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23 Febbraio 2024 – La forza e la disperazione. – di Araldo Gennaro Caparco

Vari riconoscimenti in dieci anni nella carriera di ufficiale non hanno impedito che mi comminassero una sanzione disciplinare grave per un’azione condotta male e con madornali errori non dipendenti dalla mia volontà, ed è per questo che sono stato spostato dall’ufficio operativo della narcotici dei carabinieri ad un reparto amministrativo in un’altra caserma da sei mesi.

Ma quello che è peggio, mi tengono inattivo, sono in questa stanzetta da sei mesi senza avere un incarico amministrativo, semplicemente mi ignorano!

Rispetto ai non orari che avevo prima, fare dalle 8 alle 14.00, mi pesa più di tutte le notti che sono stato operativo in pedinamento o appostamenti.

E la centesima volta che apro quest’armadio e lo rimetto a posto, pratiche dell’anno 2016, nessuno mi ha dato l’incarico di farlo, ma qualcosa dovrò pur fare, passo il tempo mortificandomi sempre giorno per giorno.

E’ un braccio di ferro tra me e loro.

Chi sono loro?

Sono i miei colleghi i topi da scrivania che non hanno mai fatto parte di un’azione operativa, sono “ dei senza pistola”, pure quella mi hanno ritirato, quando il capo ufficio mi ricevette, disse che ero stato fortunato che non mi avessero sbattuto fuori dall’arma dei carabinieri.

Non devo dare soddisfazione!

Certo mi macero dentro,  molto, ma no, la soddisfazione di urlare e sbattere i pugni o chiedere un incarico, non la devo dare, prima o poi si arrenderanno, ma non ho nessuna intenzione di farlo io per il momento.

Eravamo ai principi di dicembre, mi recai al bar della caserma, tutti sapevano e tutti mi evitavano, nessuno voleva parlare con me, ero un operativo messo a dimora, a trentacinque anni.

So quello che si aspettano: che dia le dimissioni, ma non lo farò!

Ordino il solito cappuccino, mentre aspetto, cerco i giornali per passare del tempo, stavo per avviarmi alla bacheca

– Allora come ti trattano?

Riconoscerei quella voce tra mille, è quella del mio ex capo

Sottovoce per non farmi sentire

– Buongiorno signore.

E lui sorridendo

– Il Signore è in cielo, lo sai.

– Ma io sono su questa terra all’inferno, a pagare per errori fatti da altri!

Vedo che la fronte si rabbuia

– Hai ragione, ma non ho potuto fare nulla per evitarlo.

– Voi no, lo so, ma i miei documenti, in dieci anni di attività, avrebbero potuto se fossero stati consultati!

Mi prende sottobraccio, vedo da lontano alcuni scribacchini che sorridono tra i denti

– Sono iene, mi tengono isolato.

Si guarda intorno

– Si ricrederanno!

Sono sorpreso, mi ha dato ragione senza dire nulla

– Vedi, c’è una ragione perché sono qui.

Mi fermo

– Quale?

– Andiamo nella tua cella.

Aveva usato la giusta espressione, ma tanti vedendomi in compagnia di un colonnello si meravigliarono, compreso il mio capo ufficio, che avvertito per tempo, si fece trovare sulla porta per omaggiare il suo superiore.

Lui, non lo guardò nemmeno, rispose solo al saluto ed entrammo nella mia “cella”.

– Eccoci!

Si guardò intorno, disgustato, presi una sedia, la mia e lo feci accomodare, già avevo solo una sedia, io mi misi su un gruppo di faldoni che stavano a terra

– Tutti possiamo sbagliare, ma vederti qui mi fa veramente male, so quello che hai fatto in questi dieci anni, non ti ho mai raccomandato e hai fatto tutto da solo, acquistando la stima dei tuoi colleghi, tu non lo sai ma loro hanno scritto una lettera di protesta al comandante generale, dopo che ti avevano escluso dall’operatività.

Ero contento, ma non sorpreso, li conoscevo tutti uno per uno.

– Ho lasciato che la commissione di indagini terminasse il lavoro e poi ho chiesto l’incontro con il Generale Orsola, l’avevo promesso a tuo padre dopo l’attentato cinque anni fa, dove perì anche tua madre, rea di essere solo insieme al marito in una domenica d’estate.

Quel ricordo, mi fece tremare, ero ancora in uno stato di shock

– Lui, mi chiese di tenerti d’occhio, ma non di aiutarti, sul letto d’ospedale prima che finisse. E così ho fatto! Quando è arrivata la cartellina dei documenti, che palesemente riportava che si c’era stato un errore, ma per un difetto di informazione, tu non potevi immaginare che l’uomo che hai arrestato all’aeroporto con la valigetta piena di droga era un ufficiale della guardia di finanza che era stato infiltrato.  Ho parlato con Francesco, il generale, che come sai era mio compagno di corso come tuo padre, poi lui con la laurea ha fatto carriera ed io no, facendo presente il tutto e lui che ben conosceva il caso, mi ha risposto che aveva ricevuto il verbale di chiusura e avevo ragione ma che comunque prima di un anno non avrebbe potuto reintegrarti.

Un anno? Oh mio Dio! Ancora sei mesi in questo tugurio, come farò?

Mi vide che mi ero distratto, mi richiamò all’ordine

– Ascolta, ci sarebbe una possibilità!

Ero attentissimo

– Mentre stavo contestando tale decisione, fu annunciato e fatto entrare un ufficiale della guardia di finanza, vedendomi non voleva parlare, ma fu sollecitato da Francesco “Dica? Il colonnello Piero qui presente è venuto in veste d’amico di vecchia data” lui non voleva, si vedeva, ma sollecitato obbedì “Onde evitare che possa ripresentarsi il problema di qualche mese fa, sono venuto per chiedervi una mano in un caso molto delicato”, mi accomodai poco distante e rimasi in ascolto “ Sappiamo che c’è un grosso carico di droga che sta per arrivare in città, sappiamo chi lo manda ma non chi lo riceverà, il nostro Capo di stato maggiore, vuole scoprire come fanno a smerciarlo nella nostra città per poi arrestare tutta la banda e chi l’ha ricevuto, stroncando il traffico illegale” il generale Orsola era molto attento e gli fece cenno di proseguire “Mi ha mandato qui per chiedervi di infiltrare qualcuno”.

Il discorso si faceva interessante

– “E questo qualcuno valido dove lo trovo adesso sotto le feste di Natale, i nostri agenti sono tutti impegnati, mi chiedete l’impossibile” a quel punto intervenni “ Francesco posso proporti qualcuno?” mi guardò strano, ma intuì subito “Se non accettasse?” ed io “Lo reintegri subito, se accetta?” ci pensò mentre il finanziare ci guardava interdetto “Si!” – “Bene allora, entro domani ti farò sapere, va bene?” il generale guardò il finanziere che disse subito di si, ed eccomi qua!

Mi stava scrutando, cercavo di non incontrare i suoi occhi, ma li sentivo che mi guardava, non lo feci attendere troppo

– Accetto!

Saltò dalla sedia, si alzò e sorridendo

– Lo sapevo!

Così dicendo, dalla borsa che aveva con se, prese la mia pistola e il mio tesserino e li mise sulla scrivania

– Ma come?

– Ne ero certo!

Mentre lui prese il cellulare e fece delle telefonate, guardavo la mia 38 special, quante volte mi aveva salvato, c’era il mio cinturino, automaticamente la incollai al mio piede destro, quello era il suo posto, riposi il tesserino in tasca e dal mio borsello ripresi la catenina con il mio numero di matricola 3828 e la misi al collo, finite le telefonate, sorridente

– Andiamo!

Non volevo chiedere nulla, era la mia unica carta da giocare per uscire da quel tugurio e tanto mi bastava!

Presi quelle poche cose che avevo nell’unico cassetto della scrivania, diedi un ultimo sguardo alla stanza e uscimmo, dal piantone fece chiamare il capo ufficio e presentatosi immediatamente, lo avvertì che da quel momento non facevo più parte del suo ufficio, rimase con la bocca aperta, salutò e fu ricambiato, senza alcun cenno di giustificazione

Solo nel cortile, dissi

– Dove andiamo?

– A pranzo!

Altro non seppi, ma lo stupore era stampato sul viso, l’attendente con l’auto stava fuori alla caserma, evidentemente sapeva dove dovevamo andare o era stato avvertito,  perché non chiese nulla e si avviò.

Dopo circa un’ora entrammo in un ristorante, l’addetto all’ingresso ci guidò verso un tavolo, dove era già seduta una persona, era di spalle, poi si girò

– No, non è possibile?

Feci un salto all’indietro

– Tu?

Il generale

– Vi conoscete?

Eravamo entrambi senza parole, c’erano altre persone, ma cercammo di non farci notare, ci accomodammo

– Certo, è quello che mi ha arrestato!

Di tutte le persone lui era l’unico che avevo sperato di non incontrare più sul mio cammino, ed era invece li, davanti a me, avevamo la stessa età o quasi, non dicemmo nulla per qualche minuto, poi stesi la mano

– Nino

Lui era titubante, poi la strinse

– Visto che dobbiamo lavorare insieme, Andrea.

Il colonnello non commentò, tentò di sdrammatizzare

– Bene, bene, vedo che siete leali, si è trattato di un malinteso e lui ha già pagato caro, ora nel frattempo che ci portano il pranzo, visto che avete un piano e non avete voluto che venisse da voi in caserma, saremmo curiosi di conoscerlo.

Il finanziere si risvegliò e divenne più formale

– L’operazione è troppo importante e non possiamo correre il rischio che qualche talpa la mandi a monte, si è vero sono sorpreso, ma conoscendo il tuo curriculum penso anche che sei la persona giusta per questa operazione.

Sentirlo mi fece piacere e la tensione si allentò!

– In una località a due ore da qui, c’è un distributore di benzina con annesso un piccolo centro commerciale formato da un market, un bar, una pescheria e un ristorante, si trova sull’autostrada. Sappiamo dalle nostre fonti,  che dovrebbe arrivare a giorni un carico di droga, destinato alla capitale, ma non sappiamo quando e a chi dovrà essere consegnato.

Lo guardavo con attenzione

– Abbiamo tentato di infiltrarci, più volte ma è come se qualcuno anticipasse le nostre mosse, abbiamo dovuto fare marcia indietro e in attesa di scoprire la nostra talpa abbiamo chiesto una mano a voi, vista l’urgenza. Nino te la senti di trasformarti in un senza casa per questo mese.

Che vuol dire senza casa? Non mi interessava! Immediatamente

– Si.

Lo avevo sorpreso

– E’ inutile dire che noi due saremo sempre in contatto. Alla fine di questa strada c’è un camper, piuttosto malandato nell’aspetto, ma è solo una parvenza, dentro troverai tutto il necessario, in una busta nell’armadio riceverai altre istruzioni, abbiamo fretta il carico potrebbe arrivare da un momento all’altro e quindi non appena abbiamo ricevuto la telefonata del Generale Orsola, abbiamo pianificato la logistica, te la senti?

Per la miseria, l’azione partiva subito, meglio così

– Certo, una sola domanda, posso restare in contatto con i miei uomini della squadra narcotici?

E lui

– Sono persone fidate?

– Certo li conosco perfettamente!

Vista la perplessità di Andrea, intervenne il colonnello

– Sarò il tramite da Nino per loro.

Dopo qualche minuto di riflessione

– Va bene.

Pranzammo piuttosto velocemente in silenzio, ci stavamo analizzando a vicenda, Andrea mi diede le chiavi del camper e dopo aver salutato uscii da solo.

Alla fine della strada vidi il camper, sembrava un catorcio, c’era ruggine dovunque, ma dentro era tutta un’altra cosa, quando lo misi in moto per allontanarmi dal ristorante, mi resi conto che il motore era come un orologio, veloce e scattante, perfetto!

Dopo qualche chilometro, mi fermai in una piazzola d’emergenza sulla strada statale, presi la busta che mi aveva indicato Andrea, conteneva dei fogli e una somma di denaro, lessi tutti avidamente, ero stato troppo fermo ed ora avevo l’eccitazione dell’azione.

Come era scritto in quei fogli, dopo averli letto li bruciai e mi cambiai d’abito, avevo solo delle tute di diverse taglie e delle scarpe da ginnastica.

La località era sull’autostrada e confinava con una strada che la collegava ad un paese vicino, prima di partire aprii l’armadio piccolo e trovai una stazione radio ricetrasmittente collegata alla Guardia di Finanza e un cellulare, inserii in memoria anche il numero del colonnello e riposi la mia pistola in una piccola  cassaforte, sotto la radio.

Da quel momento, i miei dati anagrafici erano:

Tano………, nato a Siracusa, avevo un passaporto con annulli vari di viaggi effettuati in paesi europei, i documenti erano perfetti e non mi sorpresi dalla velocità con cui erano stati preparati, perché era stato il mio comandante a farli fare, era certo che avrei accettato, presi solo la carta d’identità tipo bancomat e la carta di credito, e partii.

Dopo due ore ero sull’obiettivo, secondo le indicazioni mi posizionai nel parcheggio dei camion, a metà strada tra il distributore di benzina e il centro commerciale, abbassai i piedini di sosta del camper.

Uscii per dare un’occhiata all’esterno e familiarizzare con i luoghi, entrai nel bar, c’era una persona sui cinquanta anni al bancone, chiesi un caffè, nell’attesa mi guardai intorno, pochi avventori, la maggior parte dei camionisti che stavano facendo sosta per mangiare qualcosa, ero così assorto che non mi resi conto che la signora mi chiamava

– Il caffè è pronto!

Mi girai e ringraziando iniziai a sorbire il caffè

– Viene da lontano?

Era classico, mi aveva visto uscire dal camper

– Si, ho fatto un viaggio lungo.

Sempre più curiosa

– Da dove?

Senza infastidirmi

– Dalla Sicilia!

Contenta della risposta, continuai a guardarmi intorno.

Facendo finta di leggere qualche messaggio sul cellulare, fotografavo quello che poteva interessarmi, vidi una ragazza piuttosto rotondetta ma carina seduta ad un tavolo, sembrava in attesa di qualcosa o qualcuno e notai che  metteva in mostra le sue grazie per poi appartarsi con qualcuno che l’abbordava, foto, barista, foto, da li passai al market adiacente, alla cassa un signore attempato, foto, poi feci un giro per i reparti acquistando qualcosa, commessa, jeans e camicetta a quadri, capelli raccolti in una coda di cavallo, foto.

Tornai al camper, scaricai le foto e le inviai ad Andrea

“Mi servono informazioni su queste persone”

Sul cellulare, immediatamente venne visualizzato un ok.

Scesi dal camper, trafficai nel vano posteriore e presi una tanica vuota e con questa in mano mi diressi direttamente al distributore di benzina

– Le dispiace?

Un signore piuttosto alto e robusto era di spalle, intento a fare il pieno di una macchina, si gira e vede il mio gesto rivolto alla fontana per l’acqua

– Prego!

Perdo tempo a riempire la tanica, poi con il cellulare scatto la foto, alla fine

– Grazie.

Faccio per andarmene

– Si ferma molto?

Si dice che la curiosità sia appannaggio delle donne, ma non è proprio così

– Si, per qualche giorno!

Per nulla sorpreso, era abituato evidentemente e mi aveva visto appena arrivato

– Allora le consiglio di spostarsi verso la pescheria, li vicino può approvvigionarsi d’acqua e c’è anche il bocchettone per collegarlo allo scarico del camper e alla luce elettrica, se mi da il documento di identità, attivo la postazione n.1, poi pagherà quello che ha consumato quando andrà via

Stavolta ero io sorpreso da tanta gentilezza

– Grazie, io mi chiamo Tano

E lui stendendo la mano

– Augusto

Prendo il mio documento, lui fa una copia in un bugigattolo di fianco alla pompa di benzina e attiva la postazione.

Con un sorriso, mi consegna il documento

– E’ stato un piacere conoscerla, mi sposto subito, prima che faccia sera.

Aveva voglia di parlare, certo deve essere monotono stare tutta la giornata in attesa dei clienti

– Fa bene, stanotte si prevede burrasca, acqua e vento e forse neve, comunque io abito sopra il bar, se le dovesse servire qualcosa, può chiamarmi.

– Grazie Augusto, prima di posizionarmi è meglio che faccia il pieno, così non avrò problemi.

Con la testa annuisce e ritorno al camper, dopo poco sono al distributore per fare il pieno

– Viene da lontano?

– Si da Siracusa.

– E’ un bel viaggio!

– Si è vero, ma l’ho fatto a tappe, ora mi fermo qualche giorno.

– Fa bene, questa settimana l’autostrada sarà pericolosa per il ghiaccio.

Finisce di fare il pieno, pago, ringrazio e posiziono il camper dove mi aveva consigliato, sono di lato alla pescheria, si sente odore di pesce, ma date le temperature l’odore viene diminuito dal venticello che sta per aumentare, siamo alle 19.00 e visto che è ancora aperta, decido di andarci.

– Buonasera.

Entro, non vedo nessuno, i banchi sono stati puliti per la chiusura, odorano invece di puzzare, alzo la voce

– C’è nessuno?

– Vengo, vengo.

Vedo un ombra che arriva da una stanza del retro, una persona anziana, di certo ha superato i settanta

– Dica, in cosa posso esserle utile?

Prima di rispondere faccio finta di rispondere ad un messaggio e fotografo

– Volevo dirle che mi sono appoggiato col camper qui di fianco a voi, vi do disturbo?

Mi guarda scrutandomi

– No, assolutamente, ma se siete venuto per acquistare qualcosa, ho passato quello che mi era rimasto al ristorante, qui vicino, se vuole può provare a trovare qualcosa anche di già cucinato.

Ringrazio, esco e entro nel ristorante, stranamente e non so perché, pensavo che fosse vuoto, invece ci sono diverse persone che stanno già cenando, non vedo nessun cameriere quindi mi avvio verso la cassa, da li posso dare uno sguardo panoramico, quattro coppie anziane, cinque giovani ad un tavolo, una famiglia all’altro tavolo, l’ambiente è rustico ma carino.

Finalmente intravedo una ragazza che porta un vassoio, no, anzi due vassoi in mano, con qualcosa e corre trafelata verso il tavolo dei giovani, mi passa vicino, faccio appena in tempo a scansarla, uno sguardo e corre via, mi incrocia sulla mia strada al ritorno, hai i capelli attaccati all’occhio destro, è bella e buffa, mi viene da sorridere, mi guarda e mi fulmina con uno sguardo

– Hai bisogno di qualcosa?

La risata mi rimane in gola, mi ha fulminato con due occhi verdi smeraldo, quasi balbettando

– Hai bisogno di aiuto?

L’ho sorpresa, non avrei dovuto ma con la mano destra le sposto i capelli dall’occhio, ha apprezzato il gesto, mi fissa come se fossi un alieno

– Proprio oggi che era la giornata del baccalà, quello stupido di cameriere mi ha mollato, non ti conosco, ma se vuoi…

Non me lo faccio ripetere due volte, tolgo il giubbino e lo sistemo dietro alla cassa seguendola nel retro del locale, ovviamente nel riporre il cellulare, foto. La cucina è perfetta, c’è solo lei, passa ai fornelli e mi chiede di preparare dei…”….

…segue…
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Araldo Gennaro Caparco

22 Febbraio 2024 – Tesla – di Araldo Gennaro Caparco

Dati anagrafici:

Nome Lino, Età 40 anni compiuti da poco,Celibe,Lavoro – Investigatore, Città – Napoli. Bello vero, mica tanto!

Dopo aver avuto un’esperienza in campo lavorativo per dieci anni in una multinazionale, una mattina ti svegli e sei disoccupato!

Smarrimento, farmaci, depressione e chi più ne ha più ne metta, 11 anni di convivenza, stessa modalità, stesso destino, neanche un biglietto, neanche a guardarsi negli occhi ed essere sincera, un sms sul cellulare, il giorno del mio licenziamento “Non ce la faccio più, vado via, parto con un amico in Australia. Addio”.

Ma si può essere così aridi, non dico che la nostra relazione fosse tutta rose e fiori, stavamo bene insieme, almeno credevo, più volte le avevo chiesto di regolarizzare la nostra posizione, e lei niente, “Stiamo bene così!”, figli? Nemmeno a parlarne, dovevamo rifuggire tutte le occasioni che si presentavano, con i nostri amici, che nel frattempo, avevano prolificato.

Avevo accettato tutto, per lei, e ora? Uno sms e si chiude la partita!

Dopo la fase di analisi, coadiuvato da un amico psicologo, durata 24 mesi, alla fine ho concluso, che era una stronza, una grande stronza!

Ed io… un coglione!

Ed eccomi qui, fresco di diploma.

E già a quaranta anni!

Non avendo altre  possibilità nel mio campo lavorativo, oramai sempre più tecnologico dove internet fa il lavoro di dieci uomini o donne in strada a vendere, incontrai per caso alla villa comunale, una domenica, un mio compagno di scuola Pietro. Non mi aveva riconosciuto, lo chiamai io, ci sedemmo su una panchina e dopo cinque minuti, il tempo di raccontare la sua vita, mi interroga sulla mia.

Dopo trenta secondi, avevo finito, tra lo sbalordimento e tre mosche che erano entrate per esplorare la sua bocca, per poi uscirne senza che se ne accorgesse, era solo per stupore, le sue prime parole, anzi la sua unica parola, “Cazzo!” e terminò la conversazione. Seguì un imbarazzante silenzio, che durò diversi minuti, mi offri una sigaretta e accettai di accenderla, poi “Devi rifarti una vita”, lo guardai senza rispondere “Sei stato sempre il più studioso e curioso della nostra classe, tutti, ma proprio tutti, ti avevano come  “confessore”, uomini e donne, perché sapevano che quello che ti rivelavano era come se fosse chiuso in una cassaforte, la tua!”, lo ascoltavo e non capivo, ma mi nascondevo dietro la nuvola del fumo della sigaretta.

– Ascolta, io lavoro da tempo per un’agenzia interinale, l’altro giorno è venuta una nostra cliente a portarci dei volantini, ha un’agenzia investigativa e sta promuovendo un corso, il primo nella Regione Campania.

– E io che c’entro?

– Devi muoverti,  cambiare, scrollarti la negatività che hai addosso, si vede da lontano che sei uno straccio, che ti costa? Vacci a parlare, dammi in tuo numero di cellulare che quando vado a casa ti invio tutto tramite sms, l’indirizzo e il numero telefonico.

Lo feci contento, ma giusto per non farlo dispiacere, ci salutammo e rimasi su quella panchina.

Mi guardavo intorno, famiglie con bambini, nonni con nipoti, badanti con anziani, l’immancabile uomo dei palloncini, le urla di un neonato, nulla mi dava fastidio!

Ero solo immerso nei miei pensieri, nel pomeriggio, Pietro mi inviò quello che avevo promesso, ringraziai e… me ne dimenticai!

Era passata una settimana, la mia giornata era divisa in questo modo, la mattina all’ufficio di collocamento, due fette di pane in cassetta con una sottiletta, era il mio pranzo, poi letto e televisione, televisione e letto. Nel fare lo zapping tra i canali, mi capitò di vedere una pubblicità con una bella signora che invogliava le persone ad iscriversi al primo corso per informatore commerciale.

Fu un lampo, mi ricordai tutto, l’incontro con Pietro e il resto, presi il cellulare e chiamai!

Fu un periodo bellissimo e stancante, non avevo i soldi per pagarmi il corso, e quindi raggiunsi un accordo commerciale con la titolare dell’agenzia, la mattina lavoravo per lei gratis all’archivio e il pomeriggio frequentavo il corso, mille ore, tutti i pomeriggi, escluso la domenica.

Il corso era cofinanziato dalla Regione, era di alto livello, i vertici regionali avevano affidato questo corso a una persona che aveva l’agenzia da moltissimi anni, erano tre generazioni di investigatori. I docenti provenivano da diverse località italiane, studiavamo diverse materie, tra cui oltre la criminologia, il codice penale, le tattiche investigative, lo studio delle armi convenzionali e tecnologiche,  anche un corso di autodifesa personale con “incontri” tra noi studenti.

Ero il più anziano, partimmo in 20 alunni, rimanemmo alla fine in cinque, gli esami furono rigorosi e durarono tre giorni, ma alla fine fui tra i primi tre a conquistare il diploma.

Una stanza della mia abitazione, la trasformai in ufficio e con l’aiuto della titolare, iniziarono a venire i primi casi da risolvere, era già un anno che facevo questa attività e i riconoscimenti si alternavano agli (per fortuna) insuccessi.

Non potrò mai dimenticare quel giorno, era il primo aprile, avevo da poco finito di preparare una fattura per un caso di “tradimento familiare” lavoro molto impegnativo che mi aveva tenuto occupato per tre mesi tra pedinamenti e appostamenti, arrivò una raccomandata, portata da un pony express.

Era una busta gialla, di quelle commerciali, a sacchetto, strano pensai, mandarla per raccomandata, nessun mittente, solo il mio indirizzo, ancora più strano il contenuto, c’era un biglietto aereo per le 14.00 da Napoli per Catania e un altro già pagato per il ritorno senza data, una chiave e un bigliettino con un numero di cellulare.

Li per li, pensai onestamente ad un pesce d’aprile, ma tutte le mie impressioni scomparvero nel momento della mia telefonata all’aeroporto e alla compagnia di volo, ero stato prenotato per quel pomeriggio, la cosa mi intrigava, ma chi mai poteva essere l’autore di questa richiesta di avermi a Catania?

Non mi restava che chiamare il numero di cellulare, per avere spiegazioni, ma fu del tutto inutile, perché dopo aver fatto il numero, la persona che mi rispose dopo aver chiesto chi ero, mi disse solo “cassetta di sicurezza dell’aeroporto n. 38” e riagganciò!

Delle due, l’una o era un tranello di qualche marito che avevo scoperto o di una donna, perché no! Oppure era un nuovo caso! Il lavoro che avevo intrapreso, mi aveva già dato delle opportunità strane in quest’ultimo anno, volli pensare in positivo, preparai la valigia, dovevo essere due ore prima in aeroporto e cosi fu!

Mi guardavo con naturalezza intorno, ma sentivo di essere osservato, ma era inutile cercare di capire da chi, l’aeroporto era un brulicare di persone, appena arrivato mi avviai alle cassette di sicurezza, ero in anticipo di un quarto d’ora sull’orario previsto, apro la cassetta n.38, c’era una busta.

Mi allontano all’area di imbarco, prima di entrare, vedo il contenuto, un foglio e mille euro in biglietti da 20 euro, sul foglio “1 aprile, stanza n.238 dell’albergo Garibaldi al centro città, sarete contattato in giornata” firmato Tesla.

Sempre più strano, tramite il cellulare chiamo l’albergo, mi danno conferma della stanza a mio nome, in attesa per le 15.30, orario d’arrivo dell’aereo.

Il viaggio, fu tranquillo, ma quella sensazione di essere sotto controllo non si allontanava, ed ebbi la conferma quando ero in attesa del bagaglio che avevo imbarcato, oltre al sottoscritto, c’era una coppia giovane, poi due persone ben vestite, uno dei due si avvicinò

– Queste sono le chiavi della macchina per lei, parcheggio n.15, sosta 34.

Non mi ero ancora ripreso dallo stupore, i due scomparvero dalla mia vista, avevo solo notato un neo sull’occhio destro di quella persona, la mia sensazione era esatta, avevano fatto il volo con me, quindi sapevano chi ero.

Presi l’auto, una mercedes pluri accessoriata, tramite il navigatore già posizionato all’indirizzo dell’albergo, in pochi minuti raggiunsi la meta e fui nella stanza.

E ora? E ora era tempo di attendere, la macchina era nuova, l’avevo ispezionata per vedere se c’era qualcosa che mi potesse interessare, ma nulla, il libretto era intestato ad una rivendita del luogo, come auto di prova, scesi nella hall a prendere un caffè, controllai il cellulare fosse carico e feci una passeggiata nel parco adiacente, non c’è che dire, era un albergo di lusso con una vista meravigliosa sulla città, appena trovai un tavolino libero, il tempo di sedermi, si avvicinò un cameriere

– Gradisce qualcosa?

Lo guardai interdetto, non l’avevo sentito arrivare

– Si, grazie un aperitivo.

– Subito.

Scomparve per riapparire con dei salatini e un coppa di gelato con un aperitivo, nemmeno il tempo di ringraziare, era già scomparso, intorno non vedevo nessuno, ma memore di quello che era accaduto all’aeroporto, ero certo che qualcuno mi stesse osservando.

C’erano dei giornali sopra al tavolino, erano locali, iniziai a sfogliarli per fare qualcosa, ma nel frattempo mi guardavo intorno, nulla, il cellulare muto, non mi restava che andare nella mia stanza per cambiarmi per la cena.

Sul comodino trovai questo biglietto, tavolo 15, ore 19.00.

Iniziavo a fantasticare, chi era? perché? Stanco del viaggio e del lavorio mentale, mi appoggiai sul letto e mi addormentai, alle 18.30 squilla il cellulare, nessuno risponde, ma mi rendo conto che sono controllato, era una sveglia evidentemente, mi preparo e scendo.

Al tavolo 15 era apparecchiato per due persone, il cameriere mi porta il menu, inutile dire, faccio finta di vedere il menu, ma mi guardo intorno per vedere chi è il mio commensale, alle 19.15 arriva il cameriere

– Mi dispiace, ma ha telefonato la persona che aspettavate, mi ha detto di riferirle che non è potuta venire, quindi le augura una buona cena.

E così mi ha dato buca!

Non mi rimane altro da fare che cenare, inutile dire che la cena fu favolosa, i prodotti siciliani sono tra i migliori della nostra penisola e mi avviai nella stanza.

Non avevo sonno, accesi il televisore e mi misi sulla sponda del letto, ma rimasi sbigottito, qualcuno aveva anticipato le mie mosse, il televisore non stava trasmettendo delle immagini delle televisioni nazionali o regionali, ma c’era un avviso

“Legga bene prima di rispondere”

guardai meglio, c’era una videocassetta collegata al televisore nascosta che si era attivata, dopo pochi secondi altro messaggio

“Benvenuto nella nostra terra Lino, abbiamo un incarico per lei”

oramai muto dallo stupore vedevo scorrere delle immagini, erano delle montagne, poi un gregge con un uomo e un bambino, bello, riccioluto poteva avere sei anni, con un bastone cercava di mantenere ordine nel gregge, poi una casa, modesta con giardino, un uomo abbastanza anziano che stava intagliando qualcosa, poi più nulla.

Attesi, dopo qualche minuto si materializzò una cartina geografica dell’Albania, il porto di Durazzo e cerchiata in rosso la zona detta Klos del Distretto di Croia, non potetti fare a meno

– E che cazzo!

Esclamai, la mia voce era rimbombata nella stanza, mi parve di sentire qualcuno che ridacchiava, ma di certo era una mia impressione, non c’era nessuno tranne il sottoscritto.

Messaggio con in sottofondo l’immagine del ragazzo, nitida per farla memorizzare

“Nel cassetto del suo comodino, troverà cinquemila euro, un passaporto e biglietti per il traghetto con partenza da Bari. Questo è il suo incarico, riportare in Italia il ragazzo, si chiama Andrea. Ad operazione conclusa riceverà altro diecimila euro per la sua prestazione. Tesla”

Quell’immagine, non la dimenticherò mai, un volto di donna nascosto in un cappuccio nero, si vedeva solo il naso e abbozzato una parte della viso!

Ero ammutolito, non esclamai nulla, ma feci riavvolgere il nastro e lo rividi per due volte, iniziavano le domande ad affollare il cervello, perché mai io? chi erano queste persone? chi era il ragazzo, l’uomo, l’anziano? e poi sempre più forte, perché tanto mistero?

Domande senza risposta!

Aprii il comodino e trovai quello che mi era stato detto, presi il passaporto, era datato tre anni prima, aveva una foto di un bimbo piccolo, Andrea Zyca, nato a Catania il 19 settembre di due anni prima dall’emissione del passaporto, c’era solo un nome come tutore Tesla………….e poi non era chiaro il cognome (era troppo lungo) , erano presenti solo due annulli, uno per Durazzo e un altro per Bari e null’altro.

Lo tenevo in mano e lo guardavo, ma che storia è questa?

No, non era possibile, dovevo andar via, chiamai la reception e chiesi il collegamento con l’aeroporto di Catania, il primo aereo per tornare a Napoli era alle 24.00, ora erano le 22.00. Non persi tempo raccattai tutto quello che avevo tolto dal bagaglio, presi i soldi che mi erano stati inviati nella busta gialla e li aggiunsi ai soldi del cassetto e con il passaporto li lasciai dentro al comodino, nella busta gialla.

Scesi, mi feci chiamare un tassi, lasciai le chiavi della mercedes alla banconista dell’albergo, dicendo che qualcuno sarebbe venuto a prendere l’auto e mi feci portare all’aeroporto.

Non ci potevo credere, ma perché proprio io, certo conoscevo quei luoghi, avevo lavorato al commercio estero nella multinazionale prima che mi licenziassero per cinque anni, la ditta aveva collegamenti con l’Albania, avevo imparato quello che mi serviva parlando con loro con la loro lingua, ma chi era il ragazzo? E poi, un particolare da non trascurare, non avevo nessun mandato per iscritto, avrei dovuto avere altre informazioni e poi valutare e decidere, ma così no e certo che no!

Qualcuno si stava facendo beffa di me, cosa ci avevo guadagnato, nulla, una cena, forse, ma per il resto, nulla, solo pensieri e preoccupazioni, non vedevo l’ora di essere in volo, per Napoli.

Speravo che nessuno mi contattasse, tenevo il cellulare acceso, poi all’imbarco lo spensi e finalmente sul volo, arrivai a Napoli e tornai a casa, con poche certezze e mille dubbi, cercai di pensare ad altro, domani era domenica, avevo appuntamento nella Basilica di San Gennaro, con mia madre, era l’anniversario della morte di mio padre e come ogni anno ascoltavamo la messa insieme e dopo andavamo a pranzare con la pizza da Donna Sofia.

La mattina successiva mi svegliai molto tardi, mi preparai in fretta, resettando il cervello su quello che mi era accaduto, la notte alternativamente avevo sognato il ragazzo e la donna, poi finalmente mi ero addormentato profondamente.

Arrivai alla basilica con un certo anticipo, stavo salendo i gradini, quando arriva un messaggio sul cellulare

“Amore mio, questa volta non posso venire, ho un brutto raffreddore ma non ho febbre, Irina la badante e con me, vai tu a messa per tutte e due”

Mi dispiacque, era una delle poche volte, dopo che ci eravamo riappacificati che ci vedevamo, scattai una fotografia dell’ingresso del Duomo, e la inviai, immediatamente “Grazie” e entrai.

Se avessi immaginato!

Se solo quella mattina non mi fossi alzato!

Ma andiamo per ordine.

Il rito era sempre lo stesso, prima facevo una vista alla Cappella di San Gennaro, poi ascoltavo la messa e infine, prendevo un biglietto per scendere al Tesoro di San Gennaro, lo conoscevo a memoria, ma ero sempre contento di rivederlo, stranamente quel giorno c’erano poche persone, forse il caldo aveva dirottato molti per la prima vista al mare, meglio così, pensai, me lo godrò ancora meglio.

Ero nei pressi della teca con la mitra tempestata di pietre preziose del Santo, erano enormi,  frutto della devozione di tanti potenti della terra, che avevano voluto donargli qualcosa di prezioso, alle mie spalle, ad un tratto

– Non girarti!

Era una voce di donna, bassa ma imperiosa, mi bloccai

– Cosa vuole?

– Sono Tesla!

Appena sentii quel nome, feci un movimento con la testa per girarmi, ma mi bloccai, tra la scapola destra e il torace, avvertii qualcosa di duro metallico, sembrava una pistola, immediatamente ritornai nella posizione originale

– Ma è pazza?

– No!

– Cosa vuole?

Silenzio

– Incontrarti!

Dovevo assecondare, non ero in condizione di fare altro

– Dove?

Sentii che metteva una mano nella tasca destra, poi più nulla, attesi qualche minuto, mi girai, non c’era più nessuno!

Avevo urgentemente bisogno di trovare un toilette, salii sulle scale, mi ritrovai nella cappella, di lato a sinistra c’era una porta che portava alle toilette, mi liberai e dopo lavato e asciugato le mani, presi quel biglietto nella tasca

“Primo piano, alle Clarisse, chiedi di Suor Maria”.

Avevo due possibilità, sparire o andare all’appuntamento, sparire era inutile, visto che era riuscita a trovarmi e poi il mio istinto mi consigliava di incontrarla, avrei avuto maggiori informazioni e se non fosse stato il caso di accettare, rifiutare il lavoro e tornarmene finalmente a casa tra storie di tradimenti, cornuti e donne tradite.

Usci dal Duomo e mi diressi lateralmente a sinistra, c’era il portinaio del Convento, chiesi di Suor Maria e dissi il mio nome, mi fece entrare, con l’ascensore arrivai al piano e fuori c’era in attesa una suora di una certa età

– Lino?

– Si

– Venga.

Ci infilammo in un lungo corridoio, poi alla fine mi fece entrare in una stanzetta divisa da una grata, l’altra metà era al buio, potevo solo intravedere, passarono qualche minuto, poi

– Sono contenta che sia venuto.

Mi gelai, stava già li, mi aveva solo fatto attendere per vedere le mie reazioni, quasi con rabbia

– Cosa vuole da me?

La sua voce era tranquilla

– Stanotte abbiamo fatto il viaggio insieme.

Per la miseria, ero talmente stravolto, non avevo notato nulla

– Come? Cosa?

– Avrei potuto fermarti ieri sera in albergo, ma poi ho pensato che era meglio così, ti ho visto

Ma come ha fatto?

– Dall’espressione del tuo viso ho capito tutto, non hai toccato un euro di quello che ti avevo lasciato e questo mi ha convinto sulla tua onestà e mi ha invogliato a seguirti per poterti parlare da vicino.

La curiosità ebbe il sopravvento

– Perché stai nascosta? Cos’è questa storia? Il ragazzo, chi è? E il resto?

Silenzio, poi prese con una mano qualcosa e mi passò la busta gialla nella finestrina, la lasciai li, in attesa

– Non sono una suora, mi appoggio qui quando sono a Napoli,  mi chiamo Tesla dei Santarosa di Palermo, sono la madre di quel ragazzo Andrea, il padre l’ha rapito tre anni fa raccontandogli che ero morta, ho cercato tutte le strade legali per poter riavere mio figlio, ma ho fallito, nonostante le ingenti somme che ho elargito a destra e a manca.

Lei parlava, a bassa voce e io trasalivo

– Questo è l’estratto di nascita di Andrea e questa è la mia carta d’identità

Ovviamente la fotografia era stata coperta

– Il mese scorso, ho partecipato ad un Master qui a Napoli e ho conosciuto il Prof.Acava

Ecco, perché!

– Ho chiesto e ottenuto un incontro privato, ho raccontato tutto e lui mi ha assicurato che si sarebbe informato per poi darmi un consiglio. La settimana scorsa mi ha chiamata e mi ha parlato di te, sue testuali parole “Il vostro caso non è usuale, come non dovrà essere usuale il conferimento del mandato, ma in base alle mie informazioni, solo una persona può aiutarvi, ma non so se accetterà, solo in caso estremo faccia il mio nome, lui capirà. E’ bravo e non ha paura di nulla è l’uomo che può fare al caso vostro”

Ero orgoglioso, il mio professore, nonché il Presidente dell’Associazione degli investigatori privati, veniva da Roma a farci lezione tre volte a settimana, ma non dissi nulla, rimasi in ascolto

– Noto che lo conoscete bene?

Ma come ha fatto? Certo ha visto le mie espressioni

– Si, è stato troppo buono!

Non disse nulla, la sua voce mi piaceva ascoltarla, cercavo di vederla ma non ci riuscivo, aveva un cappuccio in testa, vedevo solo il naso e la bocca

– Presi le mie informazioni e decisi di convocarti, ma dopo la tua reazione ho pensato opportuno incontrarti per spiegare le mie ragioni, quello che voglio è avere il bambino con me, fargli sapere che non sono morta e riportarlo in Italia, te la senti? Il padre è un violento, sono in attesa della risposta per il divorzio dopo la mia denuncia per sottrazione di minore. Non ho voluto che si intromettesse  la mia famiglia in questa faccenda, l’avrei risolta in breve tempo, ma ci sarebbero stati dei morti sicuramente, ed io non voglio. Il compenso se è inadeguato sono disposta a raddoppiarlo o triplicarlo, non ho problemi, ma ora aspetto una tua risposta, non ora, lo capisco, ma aspetterò altre ventiquattro ore con ansia.

Così dicendo, si alzò prima che potessi dire una parola, lasciando la busta gialla e i documenti e una cassetta per il videoregistratore, il messaggio era chiaro, sono tuoi, se poi dovessi decidere di no, so che ritorneranno indietro.

Lasciò nell’aria un profumo dolcissimo di zagara e scomparve!

Mi alzai imbambolato, misi tutto nella tasca interna della giacca e mi rintanai in una pizzeria, poco distante, dove andavo sempre con mia madre, ordinai la mia preferita, la pizza marinara e nel frattempo, nonostante la folla, mi misi a pensare al caso, ero talmente assorto che non mi ero accorto di Ivan che mi stava chiamando

– Signor Lino, è pronta!

Mi risvegliai ,

– E tu, che ci fai qui?…”….

…segue…
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Araldo Gennaro Caparco

21 Febbraio 2024 – La Vita un “contratto temporaneo” – di Araldo Gennaro Caparco

Ognuno di noi,  per me,  ha un “contratto temporaneo” con la Vita, purtroppo la nota negativa è che noi non ne sappiamo la durata, ma la viviamo comunque  intensamente:

  • esiste un “Contratto breve a termine”
  • esiste un “Contratto a medio termine”
  • esiste un “Contratto a lungo termine”

Il Contratto a “breve termine” lo si riconosce per quello che accade nella nostra infanzia, nel mio caso è stato perdere mio fratello Domenico, all’età di sei mesi.

Il Contratto a “medio termine” lo si riconosce per quello che ci accade nella nostra gioventù, nl mio caso la perdita di un caro amico Franco, all’età di ventidue anni.

Poi esiste il Contratto ” a lungo termine” ed è quello che si vive in tarda età, forse il più doloroso, perché poco alla volta, ma inesorabilmente, si perdono tanti familiari, tanti, ma tanti parenti, tanti amici e conoscenti che nel bilancio della vita non sono spesso equilibrati dai momenti di gioia!

Quindi da qui nascono le domande senza risposte che ognuno di noi si fa sulla Vita, noi non possiamo scegliere a quale tipo di “contratto” siamo destinati, possiamo solo cercare di vivere al meglio e viverla bene.

Diverse filosofie narrano di come si dovrebbe vivere la Vita e una di queste mi ha colpito più delle altre:

“Se l’acqua riesce a passare tra gli ostacoli trovando la via più semplice possiamo muoverci pure noi nella Vita…basta fare come l’acqua…agisci come l’acqua…

…lascia che la Vita vada avanti e segui la tua…corrente”

Araldo Gennaro Caparco

19 Febbraio 2024 – La vita è strana! – Favola moderna di Araldo Gennaro Caparco

Quando arrivai, fui sorpreso, era una villetta non molto grande con palazzi in cemento armato di lato, palazzine degli anni cinquanta con una miriade di panni stesi, all’ingresso c’era una targa
“R/S – Ricerca e Sviluppo di Joy”
E chi era questo Ioy?
Non avendo le chiavi bussai e…
…era un vulcano, appena aprì la porta mi resi conto con chi avevo a che fare, poteva avere la mia stessa età, ma un gridolino uscì da quella bocca più femminile in un corpo di un uomo
– Caro cugino, entra, entra, la mia casa è la tua casa.
Disse ad alta voce e si guardava intorno per vedere se c’era qualcuno che ci vedesse, mi fece segno di entrare e io stupito lo seguivo nel corridoio, l’arredamento al piano terra era lo specchio della sua vita, aveva movenze femminili in un corpo di un uomo, pantaloni attillati e camicetta floreale con un giacca di lana che scendeva fino alle ginocchia, mi aiutò a riporre le valigie all’ingresso e stavolta con una voce quasi normale
– Scusatemi, ma dovevo farlo per raggiungere tutti del vicinato…
Lo guardai stralunato
– Perché?
Stese la mano
-…vedete…
Lo fermai
– Potremmo di certo avere la stessa età, dammi del tu, io sono Dino.
E gliela strinsi, un sorriso a tutti denti mi gratificò
– Grazie, io sono Joy e nonostante le apparenze…
Si fermò
-…ci siamo laureati nella stessa disciplina, solo che io non sono così famoso come te…
Diventai rosso, mentre mi accompagnava presso un divanetto vicino al camino acceso
– Mi vuoi mettere a disagio, io famoso, ma…
Mi guardò diritto negli occhi
– Ascoltami, so tutto, so perché sei qui e so anche chi ha fatto il mio nome per farti da assistente, sono contenta….
E sottolineò l’ultima parola
-…ho lasciato l’università da un anno, ma abbiamo studiato anche le tue pubblicazioni e ne sono stata rapita.
Qui le cose si mettono male…pensai… ma evidentemente la mia risposta facciale ebbe il suo risultato
– So bene, che non sei uguale a me…
Così dicendo, raccolse il suo maglione tra le gambe e si aggiustò i capelli lunghi in una coda da cavallo
– …mi hanno avvertita…
E abbassò la testa, non potevo rimanere senza parlare, la cosa stava diventando imbarazzante
– Non ho nessuna remora per chi è diverso da me, sono contento che abbiano scelto te, non capisco solo quale attinenza ci sia.
Si illuminò
– Vedi, io ho fondato questa agenzia appena uscito dall’università e la persona che mi ha proposto di tenerti sotto copertura per non dare nell’occhio mi ha convinta e incuriosita, conoscevo il tuo lavoro ed ero contenta di aiutarti.
Seguirono qualche minuto di imbarazzo
– Mi stai facendo troppi complimenti!
– Te li meriti tutti e spero di darti una mano concreta per sbrogliare questa matassa che nessuno vuole sbrogliare, ma ora, vieni ti faccio da guida….

segue…

su…

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16 Febbraio 2024 – Iole. – di Araldo Gennaro Caparco

Cosa faresti se trovassi all’improvviso,  una donna nel tuo letto,  non conosciuta?

Buona lettura delle prime pagine gratis

(In totale pagine, 113)

Araldo Gennaro Caparco

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15 Febbraio 2024 – La pagina bianca. – di Araldo Gennaro Caparco

Cos’è una pagina bianca?

E’ come la nostra Vita, una pagina da riempire, dove riversare emozioni, sensazioni, passione…sappiamo quando inizia…ma non sappiamo come finirà…

…e tanto altro ancora!

Ma che cavolo sto scrivendo?

– Ci sei?

In un attimo chiusi il computer

– Si, ci sono!

Ed eccola lì, sempre sorridente e allegra, chi era?

Tedra

…si, era quella che ficcava il naso sempre dove non doveva, la mia vicina di casa e anche la mia migliore amica…

…intendiamoci…non era la mia ragazza…ma lei si comportava come se lo fosse…anche se sapeva bene che tra di noi non poteva mai accadere nulla…se non una grande amicizia…

…ci conoscevamo dalle elementari, insieme avevamo fatto tutte le scuole…dalle elementari alle superiori…tutti ci prendevano in giro, compresi i nostri genitori…ma lei…

…ebbene lei era un’altra cosa!

– Che stai facendo Dino?

E senza che io le dessi il permesso, mi strappò dalle mani il computer e dopo aver letto…

– Sei patetico!

La guardai

– Cosa vuoi dire?

Mi guardò strano, poi venne ad accoccolarsi sul divano vicino

– Sei un testone…

– Perché?

Sorridendo

– Cosa significa quello che hai scritto?

Stupito

– Non lo so ancora, ma avrà un senso prima o poi.

Mi scagliò uno dei cuscini

– Scemo!

– Perché?

– Perché? E me lo chiedi pure!…

Aspettavo

-…sei un bel ragazzo, hai quasi ventidue anni, ti sei diplomato con il massimo dei voti al liceo classico, ti sei iscritto a Giurisprudenza, volevi fare l’avvocato, poi…

Sapevo bene dove voleva arrivare

-..e poi per una ragazza, ti sei iscritto a Scienze Biologiche, ma lei non contenta, ti ha convinto che era meglio iscriversi alla Facoltà di Medicina…

– Smettila!

– E no caro mio, continuo e tu mi stai a sentire…

Capitolai

-…avevi già dato due esami importanti a Giurisprudenza, avevi ottenuto meritatamente trenta e lode a Scienze Biologiche avevi dato un esame che molti avevano ripetuto per undici volte e tu…

Sgranai gli occhi

-…l’hai superato alla prima volta…ti sei azzerato e iscritto a Medicina…e qui…

Aspettavo la stoccata finale

– E qui?

– Lo sai bene, hai capitolato…

Era tutto vero e solo una come lei, mi voleva bene come se fossi suo fratello poteva trattarmi in questo modo, mi resi subito conto che non faceva per me…ma per amore…mi iscrissi…e

– Cosa vuoi?

Lei si avvicinò e quasi toccandomi una guancia al livello dell’orecchio

– Sei stato uno stronzo…

Mi girai verso di lei, le nostre labbra erano vicinissime

– Io…

– Sei uno stronzo…e …non mi dire che non lo sai…hai sbagliato e lo sai, perché quando quella si è resa conto che tu non saresti andato oltre a medicina perché non era quello che desideravi…

Si fermò e si spostò di lato, senza guardarmi

– Ti ha mollato!

Era tutto vero e io lo sapevo, non potevo discutere con lei, capì di avermi ferito…

…e non poco

– Ascoltami, lo sai , ti voglio bene e mi sono stancata…

Meravigliato

-…non voglio che butti all’aria la tua vita per una che non ti voleva  ma anzi desiderava che tu fossi un burattino nelle sue mani…

Con una mano cercai di arginare le sue parole, ma lei dolcemente la prese e la mise sul cuore

-…lo so bene, tu non vuoi essere uno scrittore, scrivi adesso per altri che non lo sanno fare e che firmano a posto tuo gli articoli che loro pubblicano, lo so bene i tuoi ti stanno facendo pressione, vogliono vedere la strada che intraprenderai, ma è per il tuo bene…

– Allora?

– Devi decidere?

– Cosa?

Pausa lunga, poi massaggiando la mia mano

-…cosa vuoi fare veramente da grande nella Vita?…

…segue…
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14 Febbraio 2024 – Festa dell’Amore – di Araldo Gennaro Caparco

14 Febbraio 2024
San Valentino – Festa dell’ Amore
“L’amore? Toglietemi pure tutto, l’oscar, il denaro, la casa, ma l’amore no, non portatemelo via: l’amore è pioggia e vento, è sole e stella.L’amore è respiro e, lo so, lo so, è veleno. Certe sere mi dico: Anna apri l’occhio, questa è la cotta che ti manda al creatore. Perché, vedi, lo ammetto ho un carattere eccessivo e smodato. Non mi so frenare, ogni volta che amo mi impegolo fino ai capelli. Sapessi che strazio, poi uscirne vivi, che tragedia scappare! E una mattina ti svegli nel letto e non hai più sangue. Ma poi ricomincia ed è meraviglioso.”
Anna Magnani
…al via scatenate l’inferno!!….
….è quasi ora di prepararsi…c’è chi è al primo appuntamento e chi invece all’ultimo appuntamento…(dipende come andrà la serata)…l’aria è tesa…scatta l’ora X della scelta del vestito…
…che la fibrillazione abbia inizio!…
..per lui…la scelta del locale dove andare (almeno così si faceva una volta)…telefonata…prenotazione…è fatta!…non vi dimenticate i fiori…anche una rosa data con Amore…va bene!..
…per lei…la condivisione via cellulare con le amiche per la scelta del vestito…stanza in disordine “non ho nulla da mettermi”…vestiti che volano, pianto liberatorio…vestito scelto…amen!…
…i genitori?…
…chissà, una volta erano preoccupati, ma oggi, sono impegnati a fare altro…separati, divorziati, famiglia allargata, quanti pensieri!…teatro, cinema o sala da ballo…poi…si vedrà!!…
…e per i figli?…
…cento euro…e si sono puliti dalla…preoccupazione!…
…l’ora di ritirarsi?…non è più come una volta…”hanno sedici anni…sono grandi ormai…”…sigh….
…mi raccomando stasera…se avete scelto una pizzeria…non c’è storia…pizza, crocchè, patatine, arancine, scagliuozzi, calzoncini napoletani e fetta di dolce…perfetto…passeggiata e cornetto caldo a mezzanotte!!…
…ma se avete scelto un ristorante…beh qui è un’altra storia…
…non scegliete, lasagne o pasticci di maccheroni…o Cappello del prete…o sformato di tagliolini “incappucciati”…o…peggio ancora…pietanze gourmet da fare selfie e da rimanere digiuni… se non siete certi di conoscere come si mangia in quel locale…scegliete piatti semplici, piatti da preparare al momento…dovete attendere vi sarà detto…fregatevene…avrete maggior tempo da dedicarvi…ovviamente se non siete degli idiotiweb…spegnete i cellulari…questo è il vostro momento…da non condividere con gli altri!!…(almeno si spera)!…
…secondo e contorno…niente frittate ripiene, niente fagottini di San Valentino (non esistono)…una buona bistecca ai ferri con contorno di insalata mista e patatine…vi farà felici…e…eviterete piatti pre preparati da tempo!!…
…e a chi piace il pesce…mitili in abbondanza…(se non sono freschi ve ne accorgerete immediatamente) e poi…secondo una vecchia leggenda…hanno un potere afrodisiaco molto potente!!…
…frutta in abbondanza…(non può essere manipolata, quella è!)!…
…dolci…semplici…non le palle di Mozart…o…i profiterol…scongelati!!…”chiacchiere” a volontà e non solo in gusto…ma quelle vere…quelle per conoscersi…quelle necessarie per non sbagliare!!…
…parlate…parlate…e… non avete timore a farlo…e…se qualcuno/a si scoccia…meglio saperlo prima…non fa per voi!!…
Buon appetito e Buon San Valentino…da Araldo Gennaro Caparco