Archivio annuale 2024

17 Maggio 2024 – La vita è strana!

La vita è strana, sempre!

Quando iniziai l’università, dopo la fine degli studi non avevo idea di come sarebbe stata la mia vita, ma non mi aspettavo, che al termine, il mio docente di urbanistica

– Sono talmente soddisfatto del tuo lavoro, ti ho raccomandato al Consiglio d’Amministrazione dell’Università per essere il mio assistente con un contratto a tempo determinato per un anno, che ne dici?

Ecco!

Sono cinque anni che mi veniva rinnovato il contratto, e oggi ho ricevuto la raccomandata di aver vinto il Concorso come Professore associato, ero emozionato, sarei stato il più giovane docente associato, prima di aver compiuto i trent’anni.

Caddi pesantemente sul gradino della portineria dopo aver firmato il registro elettronico del postino

– Si sente bene?

Riuscii con la testa a dire di si, ma in quel momento tutta la mia vita passava davanti chiudendo gli occhi, orfano all’età di diciotto anni, nessun fratello o sorella in supporto, l’unico familiare viveva lontano da Roma in Sicilia e nonostante le sue offerte di aiuto, testardamente decisi di continuare da solo, avevo la casa, piccola, ma era la mia casa.

Mi accollai l’onere di mantenerla e sostenermi, come?

Iniziai a lavorare di pomeriggio in un ristorante a pochi chilometri di distanza da casa, quindi la mia giornata era, la mattina a seguire le lezioni all’università di pomeriggio al ristorante in qualità di tuttofare e la notte studiavo.

Furono anni terribili, specialmente quando arrivava il periodo delle festività, avevo pochi amici, solo universitari, ma erano troppo per me, tutti provenivano da famiglie agiate e non mi sentivo alla loro altezza, quindi accettavo tutti i turni più massacranti di lavoro al ristorante.

Credevo nell’amore, con la A maiuscola, ma di tutte quelle ragazze che avevo conosciuto in quegli anni, nessuna mi sembrava la donna giusta da frequentare e quindi solo  il tempo di una frettolosa conoscenza e capire che non era fatta per me cambiavo rotta e obbiettivi.

L’unica mia famiglia furono i gestori del ristorante, spesso Romeo

– Perché continui a martoriarti sui libri, qui da noi hai ricoperto tutti i ruoli e si vede che hai la stoffa del ristoratore…lo guardai stupito

– Si, non fare quella faccia meravigliata, lo sai anche tu!

Diventai rosso

– Ti ringrazio, ma ho un’altra passione…

E mi fermai, continuando a pulire il bancone d’ingresso

– …lo devo ai miei genitori, avevo promesso sul letto di morte di mia madre che non avrei lasciato l’università…

Poi sorridendo

-…e poi l’urbanistica mi ha conquistato!

Scuoteva la testa, non l’avevo convinto, ma era la verità!

Si, era vero, avevo fatto di tutto in quegli anni, da cameriere alle pulizie, da lavapiatti e come aiuto cuoco d’emergenza, tanto che Romeo e la moglie mi affidarono sempre qualche altro incarico, ero arrivato a fare i conti della giornata, i colloqui per il personale e prima di andare all’università, passavo per il mercato generale e riempivo la mia cinquecento scassata nel fiore della sua vecchiaia.

Mi piaceva, quell’aria che si respirava nel locale, si riempiva di voci, di comande a ripetizione, di facce nuove e persone abituali, erano la mia famiglia.

Dopo la vincita del concorso tutto cambiò!

D’improvviso, le ore non mi bastavano più, fui letteralmente sommerso da impegni, in effetti la cattedra che era stata del mio professore ricadde su di me come una valanga di neve, lezioni da tenere, compiti da correggere e poi…

…la nostra Università aveva un contratto una collaborazione con il Ministero della Ricerca Scientifica e Innovazione, ed ogni progetto era complesso ma ben remunerato, sommando il mio stipendio, arrivai all’età di ventotto anni, ad una cifra mensile di tutto rispetto.

Una delle cose che mi amareggiava, furono le mie incursioni al ristorante, sempre più brevi, sempre più fugaci, quasi raggiungendo lo zero, tra il dispiacere di Romeo e di sua moglie.

Certo! Ero rispettato da tutti, invidiato da molti all’Università, ma la cosa non mi toccava più di tanto, frequenti erano i miei incontri con il Rettore, quindi quando ritornai dopo le feste natalizie, non mi meravigliai più di tanto, della sua richiesta di ricevermi urgentemente.

Ma fu l’inizio di…

…non mi aspettavo tante persone, il Rettore era un uomo di una certa età, ogni volta che ci incontravamo dovevo stare attento alle sue parole, parlava a bassa voce ed erano incontri che duravano pochi minuti e via.

Ma stavolta non fu così!

Pur conoscendomi da tanto tempo invece di darmi del tu stavolta, fece segno di accomodarmi e così  le altre tre persone presenti, mi giravo a guardarle, erano vestiti impeccabilmente da uomini d’affari o di politica e non mi sbagliai, mi furono presentati, erano politici, due sottosegretari del Governo in carica e il terzo era rappresentante del Ministero dell’interno.

Il Rettore si schiarì la voce, aveva tre faldoni davanti, su cui troneggiavano su raso rosso, il simbolo della Repubblica, iniziai a sudare

– Durante le festività, ho avuto diversi incontri al Ministero e nonostante la mia resistenza  i Ministri che mi avevano convocato, hanno fatto il suo nome. ho fatto le mie rimostranze, ho detto che non volevo per nessuna ragione che lei si allontanasse dall’Università…

A quelle parole, stavo per alzarmi, ma lui

– Stia comodo Dottore, non la sto licenziando…

Iniziavo ad avere il fiato corto, ma non volevo darlo a vedere a quelle persone

-…ma quando mi hanno parlato di un segreto di Stato…

.-.-.-.-.–.-.-.-.-.-.-..-.—.-..-

…segue…
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15 Maggio 2024 – Il rumore del silenzio.

Alle volte bisogna farsi del male, per stare bene.

Erano anni che aspettavo, forse troppi, ma prima di allora non c’era stata l’opportunità di fare qualcosa, ora si.

Era il momento!

Sono libero, finalmente, ma da dove iniziare?

A 35 anni, un matrimonio fallito alle spalle, un’unione nata dopo un tempo ragionevole per conoscersi, e poi dissolta, nel peggiore dei modi dopo tre anni.

Progetti, famiglia e figli, spariti in una sola frase:

“Non voglio stare con te, ti ho tradito e non voglio avere figli!”

Bello vero!

Sei più tre anni buttati nella fogna, quindi separazione e divorzio dopo un anno.

E ora?…

 

…segue…

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13 Maggio 2024 – Suma e il bacio rubato!

*Cos’è un bacio?…
…è il coronamento di un sogno!…ma se è “rubato”…può portare molto lontano…da quello che mai avresti immaginato!…
Romanzo di Araldo Gennaro Caparco

11 Maggio 2024 – L’Orchidea Nera, il fiore conteso!

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– Pronto?

– Beniamino sei tu?

Il cellulare mi scappò dalla mano rovinando a terra, poche persone mi chiamavano con il mio vero nome e

– Andrea, cos’è successo?

Ecco quello che accadde quel giorno inaspettatamente …

…e…

… il giorno dopo ero sull’aereo per l’aeroporto Fontanarossa di Catania.

Cosa era successo?

– So che sei a Roma, ma ho un problema in fabbrica…

Pausa

– Quale?

Mi raccontò che un’azienda che stava costruendo un albergo a Misterbianco, aveva proposta una commessa di oltre diecimila metri quadri di piastrelle, ma non era stata una richiesta generica, volevano un tipo particolare di piastrella, denominato “rustica” come quelle che avevano tappezzato la Chiesa di Santa Chiara su richiesta della Confraternita, era la Chiesa e la Santa venerata da mia madre e in suo onore mio padre che era un artigiano e conosceva tutti i segreti di miscelazione e di cottura per le piastrelle, inventò quel tipo di piastrella rustica, con una particolarità, era ad uno strato superiore argilla/marmorizzata ed erano stupende e furono apprezzate da tutti

– Capisci, vogliono solo quella e null’altro…

Non riuscivo a capire, ma non dissi nulla per farlo continuare a parlare

-…la “rustica” come tu sai non è da tempo nel nostro catalogo perché mio padre pochi anni prima di morire aveva chiuso quella linea di fabbricazione dopo il pensionamento di tuo padre…

Al ricordo strinsi talmente forte il cellulare…

… già, mio padre…

… aveva lavorato per quarant’anni in quella fabbrica e dopo la morte di mia madre si era reso conto che era arrivato il suo momento di andare in pensione e quando venne a conoscenza della chiusura di quella linea di produzione poco dopo, ci rimase molto male per quella macchina che aveva curato come una figlia, si chiudeva definitivamente il suo percorso, lui la chiamava affettuosamente la “bestia” e dopo qualche anno raggiunse sua moglie in cielo

– Beniamino, ci sei?

Volevo quasi urlare, ma non potevo, io e Andrea eravamo cresciuti insieme, eravamo come fratelli, dovevo mantenere la calma

– Si ci sono, anche se il ricordo…

E mi fermai…

Lui capì

– Lo so, fratello mio, ma è proprio per questo che ti sto chiamando, ho trentuno dipendenti e questa commessa è come la manna dal cielo, ho cercato di far cambiare idea, ma loro hanno detto che mi pagheranno il doppio di quello che chiederò…

Ero perplesso

– …Andrea…cosa vuoi da me?

Pausa

– …solo tu conosci quella macchina!

Stavolta il cellulare volò di mano

-…ma che cavolo dici?…

– La verità, ti prego aiutami!

Non riuscivo a rispondere, in quel momento chiudendo gli occhi, vedevo mio padre che mi insegnava ad usarla ed ero molto giovane, ora a distanza di quasi quindici anni, quel ricordo mi fece tremare

– Tu sei pazzo!

Esclamai, quasi urlando e lui quasi quasi sottovoce

– Forse! Ma vedi ci abbiamo provato, ma non c’è stato nulla da fare, ho chiamato anche Berto…

E si fermò…

..un flash…

…Berto era il migliore amico di mio padre, compagno di briscola e operaio con lui nella fabbrica per quarant’anni, con un groppo alla gola

– E…

Fece una pausa lunga

-…alla fine dopo averci provato,  mi ha detto “…solo Beniamino può farla funzionare…anche se è stata ferma da tempo…lui e il padre passavano ore qui vicino…”…

Chiusi gli occhi e una lacrima scese lungo il viso

-…come tu sai tra sei mesi mi sposo, Perla è figlia di un gioielliere ed è un’affermata disegnatrice di gioielli anche all’estero e io sono abbastanza solido finanziariamente con quello che mi ha lasciato mio padre…ma quelle trentuno famiglie sono il mio chiodo fisso…non vorrei che finissero in mezzo ad una strada…fallo per me…e…

Pausa

… per loro!

E mi convinse!

Quando avvisai il mio superiore, il Colonnello Gisfa, era il mio superiore nel Corpo di cui facevo parte i carabinieri della sanità in qualità di capitano, in attesa di essere promosso maggiore tra qualche mese, stranamente non fece nessun commento, mi diede una settimana di ferie, fu molto strano, ma galvanizzato dalla partenza e dalla sfida che mi aspettava, non ci feci caso…

…e qui sbagliai di grosso!

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Mi trovavo in un capannone di ottanta metri quadri, qui c’era solo la “bestia” come la chiamava mio padre e il forno adiacente, era una macchina che preparava e livellava le piastrelle prima di infornarle, bastava un nonnulla per fare lo scarto e buttare all’aria metri di piastrelle, quando arrivai, venne Andrea a prendermi con l’autista, era raggiante, ci abbracciammo

– Grazie, non so dirti altro!

Ricambiai con affetto, ero emozionato, l’ultima volta che eravamo stati insieme risaliva a cinque anni prima, risposi all’abbraccio e

– Andiamo alla fabbrica!

Non aspettava altro, quando arrivammo, non avevo dubbi per chi mi stesse aspettando, era Berto, sorrise soddisfatto

– Finalmente!

Entrammo e…

…gli occhi si appannarono, era tanta l’emozione e mi assalirono ricordi di una vita, fu Berto a distogliermi

– Abbiamo tentato, abbiamo provato, ma il forno è perfettamente funzionante, ma la livellatrice no…

Si fermò sconsolato

-…abbiamo già buttato un quintale di materiale, alla fine mi sono arreso.

Mettendo una mano sulle sue spalle, lo scrollai

– Proviamo, che dici?

Mi guardò come se fossi un alieno, ma i suoi occhi brillavano

– Si, facciamolo!

Seguirono due giorni molto intensi, pur essendo ospitato a casa di Andrea, non riuscii a vedere ne la sorella Enrica, ne la madre Sara, alle cinque già ero in fabbrica e lì mi raggiungevano Berto e due operai, avevo controllato tutti gli ingranaggi superiori, valutata la quantità di argilla e l’umidità necessaria e la polvere di marmo, ma quando…

…provammo…

…fu un disastro!

Così il primo giorno e anche il secondo, riprovammo per tutto il tempo e distrutto tornavo a casa con Andrea a notte inoltrata, un bicchiere di latte al volo e poi a letto.

Ma il mattino del terzo giorno…

…un poco per la stanchezza, un poco perché mi sembrava scortese non salutare chi mi ospitava, mi attardai ad alzarmi, mi ero già vestito dopo una doccia prolungata quando sentii bussare alla porta

– Avanti!

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.–.-

– Dottoressa buongiorno.

Era il titolare della gioielleria, mi accolse con un sorriso a quarantadue denti

– Buongiorno…

Risposi rispondendo la sorriso

-…proprio non riuscite a chiamarmi per nome, vero?

Divenne rosso

– Deformazione professionale, scusatemi, vi chiamo subito mia figlia, Perla vieni c’è la dottoressa…

E scomparve nel retrobottega, in un attimo uscì fuori Perla, era una donna che poteva avere qualche anno in meno, ma dotata di una vitalità unica

– Idra, finalmente!

Esclamò, mi prese per mano

– Vieni!

Salimmo delle scale al centro del negozio, eravamo nel suo mondo, il suo laboratorio, era raggiante

– Chiudi gli occhi!

E mi fece sedere su una poltrona al centro della stanza, sentivo che stava trafficando con un tavolino e poi

– Adesso, apri!

Portai le mani alla bocca per non urlare, era tanta la meraviglia, davanti a me sul tavolino c’era una striscia rossa di raso con sopra due contenitori d’avorio e…

…dentro due anelli…

…li guardai…

– Ma sono stupendi!

Mi alzai di scatto per abbracciarla

– Sei stata fantastica!

Le brillavano gli occhi

– Tu hai avuto l’idea e io non ho fatto altro che metterla in pratica.

Guardavo i contenitori illuminati da un led ognuno, erano proprio come me li ero immaginati, su ognuno in rilievo c’erano due colombine, una aveva il solo occhio visibile in verde e l’altro in celeste

– Ma come ci sei riuscita?

Gongolava

– Mi hanno fatto penare parecchio, ma come sai sono testarda e dopo diverse prove, eccoli, gli anelli nuziali per il quarantacinquesimo anniversario del matrimonio dei tuoi genitori adottivi.

Una lacrima scese dolcemente sul mio viso, già, i miei genitori adottivi che mi avevano curato e diretta nella vita per oltre trent’anni, prima di…

…asciugai la lacrima…

… ero imbarazzata, lei se ne accorse e mi porse i due anelli per distrarmi

– Sono tutti tuoi!

Li baciai ad uno ad uno e poi come una reliquia li rimisi a posto

– Sei stata fantastica, aveva ragione il Rettore quando mi ha indirizzato qui da te, mi disse ”…solo una persona può esaudire il tuo desiderio…Perla…”, e aveva ragione.

Mentre lei disponeva i cofanetti in un contenitore bianco immacolato, mi ricordai la prima volta che ero entrata un mese prima nel negozio, lei era da sola, intenta a fare un cruciverba, non appena si chiuse la porta d’ingresso, nascose il cruciverba

– Desidera?

Divenne paonazza quando vide che cercavo di vedere quello che aveva nascosto

– Desidera?

Raschiandomi la gola

– Sono venuta da parte del Rettore Desiderio…

Si illuminò

– Allora lei deve essere quella persona che vuole un anello particolare…

E così dicendo si spostò dal bancone per venirmi a salutare e in quel momento cadde il cruciverba che aveva sulle gambe, fui più veloce di lei e lo preso tra il suo imbarazzo…

…guardai e per finire mancava una sola parola…

…lei mi sbirciava…dopo aver letto la domanda…

– …schiaccianoci…

Mi guardò

– Cosa?

Prese il giornale e…dopo aver controllato

– Giusto, per la miseria…

Guardandomi

– Grazie!

E da allora iniziammo a frequentarci, spesso ci ritrovavamo a fine serata, sorseggiando un aperitivo o a fare dei cruciverba insieme, come un fiume in piena, mi raccontò nel tempo tutta la sua vita, mi disse che fra sette mesi si sarebbe sposata con l’uomo della sua vita Andrea, voleva tanti figli, amava sua suocera Sara e sua cognata Enrica  anche se lei le aveva confidato che presto sarebbe andata in Scozia dal suo fidanzato e che non si sarebbe sposata a Misterbianco, poi

– E tu?

Fui presa alla sprovvista

– Stendiamo un velo pietoso!

Non mi chiese più nulla e di questo le fui grata, le raccontai l’idea regalo che volevo fare ai miei genitori e fu entusiasta, ecco, adesso c’era riuscita, era al settimo cielo.

– Idra?

Mi risvegliai, era lei che mi stava porgendo il bauletto

– Scusami!

– Di nulla! Senti perché stasera non vieni con me, ti faccio conoscere il mio futuro marito Andrea, vuoi? Mi farebbe piacere!

Disse quasi sottovoce, non ero nell’animo giusto, ma non potevo e non volevo che rimanesse male ad un mio rifiuto

– Perché no!

Lei

– Grazie, ti veniamo a prendere alle venti, va bene?

– Si, ma dove andiamo?

E lei strizzando gli occhi

– E’ una sorpresa!

Scendemmo, pagai con la carta di credito gli anelli e rivolto al padre

– Avete una figlia meravigliosa, talentuosa e sensibile!

E lui, commosso, si abbassò sotto al bancone e ne uscì con un raccoglitore

– Lo so bene, grazie, ecco questo è per lei, ci sono alcune fotografie dei posti qui intorno dove Perla ha studiato per farvi quegli anelli!

Perla

– Ma papà!

E lui abbracciandola

– E’ una sorpresa per la dottoressa!

Rispose all’abbraccio nascondendosi nel suo torace per la commozione e io uscii da lì emozionata e commossa da tanto amore.

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– Avanti!

Ma nessuno rispondeva, mi alzai ad aprire la porta e una donna mi abbracciò tra il mio stupore, quasi non la riconoscevo, era Enrica la sorella minore di Andrea

– Ma come diavolo…

Dissi, e lei ridendo

– Non mi hai riconosciuta, vero?

– Certo che no! Cinque anni fa ho lasciato una ragazzina che compiva i diciotto anni e oggi ti ritrovo donna…

Pausa

-…e che donna!

Divenne paonazza

– Grazie!

Ci accomodammo sul letto con le mani intrecciate

– Sono contenta di averti rivisto.

– Anch’io, so da tuo fratello che stai per partire per la Scozia…che ti sei laureata in veterinaria con il massimo dei voti…e… ora vai a curare i cavalli scozzesi…

Sorrise

-…si, me l’ha detto, vuoi sposarti lì, ma perché?

Appoggiando la sua testa sulla mia spalla

– Lo so di dare alla famiglia un dispiacere, ma il mio lui non voglio sradicarlo dalla sua città, lo amo e lui ama me, alleva cavalli e io posso fare quello che mi piace, la veterinaria, ha una scuderia invidiata da tutta l’Inghilterra e seppure mi ha detto che mi seguirebbe ovunque, so, che è legato alla sua terra e io di contro, per amore, rimarrò con lui.

L’accarezzai la guancia

– Segui il tuo cuore!

Mi guadagnai un bacino sulla guancia, poi diventò seria

– Che c’è?

Girò il viso da un’altra parte

– Enrica?

Dissi spostando il viso verso di me

– Volevo vederti, ma non è solo per questo che sono salita…

Tentennava

– …mi ha chiamato Marmo…

Mi irrigidii, lei se ne accorse, era il nomignolo di un ex amico nostro Filippo

-…no, non è per me…

Mi rilassai

-…vuole parlare con te, ma non vuole farsi vedere da mio fratello, sai, quei due non si sopportano…

Fece una pausa

– … come sai bene.

Si fermò e d’un tratto mi ritornarono alla mente noi tre, inseparabili, fino a quando Filippo detto Marmo, il suo nomignolo era per la sua espressione facciale, impenetrabile, era fidanzato con Enrica, ma al suo diciottesimo compleanno la lasciò spezzandole il cuore, quello che successe nella notte, fu una scazzottata tra Andrea e lui, poi cacciarono i coltelli, dovetti sudare sette camicia per staccarli e da allora erano nemici giurati

La guardai, era in attesa

– E…

– Ti aspetta all’uscita posteriore della villa, ha detto che è importante.

Così dicendo si alzò, mi diede un bacino sulla fronte

– Ci vediamo dopo!

Quando uscì, sferrai un pugno sul materasso, ero combattuto se andare o non andare, poi decisi, dopo poco ero fuori nel giardino

– Ben sono qui!

Riconobbi la voce e mi avviai verso la magnolia, quella grande nel giardino dove da ragazzi noi tre giocavamo…

…uscì fuori…

…non era cambiato per nulla solo i capelli erano brizzolati…vestito sempre perfettamente, si avvicinò, avevamo la stessa età

– So che sei sorpreso, sono certamente l’ultima persona che ti aspettavi di vedere…

Non dissi nulla, lo guardavo diritto negli occhi

-…sono contento di rivederti e so perfettamente a cosa stai pensando, ma non sono venuto per litigare…

E si fermò

– Perché sei venuto?

Si meravigliò, non se l’aspettava, divenne serio, anzi troppo serio

– …sono venuto per darti un messaggio…

E si fermò

– …stamattina verrai contattato per una missione…

Alzai la testa

-…si so bene chi sei e cosa sei diventato…sei un esperto nella ricerca degli idrocarburi e dei materiali nocivi della sanità dei carabinieri…sono stato avvertito…ascoltami…accetta quell’incarico che ti verrà proposto…

Stupito

– Cosa?

Era in difficoltà

– …non posso essere io a spiegartelo, ma sono venuto per anticiparti che io sono dalla tua parte e già da un mese sono coinvolto con i miei uomini in questa operazione…

Si fermò e stava per andarsene, quando si girò all’improvviso e appoggiò qualcosa sul ramo più vicino

-…questo cellulare ha un solo numero in rubrica…il mio…in qualsiasi momento puoi chiamarmi…addio.

E scomparve!

A me stesso non potevo nasconderlo, vederlo dopo tanti anni mi aveva fatto una certa impressione, il mio primo impulso era stato quello di abbracciarlo…

…nonostante tutto…ma adesso…

…cos’era questa novità…

…un incarico?…

…e chi mi avrebbe dovuto contattare?…

Mi avvicinai all’albero e Filippo aveva lasciato un cellulare, guardai la rubrica…

…c’era solo un numero “amico”!

Lo misi automaticamente in tasca e interdetto mi stavo per avviare dentro casa quando squillò il mio cellulare

– Pronto?

Riconobbi la voce e per poco non mi veniva un infarto, era il mio colonnello

– Colonnello!

Con voce pacata

– Come procedono i lavori alla fabbrica?

Stupito

– Sono alla ricerca del problema…

Stavolta con un tono diverso, più consono alla sua figura

– Mi ascolti bene maggiore…

Maggiore?

-…ero al corrente di un caso a Catania, non sapevo chi inviare della squadra poi è venuto lei con il problema della fabbrica dove aveva lavorato con suo padre in gioventù  a Misterbianco prima di arruolarsi, ho chiesto l’autorizzazione al Generale e mi ha dato via libera…

Pausa

-…solo a lei potevo proporre una missione simile…

…segue…

 

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10 Maggio 2024 – La finzione diventa realtà.

 

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Prima parte – La finzione

(Promemoria sotto copertura – nome: Sara)

Il mio nome sarà Sara, da sette anni responsabile in un negozio di informatica progettazione e sviluppo, 32 anni, single, non per necessità ma per scelta almeno per il momento.

E già, per scelta!

Ma oggi, inizio ad avere dei dubbi, vivo da sola, fotografa paesaggistica per passione, lavoro con quattro uomini, due sposati, due single, uno troppo anziano e uno troppo giovane.

Spesso, mi capita di essere chiamata da amici e parenti, a fare delle foto per qualche evento, mi diverto molto, e non nascondo che ogni volta, penso inconsciamente  “forse questa è l’occasione giusta”, per conoscere qualcuno, che faccia al caso mio.

Esatto!

Perché con l’età si iniziano ad avere dei dubbi, sulla persona che si vorrebbe vicino, certo, non mi sono mancate le occasioni di incontrare qualcuno, ma le motivazioni non erano quelle che canonicamente si conosce, conoscenza, innamoramento, fidanzamento e matrimonio!

Oggi ci si incontra, uno sguardo d’intesa, una parola, si passa la giornata, e poi, qualche ora a letto, per poi:

– Ci vediamo in giro, ciao!

– Ciao.

Solo e soltanto desiderio occasionale e ormonale!

Surrogato dell’amore!

Ecco, questa è la mia vita oggi, non sono brutta, leggermente rotondetta, ma ai posti giusti, mediamente alta, capelli neri, occhi castani, seno nella norma e tanti dubbi nella testa.

I miei colleghi, quando un cliente è single, cercano di dirottarmelo, non ho mai parlato con loro dei miei problemi, ma evidentemente hanno capito.

Cosa?

Quelli che tutto dicono in famiglia, devi pensare al domani, vuoi essere sola tutta la vita? vuoi mettere avere dei figli? vuoi…e tanto, ma tanto ancora.

Non rispondo, perché sarebbe inutile, ma, quando sono da sola, mi pongo le stesse domande, in silenzio senza confessarlo a nessuno.

Domani compio 33 anni, non ho voluto festeggiare con tutti, ma ho invitato due amiche, al pub, per bere qualcosa insieme.

Oggi invece, in negozio mi hanno festeggiata a sorpresa, torta e pasticcini, non me l’aspettavo, ma all’ora di pranzo hanno chiuso le saracinesche fatto largo su di un tavolo, ho spento le candeline, tra baci e abbracci.

Sono finalmente a casa, faccio una doccia ristoratrice, stasera voglio essere al top, ho acquistato un vestito che mi sembra adatto alla serata, inforco i miei stivali preferiti, lascio in ordine l’appartamento, (non si sa mai), ecco lo squillo al cellulare, sono loro, scendo:

– Come sei bella?

Lei e Mia, una ragazza di origine thailandese, sempre carina nei giudizi.

– Ma sei una favola?

Lei è l’altra, il mio alter ego, bella da morire, bionda, occhi azzurri, potrebbe avere chiunque, ma non le sta bene nessuno, Elga.

Leggermente arrossita:

– Grazie, su andiamo che si fa tardi.

Il pub è distante una decina di chilometri da casa, Mia è venuta con la sua auto, parcheggiamo ed entriamo.

Il pub, è stracolmo, stasera c’è una gara tra chi beve più birra senza stramazzare a terra, il social ha fatto il suo dovere, molti hanno risposto all’appello, ci sediamo ad un tavolo e ordiniamo.

E’ il momento dei regali, Mia mi ha regalato un fantastico foulard mille colori, apro il pacchetto di Elga, una spilla, un’agenda e un biglietto da visita.

La guardo interrogativamente e lei:

– Sono anni che ti conosciamo, ma da qualche mese sei cambiata, sei diventata più triste, io e Mia ce ne siamo accorte e abbiamo cercato di capire il perché, ma non ci siamo riuscite. Allora, la spilla è il mio regalo con il tuo segno zodiacale, lo scorpione, mentre l’agenda…

Mia:

– L’agenda ti servirà a scrivere cosa vorresti nella vita adesso, diciamo una sorta di diario, dove mettere per iscritto i tuoi desideri e una volta che l’hai fatto…

Elga:

– Tutto potrebbe essere più chiaro! Ma se non dovessi riuscire, e il tuo massimo desiderio oggi è di origine sentimentale, potresti rivolgerti a questo numero di telefono.

La cosa iniziava ad incuriosirmi, le abbraccio ringraziandole, ma confesso che non ho capito il significato del bigliettino da visita.

Elga:

– Guarda dietro, mentre noi andiamo a prendere qualcosa da bere.

Si alzarono, prima che potessi dire qualcosa e rimasi li, con quel bigliettino di forma quadrata, color oro, con un numero di cellulare sulla prima facciata, poi lo girai, ero curiosa!

“Agenzia fantasma

– Sei single?

– Vorresti una vita coniugale, ma ti fa paura?

– Hai coraggio?

– Sei temeraria?

Chiamaci!!”

Cosa vuol dire?

Inizio a fantasticare, sarà forse un’agenzia di toy boy, forse un’agenzia matrimoniale, un collocamento per single maschili, ma che accidenti sarà?

Eccole, sono tornate con tre bicchieri di birra alla spina.

Mia

– Allora?

Non volevo essere sgarbata, le guardai:

– Penso che non sono ancora pronta a far decidere ad altri, se voglio un toy boy, un marito o un appuntamento al buio.

Mi guardarono divertite, non erano arrabbiate, io si!

Elga:

– Schiocca, nulla di tutto questo.

– Come?

– E già, devi sapere – era Mia – una mia collega al lavoro, diede di matto, buttò tutto all’aria, i campioni dei profumi saltarono dal tavolo, pensammo tutti che fosse impazzita, ma il capo reparto, una persona molto saggia, mi chiese di accompagnarla a casa e di farle compagnia per quel giorno e volle aiutarla.

Mi feci molto attenta.

– Quando fui a casa con lei, dopo essersi sfogata, le preparai del te, e lei si aprì, parlando. Mi raccontò che era stanca della sua vita solo per il lavoro, voleva fortemente avere una famiglia ma aveva paura. Non sapeva a cosa poteva andare incontro! Una sua amica, le aveva dato un bigliettino e le aveva consigliato di fare una prova.

Una prova?

Elga:

– Si, una prova!

– Cosa vuol dire?

– Se hai pazienza, anch’io rimasi di stucco quando me lo raccontò e chiesi di avere qualche altra informazione, e lei, si una prova, vivere con qualcuno e capire se si è pronti per una vita coniugale. Ma è pazzesco, le dissi. La mia amica l’ha fatto, ed ora è felicemente sposata, mi disse lei.

Ma è pazzesco!

Ci guardammo negli occhi e ripetemmo la stessa cosa.

– E poi, cosa accadde alla tua amica?

– Mesi dopo, mi sembra due mesi dopo, un giorno venne in laboratorio e ci portò le partecipazioni per le sue nozze, mi prese in disparte e in una bustina mi diede il bigliettino, non volle aggiungere altro, disse solo, se un domani dovessi averne bisogno, usalo ti porterà fortuna, mi è costato un poco ma mi ha fatto bene.

Ero senza parole! Ma cosa vuol dire, una prova?

Le amiche capirono che mi stavo imbarazzando e intristendo:

– Andiamo in pista a festeggiare, poi ci penserai.

E andammo.

Fu una serata memorabile, ma anche stancante, non mi ricordo tutto, complice le birre, ma fui felice.

Inutile dire, facemmo tardi, ed eravamo anche leggermente brille, stramazzai sul letto com’ero vestita e mi addormentai.

La mattina successiva, era domenica, mi svegliai verso mezzogiorno, mi buttai sotto la doccia, poi con l’accappatoio mi misi sul letto, sulla sponda, la mia borsa cadde e uscirono l’agenda e il bigliettino.

Non volevo toccare, ne l’una, ne l’atro!

Mi ricordai tutto, ma che pazzia? E poi perché fare una cosa simile? Una prova? E in che cosa consiste?

Mi preparai una ricca frittata, misi un tovagliolo e iniziai a mangiare, era una bella giornata, il sole faceva capolino e un raggio impertinente raggiunse la mia camera, guardai la traiettoria, si fermò sul bigliettino, il riflesso si puntò su di me.

Che sciocchezza!

Sparecchiai la tavola, passai sulla poltrona, accesi il televisore, ma non lo guardavo, presi l’agenda e una penna, iniziai a scrivere, erano tutte domande senza risposta, ma chi diavolo mi doveva rispondere, quasi inconsciamente presi il bigliettino, feci il numero:

– Pronto

– Si, prego

Una voce calda al di la del telefono mi colpì, senza inflessioni dialettali:

– Ho ricevuto questo numero da un’amica.

– Certo, il nostro passa parola, desidera?

– Non lo so?

– Sono Rino il titolare di questa agenzia, se ha telefonato e perché desidera fare delle domande.

– Si

Come cavolo aveva fatto a pensarlo?

– Mi dica, sono qui per questo.

– Di cosa si tratta?

– Semplice, noi forniamo accompagnatori a seconda delle sue esigenze.

– Toy boy?

– No, non trattiamo questo genere di cose.

La voce era diventata seria:

– E allora?

– Mi ascolti, noi forniamo accompagnatori, per una serata, per un fine settimana, per un mese, per far vivere una vita coniugale senza legami sentimentali, escludendo il sesso, chiedo scusa per la crudezza.

Ero allibita:

– No, ha fatto bene!

– Il nostro personale, è formato su questa linea, si tratta di un periodo transitorio, dove le persone che non hanno vissuto questa realtà, possono viverla anonimamente e poi decidere con calma se perseguirla o meno nella loro vita normale.

Ora era più chiaro.

– Ci sei?

– Si, ci sono, sto riflettendo.

– Bene, ora è compito mio farle delle domande, posso?

– Il suo nome

– Sara

– L’età

– 33, appena compiuti.

– Auguri allora, è single?

– Si

– Mi può inviare una sua foto alla mia email?

– Si

– Questo è l’indirizzo …….…..@gmail.com, se vuole può riflettere e se lo desidera mi può richiamare, quando vuole.

Questa non me l’aspettavo, non ha insistito, non ha voluto convincermi:

– Si.

– Grazie, allora arrivederci.

Per tutto il pomeriggio feci delle ricerche su internet, solo verso le 20.00, trovai un forum, dove si parlava di esperienze di questo tipo, le lessi tutte, inviai la mia foto e telefonai:

– Pronto, sono Sara

– Si, ho visto, mi dica?

– E’ inutile dire che mi sembra un’idea pazzesca, forse sto perdendo la coscienza di me stessa, ma vorrei provare.

– Capisco il suo stato d’animo, le consiglio di andare a vedere il nostro Forum

– Già fatto

– Non avevo dubbi, per questo ha mandato la foto.

– Si

– Allora, le spiego in poche parole, se desidera provare, le posso consigliare un fine settimana, anche se è il servizio che costa di più.

– Mi dica?

Ero curiosa.

– Il servizio consiste nell’accompagnarla a cinema o a teatro o altra manifestazione che desidera, segue cena in ristorante e passeggiata, l’indomani gita fuori porta dove vuole con pranzo, ore 20.00 fine servizio, costo 2000 euro tutto compreso.

Azz!!

– Dimenticavo, tutto compreso assicurazione e fattura al 20%.

– Assicurazione?

– Certo, lei sarà assicurata dai LLody di Londra per qualsiasi problema che possa avere con il nostro accompagnatore, fino ad un massimale di 1.000.000 di euro.

– Cosa vuol dire?

– Il nostro personale è collaudato, ma se le dovesse capitare qualche incidente con questa persona, verrà risarcita immediatamente.

Facendo due calcoli, il vero servizio veniva a costare 1500 euro.

– E’ una cifra notevole?

– Si, certo, ma lei non avrà altra spesa, organizzeremo tutto noi, lei dovrà versare come anticipo 1000 euro sul conto IBAN………………., le verrà inviata la ricevuta e la copia dell’assicurazione, dovrà solo dirci dove vuole andare, dove cenare e dove fare la gita nel raggio di 100 chilometri dalla sua residenza, sei giorni prima. Al resto pensiamo noi. Dovrà aggiungere il suo indirizzo, i suoi hobby e le sue passione,  i suoi dati e quelli della persona che desidererebbe, stessa età o altro, italiano o altro, altezza e peso, se nella sua città o altro e le manderemo delle foto di persone che potrebbero interessarle.

Che organizzazione!

Nel frattempo stavo scrivendo sull’agenda.

– Ha scritto tutto?

Come cavolo ha fatto?

– Se vuole posso ripetere

– No, grazie.

– Questo è tutto, ci faccia sapere

– Un attimo, vorrei chiedere una cosa?

– Dica?

– E per una settimana?

– I parametri sono diversi e uguali per un mese, escluso il costo. Ma il vitto e l’alloggio sono a carico suo.

– Ah ecco!!

– Se vuole posso anche dirglielo.

– No, vorrei prima pensarci.

– Perfetto, buona serata.

Ero senza parole, certo era una cifra notevole, ma che pazzia? Non volevo pensarci più, stavo per andare a dormire, quando squilla il cellulare:

– Pronto

– Sono Elga, ma aspettavi una telefonata?

– Perché?

– Ma avrò capito male, come stai?

E ora che le dico, ho la testa che continua a risuonare della voce dello sconosciuto, una bugia?…”…

…segue…
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9 Maggio 2024 – Il “Principe”.

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Roma stazione Termini.

Mai mi sarei aspettata quella raccomandata, ero certa che sarebbe stata solo una prova il partecipare al concorso in magistratura, che cavolo mi dicevo, ho solo venticinque anni e di certo ci saranno molti altri partecipanti più preparati di me.

Era un maxi concorso per 250 posti in tutta Italia, mio padre mi convinse e …

…dopo due mesi dal concorso mentre ero nel locale di mio padre a dare una mano, arrivò il postino e mi diede quella busta gialla indirizzata all’Avvocatessa Anna ……..

…mi tremavano le mani, aveva di sfuggita visto l’intestazione della busta

“Ministero di Grazie e Giustizia”

…mi trovai piegata in due per terra

– Anna che ti succede?

Non riuscivo a parlare, alzai solo la mano destra e mio padre prese il foglio, dopo poco

– Bambina mia, ce l’hai fatta!

Esclamò prima di abbracciarmi per terra, stavamo piangendo, ma fu solo un attimo, i miei occhi si rivolsero sulla mensola sopra la cassa, c’era una foto, era della mia mamma…

…guardai meglio…

…sembrava che sorridesse, strinsi ancora più forte mio padre

E lui

– Tua madre sarebbe orgogliosa di te, ma sono certo che da lassù sta esultando con noi.

Ecco!

Questo era quello che pensavo mentre ero in treno da Milano per Roma, ero stata convocata dal Ministero per conoscere la nostra destinazione di lavoro, dal documento si evinceva che ero la duecentoquarantaseiesima vincitrice…ma non mi importava nulla…avevo bruciato tutte le tappe della mia università e a solo ventitre anni mi ero laureata, partecipai l’anno successivo all’esame di stato e riuscii a vincerlo…

…e tutto questo perché mia madre era affetta da un male terribile e non volevo che lei non partecipasse alla gioia con me…

…e c’ero riuscita!

Ma…

… dopo la sua morte caddi in depressione, furono sei mesi terribili e mio padre tentò tutte le strade per farmi riprendere, lui non avrebbe voluto che l’aiutassi nel locale di mia madre, ma io ero  irremovibile, avrebbe voluto che aprissi uno studio legale, ma non volli e allora accettò solo dopo che avevo promesso di partecipare al concorso in magistratura.

Avevo promesso e non potevo non mantenere, anche se questo mi costava molto, di giorno lavoravo con lui al ristorante e di notte studiavo per il concorso…

…ma alla fine aveva avuto ragione lui, c’ero riuscita e a soli venticinque anni!

Avevo prenotato una camera nell’albergo più vicino, mi rinfrescai e scesi, quando arrivai al Ministero mi tremavano le gambe, all’ingresso c’erano i controlli della sicurezza, versai quelle poche cose che avevo dalla mia borsa e nelle tasche

– Signorina perché è venuta al Ministero?

Ero così assorta che non avevo sentito, poi

– Signorina?

Mi girai e c’era un signore sui cinquant’anni che aveva un foglio in mano

– Mi scusi?

– Di nulla, dovrebbe rispondermi…

Era sorpresa…

…segue….

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8 Maggio 2024 – Alba e il Castello dei sogni.

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Quella mattina ci avviammo presto dal castello, avevamo deciso di fare colazione in città, ci sedemmo ad un tavolino di un Bar al centro, era su una veranda verso la strada, lei era con lo sguardo proiettatata chissà dove e io più la guardavo e…
…non riuscivo a credere che somigliava sorprendentemente a nostro padre…ma non era solo nelle sembianze del viso o nei capelli biondi e gli occhi celesti, ma anche nel carattere, dolce ma determinata, triste ma a tratti felice così tanto che chi si trovava con lei non poteva non essere felice
– Perché mi guardi?
Fui sorpreso
– Lo sai che sei tale e quale a papà?
Sorrise
– Si, allora?
Abbassai la testa
– Ti invidio!
Stavolta era lei meravigliata
– Di cosa?
Mi alzai per sedermi vicino a lei, le presi una mano
– Sono due anni che stai combattendo una battaglia e non ti ho mai sentito lamentare.
Mi guardò negli occhi
– Se sono capace di lottare e per merito tuo, non mi hai mai abbandonato, anche in questa avventura dell’asta che già dura da quattro mesi, non ti sei tirato indietro ed è questo la mia forza, sei tu caro fratello maggiore.
Mi emozionai…
… era la prima volta che accennava a questa mia compartecipazione al suo dolore, si, perchè si tratta di questo, solo due anni prima in un controllo sanitario scoprimmo che aveva un nodulo al seno destro, solita routine, biopsia e poi…
…la giornata più lunga…
…l’attesa del responso quindici giorni dopo dal Dipartimento dell’Istologia dell’Ospedale…
…una condanna…
…tumore maligno!
Eravamo solo noi due, ci abbracciammo e piangemmo tutte le lacrime che potevamo avere, ma lei, alla fine
– Si combatte!
E così fu!
E’ inizio la nostra battaglia contro il male!
Eravamo nel mondo del lavoro da non molto, io a trentadue anni e lei ha ventotto anni, io laureato in legge e lei in conservazione dei beni culturali, io avevo rilevato lo studio legale di nostro padre che ci aveva lasciato due anni prima della mia laurea e lei invece iniziò il suo percorso come antiquaria in uno studio molto accorsato della città…
… ma molto presto si rese conto che non voleva avere qualcuno che la comandasse a bacchetta con tutta la sua arroganza per i suoi lavori e poi prendersi il merito, quindi decise di fare un passo più gratificante per lei, mettersi in proprio con una sua Casa d’aste.
– Dovremmo andare Lena in ospedale, è ora!
Guardò l’orologio
– Hai ragione!
In quel momento squillò il mio cellulare
– Pronto?
Dall’altro lato una voce concitata
– Avvocato mi stanno sfrattando, sono Angelo Della ……. sono sul punto di impazzire, se non venite subito prendo il fucile…
Stupito
– Ma chi vi sta sfrattando?
Affannato
– Non lo so, si sono presentati a nome del proprietario e vogliono entrare in casa…sono confuso e disorientato e mia moglie e i miei figli terrorizzati…
Diavolo
– Non aprire, vengo subito!
La guardai
– Devi andare?
Era triste, invece di risponderle, digitai un numero
– Rodrigo dove sei?
– Sono appena entrato in città!
– Potresti accompagnare Lena in ospedale per piacere ho un urgenza con un mio cliente.
Immediatamente
– Certo! Dove siete?
Gli diedi l’indirizzo del Bar, Lena aveva gli occhi sgranati
– Ma Alfio, perchè proprio lui?
– Perchè avevo un appuntamento con lui, quindi sapevo che veniva in città, poi verrò io a prenderti, non ti preoccupare…
Non era convinta
– Ma lui è il nostro datore di lavoro!
E io
– Ma è anche amico nostro!
Non terminai di parlare, arrivò un auto ad una discreta velocità, era lui, l’abbracciai
– Vai, a più tardi!
Sconfitta, mi baciò sulla guancia
– Vedi chi è la mia forza, sei tu!
Uscimmo insieme e ci dirigemmo lei a destra e io a sinistra del Bar.
Ero concentrato alla guida, con il vivavoce chiamai la polizia spiegando la situazione e arrivammo nello stesso momento, alla vista delle auto della polizia cercarono di svignarsela, ma furono bloccati e identificati, alla fine venne il capo pattuglia
– Per fortuna che ci ha avvertito, sono esponenti della malavita locale e stavano effettuando uno sfratto illegalmente, l’aspetto al comando per la denuncia con il suo assistito.
– Grazie.
Al comando mentre Angelo forniva le esatte indicazioni per la denuncia, chiamai a Rodrigo
– Tutto bene?
– Si, non ti preoccupare, ma che è successo?
Gli raccontai tutto e
– Hai fatto un’opera di bene!
– Non mi piace chi si approfitta della violenza, ora non ti preoccupare, fai quello che devi, hai il ristorante da fornire, ci vediamo al castello.
– Posso rimanere se vuoi.
– No, ti ringrazio, Lena sarà lì per cinque ore, ora arrivo io.
Mi sembrò dispiaciuto
– Va bene!
– Un abbraccio!
Chi era Rodrigo?
Spesso, me lo domandavo anch’io, per uno strano caso della vita lui era un mio compagno al liceo, cinque anni insieme e non conoscevo la sua vita, poi ci perdemmo di vista e fui sorpreso quando venne al funerale di mio padre, alla fine della cerimonia si avvicinò a me, Lena era distrutta e fu portata a casa da amici
– Condoglianze Alfio…
Ero distratto, poi lo vidi e l’abbracciai, fu spontaneo
– Come mai sei qui, da quanto tempo non ci vedevamo, dalla fine del liceo…
Sorrise
– Si, vedi mio padre aveva una grande stima per tuo padre ed era un suo cliente da trentanni…
Meravigliato
– Non lo sapevo!
-…anch’io non lo sapevo, l’ho scoperto solo quando mio padre è morto, tuo padre è venuto al funerale e non mi ha lasciato solo quel giorno, mi ha parlato di te e di tua sorella, mi ha confortato e sono certo che prossimamente ci rivedremo nel tuo studio se ti fa piacere.
All’epoca non avevo ancora deciso cosa fare della mia vita, ma risposi
– Certamente!
Nei giorni successivi e in prossimità della tesi di laurea, mentre studiavo nello studio di mio padre, andando a prendere un fascicolo, trovai un faldone, dietro ad un fascicolo
“Conte Galeazzo della Rosa Bianca”
…e questo fu…
…mi ricordai del cognome di Rodrigo..era Della Rosa…
…e appresi che lui era l’unico figlio e erede di una proprietà cospicua sull’Aspromonte, non solo di terreni, ma anche di proprietà immobiliare, quale un castello e diverse dipendenze e a mio padre erano affidate le pratiche legali e amministrative.
Poi…
… fui preso dagli studi e dalla mia fine laurea e non ci pensai più, ma dopo qualche mese…quando avevo aperto lo studio di nuovo per i nostri clienti, un giorno, alla porta me lo ritrovai davanti
– Ciao Alfio!…
Aveva un’aria sorridente, non dissi nulla, ma mi ricordai immediatamente il faldone
-…come vedi sono stato di parola!
– Vero! Accomodati!
Era venuto con le idee ben precise!
Questo stavo pensando quando arrivai in Ospedale quella mattina, avvertii Lena che ero nella sala d’aspetto e lei mi mandò una foto distesa sul lettino con la terapia in corso e un sorriso rassicurante con la mano aveva il pollice in alto.
Non mi ero reso conto che al mio fianco c’era una signora ultrra ottantenne che curiosando e vedendo la foto
– E’ la sua ragazza?
Mi girai, mi vide ero emozionato
– No, è la mia sorellina!
La mia voce si era incrinata, fui gratificato da un sorriso che difficilmente dimenticherò
– In bocca al lupo.
Mi disse, e io risposi
– Viva il lupo!
Solo allora mi resi conto che difronte a me, era rannicchiata una ragazza, era curva su se stessa e solo al sentire la mia voce, alzò la testa e vidi bene il suo viso, era bagnato di lacrime, ne fui colpito, ma cercai di non farlo notare, facevo finta di guardare il cellulare ma ogni tanto alzavo lo sguardo e la vidi che cercava di ingerire una galletta di riso, quasi nascondendosi, la sua posizione non era cambiata, restava compressa su se stessa…

…segue…