Sono cosciente che le ho praticamente “rubato” dei soldi, ma dopo averlo ascoltato, ho capito che era un peccato, tagliarle delle scene, eliminare dei commenti, stravolgere la storia.
Detto questo, ho apprezzato molto la sua fervida immaginazione, quindi le do delle tracce, sono degli abbozzi, ma lei farà il resto.
Lasci fare alla sua immaginazione!
In cambio, lei non si dovrà crearsi il problema di trovare gli attori e un regista, sarà compito mio farlo, gratis.
Quando avrà terminato una delle traccia delle cinque, potrà inviarla via email ed io le dirò se va bene o verrà da me modificata.
Se dovesse accettare questo mia proposta, potrà inviare uno sms al n.cell.350 1120…..con un SI.”

…e poi di seguito le tracce:

1 traccia
Il locale
2 traccia
L’organizzazione
3 traccia
L’amore
4 traccia
La rivincita
5 e ultima traccia
La gioia
Aspetterò, abbia fiducia in me”

…grande è la delusione e per diversi giorni non può che darsi del cretino…

A1 – Ma?

A2 – …ma poi,,,accetta la sfida!

A1 – Perchè?

A2 – Perchè è un sognatore! Perchè vuole dimostrare non allo sceneggiatore (lui non lo sa ancora, ma non è un uomo) che è in grado di farcela e imbastisce una nuova storia ed un nuovo romanzo.

A1 – E?

A2 – Inizia a scrivere e ad inviare via email ad una il risultato del suo lavoro sulle tracce che gli sono state inviare, ma su nessuna di esse riceve un commento, arrivato alla penultima traccia aggiunge:

“Fine Quarta traccia – La rivincita
Stavolta inviando lo scritto, aggiunsi “Perché nessun commento?”

A1 – Quale risposta?

A2 – Non posso e non devo aggiungere altro, lasciamo al lettore il piacere di scoprirlo dopo averlo acquistato dal mio sito

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A1 – Grazie, alla prossima.

Araldo Gennaro Caparco

 

 

16 Luglio 2024 – Tra sogno e realtà.

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Come disse un amico, quando gli confessai di aver iniziato a scrivere, nell’aprile del 2017 “Certo che ne avevi di roba dentro!”, adesso ho quasi finito, l’orcio dei sogni si sta svuotando, le parole che erano racchiuse da oltre un trentennio sono uscite e sono diventate dei romanzi spontanei.

Cosa vuol dire? Nulla e tutto!

Erano li, in un angolo della mente, sopite, addirittura molte di esse, martoriate, non volevo che uscissero, era il mio scrigno segreto.

Ma poi, come un fiume in piena liberato dall’argine, hanno iniziato a scorrere, in un primo momento lentamente, poi le pietre che le tenevano ferme, si sono sgretolate, un flusso è diventata una esondazione.

Hanno straripato, non c’era un’azione giornaliera senza pensieri e come quando  un assetato nel trovare una fontanella, si imbeve,  ma tutto fa tranne che bere, per mesi, non ho aspettato altro, di rubare momenti e ore al sonno, per continuare a scrivere, soggiogato da quel male interiore, liberarmi.

E ora?

Il sogno continua!

Ho letto e riletto i commenti, delle varie persone che hanno letto e ascoltato i miei racconti e come dice qualcuno, mi sono fatto “persuaso” che ne valeva la pena, per qualcuno di essi, fare dei sacrifici e renderlo vivo, visibile.

E così iniziai a fare le pratiche per acquisire quel bene di cui avevo scritto, nel frattempo delle pastoie burocratiche, complice due bottiglie di cognac, invecchiate abbastanza da costarmi più di centocinquanta euro l’una, convinsi una persona a consigliarmi qualche sceneggiatore che potesse leggere e ascoltare il mio romanzo e trasformarlo in un film.

Certo ero cosciente, dei miei limiti, ma quando iniziai a contattare il primo dei tre, mi resi conto che non era importante, quello che avevo scritto, ma quanto ero disposto a spendere per il suo lavoro e per la restante esecuzione.

Così fu con il primo e anche con il secondo sceneggiatore.

Quasi al limite dell’abbandono, provai con il terzo, non mi volle incontrare, mi mando una mail di risposta alla mia richiesta

“Mi invia il romanzo”

“In cartaceo o in audiolibro?”

“Tutte e due!”

E feci così, passo un mese, ne passarono due, stavo per ricontattarlo, quando ricevo una mail

“Cinquemila euro per la sceneggiatura, ed è sua!”

Era un’enormità per me, ma almeno non mi aveva parlato della sua esecuzione, trattai

“Duemilacinquecento euro!”

“Tremila”

“Duemila euro”

Chiudemmo a duemilacinquecento euro, chiesi i tempi

“Trenta giorni, la metà in anticipo, se supero questa data null’altro mi è dovuto”

Mi mandò le coordinate della banca e versai la metà, era un rischio, certo, non sapevo chi era, sapevo solo che aveva fatto delle buone sceneggiature e poi, era l’ultimo della lista, dopo avrei dovuto abbandonare il progetto.

Non dissi nulla a nessuno, avevo dei risparmi e feci il bonifico.

Inutile dire che passarono i trenta giorni, anche i sessanta giorni!

Quando oramai avevo perso le speranze, dopo quattro mesi

“Questo è tutto!”

Guardavo il file che mi aveva inviato, non avevo il coraggio di aprirlo, mi ripetevo che avevo fatto una cavolata, avevo buttato soldi dalla finestra e lo sapeva solo Iddio che non me lo potevo permettere, la rabbia non mi faceva ragionare, decisi di non aprirlo ancora.

Lo scaricai e lo misi su una penna usb, la riposi nel borsello e andai dal notaio.

L’esborso per le tasse fu maggiorato dalle ultime norme per la compravendita, ma alla fine avevo raggiunto il mio obbiettivo, quella sera non festeggiai, ero stanco e quella notte finalmente, presi la penna con il file e iniziai a leggere.

Grande fu il mio stupore:

“Romanzo non modificabile per sceneggiature!

Sono cosciente che le ho praticamente “rubato” dei soldi, ma dopo averlo ascoltato, ho capito che era un peccato, tagliarle delle scene, eliminare dei commenti, stravolgere la storia.

Detto questo, ho apprezzato molto la sua fervida immaginazione, quindi le do delle tracce, sono degli abbozzi, ma lei farà il resto.

Lasci fare alla sua immaginazione!

In cambio, lei non si dovrà crearsi il problema di trovare gli attori e un regista, sarà compito mio farlo, gratis.

Quando avrà terminato una delle traccia delle cinque, potrà inviarla via email ed io le dirò se va bene o verrà da me modificata.

Se dovesse accettare questo mia proposta, potrà inviare uno sms al n.cell.350 1120…..con un SI.

1 traccia

Il locale

2 traccia

L’organizzazione

3 traccia

L’amore

4 traccia

La rivincita

5 e ultima traccia

La gioia

Aspetterò, abbia fiducia in me”

Alla fine della lettura, ero esterrefatto, darmi dello stupido era poco, ero e rimanevo un coglione, un sognatore che aveva mirato troppo in alto.

E poi chi era questa persona? Perché mi aveva trattato così?

Erano passati quattro mesi di attesa inutile!

Non dissi nulla a nessuno, ma quella notte e quella dopo e quella ancora dopo , non dormii bene, per nulla!

Mi sentivo beffato, illuso e stupido.

Poi!

Era una sfida, pensai, ha promesso qualcosa, la manterrà? Non lo so, ma quelle cinque tracce circolavano nei miei pensieri, sempre, decisi di provare, cosa mi costava?

Nulla!

Avevo già una storia in testa, si dovevo provarci.

Potevo sempre modificare, volevo arrivare alla fine e volevo proprio vedere se lo  “sceneggiatore sconosciuto” avesse mantenuto la sua parola.

.-.-.-.-.–..–.-.-.-.-.-.-.-.

1 traccia – Il locale

-.-.—.–.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Ero sotto le armi da sei anni, avevo conseguito il diploma ma il mondo del lavoro era cambiato, la figura professionale che avevo conquistato dopo cinque anni, era obsoleta.

L’unica cosa che mi rimaneva , era espatriare, ma non me la sentivo, cinque compagni del mio corso accettarono e il tre di agosto di quell’anno partirono con una nave, destinazione: Australia, il sesto sarei dovuto essere io.

E così, dopo aver deciso di non partire, mi rimanevano due strade o aspettare qualche concorso pubblico o entrare nell’esercito, erano anni in cui non molti desideravano passare da un caldo e comodo cantuccio chiamato “casa” ad una rude e forte esperienza, fatta di marce, brande, cubo letto al mattino e sera perfetto e vari sottufficiali e ufficiali non sempre corretti con la truppa.

Ma, davano una paga giornaliera, il sabato per essere precisi ed uno come me, senza arte e ne parte, quei soldi facevano comodo, mi presentai e mi arruolai, i primi sei mesi furono terribili, quante volte ho maledetto quel giorno, per la mia decisione.

Un anno di addestramento militare e poi entrai a far parte del SIE, il servizio informazioni dell’esercito, con uno stipendio regolare, mi piaceva, eravamo il servizio segreto dell’esercito, controllavamo migliaia di posizioni in Italia e all’estero, furono quattro anni di intenso lavoro, poi una buccia di banana e passai dalle stelle alle stalle, anzi alle cucine, declassato ufficialmente “per avvicendamento”, ufficiosamente perché avevo scoperto un figlio di un generale con la complicità di un ufficiale di picchetto, faceva festini in caserma con prostitute e droga ad alto livello una volta a settimana, con la presenza di vari ufficiali e sottoufficiali.

In famiglia? Erano stati tutti contrari al mio arruolamento.

Ma quello che proprio non aveva digerito questa mia scelta, era mio nonno Fernando.

In quegli anni, capitò di tutto e di più, ero a mille chilometri di distanza da casa, poche furono le opportunità di scendere e quasi tutte per funerali, tutto quello che avevo guadagnato l’avevo messo da parte.

La mia posizione lavorativa, in cucina,  iniziava ad essere pesante, ma per mia fortuna incontrai una persona, diede una svolta alla mia vita, era un maresciallo di vecchia guardia, chef e pizzaiolo prossimo alla pensione, non aveva famiglia, si affezionò e volle trasmettere le sue conoscenze.

Mi insegnò di tutto, mi fece partecipare ad un corso per diventare chef e poi alla ASL per avere il titolo sanitario per la somministrazione di alimenti.

Mi diceva spesso:

“Non hai ancora venticinque anni, hai una vita davanti, devi cambiare!”

E cosi fu!

Era un novembre molto freddo, nevicava da quindici giorni, quel mattino fui chiamato dal Colonnello Comandante, ero sorpreso

– Venga si accomodi.

Aveva un’aria di circostanza, la stessa di quando mi aveva comunicato la morte di mio padre con la seconda moglie in un incidente stradale, due anni prima

– Non sono molto bravo a dare cattive notizie, ma devi essere forte, questa è la tua domanda di rafferma, qui tutti sono contenti della tua presenza, sei giovane e potresti prendere il posto del maresciallo che sta per andare in pensione nelle nostre cucine,  ma stanotte è arrivato un telegramma dai carabinieri per te, hanno comunicato che tuo nonno è deceduto, so quanto ci tenevi, me l’ha detto il maresciallo.

Di tutto quello che aveva detto, mi ricordavo solo quattro parole “tuo nonno è deceduto”, fu un attimo, realizzai e svenni

Mi risvegliai in infermeria, vicino a me il maresciallo

– Che è successo?

Mi guardò e senza parlare, mi porse il telegramma, ricordai tutto, mi abbandonai sul cuscino senza una lacrima, era l’ultimo legame familiare e anch’esso si era spezzato

– Coraggio, ce la puoi fare!

Mi strinse la mano

– Ora te la senti di leggere una lettera è arrivata per fonogramma dal Sindaco con il telegramma.

Una lettera? Il Sindaco? Stupito

– Di chi è?

E lui

– Tuo nonno Fernando!

Mi alzai immediatamente, la presi, erano poche righe

“Caro nipote, ho letto e riletto le tue lettere in questi anni di lontananza, come ben sai non ero d’accordo sulla tua scelta, ma l’ho rispettata, ma sei in debito con me!

Sto per lasciare questa vita terrena, non avendo possibilità di telefonarti ho chiesto al Sindaco di venire con il Notaio, ti ho lasciato l’unica cosa importante per me e per te, la Masseria.

Tocca a te adesso! Devi scegliere, so che è ben poca cosa, ma è la sola che ho, puoi lasciarla così com’è o decidere altro o farla vivere per te, per noi.

Un abbraccio, ci sarò sempre.

Il Poeta”

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Un mese dopo.

Passai per il cimitero, non c’era nessuno, non so quanto tempo rimasi a pregare, una voce mi risvegliò

– Dino, sei tu?

Mi girai, era un giovane come me, stentai a riconoscerlo, sembrava più vecchio

– Si.

Ci abbracciammo, si chiamava Diocrate, un mio amico d’infanzia

– Parlava sempre di te, mi raccontava quello che stavi facendo, ultimamente mi disse “Sai sta in cucina, è contento” vedendomi meravigliato “ Si, tutto ha una logica!”. Tutti lo amavano, il funerale l’ha organizzato il comune.

Non rispondevo, stavo piangendo, l’amico capì e mi lasciò da solo.

Lo salutai dopo poco e seppi che faceva il custode a tempo determinato al cimitero, ma stava per finire il suo mandato

– E dopo?

Gli dissi

– Nulla, andrò in campagna!

Passai per il comune per salutare il Sindaco, lo ringraziai, volevo pagare il funerale, non volle, poi dal Notaio, ritirai il testamento e il passaggio di proprietà, presi le chiavi e a piedi mi feci quei cinque chilometri fino alla Masseria.

Non avevo la forza, di aprire il cancello.

Stavo li, con il borsone e le due valigie, c’era un masso sulla destra, dove spesso ci sedevamo e mi ricordai delle parole di Angelo il maresciallo quando venne a sapere della mia scelta di andarmene

– Hai fatto la tua scelta, non martoriarti, hai paura? E’ giusto! Lasci il certo per l’incerto. Ma so che sei in gamba e quello che deciderai una volta che sarai giunto, la porterai a termine, costi quel che costi! Lui sarà sempre con te, ti guiderà e tu sarai felice.

Ci abbracciammo come un figlio fa per un padre, mi promise di venirmi a trovare.

Iniziò a nevicare, non potevo rimanere fuori, entrai nell’ampio cortile, il Notaio mi aveva avvertito, non avevano fatto staccare le utenze alla notizia della mia venuta, la neve cominciava a martellare copiosa, con le mani ghiacciate aprii la porta d’ingresso, tutto era in ordine e pulito, solo poche cose c’erano in quella stanza, un comò con delle foto, un frigorifero, un tavolo con quattro sedie, era gelida, dovevo riscaldarla, appoggiai le valigie e accesi il camino, l’emozione era troppo forte, c’era un lettino in quella stanza e così vestito mi buttai sopra piangendo, battendo i denti e mi addormentai.

Verso sera sentii bussare alla porta, pensavo ad un sogno, poi realizzai

– Vengo, vengo.

Mi avvicinai al vetro della porta, era Diocrate

– Che ci fai qui?

Aveva qualcosa in mano, lo feci entrare

– Che freddo fuori! Ho pensato di portarti qualcosa da mangiare.

Lo guardai riconoscente, si era spostato vicino al camino per trovare un poco di caldo.

– Grazie, ma non dovevi.

Sorrise

– Non sai quanto sono contento di rivederti, adesso mangiamo che si raffredda.

E così mangiammo, ricordando la nostra infanzia, era una zuppa di pane con della salsiccia nostrana, era quella preferita da mio nonno nelle serate invernali

– Hai pensato cosa fare?

– Non lo so ancora, sono appena arrivato.

– Ma qualche idea ce l’hai?

– Si qualcosina.

– Bene, allora adesso a dormire, ci vediamo domani.

Stava per mettersi il cappotto, quando sentimmo bussare alla porta, meravigliato andai ad aprire e vidi solo l’ombra nel buio

– Ciao Dino?

Era zia Nannina, la vicina del nonno, abitava all’altro lato della strada, ero contento

– Ma a quest’ora, che fate fuori di casa?

Sorrise, era una vecchina curva per colpa dell’età, ma i suoi occhi erano vividi, mi sbirciava

– Ho visto la luce e ho capito, chi poteva essere a quest’ora mi sono detta, solo una persona, Dino.

L’abbracciai e la feci entrare

– Non sapete quanto mi fa piacere vedervi

Si sedette vicino al fuoco dopo essersi tolto lo scialle, salutò Diocrate

– Ti aspettava tutti i giorni, lo sai?

Abbassai la testa

– Si.

– Mi diceva, vedrai oggi verrà e così sono passati i giorni, i mesi e gli anni.

Diocrate come me era emozionato, ma scelse la via di fuga, ci salutò e sparì nel buio, non dicevo nulla

– Poi una settimana del mese scorso, prima di morire,  è venuto da me…

Ero attento

– …strano pensai, poche volte era venuto, solo quando sapeva che non mi sentivo bene o non mi vedeva per qualche giorno, veniva a farsi una passeggiata con una scusa, ma sapevo il perché,  era preoccupato per me. Ma quella mattina, venne, teneva una busta in mano “Dimmi?” e lui impacciato “Non mi sento bene, so che tra poco salgo in cielo” – “Ma dai, smettila!” – “No, Nannina è così, dovresti fare un favore” – “Dimmi?” – “Sono certo, anzi certissimo che mio nipote verrà qui dopo la mia morte, dovresti dargli questa” e mi diede questa busta. Ecco perché sono qui!

Me la diede, era grande, le mani mi tremavano, ma cercai di non farlo vedere, con cautela la posai sul tavolo

– Grazie, però adesso vi riaccompagno.

– Si, forse è meglio, hai fatto la scelta giusta non te ne pentirai.

L’abbracciai , rispettò la mia decisione di non aprirla e si fece accompagnare, avevo una torcia, al ritorno la spensi e vidi il paradiso in terra, tutto era ammantato di bianco, la luna era piena e la luce illuminava la casa, il cielo era pieno di stelle, sembrava una cartolina, con il cellulare scattai una foto.

Ero tentato di aprire subito la busta, ma avevo paura, poi finalmente presi coraggio, c’era un foglio e una busta con dei soldi, riconobbi la scrittura di mio nonno

“Ero certo!

Non chiederti come facevo a saperlo, lo so! Ora, sei appena arrivato, sei disorientato, non sai cosa fare,anzi, per meglio dire, ti stai domandando cosa devi fare.

Questi sono tutti i miei risparmi, sono tuoi, fai quello che pensi sia giusto fare.

Riposati adesso, poi domani vai a fare colazione da Nannina, lei ti dirà!

Un abbraccio nipote mio.

Il poeta”

Li contai, erano venticinquemila euro, un’enormità per me, non me l’aspettavo e ringraziai il Cielo di aver avuto nella vita una guida come lui, mi aveva sempre spronato a fare meglio ed era per questo che non aveva approvato la mia scelta di arruolarmi, desiderava qualcosa di più per me.

Non vedevo l’ora che si facesse mattina, alle prime luci dell’alba, iniziai ad esplorare casa, il gelo era dovunque, le stanze da letto di sopra erano cristallizzate, ghiacciate, il bagno, uno e solo a piano terra quasi inservibile, la cucina minuscola annessa al salone dove avevo passato la notte, piccola e caotica.

Dopo quella visita interna, uscire fuori diventò indispensabile, avevo bisogno di aria, ed era qui tutta la bellezza di quel luogo a me caro dall’infanzia, eravamo su di un poggio, in lontananza vedevo i crateri spenti di antichi vulcani, guardavo a 360 gradi il circondario, il terreno intorno era di nostra proprietà, circa un ettaro, con pochi alberi da frutto, qualche olivo, una piccola vigna presente sul cortile e una cava abbandonata di tufo.

Zia Nannina, mi aspettava, aveva messo la tovaglia buona, entrando sentivo un buon odore, erano delle frittelle calde con del zucchero a velo sopra, mi fece accomodare e in silenzio facemmo colazione, al momento del caffè dopo il latte fresco che le portavano tutte le mattine dalla stalla poco lontano della nipote

– Sapevo che saresti venuto, tuo nonno ti conosceva troppo bene, quando gli chiesi “E se non venisse?” mi rispose piccato “Impossibile!”

Ero sbalordito, aveva anticipato tutte le mie mosse, e adesso?

Il mio sguardo interrogativo era eloquente

– Si sedette su quello sgabello vicino al camino, “Nannina, quando verrà, dovrai dirgli, adesso che hai avuto il coraggio di lasciare il certo per l’incerto, hai due possibilità o vendere la proprietà o trasformarla”

La interruppi

– Vendere?  E perché?

Sorrise

– Le mie stesse parole, mi disse “E’ solo un’ipotesi, ma la escludo, l’ho fatta valutare si potrebbe ricavare ventimila euro adesso”…”….

…segue…
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15 Luglio 2024 – Autointervista “Araldo al quadrato” sul mio romanzo “Dalle stalle alle stelle.””

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Autointervista “Araldo al quadrato”

Araldo 1 – Intervistatore

Araldo 2 – Araldo Gennaro Caparco


A1 -Salve

A2 – Salve

A1 – Solo una domanda, qual’é la storia  del suo romanzo “Dalle stalle alle stelle”?

A2 – E’ la storia di un’amicizia tra due giovani, Rino e Franco, quell’amicizia che nasce da ragazzi e mai verrà dimenticata, poi la vita li divide per il lavoro ma quando uno dei due ha bisogno dell’altro, immediatamente riaffiorano i ricordi e la disponibilità senza se o ma, oggi difficilmente la si ritrova in questi termini.

A1 – Quindi?

A2 – Il protagonista Rino sta passando un momento difficile, lui artigiano della pizza a Napoli, ha perso tutto il suo lavoro per colpa della camorra perché non si era piegato al “pizzo” da pagare per poter effettuare il suo lavoro, viene chiamato da Franco perché desidera che sia lui il testimone delle nozze al nord e senza pensarci molto, parte…

A1 – E?

A2 – …il Destino ha deciso altro per lui e quando si trova alle nozze di Franco, si aprono altre strade per la sua vita, tra le altre conosce una donna Eva, giornalista.

A1 – E, cosa accade?

A2 – La camorra ha deciso che lui non può vivere e quindi invia una persona con il compito di eliminarlo, ma non è solo lui nel mirino:

“Sul linea del treno da Innsbruck-Verona, c’erano due passeggeri speciali!

La prima Concetta detta Titina, palermitana di nascita, orfana da una vita, “accolta” in casa da un mafioso, che dopo averla cresciuta la usava a suo piacere, all’età di 16 anni, la sua mansione era sguattera di cucina e a chiamata “riscaldava” il letto del padrone.
Ebbe solo una fortuna nella vita, in cucina conobbe una donna ormai anziana, “compagna di letto” del padre del mafioso, ex lanciatrice di coltelli, conoscendo la vita a cui andava incontro, si affezionò a suo modo trasferendole tutto il suo sapere sull’uso dei coltelli, e spesso le diceva “Quando non ce la fai più, un taglio netto e anche il più coglione non avrà più le palle!”, passarono gli anni, aveva 25 anni, quando il “padrone” si stancò di lei per una diciottenne e finì in un night come ballerina da “palo”.
A 28 anni, decise che erra il momento di abbandonare quella “vita di merda”, troppi uomini e donne l’avevano usata, prese coraggio e fece sapere la sua decisione, nessuno si strappò i capelli, dissero si ma ad una condizione, uccidere una persona, una donna.
Accettò!
Altro non poteva fare, o lei o…, non c’era scelta, le diedero una busta con le istruzioni e partì, destinazione Ala (Trento).
Il secondo Tedesco, di nome ma non di fatto, colpa di un preservativo scaduto, era frutto di un amore a pagamento, quando nacque la “mamma – prostituta” lo vide così biondo e lo chiamò Tedesco di nome, il cognome non aveva importanza, dopo cinque anni, fu trovata ammazzata in un bosco vicino Capodimonte.
Servizi sociali, riformatorio, furono le sue scuole, il destino era segnato, “carne di camorra”, fece di tutto fino a 25 anni, corriere, spacciatore, buttafuori e alla fine, edotto sull’uso delle armi, “recuperava crediti” per le tangenti della camorra.
Non aveva scelta, di indole buona, non conosceva altro che quell’ambiente, un giorno lo chiama il boss e gli da un incarico, ammazzare un uomo, non l’ha mai fatto, ma il boss gli promette un chiosco a Mergellina e la “libertà”, non può scegliere, accetta, gli danno delle foto, dei soldi e un biglietto del treno, destinazione Ala (Trento).”…

…”Quella domenica, scesero molte persone ad Ala, iniziava il bel tempo e i turisti erano tanti, si affrettarono all’uscita e si dispersero, c’era un albergo nelle vicinanze e due persone si avviarono spedite, una portava un borsone leggero e l’altro una valigia con rotelle, si presentarono entrambi al bancone della ricezione, ebbero due stanze vicine, la 25a e la 25bis, Titina in camera, mise a suo posto gli abiti, si cambiò con una gonna piuttosto corta, una camicetta e una giacca a colori sgargianti e i suoi coltelli, Tedesco nascose le pistole, nel vano sotto l’armadio, raccolte in un asciugamano, la terza pistola sotto l’ascella.
Quasi contemporaneamente uscirono, lei prese l’autobus e lui invece a piedi, verso un bar del luogo.
Sul foglio che le avevano dato, c’era la cartina per arrivare a casa della donna, aveva tre coltelli addosso, uno in vita, l’altro nel reggicalze e il più piccolo in borsa, era quello a scatto.
Cosa pensava in quel momento?
Chissà cosa aveva fatto questa donna, aveva visto la sua foto, poteva avere la sua stessa età, ma non poteva soffermarsi, la sua morte era il passaporto per la libertà, doveva vedere la zona dove abitava e preparare un piano.
Tedesco dopo la sosta al bar, prese un tassi e si fece portare all’indirizzo che aveva avuto, un albergo (era quello di Ivana), gli avevano fornito un curriculum come cameriere di sala, in alcuni ristoranti di loro proprietà, Roma, Venezia, Firenze, era incensurato, quindi viaggiava con la sua carta d’identità, non pensava, doveva fare il “lavoro” e poi avrebbe goduto per la vita il suo chiosco, l’avevano promesso.
Ma le ultime parole del boss, gli risuonavano nella testa “Se sbagli sei morto”!…”…

A1 – Direi molto interessante, e…

A2 – Direi che basta, diamo la possibilità a chi lo desidera di leggerlo e di scoprire cosa succederà, l’ebook è acquistabile sul sito

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A1 – Grazie allora alla prossima storia.

A2 – Grazie

Araldo Gennaro Caparco

14 Luglio 2024 – Dalle stalle alle stelle.

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Non potrò mai dimenticare per tutta la vita, quella mattina!

La notte fu agitata, l’insonnia era diventata la compagna della mia vita, al massimo erano solo due le ore di sonno e poi … gli occhi sbarrati e il cielo della stanza a farmi compagnia fino alla luce dell’alba, verso le sette, all’improvviso squilla il cellulare, l’agguanto

– Pronto?

– Sei sveglio?

Riconobbi la voce, il mio migliore amico

– Franco, sei tu?

– Si, sono io, ho una notizia importante da darti.

– Dimmi?

Silenzio, pausa, grosso sospiro

– Mi sposo!

Saltai dal letto

– Ma come? Sei sicuro? E quando?

Risata dall’altro capo del filo

– Sorpreso amico mio?

– Certo!

Risata

– Ho trovato la donna che fa per me Laura e non me la lascio scappare. Ti chiamo per darti un’altra bella notizia.

Stupito già dalla prima

– Sono emozionato per te, dimmi.

– Domenica sarai il mio testimone di nozze!

In pochi secondi passarono per la mente le immagini di quando ci eravamo incontrati la prima volta, eravamo con i calzoncini corti, timidi entrambi, poi una palla fece il miracolo, iniziammo a giocare e da quel momento fummo inseparabili.

Lui ed io, due caratteri diversi, io magro come un’alice e lui robusto come un panzarotto, estrazioni familiari diverse economicamente, ma ciò non ci divise mai, anzi, lui studioso ed io un sognatore, lui si laureò in Economia e Commercio ed io mi fermai al diploma per lavorare.

Poi il lavoro ci divise, eravamo sempre comunque in contatto, io a Napoli e lui adesso a  Padova.

Sapevo della ragazza, l’aveva conosciuta in un Master fatto in Spagna, Laura, mi mandò le sue foto, erano splendidi insieme, sorridenti, ma adesso prossimi alle nozze, incredibile

– Rino, ci sei?

Ingollai le lacrime

– Si, ma perché io?

– Perché sei mio fratello, accetti?

Silenzio

– Rino?

Le parole non mi uscivano, ero emozionato

– Certo che si!

Un urlo, poi “Laura ha accettato, Rino sarà il mio testimone”

– Non avevo dubbi! Ti aspetto, quando vieni?

Non era una domanda, lo sapevo

– Arrivo, anche oggi.

Tranquillizzato, un urlo e poi

– Lo sapevo! Un abbraccio da noi due, a più tardi. Ti mando via email le indicazioni per venire qui da noi.

– Grazie.

E chiuse la telefonata.

Quasi contemporaneamente mi arrivano le indicazioni sul telefonino, e già, era certo, non mi sarei mai tirato indietro, mentre preparavo la valigia, il ricordo della nostra ultima telefonata alcuni mesi prima

“Sono dispiaciuto”

“Lo so”

“Ma quando è capitato?”

“Stanotte, mi hanno bruciato il locale”

“Tutto distrutto”

“Si”

“Tu come stai?”

“Uno schifo”

“Vorrei stare li per aiutarti, ma sono in Spagna”

“Tranquillo, mi riprenderò”

Non passava settimana che non mi chiamasse!

Mentre stavo in treno per Padova, ricordai quei momenti tristi e felici, dopo anni di gavetta, finalmente avevo il mio locale, la mia pizzeria, furono mesi difficili all’inizio, poi con un duro lavoro, iniziai ad avere fortuna, volli condividere con il quartiere il successo e decisi di mettere un “contapizze” devolvevo un euro per ogni pizza che sfornavo all’oratorio della chiesa per contribuire alle spese per i ragazzi disagiati.

Dopo tre anni, la pizzeria cresceva sempre di più.

Iniziarono a venire le prime “chiamate” dalla delinquenza, volevano darmi “protezione” in cambio di una somma settimanale, rifiutai.

Tenni duro per due anni.

Poi… fu la fine!

All’ennesima richiesta, con danni alla vetrina del locale, mi rivolsi alla polizia, concordammo un’azione per una finta “mazzetta” destinata a loro, e,  in quell’azione furono arrestati alcuni delinquenti, passarono tre giorni dall’arresto, l’incendio del locale e la fine del sottoscritto e della sua attività.

Dopo la prima rabbia, in attesa del risarcimento dell’assicurazione, tentai di farmi assumere in un ristorante, una pizzeria, ma nulla, si era sparsa la voce, ero da sei mesi senza lavoro.

Avevano fatto terra bruciata intorno a me!

Andavo avanti ancora con i risparmi da parte, cercando di non entrare in depressione, stavo valutando di andarmene all’estero, ma non trovavo il coraggio di farlo, amavo la mia città, nonostante tutto.

Avevo trentacinque anni,  ma ne sentivo il doppio!

Dovevo distrarmi e non pensare sempre alla stessa cosa.

Guardavo fuori al finestrino il paesaggio era diverso dal nostro, niente più colline, ne boschi, ma solo grandi distese di terra e fattorie distanti tra loro, ogni tanto una città e poi arrivato a Padova, seguendo le istruzioni di Franco, presi un’auto a noleggio e mi avviai verso Ala nel trentino, era la città natale di Laura, avevano deciso di sposarsi li.

Frequenti furono le telefonate di Franco, il quale non vedeva l’ora che arrivassi, lui meridionale come me, si sentiva un estraneo in questa terra, emozionante fu il nostro incontro, io mingherlino e lui robusto, conobbi Laura, una bella ragazza, sprizzava gioia da tutti i pori, ci definì Davide e Golia.

– Finalmente ti conosco!

Era Laura, una bella ragazza, occhi scuri come la pece, una massa di capelli biondi che l’incorniciavano il viso e sincera come l’acqua di una fonte.

Ero contento, la loro gioia mi faceva bene, mi lasciai trasportare, gli occhi di Franco luccicavano

– Ero certo che avresti preso il primo treno, ti abbiamo prenotato una stanza nell’albergo dove faremo il rinfresco, ora andiamo al ristorante.

Erano preoccupati per me, lo sapevo, ma mi travolsero raccontando i preparativi per le nozze, li ascoltavo ma non rispondevo, mi lasciavo trasportare e così ci ritrovammo a tavola.

– Allora fratello, mi hai fatto una bella sorpresa!

– Ero certo, non mi avresti detto di no, abbiamo programmato tutto e Laura continuava a dirmi, ma quando lo chiami? Ed io , non ti preoccupare, all’ultimo momento, e così è stato.

– Hai rischiato, ma sono contento.

Laura mi studiava, poi

– Che progetti hai Rino?

Bella domanda

– Non lo so?

Franco si fece serio

– Non ti lasciare andare, sei provato, ma sei in gamba.

Non mi piaceva come andava la discussione, cercai di evitare la risposta

– Allora, la festa di addio alla vostra posizione di single?

Si guardarono e risero

– Abbiamo deciso di non farla, viviamo insieme da due anni e siamo più che contenti di sposarci.

– E tu?

Era Laura

– Hai qualcuna?

Sempre più imbarazzato

– No, e da tempo, oramai!

E lei subito

– Mai dire mai!

Meravigliato non dissi nulla.

Dirottai l’attenzione su altro, mi parlarono del loro lavoro a Padova, avevano uno studio di architettura e andava talmente bene che avevano assunto tre collaboratori.

Terminata la cena mi avviai all’albergo dopo le indicazioni di Franco, dopo pochi minuti arrivai, la struttura era bella per quello che potevo distinguere di sera, la stanza era confortevole, scesi dopo aver disfatto la valigia e chiesi se potevano farmi la cortesia di far stirare il vestito

– Certo! Lei deve essere l’amico del Sig.Franco venuto per il matrimonio.

Sorpreso

– Si, sono io.

Si era accorto della sorpresa

– Scusatemi, qui ci conosciamo tutti, poi Laura è cresciuta qui, siamo contenti per lei. Scusatemi.

– Non vi preoccupate, capisco. Buonanotte.

Mi ringraziò con gli occhi, prese il vestito e finalmente tornai in camera per dormire.

Dormire?

Avrei voluto, ma non riuscivo a chiudere occhio, dopo aver fatto il giro del mondo in quel letto, troppo grande per me, mi alzai rivestendomi e scesi per fare una passeggiata.

L’aria era frizzante, eravamo prossimi alle vicine montagne, nonostante avessi cappello, giacca pesante e guanti, sentivo freddo.

In lontananza c’era rumore di acqua che scorreva, seguii il rumore e mi trovai nei pressi di un ponticello nel parco dell’albergo, sotto scorreva un torrente, la luce della luna mi faceva da guida e vedevo ogni tanto zampillare qualcosa nell’acqua, erano dei pesci.

Sarà stata la loro vista, l’aria frizzante, il silenzio, iniziai a sentire che l’ansia lentamente diminuiva, iniziavo a sentirmi in pace con me stesso, avevo fatto la cosa giusta, anche se questo aveva portato la fine del mio locale.

Tornai in camera e finalmente di addormentai.

Giuro la mattina successiva, non mi sarei svegliato, ma uno squillo sul cellulare, mi fece desistere, era un messaggio

“Scendi poltrone, facciamo colazione. Franco”

Guardai l’orologio, erano le dieci, mi vestii in fretta e aprendo la porta trovai il mio vestito pronto, lo riposi nell’armadio e scesi al ristorante dell’albergo

– Finalmente!

– Se non mi avessi inviato il messaggio avrei dormito fino a tardi.

Era allegro

– Ma tu sei o non sei il mio testimone?

Lo guardai divertito

– Si.

– E allora? Mi sono trasferito stamattina qui in albergo, sai ci tengo alle tradizioni, domani è il gran giorno e lei ci tiene alla cerimonia tradizionale, lo sposo non deve vedere la sposa se non in chiesa, quindi, oggi passeremo la giornata insieme.

– Bene, allora quali programmi hai?

– Ora facciamo colazione, poi andiamo a rimisurare il vestito e ti faccio conoscere un poco la città.

E così facemmo, tranne qualche piccolo particolare, il cellulare.

Non passavano cinque minuti che quei due non si sentissero.

La città mi piaceva e mentre lui parlava con l’amata, io osservavo e registravo tutto quello che vedevo.

C’erano alcuni ristoranti, ma nessuna pizzeria.

La chiesa era bella, mentre Franco verificava che le richieste di Laura erano state esaudite dal fioraio, il sagrista si avvicinò

– Domani molti verranno in chiesa per vedere il matrimonio.

Ero sorpreso e continuò

– Sa e da diversi anni che non ne viene celebrato uno, poi i due sposi sono conosciuti, Laura è una di noi.

Ero contento per i miei amici, ma quello che non aveva detto lo scoprii solo il giorno dopo.

La funzione era per le 11.00, alle 9.30 eravamo già pronti e dovevo trattenere Franco che voleva andare in chiesa già a quell’ora

– Andiamo a controllare la sala per il ricevimento, metti che hanno sbagliato a mettere i fiori che ha richiesto Laura.

Mi guardò di malavoglia, poi sentendo quel nome mi sorrise

– Andiamo!

Rimasi sbalordito, senza parole, era un salone rettangolare tutto in legno, con delle arcate al solaio alto più di cinque metri, i tavoli erano rettangolari tutti vestiti di bianco, su ogni tavolo dei portafiori con fiori verdi e bianchi, un colpo d’occhio che avrebbe sorpreso chiunque, poteva contenere duecento persone, poi al centro,  il tavolo tondo degli sposi con un enorme cuore sospeso in alto e le loro due iniziali, la F e la L.

Ero a bocca aperta, senza parole e non sentivo la voce del mio amico che continuava a chiamarmi

– Rino, Rino.

Finalmente mi strattonò e mi svegliai

– Rino ti presento…

E io come se non l’avessi sentito

– Ma è meraviglioso qui, che bello.

– Grazie.

Sentii una voce di donna, mi girai e la vidi, una signora suo sessanta anni, capelli corti ricci e biondi, vestita elegantemente con un pigiama palazzo azzurrino, che stava sorridendo

– Ti presento…

E lei

– Ivana

Mi allungò la mano, non so perché, ma mi venne d’istinto di baciarla, rimase stupita ma non la ritrasse

– Onorato, io sono Rino.

Franco

– La Signora Ivana è la proprietaria di questa bella struttura.

Ero rapito dai suoi occhi, erano chiari e non li staccava un attimo dai miei

– Complimenti!

– Grazie, è rimasto stupito?

– Certo, lei ha fatto fare un lavoro stupendo, i miei amici non potevano scegliere di meglio è la prima volta che vedo tanta bellezza, rispecchia la sua proprietaria

Arrossì

– Franco, non mi avevi detto che era anche un adulatore?

Rise, e Franco fece altrettanto

– Vedi Ivana lui è così, sincero fino alla fine. Sai aveva un locale a Napoli…

Lo fermai

– Non parliamo di me, per piacere, oggi è la vostra giornata, dobbiamo andare.

Poi rivolto a lei

– E’ stato un piacere, ma penso che ci vedremo in chiesa o sbaglio?

Civettuola

– No, non sbaglia, vi raggiungerò li, oggi per la nostra città e un bel giorno, ci sarà anche la televisione regionale all’evento.

Meravigliato, mi rivolsi a Franco

– Come?

– Si, il nonno di Laura è il Presidente della Camera di Commercio di Trento e la televisione regionale ha chiesto il permesso di fare un servizio sul nostro matrimonio e noi abbiamo accettato con piacere.

Ci avviammo, notavo la sua emozione, difatti esplose quando arrivammo finalmente in chiesa.

Era quasi al completo, non so quante persone mi furono presentate, arrivammo finalmente all’altare, Laura aveva voluto dei fiori semplici su ogni banco, alle 11.00 precise fece il sue ingresso, era stupenda.

Emozionatissimi, salimmo gli ultimi gradini, la testimone della sposa era la sorella più piccola di Laura, il sacerdote prima di iniziare esortò l’assemblea per un applauso agli sposi e così la tensione diminuì.

Cosa pensavo?

Per tutta la durata della cerimonia, non riuscivo a distogliere lo sguardo dai miei due amici, erano la felicità fatta persona, si tennero stretti per mano fino alla consegna degli anelli, entrambi avevano le lacrime agli occhi durante le frasi di rito, non riuscivano a leggerle,  il tutto fu suggellato da un bacio finale e un applauso scosse la chiesa.

Il ricevimento fu un’apoteosi di balli e canti, ogni tanto vedevo Ivana che discretamente sorvegliava la sala, i camerieri erano perfetti, le pietanze regionali e la troupe televisiva riprendeva i momenti salienti, fino a quando verso la fine,  mi avvicinò un cameriere

– Signore c’è una persona che vuole parlarle.

E mi fece segno di seguirlo.

Chi poteva essere, non conoscevo nessuno, se non Ivana, ed era difatti lei

– Una persona mi ha parlato di lei, la sua storia e volevo cogliere l’occasione per fargliela conoscere.

– Ma Signora.

– Sono Ivana per te.

Mi prese per mano e ci inoltrammo in una sala adiacente, c’era una ragazza con un microfono in mano, la guardai, era molto bella, rossa di capelli, un viso pieno di lentiggini e due occhi blu che mi fissavano, guardai Ivana

– Rino ti presento Eva.

Pasticciò con il microfono, poi si rese conto che era inutile tenerlo come una torcia lo passò nella sinistra abbassandolo,  porgendomi la mano destra

– Piacere, a cosa devo …

Aveva un vestito adatto per l’occasione, le poneva in risalto il seno prorompente, era titubante, quasi balbettando

– Signore volevo farle un’intervista, sono la direttrice del giornale radio online della televisione regionale.

Un’intervista? A me? E perché?

– Perché?

Guardai lei e Ivana

– Ci hanno informato su quello che le accaduto a Napoli e volevo…

Non la feci proseguire, guardai Ivana e lei,  ero sconvolto,  uscii dal salone a passo svelto, erano rimaste interdette, non andai in sala, presi la scala per la mia camera.

Continuavo a ripetermi, perché, perché, anche qui! Oggi è un giorno di festa. Perché?

Mi buttai sul letto e piansi.

Dopo un poco sentii bussare alla porta, cercai di asciugarmi sommariamente le lacrime

– Chi è?

Dissi alterato.

Silenzio, mi alzai e andai alla porta, l’aprii, era Eva…”…

…segue…
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13 Luglio 2024 – Autointervista “Araldo al quadrato” sul suo romanzo “La Tenuta del Professore”

http://ebook.simpliweb.it/prodotto/la-tenuta-del-professore/

Autointervista “Araldo al quadrato”

Araldo 1 – Intervistatore

Araldo 2 – Araldo Gennaro Caparco


A1 -Salve

A2 – Salve

A1 – Solo una domanda, qual’é la storia  del suo romanzo “La Tenuta del Professore”

A2 – E’ una storia sulla speranza, vede le delusioni profonde portano le persone alla depressione o alle malattie, anche gravi, il protagonista è un Docente universitario e vive con sua figlia Marina…

A1 – Allora?

A2 – …deve avere pazienza! La madre di Marina l’ha abbandonata alla nascita e da quel giorno Dino ha avuto cura della figlia e dopo dieci anni in Egitto decide di ritornare a casa sua nell’Isola di Levanzo definitivamente sulla soglia dei quarant’anni, dove i suoi genitori conducono una Tenuta…

A1 – Ecco perchè “La Tenuta del Professore”?

A2 – Esatto!

A1 – Cosa accade quando arriva con la figlia Marina?

A2- Tante cose, ma posso dare solo qualche indizio, una formica rossa, un gatto egiziano, una grotta, una nave sepolta nell’acqua, una etmologa Maura e…

A1- E…

A2 – Non posso raccontare tutto, diamo l’opportunità a chi lo vorrà leggere di scoprire tutta la storia, acquistabile sul mio sito

http://www.isognidiaraldo.it

A1 – Grazie allora alla prossima storia.

A2 – Grazie

Araldo Gennaro Caparco

 

12 Luglio 2024 – La Tenuta del Professore.

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Egitto – Il Cairo

Ho terminato di decifrare l’ultimo papiro ritrovato in una piramide del luogo e oggi sarà anche l’ultimo giorno della nostra permanenza in Egitto
– Papà, perchè dobbiamo andare via?
Quella stessa mattina mi si strinse il cuore
– Marina ho terminato il mio lavoro qui in Egitto!
Mise il broncio, le mani conserte e la testa bassa
– Non voglio!
Come darle torto?
Dalla sua nascita era vissuta in Egitto, era si, una cittadina italiana, ma amava quel Paese come se fosse stato il proprio, otto anni erano tanti e solo per la sua nascita a Roma si sentiva italiana, venne in mio aiuto Samira, la sua tata dalla nascita
– Professore sta facendo tardi!
La ringraziai con gli occhi e mi avvicinai a Marina
– Figlia mia, non sei la sola ad essere dispiaciuta…
Solo allora alzò il viso
-…allora?
– I nonni hanno bisogno di noi!
Gli occhi si illuminarono
– Davvero?
– Si, vedi avevo promesso che saremmo tornati in Italia non appena avessi terminato questo lavoro e ora è arrivato il momento.
Avevo toccato il tasto giusto, amava i nonni alla follia anche se li aveva visti e vissuti solo tre volte all’anno dalla sua infanzia, già, tornavamo da loro, per le feste comandate per quindici giorni e poi un mese intero quando arrivava la stagione estiva ed era libera dalla scuola.
Meno imbronciata
– Va bene!
La presi in braccio, si dimenò
– Papà!
– Che c’è?
– Non sono più una bambina!
La guardai fisso nei suoi occhi celesti, aveva una cascata di riccioli biondi in testa e era notevolmente alta per la sua età
– Per me sarai sempre la mia bambina!
Mi abbracciò forte
– Ora vai, preparati, poi Samira ti accompagnerà a scuola per salutare i tuoi compagni e alle quindici ci avviamo all’areoporto, va bene?
Non era convinta, ma ero certo che l’idea di andare dai nonni le piaceva molto
– Va bene!
Com’è strana la vita, quando meno te l’aspetti ti capitano cose che la stravolgono e…
… tutto da quel momento in poi non è prevedibile!
Questo pensavo mentre ero in auto del Ministero guidata dal mio autista personale Jussef, era lo stesso che dieci anni prima era venuto a prendermi in areoporto e per tutti questi anni aveva il compito di essere a disposizione per i mie spostamenti, da un cantiere all’altro dove si ritrovavano dei papiri…
…già questo era il mio lavoro, laureato in Archeologia a Roma, specializzato nel decifrare gli antichi papiri romani ed egiziani, partecipai ad un Concorso internazionale per il Museo del Cairo e lo vinsi, ero il più giovane ricercatore a soli trent’anni, ricordo bene il mio primo giorno, il Direttore del Dipartimento egizio, nel vedermi così giovane
“Lei è sicuro di farcela?
Ero intimorito, ma
“Glielo dimostrerò!
E così fu!
E dopo qualche mese fui candidato per la cattedra di Professore aggiunto, carica che ricoprii solo dopo due anni, ma questa fu la fine per me, con il senno di poi sarebbe stato meglio non partecipare a quel concorso, ma…
…il destino aveva deciso diversamente!
Già, quando fui nominato Docente all’Università del Cairo conobbi una collega Samantha, borsista per un anno, proveniva dagli Stati Uniti, fu un colpo di fulmine e la relazione fu improvvisa e travolgente, lei era troppo bella, statuaria, capelli biondi e occhi celesti e straordinariamente disinibita, forse se avessi ragionato di più non sarebbe accaduto quello che mai mi sarei aspettato, dopo circa un mese dalla sua conoscenza, impazziii per lei e andammo a convivere insieme, sembrava un eden, non vedevamo l’ora di essere a casa e…
…dopo poco…rimase incinta.
– Professore vuole che le prenda un caffè?
Era Jussef, mi risvegliai
– Si, grazie!
Fermò l’auto e nemmeno a farlo apposta eravamo arrivati nella piazza principale dove Samantha mi mise al corrente della sua gravidanza…
…ero incredulo e contento, l’abbracciai, ma subito dopo mi allontanò e fu il gelo…
“Vogli abortire!
…quelle che seguirono furono giornate infernali…

…segue…

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
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11 Luglio 2024 – Autointervista “Araldo al quadrato” sul suo romanzo “La vita a metà”

http://ebook.simpliweb.it/prodotto/una-vita-a-meta/

Autointervista “Araldo al quadrato”

Araldo 1 – Intervistatore

Araldo 2 – Araldo Gennaro Caparco


A1 -Salve

A2 – Salve

A1 – Solo una domanda, qual’é la storia  del suo romanzo “La vita a metà”

A2 – Il protagonista Guido è un uomo tormentato, ha raggiunto l’apice del successo sia come avvocato che come pittore e i suoi quadri firmati con lo pseudonimo del “Falco” sono quotati  e ricercati, ma, ad un certo momento della sua vita si rende conto che non sta veramente vivendo e decide che deve fare una scelta e per farla acquista una dimora lontana dalla sua città dove poter riflettere quale delle due vite vivere.

A1 – E?

A2 – Il destino invece ha in serbo per lui altro, molto altro, iniziando dalla governante:

” …- Tranquillo, anche Emma ti dicevo risponde a tutti quelli che le chiedono tue notizie “…è un persona gentile ed educata e desidera solo avere pace e tranquillità…”
Mi uscì spontaneo
– Dio sia lodato! Com’è che conosci Emma?
E Lei
– Sono io che le ho proposto quel lavoro dopo aver saputo che cercavi una governante, è una brava persona che purtroppo non è stata fortunata fino ad oggi, ma l’ho sentita l’altro giorno e mi ha detto di essere stata contenta di trovarsi da te, mi ha detto “…sai ha voluto che il sabato e la domenica fossi libera per stare con mia madre, è veramente un brav’uomo…ma tormentato…”.
Non me l’aspettavo, poi di getto
– Sfortunata? In cosa?
Avviandosi verso l’auto
– Se lo desidera te lo racconterà lei, ora se non ti dispiace, sono contenta di averti incontrato e conosciuto, aspettavo di avere un’occasione per augurarti una buona permanenza, ma devo andare in Comune mi attende una Commissione da presidiare.
Impacciato, lasciai cadere la borsa e raccolsi le chiavi per spostare l’auto
– Anch’io sono contento di averti conosciuta e grazie per la tua discrezione, buon lavoro, avremo occasione per rivederci di sicuro.
– Certamente!
Spostai l’auto, la salutai con cordialità e in quel momento capii di aver trovato un’amica!”…

e…

“…Dopo un poco rientrò stupita
– I carabinieri, alla porta, ti cercano!
Ero si, meravigliato ma nemmeno poi tanto, ma quando arrivai alla porta, vidi il capitano dei carabinieri e sbirciando dietro alle sue spalle, in borghese, esclamai
– Ma che ci fai qui?
Con un segno impercettibile mi zittì.
Mi affrettai a fare spazio
– Signor Capitano, venga prego.
Li feci entrare, erano proprio una bella coppia lui e la moglie, pensai
– Signor Guidon, so che ha conosciuto mia moglie stamattina e ho colto l’occasione di accompagnare il Col…
Tosse improvvisa e persistente di Pietro,sguardo al capitano
-… Pietro che la stava cercando e non sapeva dove trovarla.
Tutto questo mentre abbracciavo il mio amico
– Si, la ringrazio, si è vero ho conosciuto vostra moglie e devo dire che siete proprio una bella coppia…
Sorrise
-…sarei venuto presto per ringraziarla per la sua discrezione, lo faccio adesso e la ringrazio di aver accompagnato il mio caro amico Pietro.
In tutto questo e lo vidi con la coda dell’occhio, c’era Emma presente meravigliata ma non più di tanto, il capitano si congedò e finalmente presi sottobraccio un amico di una vita, stupito, venuto da Milano, ci accomodammo sul divano ed Emma con una grande prontezza
– Avete pranzato?
Rivolto a Pietro e stavolta lo vidi chiaramente il rossore delle guance
– Veramente no!
In un attimo, aggiunse un coperto
– Grazie Emma!
Rimasi di stucco
– Ma, voi due vi conoscete…”…

A1 – E chi altro?

A2 – Non voglio togliere il piacere ai lettori di scoprire chi era e cosa succederà, penso che non posso andare oltre, chi vorrà conoscere cosa è successo e cosa il Destino deciderà per loro, vi invito a leggere il mio romanzo che può essere scaricato in EBook dal mio sito

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A1 – Grazie, ci rivediamo alla prossima Autointervista.

http://Araldo Gennaro Caparco

 

10 Luglio 2024 – Una vita a metà.

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(Anteprima di lettura di tre pagine su settantacinque pagine)

Il treno correva veloce, vedevo scorrere le immagini senza che riuscissi a focalizzarle, i miei pensieri erano altrove ed anch’io correvo veloce con i miei pensieri!

Per distrarmi sfogliavo un giornale del mattino e sorridevo, c’era un titolo a carattere cubitali nella pagina dedicata alla cultura e arte:

“Il Falco è scomparso!”

poi su due colonne, veniva raccontata parte della vita del Falco, la sua scoperta e il suo successo e sempre la stessa domanda

“Chi era il Falco?”

Già!

Chiusi gli occhi e come in un film iniziarono a passare le immagini di quello che era realmente successo nei miei primi trent’anni della mia vita, fotogrammi di attimi vissuti intensamente e pieni di contrasti.

Amavo l’odore dei colori e fin da piccolo disegnavo tutto quello che mi colpiva realmente imbrattando quello che potevo per la disperazione di mia madre, dalle pareti domestiche alle tovaglie della tavola.

Già, mia madre…

… sopportava tutto quello che facevo e nonostante la perdita precoce del marito, con solo le sue forze, riuscì ad inculcarmi i valori reali della vita, l’amore per la bellezza e il giusto rispetto per i soldi, era fiera dei miei progressi a scuola, ma nonostante ciò, quando terminai il liceo classico e le dissi che volevo iscrivermi all’Accademia delle Belle Arti, si rifiutò di ascoltarmi.

E così mi ritrovai iscritto alla Laurea di Giurisprudenza!

Otto anni sono passati dal giorno della mia laurea, ricordo ancora oggi quel giorno…

– Signore biglietto.

E l’incanto svanì all’improvviso!

Mi risvegliai e persi i ricordi di allora, avevo la fronte madida si goccioline che scendevano silenziose.

Ma cosa stavo facendo?

Ero a Milano solo pochi giorni prima, si stava inaugurando una Mostra dei miei quadri, c’era tanta bella gente e io mi crogiolavo nell’ascoltare i loro commenti.

Nessuno sapeva che ero lì accanto a loro ed ero l’autore di quei quadri, solo una persona ne era a conoscenza, Loly la mia super agente, come se l’avessi evocata per telepatia, sentii un sussurro all’orecchio

  • Ti stai divertendo?

Non la risposi, spostandomi lateralmente, intercettai un cameriere con un vassoio con dei bicchieri di spumante, presi due flute dal vassoio al volo e mi girai

  • Si e no!

Aveva l’aria così meravigliata,  non potetti fare a meno di sorridere, ma lei senza perdere il suo self control

– Che diavolo vuoi dire ? Sai bene che qui tutti vorrebbero conoscere l’autore di questi quadri, nella prima ora della Mostra sono stati venduti già tre tuoi quadri e sono certa che basterebbe che dicessi che l’autore è tra di noi si scatenerebbe il putiferio per accaparrarsi una tua opera e avere una dedica sul retro del quadro….

Accigliato

  • Non ti permettere…

Stavolta sorrise

-Non lo farò, stai tranquillo, non voglio perdere il mio autore preferito!

Tranquillizzato

-Si, sono contento di tutte queste persone, no, perché sono certo che quello che sto per dirti non ti piacerà.

-Cosa?

La presi sottobraccio e ci spostammo sulla terrazza, mentre il banditore dell’asta urlava

– Venduto!

In quel momento il treno ad alta velocità entrò in stazione, ero a metà viaggio, era arrivato a Roma Termini, presi i miei bagagli, era la mia fermata, mentre guidavo l’auto a noleggio, ricordavo quei momenti

– Tu sei pazzo!

Loly aveva gli occhi fuori dalle orbite, non riusciva a calmarsi, alla fine mi diede le spalle imbronciata e preoccupata dalle mie parole

– Non fare così, ne ho bisogno per davvero…

Passai davanti a lei in modo che mi potesse guardare negli occhi

-…devi capirmi, sono stanco di vivere la mia vita a metà…

Se avesse potuto mi avrebbe fulminato con quello sguardo

– Che significa?

Le presi la mano e la guidai verso un tavolino della terrazza, lei mi seguì senza dire nulla, ci accomodammo

– Non ti sto abbandonando, so quello che hai fatto per me in questi anni, ti voglio un bene dell’anima per questo ma…

Si svegliò dal torpore

– Ma?…

…segue…

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Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
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