Archivio delle categorie ebook

4 Febbraio 2024 – Il faro di Ondina!

Leggi le prime pagine per entrare nel racconto e scegliere quello che preferisci.

La mia vita scorreva e sbagliavo e continuavo a sbagliare, come tutti cercavo sempre la gratificazione negli altri, ma al momento, non sono riuscito ancora ad ottenerla!

Ma dico? E’ mai possibile che noi dobbiamo adeguarci e gli altri devono solo giudicare?

Ho trenta anni, non sono un adone, per cinque anni ho cercato di accontentare una donna, ma mai l’ho vista contenta, si, quei pochi minuti di attività sessuale che ogni tanto mi concedeva, si, mi concedeva, perché toglietevelo dalla testa la frase fatta “l’uomo comanda”… è una bugia, non ha mai comandato, punto!

E sempre lei che comandava, lei che ordinava e tu ad eseguire per farla contenta e lo fai con lei, lo fai con i tuoi genitori, lo fai con il tuo datore di lavoro, mai per te stesso!

Per oltre dieci anni ho lavorato nel campo informatico, sono diplomato, poi ho acquisito una mini laurea con un Master in tecnologie avanzate e nell’A.I., l’intelligenza artificiale, ed è stata proprio quest’ultima che mi ha portato alla rovina.

Costi esorbitanti per i programmi, commesse oltre manica con ritardati pagamenti, avevo una visone particolare, volevo “umanizzare” i robot, l’idea piacque a tutti, tranne nello scucire i soldi che servivano per sviluppare il software necessario, quello era il mio compito, sviluppatore, ma cosa mai avrei potuto sviluppare, se non avessi avuto quei programmi che mi servivano per mettere a punto una strategia da utilizzare poi nella programmazione del robot?

Quindi, convinto della mia idea, iniziai ad anticipare, indebitandomi fino al collo, forte però della promessa dei finanziatori esteri di coprire le spese a trenta, sessanta, novanta giorni.

Ma ciò non avvenne!

Ed io?

Mi trovai, in mutande!

Avevo ricevuto l’avviso per lo sfratto esecutivo dal mio appartamento per la fine del mese di dicembre, bel Natale quell’anno, l’amazzone non vide l’ora, dopo aver fiutato il mio fallimento, di trovarsi un altro stallone con cui andare via e mi lasciò senza tanti complimenti, avevo qualcosa da parte, ma il panico si impossessò del mio cervello, solo come un cane, depresso, non mi restava altro di lanciarmi dal diciottesimo piano del Centro Direzionale, avevo perso tutto, cosa mi costava, era un attimo e così… avrei risolto ogni mio problema, ma era Natale… e mi concessi una cena in un noto ristorante della mia città.

Nella mia vita, avevo fatto diversi lavori per mantenermi allo studio, oltre al canonico cameriere tuttofare, avevo lavorato anche in cucina ero bravo, me la cavavo, mi piacevano i profumi della cucina, ero contento di inventare e mescolare gli ingredienti e creare nuove pietanze partendo dalla tradizione gastronomica napoletana, poi conobbi lei Elena, sia maledetta dove si trova adesso, mi convinse come solo una donna sa fare, diceva che avevo delle potenzialità e dopo pochi mesi prendemmo un appartamento, abbandonai tutto per lei e mi dedicai all’informatica, lei era docente in un liceo scientifico e insegnava storia dell’arte, si esatto, ma non proprio quella che canonicamente chiamiamo arte, non la sublime arte del pittore, dello scultore, ma proprio quell’arte, quello della puttana!

– Allora Leon, ti è piaciuta la cena?

Chi aveva parlato era la proprietaria del ristorante, nonché la mia ex datrice di lavoro, Ester

– Certo, lo chef è stato grande!

Mi guardò, ma intuì che c’era qualcosa di stonato

– Elena?

Risposi guardandola negli occhi, di getto

– Di troia!

Stupita

– Mi ha lasciato, senza tanti complimenti, è da qualche parte da quindici giorni con qualche altro stallone, ricco e prossimo cornuto!

Sgranò gli occhi

– Te l’avevo detto!

Era vero!

L’aveva detto appena l’aveva conosciuta, ma si sa noi uomini spesso siamo dei perfetti coglioni, specialmente quando troviamo esseri come quelli, bella, capelli biondi, proveniva dall’est Europa, occhi celesti e gelidi, quando passeggiavamo per strada, non c’era uomo che non si girasse, di qualsiasi età, ed io?

Ero contento e cornuto, mi portai le mani in faccia

– Avevi ragione tu!

Quando rialzai la testa

– Per fortuna hai il tuo lavoro.

Sibilai, non avevo voglia di dirlo

– Perso!

Si sedette

– E ora?

– Non lo so, non ho più nulla, non ho parenti, i miei conoscenti e le mie amicizie si sono allontanate da tempo da quando lei è entrata nella mia vita, mi diceva “ti voglio tutto per me”, capisci e io l’ho accontentata sempre, che stupido!

Mi prese le mani, le avevo portate sulla testa, per dimenticare, faceva molto male il ricordo di lei, si, c’erano stati momenti felici, ma solo quando lei decideva di averli, io ero meno che niente, un oggetto da usare e all’occorrenza gettare tra i rifiuti, ecco come mi sentivo in quel momento, mi risvegliò con la sua voce alterata, urlò

– Allora? Che fai, ti arrendi?

Sapevo a cosa si riferiva, lei non si era arresa, aveva preso per i capelli prima che la droga lo portasse alla morte, suo figlio, le aveva tentate tutte e dopo aver tentato le strade legali, lo aveva denunciato ai carabinieri, facendolo arrestare insieme agli spacciatori e dopo un periodo di detenzione e di riabilitazione durato cinque anni, ora era pulito e lavorava in cucina come Chef, era uno dei più bravi della città, da tutti riconosciuto e apprezzato.

Non rispondevo, incalzava

– Non mi hai risposto Leon, che intendi fare?

Le bastò uno sguardo nei miei occhi, intuì subito e mi diede uno schiaffo, si alzò di scatto

– No, non puoi!

Scoperto e sconcertato dallo schiaffo improvviso

– Perché?

– Si vive una sola volta e tu hai tanto ancora da dare e avere dalla vita, non sporcare la memoria dei tuoi genitori!

Improvvisamente, aveva preso il mio cellulare e lo brandiva come una pistola, me lo mise davanti, c’era la fotografia dei miei genitori il giorno delle nozze, mia madre con una coroncina in testa di roselline bianche come si usava nel suo paese e mio padre in un completo bianco.

Galeotta fu una gita di mia madre a Napoli con universitari di Oslo, fu un colpo di fulmine per loro due, mio padre lavorava in una pizzeria e lei rimase colpita da quel giovane testa rossa in canottiera e con un foulard celeste al collo ad infornare e sfornare pizze, si sposarono giovanissimi, mio padre aveva ventidue anni e lei ne aveva appena compiuti venti, le famiglie non volevano, ma loro furono testardi e un anno dopo nacqui per la loro gioia.

Ester lo sapeva, era la mia immagine preferita, li amavo più di me stesso, ma un incidente ferroviario me li aveva portati via l’anno prima, erano partiti per festeggiare trenta anni di matrimonio alla Città del Vaticano, a Roma, dal Papa

– Allora?

Aveva colpito la corda giusta, mi alzai per abbracciarla

– Qualcosa troverò, grazie!

Non voleva che andassi via, volevo pagare la cena ma non volle, mi guardò negli occhi

– Sono certa, non lo farai! Vai figlio mio e vedrai che la provvidenza ti aiuterà, devi solo stare attento ai suoi segnali, non è una persona e ti risolve il problema, ma ha i suoi modi per rintracciarti.

Tornai a casa e versai fino all’ultima lacrima!

Il giorno del Capodanno, non so come e ne il perché, mi ritrovai sul molo Beverello, era la passeggiata preferita di mio padre, mi diceva sempre “da qui possiamo vedere i fuochi di tutta la città senza farci male”, ed era vero, da lontano seguivo i fuochi nei vari quartieri della città, ecco, il Vomero, Posillipo, Piazza Plebiscito, i Quartieri spagnoli erano meravigliosi e in acqua tante barche, dalla più piccola alle più eleganti e su ognuna si festeggiava la fine dell’anno.

Non so perché, ma guardandole, pensai a mio padre, mi convinse a prendere la patente nautica “Potrebbe sempre servire!” mi diceva, ed io in tutti quegli anni mi ero aggiornato sempre ed avevo partecipato a tutti i corsi che la capitaneria del porto organizzava per gli associati, ne andavo fiero.

Perché no!

Perché non propormi come pilota di qualche cabinato?

Mentre guardavo i fuochi dell’anno che andava via, decisi di presentarmi in capitaneria il giorno successivo, era quasi l’alba, inutile tornare a casa, avevo già le valigie pronte, Ester mi aveva mandato un messaggio “Se non sai dove andare, qui c’è sempre un posto per te, lo sai”, mi voleva bene, la ringraziai e con quest’animo passai la restante parte della notte nei pressi della capitaneria di porto.

Alle cinque di mattina arrivarono quelli delle pulizie, ero intirizzito dal freddo, mi notarono subito, ero come un pulcino bagnato e rattrappito seduto su una panca, una signora gentile

– Aspetta qualcuno?

Dissi di no con la testa, non avevo la forza di parlare

– Allora?

Mi feci forza

– Aspetto che apre la capitaneria.

Dissi battendo i denti

– Benedetto figliolo, qui congelerai, vieni entra dentro con noi, almeno sarai al caldo.

– Grazie.

E mi trovai nella sala d’aspetto della sede, sentivo in lontananza delle voci, la guardai interrogativamente

– Sono quelli che hanno fatto il turno di notte, stai tranquillo, li avverto io.

3 Febbraio 2024 – Il “Principe”

Roma stazione Termini.

Mai mi sarei aspettata quella raccomandata, ero certa che sarebbe stata solo una prova il partecipare al concorso in magistratura, che cavolo mi dicevo, ho solo venticinque anni e di certo ci saranno molti altri partecipanti più preparati di me.

Era un maxi concorso per 250 posti in tutta Italia, mio padre mi convinse e …

…dopo due mesi dal concorso mentre ero nel locale di mio padre a dare una mano, arrivò il postino e mi diede quella busta gialla indirizzata all’Avvocatessa Anna ……..

…mi tremavano le mani, aveva di sfuggita visto l’intestazione della busta

“Ministero di Grazie e Giustizia”

…mi trovai piegata in due per terra

– Anna che ti succede?

Non riuscivo a parlare, alzai solo la mano destra e mio padre prese il foglio, dopo poco

– Bambina mia, ce l’hai fatta!

Esclamò prima di abbracciarmi per terra, stavamo piangendo, ma fu solo un attimo, i miei occhi si rivolsero sulla mensola sopra la cassa, c’era una foto, era della mia mamma…

…guardai meglio…

…sembrava che sorridesse, strinsi ancora più forte mio padre

E lui

– Tua madre sarebbe orgogliosa di te, ma sono certo che da lassù sta esultando con noi.

Ecco!

Questo era quello che pensavo mentre ero in treno da Milano per Roma, ero stata convocata dal Ministero per conoscere la nostra destinazione di lavoro, dal documento si evinceva che ero la duecentoquarantaseiesima vincitrice…ma non mi importava nulla…avevo bruciato tutte le tappe della mia università e a solo ventitre anni mi ero laureata, partecipai l’anno successivo all’esame di stato e riuscii a vincerlo…

…e tutto questo perché mia madre era affetta da un male terribile e non volevo che lei non partecipasse alla gioia con me…

…e c’ero riuscita!

Ma…

… dopo la sua morte caddi in depressione, furono sei mesi terribili e mio padre tentò tutte le strade per farmi riprendere, lui non avrebbe voluto che l’aiutassi nel locale di mia madre, ma io ero  irremovibile, avrebbe voluto che aprissi uno studio legale, ma non volli e allora accettò solo dopo che avevo promesso di partecipare al concorso in magistratura.

Avevo promesso e non potevo non mantenere, anche se questo mi costava molto, di giorno lavoravo con lui al ristorante e di notte studiavo per il concorso…

…ma alla fine aveva avuto ragione lui, c’ero riuscita e a soli venticinque anni!

Avevo prenotato una camera nell’albergo più vicino, mi rinfrescai e scesi, quando arrivai al Ministero mi tremavano le gambe, all’ingresso c’erano i controlli della sicurezza, versai quelle poche cose che avevo dalla mia borsa e nelle tasche

– Signorina perché è venuta al Ministero?

Ero così assorta che non avevo sentito, poi

– Signorina?

Mi girai e c’era un signore sui cinquant’anni che aveva un foglio in mano

– Mi scusi?

– Di nulla, dovrebbe rispondermi…

Era sorpresa

– …ho qui l’elenco dei visitatori ammessi alla Cerimonia di insediamento dei nuovi magistrati della repubblica e lei non è nell’elenco…

Disse continuando a guardare il foglio, la mano mi tremava, ma cercai di non farlo notare, dalla tasca della giacca presi la preziosa raccomandata che avevo lasciato per ultima nel consegnarla per i controlli e…

…fu un attimo, come vide la busta gialla e cambiò espressione, con una velocità notevole lesse solo il nome

– Mi dispiace, non avevo capito, ma ora so chi e lei.

E con un cenno della testa ai vigilanti immediatamente mi ridiedero le mie cose e si avvicinò

– Venga con me, l’accompagno io!

Ero meravigliata da quell’uomo e lui capì

– Sono il capo dipartimento delle relazioni con il pubblico.

Ecco perche!

Fu la mia fortuna, la testa mi girava per tanta bellezza, c’era uno scalone che saliva al piano superiore contornato di statue, alzai gli occhi e vidi una cupola fatta di vetro che emanava una luce abbagliante sui numerosi marmi che tappezzavano le pareti, ma nulla fu a confronto quando quell’uomo

– Ecco, siamo arrivati, prego!

2 Febbraio 2024 – Sognando per vivere

Il cielo come ogni mattina era plumbeo, così diverso da quel cielo della mia terra, sempre azzurro e limpido, da casa mia potevo vedere le isole, con lo sguardo le accarezzavo, immaginandomi di fare un salto e trovarmi li,  in mezzo al mare o su una montagna a respirare aria limpida e salubre a pieni polmoni.

Invece!

Invece, eccomi qui, in una città, non la mia,  a mille chilometri di distanza, sono qui da un anno, lavori saltuari di ogni tipo, ma i miei risparmi si stanno assottigliando, la pensione dove abito non costa molto, ma per me, si!

Sono alla ricerca di un lavoro, certo ho trovato anche qualcosa, sono sopravvissuto, ma quel qualcosa non mi accontentava, avevo dei sogni e volevo realizzarli.

Come tutte le mattine, scendo al bar sotto casa e faccio colazione e pranzo, un cappuccino e un cornetto, la titolare è cinese Liu Jang, esperta sommelier così come attestato in numerosi quadretti alle pareti.

C’era molta gente quella mattina,  e già, le persone vanno di fretta di mattina per andare a lavorare, beati loro!

Lei e la sua aiutante sfornano in continuazione, caffè e cappuccini, non ho fretta, attendo, prendo il giornale e inizio a sfogliarlo.

Cosa sto cercando?

Un luogo per dormire! Leggevo gli annunci, non mi ero reso conto di Liu si era materializzata all’improvviso davanti a me

  • Ti ho visto sai, ecco il solito!

Mi risveglio dal torpore

  • Grazie Liu, sei un angelo.

Mi sorride con quella espressione buffa di tutti o quasi gli orientali, apre la bocca, sorriso a tutto denti, si arriccia il naso e gli occhi si socchiudono.

Mi piace guardarla così, lei lo sa

  • Cosa stai cercando? Lavoro?

Si, per la mia consuetudine giornaliera, conosce bene il mio problema

  • No, cerco casa a poco prezzo!

Si fa seria

  • Ti hanno cacciato?
  • No, per il momento, ma manca poco.

Con aria dispiaciuta si avvia al bancone Teresa la sta chiamando per la cassa, lascio raffreddare un poco il cappuccino e cerco di non perdermi neanche una briciola del cornetto, scorro gli annunci ma sono troppo cari per me, mentre sorseggio a piccoli sorsi il cappuccino, vedo arrivare Teresa

  • Liu ti vuole, vai al banco.

Sorpreso, con il cucchiaino prendo l’ultima nuvola d’aria di latte e mi alzo

  • Ascolta Mino, se non fossimo già in otto a casa, con mio marito i tre bambini e i genitori ti ospiterei, ma hai mai preso in considerazione di andare presso una famiglia che affitta una stanza?

Conoscevo questa coabitazione, ne avevo sentito parlare

  • Si, ma non saprei a chi domandare!

Si illuminò

  • Conosco una famiglia, posso parlarci io e se non è tardi troverai una sistemazione, due mesi fa tramite loro ho aiutato due ragazze, so che hanno un’altra stanzetta, il bimbo è piccolo e quindi potrebbe essere libera.
  • Grazie, ma se chiedono garanzie, io non ne ho per il momento.
  • Garantisco io, ora va, cerca un lavoro e io penso al resto.

Le ero riconoscente, avevo voglia di abbracciarla, ma non sapevo se potevo farlo, allora sorrisi come faceva lei imitandola, capì si fece una bella risata.

Mi aveva dato la carica, mi ero ripreso dal grigiore del mattino!

Avevo diviso la città in quattro rettangoli, il modo di operare era sempre lo stesso, cercavo lavoro nella ristorazione, era l’unica cosa che sapessi fare, ma quella mattina, decisi di fermarmi in ogni negozio, era l’ultimo rettangolo, dovevo trovare  assolutamente qualcosa.

Ero determinato, quelle porte sbattute in faccia non mi demoralizzarono, all’ora di pranzo, iniziai con i ristoranti, kebabberie, osterie, trattorie, pizzerie e fui fortunato!

“Osteria  da Davide” trattoria tipica.

Entrai nel locale gremito di persone, ne contai una cinquantina e vidi questo giovane con i capelli racchiusi in una coda di cavallo che si faceva largo tra i tavoli, carrozzine e sedie, portando dei piatti fumanti, chi lo chiamava, chi chiedeva dell’acqua, invece di stare ad aspettare alla cassa come facevo di solito con il mio foglio e il curriculum, mi avvicinai appena fu ad un passo da me

  • Ti serve una mano?

Non ci pensò due volte, mi squadrò

  • Certo!

Tanto mi bastava!

Mi tolsi giacca e cravatta, presi un grembiule di lato alla cassa e iniziai a ritirare dei piatti vuoti ad un tavolo, in tasca c’era un notes e presi l’ordinazione, così feci sistematicamente per altri tavoli vicini e senza dirci una parola ci dividemmo in due la sala e i tavoli e li servimmo in perfetta sintonia.

Una signora si affacciò quando depositai l’ennesimo biglietto

dell’ordinazione, stupita

  • E tu chi sei?

Di rimando, lo indicai

  • Aiuto lui!

Sorrise e continuammo.

Erano le 16.00, quando servimmo l’ultimo, continuai nello sparecchiare i tavoli, poi arrivò la signora , mi passò il tovagliato pulito e dopo aver pulito dei residui i tavoli, con il giovane iniziammo ad apparecchiare per la sera

  • Ciao io sono Davide.
  • Io Mino.

Il tutto sempre lavorando

  • Ci sai fare!
  • Grazie, cerco lavoro!

Si fermò

  • Di che tipo?

1 Febbraio 2024 – Un evento indimenticabile!

Pag 1 di 103

Un vecchio detto recita “L’uomo propone e Dio dispone”!

Non sono mai stato un amante dei detti o dei proverbi, ma nella vita non mi aspettavo di dovermi ricredere presto, all’età di trent’anni, dopo aver conseguito una laurea in economia e commercio e un master in Scienze della comunicazione, ero certo della strada che avrei dovuto iniziare di lì a poco.

Presentai il mio curriculum alle più prestigiose Università, a tempo di record, fui contattato dalla prestigiosa LUISS di Milano proponendomi un contratto a tempo indeterminato e dopo i primi sei mesi di prova, una cattedra a tempo pieno.

Ero euforico, avevo tanto studiato, mi appassionava quella materia più delle altre e con dodici pubblicazioni e un meritato centodieci con lode e menzione d’onore dell’Università La Sapienza di Roma, ero certo di poter contribuire nell’insegnamento universitario e trasmettere quella mia stessa passione agli studenti.

Ma!

Già, c’è sempre un ma, nella vita!

La mia famiglia gestiva un’azienda di ortofrutta, acquistava e rivendeva beni  di eccellenza del nostro territorio campano dal mercato ortofrutticolo e da produttori privati su una vasta area della Regione Lazio, la nostra sede era nell’alto casertano, quasi al confine con il mare laziale, avevamo a quell’epoca trenta dipendenti, mia madre gestiva la contabilità e mio padre invece gestiva gli acquisti e la logistica dei corrieri.

Già, avevamo i nostri corrieri, venti persone fidate con dieci furgoni frigoriferi, i quali giornalmente raggiungevano decine di ristoranti per rifornirli di una vasta gamma di frutta e verdure già pronte per essere utilizzate, si questo era il nostro punto di forza, nulla andava sprecato, le verdure erano sfrondate, pulite e preparate in apposite vaschette sotto vuoto, già pronte per essere utilizzate dagli Chef e  ad un costo contenuto, con un prodotto a chilometri zero e la frutta era sempre fresca di stagione….

.-.-.-.-.-.-.-.–.-.-.–.-.-.–.-.-.

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it

25 Gennaio 2024 – Le clienti di Bibò!

La vita è strana, la vita è bella, ma la vita è anche piena di sorprese e quando meno te l’aspetti…

“Che ci faccio qui?”

Ecco quello che pensavo quel pomeriggio assolato d’agosto, ero su una jeep guidata da un sessantenne loquace parlava, parlava e non la smetteva più, mi stava descrivendo luoghi a me sconosciuti, dopo l’autostrada mi stavo guardando intorno, solo campagna e poi campagna, ero scombussolata e non mi ero ancora ripresa dal viaggio in aereo, a Roma ebbi solo il tempo di prendere due cambi e metterli nel trolley, ho letto e riletto più volte i messaggi del mio (ex) datore di lavoro, lavoravo da poco con lui ed era successo di tutto e di più.

“Kim ho un grande piacere da chiederti, sono partito per Tokio all’improvviso, scusami per la cena da te,  ma non è giusto licenziarti, ho sbagliato, lo so, ma non lasciarmi così, dammi il tempo per spiegarmi, ora ho un’urgenza improvvisa e solo tu puoi risolverla, ti prego fammi sapere”

Ma chi si credeva di essere?

Continuai a raccogliere la mia roba, dovevo allontanarmi da quell’ufficio, gli avevo inviato un messaggio, mi licenziavo e lui era diventato il mio ex datore di lavoro, altro messaggio

“Solo di te mi posso fidare, ti prego!”

Aprii l’ultimo cassetto da svuotare e spuntò la rosa rossa che mi aveva regalato, mi sentii stringere il cuore, quanto ho fantasticato su quel gesto, come potevo dirgli di no adesso, si è vero,  l’ho colto all’improvviso ma se l’era meritato, ma il mio cuore diceva altro, decisi di fargli quest’ultimo regalo, quell’uomo misterioso mi aveva colpito e ancora non sapevo quanto,  glielo dovevo

“Va bene, ma sarà l’ultima cosa che farò per te! Dimmi?”

Immediatamente

“Grazie, Kim ci speravo, ma non ci credevo, grazie, preparati, tra quindici minuti verrà un’auto e ti porterà all’aeroporto di Fiumicino, destinazione Napoli, all’uscita troverai una jeep color rosa che ti condurrà nella Tenuta Maria Immacolata alla Foce del Sele, li troverai ulteriori istruzioni. p.s. Portati il necessario per il fine settimana. Grazie. Bibò”

.-.-.-.-.-.-.-.-.–.-.

Solo pochi mesi prima avevo perso l’ultimo lavoro, certo, sono abituata a tutto o quasi tutto, non è facile essere l’assistente personale di nessuno, ma ancora di più di un noto commercialista di Roma, ma era l’unico lavoro e per di più  a tempo determinato per tre mesi che avevo trovato, fui liquidata con una laconica frase “è…tempo di crisi!” e amen.

Questa storia, sta diventando una farsa, gli ultimi tre incarichi persi con la stessa frase e con lo stesso discorsetto di commiato…

“…sei brava, onesta e capace, troverai di certo qualcosa di meglio, ci dispiace…”

…poi, un assegno cumulativo, la lettera di licenziamento per “sopraggiunte difficoltà finanziarie aziendali” da portare all’INPS e così dicendo sono passati cinque anni che sommati agli altri cinque, tre di conoscenza e due di convivenza con un imbecille maniaco sessuale, mi hanno tolto un terzo della mia età tutta da cancellare irrimediabilmente.

Pensavo di aver toccato il cielo con un dito dieci anni fa quando conobbi all’epoca Romeo, giovane venticinquenne mio coetaneo, giornalista cattolico impegnato in una televisione cristiana, in quei tre anni di conoscenza, presi entrambi da impegni nazionali e internazionali era riuscito a mascherarsi, lui per seguire i viaggi internazionali cattolici e io invece assistente personale di un broker finanziario americano con sede a Roma e New York, la mia città natale.

Già, New York!

Nata li, da padre romano e madre americana, abbiamo vissuto dieci anni in quella bellissima città, ancora oggi serbo di quel luogo i miei migliori ricordi infantili, poi mia madre decise di tornare in Italia, a Roma città che amava e dove aveva conosciuto suo marito e convinse mio padre ad acquistare una tenuta a Tarquinia e lì ci trasferimmo vendendo il ranch e la casa a Newark, oggi allevano cavalli e sono felici, io un poco di meno, ma all’epoca, poco contava la mia delusione nel dover lasciare l’America.

Poi, gli studi, la laurea in scienze finanziarie internazionali, mi travolsero e mi ritrovai a lavorare quindici giorni prima di laurearmi a venticinque anni, venivo retribuita molto bene, dopo non molto tempo acquistai un monolocale a Roma a Monte Sacro, 25 metri quadri e mi trasferii, mi sentivo libera e appagata, ogni tanto andavo a trovare i miei a Tarquinia e furono anni favolosi, ricchi di esperienze fantastiche lavorative e amorose.

E fu allora che incontrai Romeo!

Il più grosso sbaglio della mia vita fino ad oggi, parlava di matrimonio, era gentile, garbato, premuroso ed io…ero innamorata pazza, ma poi…non volevo ancora legarmi con un matrimonio, avevo venticinque anni, mi propose dopo tre anni di alterni incontri occasionali, di convivere e fu solo allora che gettò la maschera, clericale fino al collo in ambito pubblico ma un viscido maiale in ambito privato, sembrava invasato, era ammalato di sesso sfrenato e nonostante le mie ripetute proteste, cercava in tutti i modi, anche usando delle droghe per riuscire a convincermi.

Ma con me aveva sbagliato!

Lo lasciai una notte legato con delle manette ai polsi e alle caviglie al letto, urlante come un ossesso, da allora non ne avevo più sentito parlare.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Mi stavo perdendo nei ricordi, non volevo pensare sempre alla stessa cosa, poi all’improvviso dopo una curva, una distesa azzurra come il cielo si aprì davanti a me, non potetti fare altro che rimanere a bocca aperta

Il mare!

  • Eccola signora, da qui inizia la Tenuta.

Mi risvegliai immediatamente, guardai quella persona di fianco come se l’avessi visto per la prima volta e sbottai

  • Signorina prego!

Ammutolì!

Non lo guardavo, ma mi resi conto di essere stata sgarbata, non volevo, ma quel “signora” mi mandava in bestia e che cavolo avevo solo trentacinque anni, oggi, era un modo per difendermi, non volevo accettare che il tempo era passato anche per me, cercai di scusarmi

  • Mi scusi, non volevo essere sgarbata!

Mi sorrise, lo guardai meglio, era bruciato dal sole

  • Non si preoccupi signorina, non ci siamo nemmeno presentati, io mi chiamo Carmine e sono il fattore della tenuta.

L’avevo fatta grossa, pensavo un lavorante

  • Mi scusi, mi chiamo Kim e non so ancora perché il mio capo mi ha inviato qui in fretta e furia.

Non mi rispose, ma non mi sembrò per nulla meravigliato, non rispondeva, continuai

  • Se vuole può darmi del tu, non sono proprio così arcigna.

Non potrò mai dimenticarlo, nonostante la strada avesse diverse curve, mi guardò amorevolmente

  • Se le fa piacere, potrebbe essere mia figlia che non ho mai avuto, Bibò mi aveva avvertito…

Mi feci attenta

  • …di cosa?

Poi solo nel sentire quel diminutivo mi allertai, si, era il suo diminutivo, ma nessuno tranne le sue clienti lo chiamavano così

  • …di cosa?

Fermò dolcemente la jeep in un ansa della strada, poi

  • Lui è fatto così, lo conosco fin da bambino, mi ha telefonato ad ora di pranzo e mi ha detto “Carmine hai preparato quei documenti, vedi che sarei dovuto venire io per esaminarli, ma non posso, verrà con l’aereo la mia assistente personale, non intimorirla, si chiama Kim, è brava e conosce il proprio lavoro, di carattere è un poco spigolosa…

Sgranai gli occhi

  • …ma è dolce e nemmeno lo sa di esserlo…

Rimasi a bocca aperta

  • …le ho mandato una mail, per spiegare cosa deve fare, trattala bene, un abbraccio”

Ero senza parole a bocca aperta, lui se ne accorse, ma fece finta di nulla

  • Sei sorpresa?

Non riuscivo a parlare, accennai solo un sì con la testa, riprese la marcia con la jeep sorridendo.

Ed io?

Allibita!

Era la prima volta che ascoltavo per interposta persona un complimento da lui, finalmente chiusi la bocca e gli occhi e in un attimo, ricordai i primi due mesi con lui…

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

  • Kim sei tu?

Assonnata guardai il cellulare, Ester

  • Ester, cos’è successo?

Risata

  • Stavi dormendo?
  • Si
  • Allora svegliati.
  • Perché?

Guardai l’orologio, era mezzogiorno

  • Scusami e che…
  • Dopo, dopo, ora ascolta…

Venni a sapere da Ester, di una persona che aveva chiamato il suo ufficio di collocamento per chiedere di me

  • Com’è possibile?
  • Ascolta…

…e iniziò a raccontarmi, alla fine, meravigliata e incredula, iniziò la giostra… doccia veloce, cambio veloce, dovevo attraversare tutta Roma, avevo il colloquio alle quattordici al Viale delle Scienza n 365, vicino all’Università La Sapienza ed io ero a Monte Sacro, non presi l’auto, mi sarei ingolfata nel traffico del pranzo, chiamai un tassì, il tempo di asciugarmi i capelli, citofono, tassì e via per le strade di Roma, mi risuonavano ancora le parole di Ester

“ E’ stato il tuo vecchio datore di lavoro di New York Bob a fargli il tuo nome, il Dottor Aldomaria Baldo di Petroso, noto commercialista di Roma ha bisogno di un’assistente personale a tempo pieno per tre mesi, ha cercato in giro una sostituta con alcune caratteristiche ed è stato fatto il tuo nome, l’impiego è full time per cinquemila euro al mese più i contributi e l’alloggio gratis, hai due ore per prepararti se accetti, alle quattordici c’è il colloquio, allora che ne pensi?”

Accettai il colloquio senza dire una parola di più!

Ultimo piano, ascensore e due porte, mancavano cinque minuti alle quattordici, mi guardai nello specchio dell’ascensore, avevo messo un vestito a fiori dopo molte perplessità, ma lo ritenevo di buon augurio, me l’aveva regalato mia madre il mese prima per il mio trentacinquesimo compleanno, non dovetti nemmeno bussare, si aprì una delle due porte

  • Prego si accomodi.

In inglese perfetto, ringraziai nella stessa lingua e mi trovai in una stanza finemente arredata con due divani e quattro poltrone, ma vidi poco, osservavo quell’uomo che era davanti a me, poteva avere una quarantina d’anni, brizzolato, vestito Armani, sguardo aperto e sorriso per niente affettato, era un bell’uomo, aveva un fascino particolare

  • Di qua, prego!

Stavolta in francese, nonostante la mia meraviglia risposi immediatamente in spagnolo, avevo capito, ecco cosa stava facendo, stava sondando il mio curriculum, sorrise ed entrai

  • Questo è l’ufficio della mia assistente e di là c’è il mio studio.

Stavolta in italiano, l’ufficio era grande come la stanza all’ingresso, luminosissimo, con ampi vetrate, due scrivanie affiancate e quattro mega monitor e una sola tastiera, arredato con cura con sedie ergonomiche, frigobar e armadi di quercia alla parete.

Il suo studio era in stile inglese, notai due porte  dietro la sua scrivania enorme di rovere, mi fece segno di accomodarmi su una delle poltroncine, era soffice e comodissima, diedi uno sguardo sulla scrivania perfettamente ordinata, c’era il mio curriculum, ci stavamo studiando a vicenda

  • Grazioso il suo vestito!

Non so perché, arrossii senza volere

  • Grazie
  • Amo i fiori portano gioia e felicità al cuore e agli occhi.

La sua voce, mi colpì, era sì severa, ma dolce e poi quelle parole mi colpirono, solo allora notai aveva un piccolo telecomando in mano, si sedette non dietro alla scrivania

  • Avrà notato certamente il suo curriculum sulla scrivania.
  • Si
  • Quindi non le farò un colloquio formale, Bob è stato completo quando mi ha fatto il suo nominativo, desidero solo farle una domanda…

E ora?

  • Ringrazio Mister Bob, ho lavorato bene con lui …

Alzò la mano per fermarmi

  • Lo so bene, ma non è questo quello che voglio chiederle, lei sa mantenere i segreti?

Mi spiazzò, ma chi cavolo pensa di essere questo?  Ecco quello che pensavo in quel momento, lo guardai diritto negli occhi e con un certo impeto

  • Certo!

Dissi stizzita e lui per tutta risposta, pigiò un tasto del telecomando e dall’alto discesero quattro monitor, guardò l’orologio al polso, inutile dire un Rolex d’oro

Mi girai e vidi in uno dei monitor un ufficio più grande della mia stanza, stavano entrando delle persone, tre per l’esattezza e un quarto si posizionò sulla prima scrivania, accese il monitor

  • Dottore siamo operativi.

Rispose

  • Perfetto, buon lavoro.

E si misero a lavorare, chiuse l’audio

  • Quello che vede è il mio ufficio di commercialista sullo stesso pianerottolo, in questo ufficio ci saremo solo noi due e i miei clienti che non avranno mai contatti con loro…

Mi venne spontaneo

  • Dottore Aldomaria…

Mi fermò

  • Solo Dottore, prego.

Mi morsi un labbro, lui lo notò, ma non disse nulla

  • Dottore, ma i suoi clienti…

Capì immediatamente, sorrise, mi piaceva quando sorrideva

  • Mi ascolti Kim….

Alzai la testa, non mi aspettavo di essere chiamata per nome

  • Posso?

Imbarazzata

  • Si, se vuole.
  • I miei clienti non sono persone di malaffare, ma non vogliono essere riconosciuti, poi capirà.

Dissi di sì, ma ero poco convinta, si accese un secondo monitor, era un pianerottolo con una grossa vetrata, c’erano due porte

  • Quella porta alla mia sinistra dietro alla scrivania, porta ad un ascensore per i due appartamenti di sopra, quello di destra è il suo appartamento.

Sgranai gli occhi dallo stupore, si accese il terzo monitor, era la stanza all’ingresso che avevo visto prima e poi il quarto monitor che portava ad un ingresso a piano terra del palazzo

  • E la porta alla mia destra, dietro alla scrivania e di un ascensore che porta all’ingresso secondario di questo palazzo, da dove usciranno i miei clienti.

Mi venne spontaneo

  • Quindi i suoi clienti non si incontreranno mai, nella sala d’aspetto!

Era meravigliato

  • Esatto, allora Kim per il resto avremo tempo, che dice accetta?

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

  • Siamo arrivati!

Riaprii finalmente gli occhi e non riuscivo a crederci, eravamo in un ampio cortile, c’erano molte persone indaffarate, Carmine si fermò nei pressi di una villetta bianca come il latte, era accecante con la luce del sole d’agosto, poi guardai meglio e notai tante fioriere tutto intorno, di fianco erano presenti altre tre villette uguali alla prima, sulla sinistra invece un enorme capannone, dove entravano e uscivano diverse persone, dietro dei silos enormi, ne contai quattro, al centro  in lontananza una costruzione diversa dalle altre su due piani, molto bella, era datata ma completamente ristrutturata, ero talmente rapita da quella visione all’improvviso

– Venga, per di qua!

Era la voce di una donna, guardai meglio mi stava sorridendo

– Sono Maria la moglie di Carmine.

Lui stava dietro, aveva notato tutte le mie espressioni, le diedi la mano

– Mi scusi, ma non mi aspettavo…

E lei

– Questo?

Dissi di si, Carmine

– E non ha ancora visto nulla!

E si diresse con il mio trolley verso la villetta, Maria

– Ha bisogno di qualcosa?

– No grazie, vorrei solo rinfrescarmi un poco.

Lei

– Carmine, non ti preoccupare, ci penso io alla…

L’anticipai

– Mi chiami Kim, la prego.

Era contenta

– …a Kim, io sono Maria.

Carmine

– Allora ci vediamo dopo, vado al caseificio per provvedere alla consegna serale.

Stavamo per entrare in casa, mi girai

– Carmine, mi farebbe vedere la tenuta tra una mezzora?

Lui contento

– Certo! A tra poco!

Entrammo in casa, tutto era in ordine, Maria mi guidò, un saloncino con l’angolo cottura, poi una stanza da letto molto spaziosa e un bagno annesso, un guardaroba seminascosto da una finta parete, grande come il bagno e una stanzetta più piccola con un lettino a castello corredato d’armadio, tutto profumava di pulito e l’odore dei fiori profumati in tutte le stanze, rilassavano, alla fine non riuscii a contenermi

– E’ molto bello qui!

– Si vero, è stato il dottore che le ha fatte costruire e arredare tre anni fa.

Ed abbassò la voce, rotta da qualche emozione, cosa che non mi sfuggì, ma fu lesta ad andare nell’altra stanza

– Venga, si può rinfrescare qui e poi le ho preparato degli abiti più comodi e un paio di stivali, se vuole vedere la tenuta potrebbe farle comodo.

Ero meravigliata, guardai tutto su una poltroncina nella stanza da letto, erano della mia misura

– Ma come hai fatto?

Indicando i vestiti

– E’ stato il dottore a darmi le misure!

E sull’uscio della porta esterna

– Ci vediamo dopo!

Ma come cavolo aveva fatto?

Erano perfetti, mentre stavo facendomi una doccia ristoratrice ricordai, ecco sapevo chi poteva essere stata, Gilda, una delle clienti dello studio, era stata di certo solo lei a dargli le mie misure e continuai a ricordare il nostro incontro al colloquio.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Stava aspettando, ma faceva in modo di non farmelo notare guardando nei monitor, con qualche perplessità, dissi con sicurezza

– Accetto!

Era soddisfatto e non fece nulla per nasconderlo

– Alle diciassette abbiamo i primi appuntamenti, ce la fai a portare le cose che ti servono nell’appartamento?

– Certo!

Passò dietro alla scrivania, mi passò un contratto da firmare, la cosa che notai immediatamente, una postilla

“Periodo di prova di tre mesi propedeutico ad un contratto a tempo indeterminato con aumento del fisso mensile del trenta per cento”

Una manna dal cielo!

Notò che mi ero soffermata, la penna era tremolante

– Se tutto va bene, potresti rimanere…

Firmai immediatamente, lui controfirmò e mi diede una copia per me, prese delle chiavi dal cassetto della scrivania e mi disse che con l’ascensore normale del palazzo, inserendo una chiave potevo salire direttamente al pianerottolo del mio appartamento

– Benvenuta nella squadra, ci vediamo alle diciassette!

– La ringrazio Dottore, a più tardi.

Non stavo nella pelle, ma non potevo rilassarmi, avevo un lavoro e questo mi bastava., tornai a casa e presi le cose di prima necessita e dei vestiti, quando ritornai le sorprese non erano finite, l’appartamento era fantastico, all’ingresso un living con angolo cottura, un enorme televisore al plasma, la mia stanza da letto era a dir poco meravigliosa e il bagno era per una regina, trovai sul tavolo della cucina, tutte le provviste appena acquistate, caricai il frigorifero e controllai il contenuto degli armadietti, il colore delle pareti, quello dei mobili erano una favola, mi girava la testa.

Se avessi saputo cosa mi aspettava, forse… …forse sarei stata meno contenta!

I primi dieci giorni furono terribili, non avevamo orari, la sera tornavo talmente distrutta che dopo una doccia ristoratrice non vedevo l’ora di mettermi a letto, il lavoro era notevole, dovevo fare i conteggi, coordinare gli impiegati, prendere gli appuntamenti, alle volte capitava anche di ricevere persone dopo le ventitré.

In quel periodo dimagrii di cinque chili e non ero per niente contenta, già non ero una ragazza formosa, anzi direi il giusto, alta un metro e ottanta per ottanta chili di peso, curve al punto giusto con un seno non prorompente ma nemmeno minuscolo, per pranzo e cena non mi dovetti mai preoccupare, arrivava direttamente dal ristorante sotto casa, bastava che facessi uno squillo con il cellulare e arrivava puntualmente a qualsiasi ora, io e lui ci vedevamo di rado, perché quando non c’erano appuntamenti, lui non c’era mai nello studio, quasi sempre in viaggio in Europa e oltre, l’ufficio era affidato a me e se c’erano delle decisioni improvvise o urgenti non dovevo fare nient’altro che digitare il suo numero di cellulare, solo qualche volta pressata dagli impiegati per avere una risposta, avemmo un diverbio telefonico, ma poi dopo aver…

…segue….

.-.-.-.-.-..–.-.-.-.-.–.-

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Per tutti i miei “romanzi spontanei sgrammaticati” sono pubblicate le prime dieci pagine, per darvi l’idea della storia presente, così potrete scegliere se continuare e acquistarla o fermarvi e passare ad altro romanzo
Desidero solo dare un consiglio, non fermatevi solo sugli errori grammaticali ove mai fossero presenti, ma incuriositevi della storia e non ve ne pentirete.
Sono i dettagli e la storia originale a fare la differenza!
Nessuno correzione di bozze o uno scrittore che mi ha seguito o corretto, sono presenti come sono scritti da me, di getto!
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, ma, in cambio, avrete tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it

24 Gennaio 2024 – L’uomo con il cappello.

La graduatoria generale per la Medicina di base, da quell’anno, divenne Nazionale e non più Regionale, partecipai con pochissime speranze di poter essere collocato in alto nella graduatoria.

Dopo la laurea, avevo sostenuto e superato le specializzazioni in pediatria e chirurgia d’urgenza e in attesa dei bandi di concorso, sostenni un altro corso per la medicina generale, avevo  trent’anni senza un lavoro, ma solo studio e studio, ero stufo!

Per fortuna, la famiglia poteva aiutarmi, iniziai a fare delle sostituzioni dei medici di base di ruolo e alla fine del mese riuscivo a portare a casa un piccolo stipendio, ma ora la mia aspettativa e il mio obbiettivo, era trovare un lavoro stabile, uno stipendio decente e poi la possibilità di formarmi una famiglia ed essere gratificato professionalmente.

Qual’era l’alternativa?

Espatriare!

Ma non ci volevo pensare, Aldo un mio collega, aveva fatto questa scelta, era espatriato in Danimarca, non passava mese che non ci sentivamo per telefono e cercava sempre di convincermi a fare questo passo, mi diceva, “…i pediatri scarseggiavano, non hai problemi con la lingua, conosci l’inglese a perfezione, qui si parla solo inglese in ospedale ed anche fuori, tutti conoscono l’inglese e il norvegese non è difficile da imparare…”, lui con la specializzazione in geriatria, aveva già trovato una buona sistemazione in ospedale e di pomeriggio teneva un ambulatorio a casa sua

– Nino non perdere tempo in Italia, vieni.

– Ti ringrazio, ma per il momento è no.

Era la mia risposta ogni volta!

Quando uscì la graduatoria nazionale definitiva, in base ai punteggi, mi ero posizionato al 298esimo posto, su circa seimila partecipanti non era poco, le sedi erano però 250, quindi ero tagliato fuori!

Dovevo attendere un altro anno, prima di riprovarci, grande era la delusione, avevo prodotto oltre alla laurea, alle specializzazioni, dei Master pagati profumatamente per acquisire punteggio, ma evidentemente non era il momento, chiesi alla Presidententessa dell’Ordine dei Medici di farmi sapere se c’era qualche medico da sostituire, quindi quel fatidico venerdì diciassette, non mi meravigliai della sua telefonata, convocato per le undici, alle dieci e trenta ero già da lei

– L’ho convocato per darle una buona notizia!

La guardai, era molto più grande di me, molto severa, ma il suo sguardo stavolta era dolce

– Grazie, c’è qualche medico da sostituire?

Sorrise

– No, è stata assegnata una sede di medico di medicina generale a tempo indeterminato per lei.

In un primo momento non capii, poi realizzai

– E’ uno scherzo?

Ma poi la guardai, era seria e stava sorridendo

– Non è uno scherzo, abbiamo ricevuto stamattina dal Ministero la sua nomina, se dovesse accettare, ha ventiquattro ore per raggiungere la sede.

Finalmente realizzai e al diavolo l’etica, mi alzai per abbracciarla, lei diventò rossa come il pomodoro, quando la lasciai

– Scusatemi, ma non potete immaginare la gioia che provo in questo momento.

Lei cercò di ricomporsi, in effetti l’avevo stropicciata e non poco, dopo essersi aggiustata la gonna, rossa ancora in viso

– Grazie, potresti essere mio figlio, l’abbraccio non me l’aspettavo, ma ti capisco, non mi hai chiesto nulla della sede e ne dei tuoi giovani pazienti?

Immediatamente

– Accetto!

Lei stavolta seria

– Ne sei certo?

– Si

– Sarai ad ottocento chilometri da qui…

– Accetto!

– …sono dodici frazioni e duecento bambini al di sotto dei dodici anni…

– Accetto!

– …che si sommano alle ottocento persone residenti…

– Dottoressa, fosse stato pure in capo al mondo, avrei accettato, sono stufo di studiare solo o di fare sostituzioni fino alla fine dei miei giorni, ditemi dove devo firmare e lo farò.

Mi vide così determinato, girò la cartellina sulla tavola e solo allora venni a conoscenza di Cassone, un comune della provincia di Torino, situato a mille ottocento metri sul livello del mare

– Grazie.

Con la nomina in tasca, non vedevo l’ora di farla vedere ai miei genitori e così fu, ma la loro reazione non fu proprio quella che mi aspettavo, ero figlio unico e loro erano molto dispiaciuti per la mia partenza, nonostante ciò li coinvolsi con la mia gioia e dopo una giornata di preparativi, salutai e presi l’autostrada per Torino, destinazione Cassone!

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Cinque, solo cinque visite in una mese!

Non ci potevo pensare!

Quando arrivai, dopo aver cercato una sistemazione in una pensione al centro del paese, mi recai al Comune per portare la nomina del Ministero, il sindaco l’aveva già ricevuta, ma non mi sembrò molto contento, chissà, forse aspettavano una persona di una certa età, pensai, invece era proprio così, di poche parole, mi accompagnò al piano terra e mi disse che era a mia disposizione l’ambulatorio del vecchio medico, avevo non solo la funzione di medico di base, ma anche quella di ufficiale sanitario e dopo di lui, ero l’autorità sanitaria riconosciuta nella valle.

Ero talmente scombussolato, non mi passò proprio per la mente di presentarmi al medico anziano in pensione e ne chiesi notizia di lui, grande errore, ma si sa, spesso da giovani, gli errori non si contano e ce ne accorgiamo solo, quando la frittata è fatta!

Guardavo dalla finestra, quelle nuvole bianche, si rincorrevano tra le vette dei monti circostanti, io, uomo di mare in mezzo alle montagne, non mi restava che fare buon viso a cattivo gioco, quelle settimane furono da incubo, nessuno mi chiamava e in ambulatorio in un mese vennero solo cinque giovani per il certificato di sana e robusta costituzione per iscriversi in piscina.

Eravamo alla fine dell’inverno, chiesi e ottenni dall’ASL di pertinenza l’elenco dei miei assistiti e che cavolo?

Erano mille tra giovani e anziani, tutti in perfetta salute?

In auto visitai tutte le frazioni, dodici, nelle bacheche comunali, notai un laconico messaggio che più o meno recitava:

“Il nuovo medico è disponibile per le visite, sia in ambulatorio che presso il comune o a chiamata del paziente, questi sono i numeri di telefono”

E amen!

Questo era tutto!

Non dormivo la notte, mi sfogai con l’unico che mi potesse ascoltare Aldo tramite skype, ed è altrettanto inutile riportare la sua risposta, “…vieni qui, diceva…” ma non volevo, ci doveva essere un modo per farmi conoscere.

Era domenica, dopo una notte insonne, l’ennesima, ascoltando il suono delle campane, mi affacciai alla finestra, vedevo gruppi di persone che si avviavano in chiesa, era poco distante dalla pensione, mi vestii in fretta… dovevo farmi conoscere, farmi vedere, dovevo andare, inventarmi qualcosa!

Ma non arrivai mai in chiesa!

.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Avevo gli occhi chiusi, sentivo un profumo invitante, il mio olfatto stava registrando dei profumi intensi, un misto di cannella, farina e olio, non volevo svegliarmi, volevo bearmi ancora di questo sogno, immaginavo una cucina, il vapore dalla padella, un cestino immacolato per le frittelle, una tavola imbandita per la colazione, del latte fresco, e…

…provai a girarmi!

-Oddio!

Lanciai un urlo e aprii gli occhi

– Ma dove sono?

Un dolore lancinante annebbiò la vista, in quei pochi secondi di lucidità, prima di tornare nel buio, vidi accorrere due persone, erano indistinte, solo una cosa riuscii forse a distinguere, una delle due ombre, era un uomo con un cappello nero a falde larghe.

Tutto buio quando mi risvegliai, l’unica fonte di luce, era un piccolo lumino elettrico sotto l’effige di una Madonna, stentai a realizzare, poi lentamente con le mani, accarezzai la coperta, era di una morbidezza assoluta, una finestra di fronte al mio letto ammiravo la luna tra due vette montagnose, con la sinistra, scostai la coperta, gli occhi si erano abituati al buio, ora distinguevo quasi tutto della stanza, strano, ma dove mi trovavo, la casa era immersa nel silenzio, c’era un armadio a due ante con uno specchio al centro, solo allora riflessa nello specchio, vidi di fianco una poltrona con qualcosa sopra, tentai di girare la testa, ma lo feci talmente bruscamente, la stanza iniziò a roteare, mi imposi la calma, toccai la fronte, avevo un grosso cerotto sopra all’occhio destro, ecco perché avevo la vista a senso unico, cercai di muovere le gambe, la sinistra rispose alle mie sollecitazioni, ma la destra…gran dolore!

Urlai e chiusi gli occhi

– Ma dove sono!

Sentii un trambusto, poi una mano sul petto

– Stai fermo!

Era una voce maschile, ferma e autoritaria, la sua pressione sul torace era forte

– Stai fermo! Non ti muovere, sei caduto e ti sei procurato una forte distorsione del piede destro e nel perdere l’equilibrio hai battuto la testa, fermo, stai tranquillo!

Tutto questo detto con fermezza, ma anche con calma e dolcezza, produsse il risultato che voleva, il mio respiro da affannato iniziò a diventare regolare, non potevo vederlo in viso, ma percepivo da una lunga barba, un sentore di tabacco, forte ma per nulla sgradevole, finalmente riuscii ad articolare una frase

– Grazie.

Allentò la presa sul torace, mi rimboccò la coperta

– Sei a casa mia, stai tranquillo, domani vedrai ti sentirai meglio, ma per il momento dobbiamo attendere…

– Cosa?

– Che si assorba l’ematoma sull’occhio, se così non fosse domani ti porto in ospedale.

– C’è una lacerazione?

– No.

– Ecco perché!

– Si.

La sua voce era un tranquillante, chiusi gli occhi e ricordai una reminescenza della lezione di chirurgia d’urgenza, il nostro caro professore:

“Gli ematomi sono la difesa dell’organismo, non sono deleteri, ma se passate ventiquattro ore la ferita inizia a pulsare e diventa dolorosa, bisogna intervenire chirurgicamente onde escludere che possa procurare altri danni…”

e mi addormentai.

Ma prima che il mondo dei sogni si impadronisse di me, ascoltai

“Papà tutto bene?”

“Si Lea, il tranquillante sta facendo il suo effetto”

“Ti do il cambio, stenditi!”

“Ma no, tranquilla”

“Insisto, domani sono certa, non mi permetterai di portarlo da sola in ospedale, io sono abituata a stare sveglia la notte, ti prego stenditi vicino a Licia, sta riposando sul tuo lettone”

“Hai ragione, vado! Però se si dovesse svegliare chiamami, devo controllare l’occhio e se fosse necessario somministrargli un calmante”

“Certamente!”

Chi era?

Chi erano?

E mi addormentai!

.-.-.-.–.-.–.-.-.–.

“Aldo ma tutta questa gente?

Tranquillo sono qua per te, sai è da tempo che aspettavano un pediatra da queste parti.

Non ci posso credere .

Credici, credici, vedrai la villetta che ti hanno procurato.

Sul serio?…”

Aprii gli occhi

– Ma come fa freddo qui…

– Tranquillo, non ti preoccupare è l’effetto del sedativo.

Una voce di donna e sentii una mano calda, tutto era ancora buio

– Ho freddo!

Avevo sognato, ero ancora in quella stanza sconosciuta, vidi l’ombra che mi aveva trattenuto, alzarsi per poi ritornare con una coperta, bella sensazione, quando il corpo si sente protetto

– Chi sei?

– Devi cercare di riposare.

– Chi sei? Cosa mi è successo, ti prego, ho la testa annebbiata, non capisco, ma dove mi trovo, perché sono qui?

La voce si addolcì

– Se mi prometti di stare tranquillo, te lo racconto.

Non risposi, cercavo di vederla, ma non ci riuscivo, sentivo solo il fruscio dei capelli che si muovevano

– Si.

Complice la luna, intravidi i tratti del suo viso, era molto giovane, un viso allungato, degli occhi quasi a mandorla, tutto era proporzionato, mi sembrava una dea scolpita, ammutolii, lei iniziò a parlare ma non ascoltavo, la stavo ammirando, ad un tratto

– Ma non mi ascolti?

Mi uscì spontaneo

– No

Stupita

– Ma allora…

-Sei bellissima!

Si stava allontanando, feci appena in tempo a prenderle la mano

– Non andartene, ti prego, ho freddo!

Non disse nulla, ma lasciò la sua mano nella mia e il tranquillante fece di nuovo il suo effetto, caddi in un sonno profondo.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Quando il pomeriggio successivo mi svegliai completamente, la ragazza che mi aveva fatto compagnia quella notte, non c’era più, tant’è che pensai di aver sognato, ma poi un foulard dimenticato bianco con orchidee colorate sopra, mi diedero la prova della sua esistenza, non dovetti nemmeno chiamare, perché non avendo più dolore alla gamba destra provai a scendere dal letto con cautela e iniziai a fare dei passi, era si dolorante, ma era sopportabile, mi avvicinai allo specchio per controllare la medicazione sopra l’occhio e con grande piacere, mi accorsi che l’ematoma si stava assorbendo, ero talmente intento a guardarlo da non rendermi conto che qualcuno era entrato

– Allora figliolo, come va?

Mi girai e c’era un signore sulla settantina, vestito accuratamente con una barba bianca folta e lunga e un paio di occhiali cerchiati in oro

– Meglio, grazie signore.

Si avvicinò

– Fammi vedere!

Con molta competenza osservò l’ematoma, poi mi fece sedere su una poltroncina e esplorò dal ginocchio in giù la mia gamba destra

– Bene, bene, questi medicinali d’oggi, fanno miracoli e quel gel che ti ho cambiato più volte sull’ematoma, mentre dormivi ha avuto l’effetto che doveva, prova di un buon prodotto.

La sua meticolosità, nel lavarsi le mani, dopo aver versato dell’acqua nel lavabo di fronte al letto, mi illuminò la mente

– Ma lei è un medico?

Quando si girò sorrise

– Ebbene si, sono il Dott. Ascanio Brà e tu sei il Nino il medico che è stato chiamato per sostituirmi per limiti d’età!

Per la meraviglia, spalancai la bocca e non riuscivo a chiuderla, mi sembrava opportuno dargli la mano

– Sono onorato, mi chiamo Nino.

La sua stretta era forte e sincera

– Lo so, ovvero, non sapevo quando ti hanno portato chi eri, ma stamattina quando la governante è venuta a chiamarmi per una visita, ero qui a cambiarti la medicazione, e lei ti ha riconosciuto, sono stato sorpreso, sapevo della tua venuta da parte dei mie ex pazienti, ma non avevamo ancora avuto modo di conoscerci e invece per un caso fortuito, adesso eri nel letto di mia figlia…

Di tutto quello che aveva detto, l’unica cosa che mi era rimasta impressa, “mia figlia”, ecco, allora chi era quella ragazza

– …mi devo scusare con lei, ma non sapevo di voi, ovvero, ho sbagliato a non venire prima da lei, nessuno qui mi vede come un medico, anzi, per dirla tutta, sto passando un brutto momento.

Si stupì

– Lascia stare, dimmi come ti senti adesso?

Feci dei movimenti

– Bene signore.

– Se vuoi puoi rimanere ancora qui.

– No, la ringrazio, domani ho ambulatorio e non vorrei fare un torto a quell’unico paziente presente e poi vorrei togliere il disturbo, di certo sua figlia vorrà dormire nel suo letto stanotte.

Dissi tutto d’un fiato

– Come vuoi! Ti aspetto di la, la mia governante ha chiesto di poter prendere un cambio nel tuo albergo ed è la sulla sedia, il pantalone di prima era lacerato, l’ha messo in quella borsa con il resto, fai con calma, hai tutto il tempo.

– Posso sapere cos’è successo?

E lui uscendo

– Certo! Stasera sei a cena con me, ne parleremo a tavola.

E uscì!

Mi rivestii con calma, riposi il pigiama prestato nella borsa e senza un perché infilai anche il foulard, poi iniziai ad avere una strana sensazione, realizzai, forse avrei incontrato quella ragazza che mi aveva assistito nella notte e solo al pensiero, sentivo un disagio e nel contempo ero contento, tesi e antitesi, la mia vita, sarei venuto a sapere cosa era successo, avrei conosciuto di più l’uomo che mi aveva curato e perché no, avrei potuto chiedergli dei consigli.

Ero quasi pronto, quando sentii bussare discretamente alla porta

– Dottore, tutto bene?

Voce di donna, pensai che fosse lei, mi alzai per aprire, ma c’era una signora, sulla cinquantina

– Sono Delia la governante, tutto bene?

– Si grazie.

– La cena è pronta, se vuole venire?

Imbarazzato e rosso come un pomodoro

– Arrivo!

Tirai un gran respiro e… ahimè lei non c’era!

Mi trovavo in un saloncino, molto ben curato, il camino era acceso e il dottore mi aspettava a tavola, forse fu la mia espressione, oppure il mio silenzio, guardava tutte le mie espressioni

– Siamo solo noi!

E con questo mi aveva detto tutto e niente, cenammo quasi in silenzio, poi

– Perché mi trattano così?

Lui

– Non ti trattano in nessun modo, devi dare il tempo e poi capiranno.

Sorpreso

– Ma non mi danno l’opportunità, mi evitano, sono inesistente.

Con un cenno della mano mi fece accomodare su una poltrona nei pressi del camino, lentamente iniziò a preparare il suo sigaro ed io ebbi il tempo di guardare sopra la mensola, c’erano delle foto, alcuni ritraevano lui con una bella signora, poi lui con una ragazza, aguzzai la vista, poteva avere la mia stessa età, capelli neri come la pece, un sorriso smagliante incorniciato in un viso ovale, era bella!…”….

…segue…
Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it

23 Gennaio 2024 – La pagina bianca.

Cos’è una pagina bianca?

E’ come la nostra Vita, una pagina da riempire, dove riversare emozioni, sensazioni, passione…sappiamo quando inizia…ma non sappiamo come finirà…

…e tanto altro ancora!

Ma che cavolo sto scrivendo?

– Ci sei?

In un attimo chiusi il computer

– Si, ci sono!

Ed eccola lì, sempre sorridente e allegra, chi era?

Tedra

…si, era quella che ficcava il naso sempre dove non doveva, la mia vicina di casa e anche la mia migliore amica…

…intendiamoci…non era la mia ragazza…ma lei si comportava come se lo fosse…anche se sapeva bene che tra di noi non poteva mai accadere nulla…se non una grande amicizia…

…ci conoscevamo dalle elementari, insieme avevamo fatto tutte le scuole…dalle elementari alle superiori…tutti ci prendevano in giro, compresi i nostri genitori…ma lei…

…ebbene lei era un’altra cosa!

– Che stai facendo Dino?

E senza che io le dessi il permesso, mi strappò dalle mani il computer e dopo aver letto…

– Sei patetico!

La guardai

– Cosa vuoi dire?

Mi guardò strano, poi venne ad accoccolarsi sul divano vicino

– Sei un testone…

– Perché?

Sorridendo

– Cosa significa quello che hai scritto?

Stupito

– Non lo so ancora, ma avrà un senso prima o poi.

Mi scagliò uno dei cuscini

– Scemo!

– Perché?

– Perché? E me lo chiedi pure!…

Aspettavo

-…sei un bel ragazzo, hai quasi ventidue anni, ti sei diplomato con il massimo dei voti al liceo classico, ti sei iscritto a Giurisprudenza, volevi fare l’avvocato, poi…

Sapevo bene dove voleva arrivare

-..e poi per una ragazza, ti sei iscritto a Scienze Biologiche, ma lei non contenta, ti ha convinto che era meglio iscriversi alla Facoltà di Medicina…

– Smettila!

– E no caro mio, continuo e tu mi stai a sentire…

Capitolai

-…avevi già dato due esami importanti a Giurisprudenza, avevi ottenuto meritatamente trenta e lode a Scienze Biologiche avevi dato un esame che molti avevano ripetuto per undici volte e tu…

Sgranai gli occhi

-…l’hai superato alla prima volta…ti sei azzerato e iscritto a Medicina…e qui…

Aspettavo la stoccata finale

– E qui?

– Lo sai bene, hai capitolato…

Era tutto vero e solo una come lei, mi voleva bene come se fossi suo fratello poteva trattarmi in questo modo, mi resi subito conto che non faceva per me…ma per amore…mi iscrissi…e

– Cosa vuoi?

Lei si avvicinò e quasi toccandomi una guancia al livello dell’orecchio

– Sei stato uno stronzo…

Mi girai verso di lei, le nostre labbra erano vicinissime

– Io…

– Sei uno stronzo…e …non mi dire che non lo sai…hai sbagliato e lo sai, perché quando quella si è resa conto che tu non saresti andato oltre a medicina perché non era quello che desideravi…

Si fermò e si spostò di lato, senza guardarmi

– Ti ha mollato!

Era tutto vero e io lo sapevo, non potevo discutere con lei, capì di avermi ferito…

…e non poco

– Ascoltami, lo sai , ti voglio bene e mi sono stancata…

Meravigliato

-…non voglio che butti all’aria la tua vita per una che non ti voleva  ma anzi desiderava che tu fossi un burattino nelle sue mani…

Con una mano cercai di arginare le sue parole, ma lei dolcemente la prese e la mise sul cuore

-…lo so bene, tu non vuoi essere uno scrittore, scrivi adesso per altri che non lo sanno fare e che firmano a posto tuo gli articoli che loro pubblicano, lo so bene i tuoi ti stanno facendo pressione, vogliono vedere la strada che intraprenderai, ma è per il tuo bene…

– Allora?

– Devi decidere?

– Cosa?

Pausa lunga, poi massaggiando la mia mano

-…cosa vuoi fare veramente da grande nella Vita?…

…segue…
Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it

22 Gennaio 2024 – Iole. – Romanzo inedito di Araldo Gennaro Caparco

– Non se ne parla proprio…
Pausa
-…ma siete impazziti, cinquemila euro…ma è una miseria…
Pausa
– …ma che vuol dire che è piccolo…è un monolocale…si capisce che
è piccolo…o no…lo dice la parola…incredibile…
Pausa
-…basta!…la mia richiesta era di quindicimila euro, più che onesta,
ma visto che fate così i simpatici, se trovo qualcuno, mi
accontenterò anche di diecimila euro subito, addio.
Non avrei dovuto ascoltare, ma non potevo evitarlo, ero entrato in
quel bar solo perché avevo freddo, un bar molto grazioso, un
bancone pieno di dolciumi sulla destra entrando, poi subito dopo la
cassa e di fronte cinque piccoli separé con due sedie e un tavolino,
erano quasi tutti occupati e prima che qualcuno potesse
guadagnare il quinto separé mi fiondai, il tempo di sedermi un
cameriere sorridente
– Siete stato fortunato!
Lo guardai stupito, ma il suo sorriso mi disarmò, in un altro
momento mi sarei arrabbiato, invece
– Grazie.
La mia espressione stupita diceva altro, capì di essere stato
inopportuno e con aria professionale
– Gradisce qualcosa?
Mi rilassai
– Si, per cortesia una cioccolata calda e una cialda, grazie.
– Subito!

 

Con un perfetto dietrofront sparì!
Ero di pessimo umore, sradicato dalla mia città in ventiquattro ore,
nemmeno l’auto mi avevano fatto prendere “E’ la tua occasione,
vedrai”, solo una valigia con il necessario e poi imbarcato su un
aereo, destinazione “Aeroporto Orio al Serio di Bergamo”, quasi
svenivo, ero a millecinquecento chilometri da casa!
Ma chi me l’aveva fatto fare?
Figlio di un siciliano e di una toscana, mio padre era il proprietario
di un ristorante a Ragusa, mia madre una giornalista e fu proprio lei
ad inculcarmi le prime nozioni per il giornalismo e mio padre quello
della ristorazione, mia madre ci tenne particolarmente che non
prendesi l’accento siciliano d’accordo con mio padre, solo con gli
amici parlavo il siciliano che conoscevo molto bene, ma con gli altri
parlavo un perfetto italiano.
Da poco avevo festeggiato i miei trenta anni, ero un giornalista
investigativo e usavo uno pseudonimo “Lince”, con quello firmavo
gli articoli, ma uno di questi fu la causa del mio allontanamento
precoce dalla mia amata isola, alla ricerca di uno scoop, tanto
desiderato e voluto dal mio Direttore del giornale, era euforico, per
la prima volta avevano dovuto far ristampare le copie del giornale
perché terminato in tutte le edicole dell’isola.
La ragione?
Avevo scoperto un bidone di immondizia, una commistione, tra
politici e mafia con ramificazioni in tutto il territorio italiano, ed era
proprio per questo che mi trovavo all’altro capo della nazione,
dovevo ricercare, trovare e raccontare, il ramo sporco dei colletti
bianchi sul continente con l’aiuto dei servizi segreti italiani, solo loro
conoscevano la mia vera identità..
Come da istruzioni prima della partenza, all’arrivo seguii le persone
verso l’uscita, non eravamo in molti quella sera, una decina forse,
mi avevano detto che all’arrivo mi attendeva un auto e guardando

 

all’uscita vidi una persona con un cartello con solo un nome ”Alfio”,
mi avvicinai
– Sono io!
Mi squadrò, prese un tablet e dopo essersi rassicurato che ero
proprio io quella persona in fotografia
– Mi segua!
In auto, lui davanti e io dietro
– Sul sedile troverà una valigetta, dentro ci sono le istruzioni per la
sua permanenza qui, alloggerà per il momento in un appartamento
residence “La corte dell’angelo”, poi verrà contattato da un nostro
agente, buona permanenza.
Fine comunicazioni!
La sera dopo vennero, uno dei due era l’autista del giorno prima, mi
diedero nuovi documenti, mi chiamavo Vieri, nato a Firenze, era un
diminutivo di Oliviero “colui che possiede uliveti”, avevo un lavoro
presso la Gazzetta di………., come giornalista gastronomico e
trentamila euro in contanti, potevo utilizzarli come volevo, un tablet
per il resoconto giornaliero e due numeri di telefono cellulare per i
contatti con loro con un nuovo cellulare certamente intercettato da
loro, ci tennero a precisare che avevo carta bianca per le mie
ricerche, ma volevano essere messi al corrente di tutto quello che
poteva essere importante per l’indagini.
Erano di poche parole e nella mia mente li battezzai Flick e Flock!
Dai documenti nella valigetta venni a conoscenza che il soggetto
che stavamo cercando, per molto tempo era stato localizzato nei
paraggi di un quartiere della Bergamo alta ed era proprio lì che mi
diressi quella mattina ed entrai in quel bar.
Ero alla ricerca di un alloggio nelle vicinanze, ad onor del vero lo
cercavo in locazione, ma non mi sembrò vero ascoltare quella
telefonata, detto e fatto, con il giornale in mano mi affacciai al
separé e vidi una signora sulla sessantina che stava sbuffando….

(Totale 113 pagine)

(Ogni riferimento a persone, luoghi è frutto solo di fantasia)

…segue…
Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it

20 Gennaio 2024 – Il segreto di Adelmo – Romanzo di Araldo Gennaro Caparco

Quella settimana, al comune di Roccapinna, fu molto estenuante per me, finalmente arrivò il sabato e non vedevo l’ora di uscire dal lavoro

– Ragioniere, allora ci vediamo domani mattina?

Alzai la testa, ero distratto

– Si, certo! A domani mattina.

Invece di sorridere mi uscì una smorfia, per fortuna era già uscito dalla porta prima di notarla.

Chi aveva parlato?

Il mio capo era il ragioniere generale del Comune!

Roccapinna è un comune che se lo si cerca sulle cartine geografiche, spesso non si riesce a localizzarlo e non tutte le cartine lo riportano sulle colline marchigiane è un comune di duemilacinquecento abitanti, diviso in due frazioni,  sopralmonte e sottoalmonte, secoli fa il paese era solo sul monte, poi con l’industrializzazione, il dopo guerra, molti decisero di costruire in pianura e ora dopo decenni di migrazioni di famiglie, sopralmonte era abitato da trecento e due abitanti, anzi trecento e tre adesso, l’ultimo a risalire sono stato io, non per scelta ma per lavoro.

Prima abitavo con mia madre in pianura, lei viveva con la pensione di mio padre di reversibilità morto anni prima, ex operaio edile in tutta Italia, in effetti non avevo mai avuto una sede stabile, io e mia madre seguivamo lui e i cantieri dove andava a lavorare, quand’era in attività era molto ricercato, uno dei migliori nelle verifiche  e il coordinamento delle squadre di operai per la messa in opera del calcestruzzo, era salito al cielo troppo presto all’età di sessantasei anni, nemmeno il tempo di godersi qualche anno di pensione, sette infarti in una notte lo portarono via.

Mi chiamo Adelmo, nome troppo impegnativo per me ma era il nome del nonno paterno, ma tutti mi chiamano Dado, quando morì mio padre eravamo a Palermo da due anni, all’epoca mi ero diplomato in ragioneria e dopo ero sotto le armi a Cagliari in rafferma prolungata di tre anni, qualche anno dopo mia madre decise di tornare nella casa materna e quindi quando fui congedato tornai anch’io a Roccapinna.

Durante l’ultimo anno di militare partecipai ad un concorso in quel comune ed ora eccomi qui da due anni inquadrato come ragioniere addetto alle cartelle esattoriali inevase, ero sulla soglia dei trent’anni e visto che la sede del comune si era trasferita sottoalmonte, lasciarono gli uffici finanziari a sopralmonte, quindi per evitare di fare la spola decisi che era arrivato il momento di andare a vivere da solo e presi in locazione una casetta singola su tre piani, piccola ma confortevole.

Mi piaceva quel posto, non c’era la vita frenetica della cittadina, il silenzio era notevole ma i paesaggi colmavano quella tristezza che pervade quando si vive da soli, facevo lunghe passeggiate quando ero libero dal lavoro e covavo una passione segreta, portavo con me un notes e disegnavo quello che più mi colpiva.

L’invito del mio capo per la mattina successiva per mezzogiorno era dettato da una piccola competizione alla bocciofila locale, non erano molte le persone che conoscevo, ma avevo accettato lo stesso, non arrivai mai al palazzetto quella domenica!

Mi stavo preparando quando sentii il campanello della porta e…

…era mia madre con un grosso bustone giallo nelle mani!

– Ciao Dado, è arrivata questa busta per te.

Sorpreso

– Vieni mamma, ma che piacere, entra.

– No, non posso, ho la macchina fuori posto e poi mi aspettano in chiesa per il coro.

Stranamente, senza attendere nessuna risposta, sorridendo, girò le spalle e corse via, la seguii con gli occhi mentre entrava in auto e partì di corsa, quasi scappando, appoggiai la busta sul tavolo della cucina meravigliato dal suo comportamento  ma ancora di più curioso di vederne il suo contenuto, ma non so perché evitai di dare subito importanza, terminai di vestirmi, faceva freddo, eravamo ai primi di novembre e dalla televisione avevo saputo che erano in arrivo delle nevicate, non alle nostre altezze, ma nelle vicinanze, ero in procinto di mettermi la sciarpa, quando mi feci coraggio e aprii quella busta…

…c’erano delle cartine geografiche con delle parti colorate in rosso i bordi, poi alcuni documenti risalenti ad almeno una cinquantina di anni prima della mia nascita e alla fine un cartoncino con su scritto

“Al mio pronipote Adelmo con tutto il mio affetto e ricorda che: “La tradizione è memoria!”. Tuo prozio Adelmo”

Annesso al cartoncino con una graffetta un bigliettino

“Notaio Di Rinaldo – Pristina. Via Oleandri 12”

e a penna…

“L’aspetto lunedì 5 novembre 2020 alle ore 10.00 nel mio studio”

Firmato con sigillo rosso.

Ero a bocca aperta, poi tentai di capirci di più, ma per me quelle cartine geografiche non avevano nessun senso, telefonai a mia madre, ma il cellulare era spento, mi ricordai della messa, presi l’auto e l’aspettai fuori la chiesa  a sottoilmonte, eccola in uscita

– Mamma!

Si girò per nulla stupita dal vedermi, era in compagnia di un uomo, capelli brizzolati, ben vestito, si avvicinarono

– Ciao Dado, dimmi?

Guardai lei, poi l’uomo

– Sono Aldo un amico della mamma, finalmente ci conosciamo

E stese la mano.

Titubante risposi all’invito

– Dovrei parlarti!

Le dissi e lei

– Scusami Aldo ti raggiungo al ristorante…

E poi verso di me

– …andiamo a casa.

E fu così che venni a conoscenza, della sua amicizia con Aldo da oltre due anni era un  vedovo con una figlia sposata e due nipotini, quando ne parlava le si illuminarono gli occhi, poi mi parlò del mio prozio Adelmo, con la moglie aveva fatto ristorazione fino a pochi anni prima di ammalarsi, era un intenditore di vini ed era conosciuto per i suoi frequenti viaggi all’estero, cinque anni prima aveva perso la moglie e lei l’aveva accudito da quando era ritornata nella sua città natale.

Solo una settimana prima di partire per gli Stati Uniti aveva detto

“Ci vediamo al mio ritorno dopo l’operazione al cuore, ho un regalo …”…..

…segue…..

Storia originale di Araldo Gennaro Caparco

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.–.–.–.-.-.-.-.-.-.

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it

19 Gennaio 2024 – Il “Principe” – Una favola moderna di Araldo Gennaro Caparco

Roma stazione Termini.

Mai mi sarei aspettata quella raccomandata, ero certa che sarebbe stata solo una prova il partecipare al concorso in magistratura, che cavolo mi dicevo, ho solo venticinque anni e di certo ci saranno molti altri partecipanti più preparati di me.

Era un maxi concorso per 250 posti in tutta Italia, mio padre mi convinse e …

…dopo due mesi dal concorso mentre ero nel locale di mio padre a dare una mano, arrivò il postino e mi diede quella busta gialla indirizzata all’Avvocatessa Anna ……..

…mi tremavano le mani, aveva di sfuggita visto l’intestazione della busta

“Ministero di Grazie e Giustizia”

…mi trovai piegata in due per terra

– Anna che ti succede?

Non riuscivo a parlare, alzai solo la mano destra e mio padre prese il foglio, dopo poco

– Bambina mia, ce l’hai fatta!

Esclamò prima di abbracciarmi per terra, stavamo piangendo, ma fu solo un attimo, i miei occhi si rivolsero sulla mensola sopra la cassa, c’era una foto, era della mia mamma…

…guardai meglio…

…sembrava che sorridesse, strinsi ancora più forte mio padre

E lui

– Tua madre sarebbe orgogliosa di te, ma sono certo che da lassù sta esultando con noi.

Ecco!

Questo era quello che pensavo mentre ero in treno da Milano per Roma, ero stata convocata dal Ministero per conoscere la nostra destinazione di lavoro, dal documento si evinceva che ero la duecentoquarantaseiesima vincitrice…ma non mi importava nulla…avevo bruciato tutte le tappe della mia università e a solo ventitre anni mi ero laureata, partecipai l’anno successivo all’esame di stato e riuscii a vincerlo…

…e tutto questo perché mia madre era affetta da un male terribile e non volevo che lei non partecipasse alla gioia con me…

…e c’ero riuscita!

Ma…

… dopo la sua morte caddi in depressione, furono sei mesi terribili e mio padre tentò tutte le strade per farmi riprendere, lui non avrebbe voluto che l’aiutassi nel locale di mia madre, ma io ero  irremovibile, avrebbe voluto che aprissi uno studio legale, ma non volli e allora accettò solo dopo che avevo promesso di partecipare al concorso in magistratura.

Avevo promesso e non potevo non mantenere, anche se questo mi costava molto, di giorno lavoravo con lui al ristorante e di notte studiavo per il concorso…

…ma alla fine aveva avuto ragione lui, c’ero riuscita e a soli venticinque anni!

Avevo prenotato una camera nell’albergo più vicino, mi rinfrescai e scesi, quando arrivai al Ministero mi tremavano le gambe, all’ingresso c’erano i controlli della sicurezza, versai quelle poche cose che avevo dalla mia borsa e nelle tasche

– Signorina perché è venuta al Ministero?

Ero così assorta che non avevo sentito, poi

– Signorina?

Mi girai e c’era un signore sui cinquant’anni che aveva un foglio in mano

– Mi scusi?

– Di nulla, dovrebbe rispondermi…

Era sorpresa

– …ho qui l’elenco dei visitatori ammessi alla Cerimonia di insediamento dei nuovi magistrati della repubblica e lei non è nell’elenco…

Disse continuando a guardare il foglio, la mano mi tremava, ma cercai di non farlo notare, dalla tasca della giacca presi la preziosa raccomandata che avevo lasciato per ultima nel consegnarla per i controlli e…

…fu un attimo, come vide la busta gialla e cambiò espressione, con una velocità notevole lesse solo il nome

– Mi dispiace, non avevo capito, ma ora so chi e lei.

E con un cenno della testa ai vigilanti immediatamente mi ridiedero le mie cose e si avvicinò

– Venga con me, l’accompagno io!

Ero meravigliata da quell’uomo e lui capì

– Sono il capo dipartimento delle relazioni con il pubblico.

Ecco perche!

Fu la mia fortuna, la testa mi girava per tanta bellezza, c’era uno scalone che saliva al piano superiore contornato di statue, alzai gli occhi e vidi una cupola fatta di vetro che emanava una luce abbagliante sui numerosi marmi che tappezzavano le pareti, ma nulla fu a confronto quando quell’uomo

– Ecco, siamo arrivati, prego!

Si spostò e mi sorrise

– Grazie.

Lui scomparve e io rimasi a bocca aperta, eravamo nell’aula magna più grande che io avessi mai visto, rimasi talmente stupita che non mi resi conto di una hostess che mi stava dando una cartellina, la presi in automatico ringraziando e mi guardai intorno, vi era una moltitudine di persone di una certa età, mi feci piccola cercando un posto alla fine per non farmi notare, ma inaspettatamente la hostess

– Dottoressa mi segua.

E come una imbambolata la seguii, ma quando mi resi conto che mi stava portando in una delle prime file

– Mi scusi, ma non penso che questo sia il mio posto.

E lei, indicando il palco

– Non sono io che ho deciso, è stato quell’uomo che è lì sopra…

Mi girai, ed era quella persona che avevo incontrato all’ingresso che parlottava con il Presidente

-…ci ha raccomandato di portarla qui!

E mi lasciò interdetta, di fianco avevo due persone di una certa età, una delle due all’altra

– Mi hanno detto che il Presidente deve fare un comunicato prima di chiamarci…

E l’altra

– Speriamo bene, ho l’aereo di ritorno a casa tra due ore e sono la tredicesima, non vorrei perderlo, chissà dove mi manderanno…

Per uno strano caso, si rivolsero verso di me entrambe a e all’unisono

– Lei è una giornalista?

Le guardai e non volevo essere scortese

– No, sono una vincitrice del concorso!

Si portarono le mani alla bocca e poi…

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

…segue…

Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!
Per contatti e/o informazioni
www.isognidiaraldo.it
caparco.g@tiscali.it