La forza e la disperazione

La forza e la disperazione

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Vari riconoscimenti in dieci anni nella carriera di ufficiale non hanno impedito che mi comminassero una sanzione disciplinare grave per un’azione condotta male e con madornali errori non dipendenti dalla mia volontà, ed è per questo che sono stato spostato dall’ufficio operativo della narcotici dei carabinieri ad un reparto amministrativo in un’altra caserma da sei mesi.

Ma quello che è peggio, mi tengono inattivo, sono in questa stanzetta da sei mesi senza avere un incarico amministrativo, semplicemente mi ignorano!

Rispetto ai non orari che avevo prima, fare dalle 8 alle 14.00, mi pesa più di tutte le notti che sono stato operativo in pedinamento o appostamenti.

E la centesima volta che apro quest’armadio e lo rimetto a posto, pratiche dell’anno 2016, nessuno mi ha dato l’incarico di farlo, ma qualcosa dovrò pur fare, passo il tempo mortificandomi sempre giorno per giorno.

E’ un braccio di ferro tra me e loro.

Chi sono loro?

Sono i miei colleghi i topi da scrivania che non hanno mai fatto parte di un’azione operativa, sono “ dei senza pistola”, pure quella mi hanno ritirato, quando il capo ufficio mi ricevette, disse che ero stato fortunato che non mi avessero sbattuto fuori dall’arma dei carabinieri.

Non devo dare soddisfazione!

Certo mi macero dentro,  molto, ma no, la soddisfazione di urlare e sbattere i pugni o chiedere un incarico, non la devo dare, prima o poi si arrenderanno, ma non ho nessuna intenzione di farlo io per il momento.

Eravamo ai principi di dicembre, mi recai al bar della caserma, tutti sapevano e tutti mi evitavano, nessuno voleva parlare con me, ero un operativo messo a dimora, a trentacinque anni.

So quello che si aspettano: che dia le dimissioni, ma non lo farò!

Ordino il solito cappuccino, mentre aspetto, cerco i giornali per passare del tempo, stavo per avviarmi alla bacheca

– Allora come ti trattano?

Riconoscerei quella voce tra mille, è quella del mio ex capo

Sottovoce per non farmi sentire

– Buongiorno signore.

E lui sorridendo

– Il Signore è in cielo, lo sai.

– Ma io sono su questa terra all’inferno, a pagare per errori fatti da altri!

Vedo che la fronte si rabbuia

– Hai ragione, ma non ho potuto fare nulla per evitarlo.

– Voi no, lo so, ma i miei documenti, in dieci anni di attività, avrebbero potuto se fossero stati consultati!

Mi prende sottobraccio, vedo da lontano alcuni scribacchini che sorridono tra i denti

– Sono iene, mi tengono isolato.

Si guarda intorno

– Si ricrederanno!

Sono sorpreso, mi ha dato ragione senza dire nulla

– Vedi, c’è una ragione perché sono qui.

Mi fermo

– Quale?

– Andiamo nella tua cella.

Aveva usato la giusta espressione, ma tanti vedendomi in compagnia di un colonnello si meravigliarono, compreso il mio capo ufficio, che avvertito per tempo, si fece trovare sulla porta per omaggiare il suo superiore.

Lui, non lo guardò nemmeno, rispose solo al saluto ed entrammo nella mia “cella”.

– Eccoci!

Si guardò intorno, disgustato, presi una sedia, la mia e lo feci accomodare, già avevo solo una sedia, io mi misi su un gruppo di faldoni che stavano a terra

– Tutti possiamo sbagliare, ma vederti qui mi fa veramente male, so quello che hai fatto in questi dieci anni, non ti ho mai raccomandato e hai fatto tutto da solo, acquistando la stima dei tuoi colleghi, tu non lo sai ma loro hanno scritto una lettera di protesta al comandante generale, dopo che ti avevano escluso dall’operatività.

Ero contento, ma non sorpreso, li conoscevo tutti uno per uno.

– Ho lasciato che la commissione di indagini terminasse il lavoro e poi ho chiesto l’incontro con il Generale Orsola, l’avevo promesso a tuo padre dopo l’attentato cinque anni fa, dove perì anche tua madre, rea di essere solo insieme al marito in una domenica d’estate.

Quel ricordo, mi fece tremare, ero ancora in uno stato di shock

– Lui, mi chiese di tenerti d’occhio, ma non di aiutarti, sul letto d’ospedale prima che finisse. E così ho fatto! Quando è arrivata la cartellina dei documenti, che palesemente riportava che si c’era stato un errore, ma per un difetto di informazione, tu non potevi immaginare che l’uomo che hai arrestato all’aeroporto con la valigetta piena di droga era un ufficiale della guardia di finanza che era stato infiltrato.  Ho parlato con Francesco, il generale, che come sai era mio compagno di corso come tuo padre, poi lui con la laurea ha fatto carriera ed io no, facendo presente il tutto e lui che ben conosceva il caso, mi ha risposto che aveva ricevuto il verbale di chiusura e avevo ragione ma che comunque prima di un anno non avrebbe potuto reintegrarti.

Un anno? Oh mio Dio! Ancora sei mesi in questo tugurio, come farò?

Mi vide che mi ero distratto, mi richiamò all’ordine

– Ascolta, ci sarebbe una possibilità!

Ero attentissimo

– Mentre stavo contestando tale decisione, fu annunciato e fatto entrare un ufficiale della guardia di finanza, vedendomi non voleva parlare, ma fu sollecitato da Francesco “Dica? Il colonnello Piero qui presente è venuto in veste d’amico di vecchia data” lui non voleva, si vedeva, ma sollecitato obbedì “Onde evitare che possa ripresentarsi il problema di qualche mese fa, sono venuto per chiedervi una mano in un caso molto delicato”, mi accomodai poco distante e rimasi in ascolto “ Sappiamo che c’è un grosso carico di droga che sta per arrivare in città, sappiamo chi lo manda ma non chi lo riceverà, il nostro Capo di stato maggiore, vuole scoprire come fanno a smerciarlo nella nostra città per poi arrestare tutta la banda e chi l’ha ricevuto, stroncando il traffico illegale” il generale Orsola era molto attento e gli fece cenno di proseguire “Mi ha mandato qui per chiedervi di infiltrare qualcuno”.

Il discorso si faceva interessante

– “E questo qualcuno valido dove lo trovo adesso sotto le feste di Natale, i nostri agenti sono tutti impegnati, mi chiedete l’impossibile” a quel punto intervenni “ Francesco posso proporti qualcuno?” mi guardò strano, ma intuì subito “Se non accettasse?” ed io “Lo reintegri subito, se accetta?” ci pensò mentre il finanziare ci guardava interdetto “Si!” – “Bene allora, entro domani ti farò sapere, va bene?” il generale guardò il finanziere che disse subito di si, ed eccomi qua!

Mi stava scrutando, cercavo di non incontrare i suoi occhi, ma li sentivo che mi guardava, non lo feci attendere troppo

– Accetto!

Saltò dalla sedia, si alzò e sorridendo

– Lo sapevo!

Così dicendo, dalla borsa che aveva con se, prese la mia pistola e il mio tesserino e li mise sulla scrivania

– Ma come?

– Ne ero certo!

Mentre lui prese il cellulare e fece delle telefonate, guardavo la mia 38 special, quante volte mi aveva salvato, c’era il mio cinturino, automaticamente la incollai al mio piede destro, quello era il suo posto, riposi il tesserino in tasca e dal mio borsello ripresi la catenina con il mio numero di matricola 3828 e la misi al collo, finite le telefonate, sorridente

– Andiamo!

Non volevo chiedere nulla, era la mia unica carta da giocare per uscire da quel tugurio e tanto mi bastava!

Presi quelle poche cose che avevo nell’unico cassetto della scrivania, diedi un ultimo sguardo alla stanza e uscimmo, dal piantone fece chiamare il capo ufficio e presentatosi immediatamente, lo avvertì che da quel momento non facevo più parte del suo ufficio, rimase con la bocca aperta, salutò e fu ricambiato, senza alcun cenno di giustificazione

Solo nel cortile, dissi

– Dove andiamo?

– A pranzo!

Altro non seppi, ma lo stupore era stampato sul viso, l’attendente con l’auto stava fuori alla caserma, evidentemente sapeva dove dovevamo andare o era stato avvertito,  perché non chiese nulla e si avviò.

Dopo circa un’ora entrammo in un ristorante, l’addetto all’ingresso ci guidò verso un tavolo, dove era già seduta una persona, era di spalle, poi si girò

– No, non è possibile?

Feci un salto all’indietro

– Tu?

Il generale

– Vi conoscete?

Eravamo entrambi senza parole, c’erano altre persone, ma cercammo di non farci notare, ci accomodammo

– Certo, è quello che mi ha arrestato!

Di tutte le persone lui era l’unico che avevo sperato di non incontrare più sul mio cammino, ed era invece li, davanti a me, avevamo la stessa età o quasi, non dicemmo nulla per qualche minuto, poi stesi la mano

– Nino

Lui era titubante, poi la strinse

– Visto che dobbiamo lavorare insieme, Andrea.

Il colonnello non commentò, tentò di sdrammatizzare

– Bene, bene, vedo che siete leali, si è trattato di un malinteso e lui ha già pagato caro, ora nel frattempo che ci portano il pranzo, visto che avete un piano e non avete voluto che venisse da voi in caserma, saremmo curiosi di conoscerlo.

Il finanziere si risvegliò e divenne più formale

– L’operazione è troppo importante e non possiamo correre il rischio che qualche talpa la mandi a monte, si è vero sono sorpreso, ma conoscendo il tuo curriculum penso anche che sei la persona giusta per questa operazione.

Sentirlo mi fece piacere e la tensione si allentò!

– In una località a due ore da qui, c’è un distributore di benzina con annesso un piccolo centro commerciale formato da un market, un bar, una pescheria e un ristorante, si trova sull’autostrada. Sappiamo dalle nostre fonti,  che dovrebbe arrivare a giorni un carico di droga, destinato alla capitale, ma non sappiamo quando e a chi dovrà essere consegnato.

Lo guardavo con attenzione

– Abbiamo tentato di infiltrarci, più volte ma è come se qualcuno anticipasse le nostre mosse, abbiamo dovuto fare marcia indietro e in attesa di scoprire la nostra talpa abbiamo chiesto una mano a voi, vista l’urgenza. Nino te la senti di trasformarti in un senza casa per questo mese.

Che vuol dire senza casa? Non mi interessava! Immediatamente

– Si.

Lo avevo sorpreso

– E’ inutile dire che noi due saremo sempre in contatto. Alla fine di questa strada c’è un camper, piuttosto malandato nell’aspetto, ma è solo una parvenza, dentro troverai tutto il necessario, in una busta nell’armadio riceverai altre istruzioni, abbiamo fretta il carico potrebbe arrivare da un momento all’altro e quindi non appena abbiamo ricevuto la telefonata del Generale Orsola, abbiamo pianificato la logistica, te la senti?

Per la miseria, l’azione partiva subito, meglio così

– Certo, una sola domanda, posso restare in contatto con i miei uomini della squadra narcotici?

E lui

– Sono persone fidate?

– Certo li conosco perfettamente!

Vista la perplessità di Andrea, intervenne il colonnello

– Sarò il tramite da Nino per loro.

Dopo qualche minuto di riflessione

– Va bene.

Pranzammo piuttosto velocemente in silenzio, ci stavamo analizzando a vicenda, Andrea mi diede le chiavi del camper e dopo aver salutato uscii da solo.

Alla fine della strada vidi il camper, sembrava un catorcio, c’era ruggine dovunque, ma dentro era tutta un’altra cosa, quando lo misi in moto per allontanarmi dal ristorante, mi resi conto che il motore era come un orologio, veloce e scattante, perfetto!

Dopo qualche chilometro, mi fermai in una piazzola d’emergenza sulla strada statale, presi la busta che mi aveva indicato Andrea, conteneva dei fogli e una somma di denaro, lessi tutti avidamente, ero stato troppo fermo ed ora avevo l’eccitazione dell’azione.

Come era scritto in quei fogli, dopo averli letto li bruciai e mi cambiai d’abito, avevo solo delle tute di diverse taglie e delle scarpe da ginnastica.

La località era sull’autostrada e confinava con una strada che la collegava ad un paese vicino, prima di partire aprii l’armadio piccolo e trovai una stazione radio ricetrasmittente collegata alla Guardia di Finanza e un cellulare, inserii in memoria anche il numero del colonnello e riposi la mia pistola in una piccola  cassaforte, sotto la radio.

Da quel momento, i miei dati anagrafici erano:

Tano………, nato a Siracusa, avevo un passaporto con annulli vari di viaggi effettuati in paesi europei, i documenti erano perfetti e non mi sorpresi dalla velocità con cui erano stati preparati, perché era stato il mio comandante a farli fare, era certo che avrei accettato, presi solo la carta d’identità tipo bancomat e la carta di credito, e partii.

Dopo due ore ero sull’obiettivo, secondo le indicazioni mi posizionai nel parcheggio dei camion, a metà strada tra il distributore di benzina e il centro commerciale, abbassai i piedini di sosta del camper.

Uscii per dare un’occhiata all’esterno e familiarizzare con i luoghi, entrai nel bar, c’era una persona sui cinquanta anni al bancone, chiesi un caffè, nell’attesa mi guardai intorno, pochi avventori, la maggior parte dei camionisti che stavano facendo sosta per mangiare qualcosa, ero così assorto che non mi resi conto che la signora mi chiamava

– Il caffè è pronto!

Mi girai e ringraziando iniziai a sorbire il caffè

– Viene da lontano?

Era classico, mi aveva visto uscire dal camper

– Si, ho fatto un viaggio lungo.

Sempre più curiosa

– Da dove?

Senza infastidirmi

– Dalla Sicilia!

Contenta della risposta, continuai a guardarmi intorno.

Facendo finta di leggere qualche messaggio sul cellulare, fotografavo quello che poteva interessarmi, vidi una ragazza piuttosto rotondetta ma carina seduta ad un tavolo, sembrava in attesa di qualcosa o qualcuno e notai che  metteva in mostra le sue grazie per poi appartarsi con qualcuno che l’abbordava, foto, barista, foto, da li passai al market adiacente, alla cassa un signore attempato, foto, poi feci un giro per i reparti acquistando qualcosa, commessa, jeans e camicetta a quadri, capelli raccolti in una coda di cavallo, foto.

Tornai al camper, scaricai le foto e le inviai ad Andrea

“Mi servono informazioni su queste persone”

Sul cellulare, immediatamente venne visualizzato un ok.

Scesi dal camper, trafficai nel vano posteriore e presi una tanica vuota e con questa in mano mi diressi direttamente al distributore di benzina

– Le dispiace?

Un signore piuttosto alto e robusto era di spalle, intento a fare il pieno di una macchina, si gira e vede il mio gesto rivolto alla fontana per l’acqua

– Prego!

Perdo tempo a riempire la tanica, poi con il cellulare scatto la foto, alla fine

– Grazie.

Faccio per andarmene

– Si ferma molto?

Si dice che la curiosità sia appannaggio delle donne, ma non è proprio così

– Si, per qualche giorno!

Per nulla sorpreso, era abituato evidentemente e mi aveva visto appena arrivato

– Allora le consiglio di spostarsi verso la pescheria, li vicino può approvvigionarsi d’acqua e c’è anche il bocchettone per collegarlo allo scarico del camper e alla luce elettrica, se mi da il documento di identità, attivo la postazione n.1, poi pagherà quello che ha consumato quando andrà via

Stavolta ero io sorpreso da tanta gentilezza

– Grazie, io mi chiamo Tano

E lui stendendo la mano

– Augusto

Prendo il mio documento, lui fa una copia in un bugigattolo di fianco alla pompa di benzina e attiva la postazione.

Con un sorriso, mi consegna il documento

– E’ stato un piacere conoscerla, mi sposto subito, prima che faccia sera.

Aveva voglia di parlare, certo deve essere monotono stare tutta la giornata in attesa dei clienti

– Fa bene, stanotte si prevede burrasca, acqua e vento e forse neve, comunque io abito sopra il bar, se le dovesse servire qualcosa, può chiamarmi.

– Grazie Augusto, prima di posizionarmi è meglio che faccia il pieno, così non avrò problemi.

Con la testa annuisce e ritorno al camper, dopo poco sono al distributore per fare il pieno

– Viene da lontano?

– Si da Siracusa.

– E’ un bel viaggio!

– Si è vero, ma l’ho fatto a tappe, ora mi fermo qualche giorno.

– Fa bene, questa settimana l’autostrada sarà pericolosa per il ghiaccio.

Finisce di fare il pieno, pago, ringrazio e posiziono il camper dove mi aveva consigliato, sono di lato alla pescheria, si sente odore di pesce, ma date le temperature l’odore viene diminuito dal venticello che sta per aumentare, siamo alle 19.00 e visto che è ancora aperta, decido di andarci.

– Buonasera.

Entro, non vedo nessuno, i banchi sono stati puliti per la chiusura, odorano invece di puzzare, alzo la voce

– C’è nessuno?

– Vengo, vengo.

Vedo un ombra che arriva da una stanza del retro, una persona anziana, di certo ha superato i settanta

– Dica, in cosa posso esserle utile?

Prima di rispondere faccio finta di rispondere ad un messaggio e fotografo

– Volevo dirle che mi sono appoggiato col camper qui di fianco a voi, vi do disturbo?

Mi guarda scrutandomi

– No, assolutamente, ma se siete venuto per acquistare qualcosa, ho passato quello che mi era rimasto al ristorante, qui vicino, se vuole può provare a trovare qualcosa anche di già cucinato.

Ringrazio, esco e entro nel ristorante, stranamente e non so perché, pensavo che fosse vuoto, invece ci sono diverse persone che stanno già cenando, non vedo nessun cameriere quindi mi avvio verso la cassa, da li posso dare uno sguardo panoramico, quattro coppie anziane, cinque giovani ad un tavolo, una famiglia all’altro tavolo, l’ambiente è rustico ma carino.

Finalmente intravedo una ragazza che porta un vassoio, no, anzi due vassoi in mano, con qualcosa e corre trafelata verso il tavolo dei giovani, mi passa vicino, faccio appena in tempo a scansarla, uno sguardo e corre via, mi incrocia sulla mia strada al ritorno, hai i capelli attaccati all’occhio destro, è bella e buffa, mi viene da sorridere, mi guarda e mi fulmina con uno sguardo

– Hai bisogno di qualcosa?

La risata mi rimane in gola, mi ha fulminato con due occhi verdi smeraldo, quasi balbettando

– Hai bisogno di aiuto?

L’ho sorpresa, non avrei dovuto ma con la mano destra le sposto i capelli dall’occhio, ha apprezzato il gesto, mi fissa come se fossi un alieno

– Proprio oggi che era la giornata del baccalà, quello stupido di cameriere mi ha mollato, non ti conosco, ma se vuoi…

Non me lo faccio ripetere due volte, tolgo il giubbino e lo sistemo dietro alla cassa seguendola nel retro del locale, ovviamente nel riporre il cellulare, foto. La cucina è perfetta, c’è solo lei, passa ai fornelli e mi chiede di preparare dei…”….

…segue…
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Araldo Gennaro Caparco

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