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20 Gennaio 2023 – Il rumore del silenzio

Il rumore del silenzio.

A mio Nonno Gennaro di CasaCaparco – Pugliano di Teano – Caserta.

…”…

Per fortuna arrivò l’alba e come facevo con mio nonno, anni e anni addietro, chiusi la porta di casa e camminai, tanto, ma tanto, feci il giro dei terreni che una volta erano a mezzadria di mio nonno, toccavo la terra, ammiravo le culture, quei pochi che mi videro, non mi riconoscevano, ma poi quando dicevo chi ero e a quale famiglia appartenevo, mi lasciarono fare.

Quanti ricordi!

Ma si può vivere di ricordi?

Certo che no! Ma aiutano a vivere!

Come quella volta, stavamo in un terreno vicino alla chiesa, ero un dodicenne affamato, andai da lui

“Nonno, ho fame?”

Non si scompose più di tanto, stava potando

“Vai dietro al pagliaio, c’è una pianta di pomodori, scegli il più maturo”

Corsi, e ritornai

“E adesso?”

Lo trovai, aveva una fetta di pane in mano pronta per me

“Lava il pomodoro e poi passalo schiacciandolo sul pane”

Per me era Vangelo, così feci

“E l’olio, il sale”

E lui quasi sorridente

“La tua fame è il condimento”

Non ho mai più assaporato qualcosa di migliore!

Era un saggio, lo chiamavano “il poeta”, non so il perché, ma mi piaceva!

Fu quella mattina che decisi cosa fare!…”…

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Anche in AudioLibro, autoprodotto e registrato in voce dal sottoscritto

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Araldo Gennaro Caparco

 

 

19 Gennaio 2023 – Il volo del cormorano.

Il volo del cormorano.

…da pag.27…

…”…

Era la stagione estiva, molti bagnanti affollavano giù la spiaggia della marina, fin dal primo mattino, ero contento, sentivo il loro vociare, mi faceva compagnia, ma preferivo sempre quel luogo il costone per farmi il bagno e alternavo, alle volte all’alba e qualche volta al tramonto, così fu in quella giornata un’alba limpidissima, mi ero svegliato presto colpa di un incubo, ancora erano ricorrenti, eravamo io e Sara abbracciati e rotolavamo sul letto, all’improvviso per terra e mi svegliai all’improvviso, ero una zuppa di sudore, decisi, volevo farmi un bagno ristoratore, l’acqua fredda del mare avrebbe portato via tutti i ricordi di quella notte e mi avviai con la macchina fotografica e due panini farciti con una bottiglia d’acqua e una di birra al costone.

Mi avviai con passo svelto, quando arrivai, su un masso laterale, vidi dei vestiti, mi guardavo intorno non c’era nessuno, mi intrigava volevo capire di chi fossero, mi guardai un’altra volta intorno, c’ero solo io, un pantaloncino sopra, una maglietta bianca sotto e un paio di scarpette di ginnastica con dei fantasmini rosa dentro e un asciugamano grande, mi bastava, solo per avere conferma mi affacciai dal costone, e vidi una ombra che stava nuotando per raggiungere la riva, me ne andai!

Arrivai trafelato a casa, buttandomi sotto la doccia, mi dicevo che non ero ancora pronto per incontrarla, era Anna  ne ero certo, avevo riconosciuto le scarpette di ginnastica,  le avevo regalate io al suo compleanno, il diciottesimo per essere esatti, non ero contento di andare a quella festa, lei lo sapeva, mi sarei trovato fuori luogo, con tutti i suoi amici diciottenni, lei mi sfidò “Se non vieni, cancellami dalla tua vita”, ci tenevo e molto alla sua amicizia, erano quattro anni che l’avevo conosciuta ed era la mia confidente e amica, quante volte avevamo litigato, ma poi alla fine facevamo sempre pace e l’accompagnavo a casa sua, ma trovammo sulla porta quel giorno, la mattina, suo padre “Chi è lui?” – ci guardammo e fui lesto a rispondere “Sono un amico!” e lui rivolto ad Anna “Amico o altro?”, lei abbassò lo sguardo poi con una vocina “Papà è un amico e basta!”, si accontentò della sua risposta e mi fece entrare, volle sapere tutto di me, che scuola facevo, di chi ero figlio, risposi impacciato a tutto e che diavolo avevo solo vent’anni, alla fine “Sei un bravo ragazzo, mi raccomando proteggila e l’unico tesoro che ho” e mi lasciò andare dopo aver chiamato la figlia.

Il giorno dopo, ci vedemmo in classe, prima di entrare volli che le raccontassi tutto, alla fine, “povero papà” disse “perché” e lei con due lacrimoni “mamma è morta da poco e lui ha solo me”, l’abbracciai e le asciugai le lacrime prima di entrare in classe, la sera stessa le portai il mio regalo “ma come hai fatto a ricordarti” eravamo insieme quando le aveva viste in un negozio, dopo averla accompagnata a casa andai al negozio e l’acquistai, cinque mesi prima del suo compleanno, guadagnai un bacino innocente sulla guancia, ma divenni rosso come il pomodoro.

Uscii dalla doccia, mi cambiai e stavo facendo quella colazione che mi ero ripromesso di fare dopo il bagno, ma non era giornata, sentii qualcuno che batteva sulla finestra nel cortile, pensai a lei ovviamente, invece quando sbirciai dalla finestra, vidi una bambina di circa due anni con una massa di capelli rossi e che diavolo, che ci faceva nel giardino di casa mia, uscii fuori immediatamente

– Chi sei?

– Cinzia.

– E cosa fai li?

– Mi sono persa.

– E i tuoi genitori.

– Non lo so.

E stava per piangere

– Aspetta, non piangere, ti piace la marmellata

Fece di si con la testa, le presi la manina e la portai in cucina, poi presi una fetta biscottata e misi della marmellata sopra

– Ecco, questa è per te, io sono Leo.

Lei guardava avidamente la fetta di pane tostato

– Grazie Leo

Mentre era impegnata a mangiare chiamai i carabinieri e avvertii di aver trovato una bimba di circa due anni nel giardino che aveva perso i genitori, mi dissero che sarebbero venuti subito, mi sedetti vicino a lei e le misi un cuscino per appoggiarsi allo schienale, in quel momento bussarono alla porta, pensai ai genitori di Cinzia, gridai avanti, invece quando si aprì la porta, la vidi era Anna, gli occhi spalancati dallo stupore, in quel momento la piccola si sbilanciò

– Attenta Cinzia, tesoro…

E lei sulla porta

– Sei un farabutto, perché non me ne hai mai parlato?

Sbatté la porta e scomparve, non potevo lasciare la piccola da sola, non la rincorsi, ma mai avrei voluto che lei pensasse che non ero stato sincero, non era mia figlia, con una mano colpii l’aria e aspettai i carabinieri…”…

 

18 Gennaio 2023 – Il faro di Ondina!

Il faro di Ondina!

…da pag.16

…”…Mi svegliai madido di sudore, mai, dico mai, avevo sognato mio padre e mia madre fin ad allora, mi ero dimenticato di quell’episodio avvenuto tanto tempo fa e fu come una folgorazione, ecco quello che avrei fatto, non potevo continuare a crogiolarmi sulla sfortuna della mia vita, mi alzai di scatto e solo allora mi accorsi della caduta di una coroncina di roselline, qualcuno l’aveva appoggiata sul mio torace, la raccolsi, era un fermacapelli, mi guardai intorno stupito, prima non c’era, ne ero certo, poi la guardai meglio, era piccola, alzai gli occhi al cielo, era stupendo di un blu intenso, squillò il mio cellulare

– Dove sei?

Non rispondevo, era Alis una ragazza che avevo conosciuto al ristorante, faceva anche lei la cameriera, non rispondevo perché nel farlo notai la foto che avevo sul cellulare, quella dei miei genitori, poi guardai la coroncina che aveva mamma, era identica a quella che avevo in mano, solo più grande, il cellulare gracchiava

– Dimmi Alis.

– Dove sei?

– Al faro.

Silenzio

– Ma lo sai che ti stiamo aspettando?

Solo allora mi ricordai, era un giorno di festa , il primo giorno di primavera e lo festeggiavano quasi tutti recandosi sulla montagna, i miei amici avevano organizzato una gita e mi raccontarono che a qualche chilometro a sud di Stykkishólmur c’era Helgafell, la celebre montagna sacra d’Islanda dove riposano i resti di una delle eroine delle saghe islandesi, Guðrun Osvifsdóttir, era un posto ideale per fare trekking e respirare l’aria magica che circondava la zona e poi esisteva una leggenda, si narra che chi scali la collina possa chiedere tre desideri a patto che rispetti alcune semplici regole: percorrere il pendio sudoccidentale in silenzio e senza voltarsi mai, i desideri devono essere chiesti da un cuore nobile ed innocente, bisogna scendere dal pendio orientale e non svelarli a nessuno.

– Leon, ci sei?

Imbarazzato

– Scusami, mi ero dimenticato.

– Allora, che fai , vieni?

Non volevo andare per due ragioni, la prima volevo andare da zia e raccontarle tutto e della decisione che avevo preso in quel momento, la seconda era che Alis era fin troppo disinvolta per me e mi metteva sempre in difficoltà, specialmente quando scopriva volontariamente le sue grazie, superiori e inferiori, ci aveva già provato diverse volte con me, ma non era il mio tipo, glielo avevo fatto anche capire, ma era certa che sarei capitolato, prima o poi.

– Avviatevi, vi raggiungo dopo!

Silenzio

– Va bene.

Lo disse con una voce rabbiosa, potevo addirittura immaginare la sua faccia, certo era una bellissima ragazza, occhi celesti, capelli biondi lunghi, un corpo da far paura e minigonne vertiginose anche con un freddo polare, ma era troppo per me, la mia esperienza passata mi aveva messo in guardia, alle volte tanta bellezza porta solo guai, ne ero certo e poi in quel momento ero impegnato in altro, non mi interessava intrecciare un’avventura amorosa o di solo sesso, perché questa era l’idea che mi ero fatto di lei, una venere attraente e disponibile, troppo disponibile.

Ma l’uomo propone e Dio dispone!…”…

segue…

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C’era una volta…

C’era una volta….

…già c’era una volta

…un ragazzino delle scuole medie che per poter arrivare alla sua scuola doveva attraversare quasi tutta la città, quasi mille metri a piedi, già la sua famiglia non possedeva un’auto e ne i suoi genitori mai lo accompagnavano.

Aveva una cartella zeppa di libri e per lui all’inizio era una fatica portarla, frequentemente la passava da una mano all’altra, facendo delle pause per strada.

Non esisteva l’allerta meteo, ma solo il “dovere” di andare a scuola qualsiasi erano le condizioni esterne, non amava l’ombrello, era un di più che lo intralciava di molto oltre la cartella e quindi quando arrivava la pioggia si appresta a correre dopo i Grandi Magazzini per arrivare nei pressi di una piazza dove c’erano delle arcate che lo avrebbero protetto e la…sua…edicola preferita!

A casa non avevano mai smesso di dire “che era fortunato ad andare a scuola” e lui obbediente cercava di farsi onore, ma, quella strada diventava sempre più faticosa, non era robusto ma mingherlino e proprio per la consapevolezza del tempo per arrivare a scuola, si avviava per tempo, quasi una mezzora prima del suono della campanella.

Qualche volta arrivato all’altezza della villa comunale, incontrava qualche suo compagno di classe, non ne aveva molti, era introverso, ma uno in particolare gli era molto simpatico, era figlio di un macellaio e qualsiasi fosse la stagione, portava i calzoncini corti ed era per tanti lo zimbello per questa sua strana abitudine, ma era quello il momento in cui il mingherlino diventava un leone, fin dalla prima media non permise a nessuno di prenderlo in giro misurandosi anche con quelli più grandi di lui.

Amava la scuola, aveva sete di imparare, ma non amava chi urlava e all’epoca per alcuni professori era la regola e fu proprio per questa ragione che in terza media, ribellandosi finalmente protestando per i loro bruschi modi,  fu bocciato e quindi per un ulteriore anno, portò con se quella borsa, vergognandosi di incontrare qualche compagno che era passato alle superiori.

17 Gennaio 2023 – Il coraggio e la paura.

Bologna – Centro Caritas della Basilica di San Petronio.

La ringraziai, presi un numero, ero il diciottesimo e mi sedetti su una delle sedie disponibili, c’erano tante persone, di tutte le età, gocce di umanità allo sbaraglio, venne una mamma con un figlio piccolo attaccato al seno, guardai il suo numero, cinquantaquattro, non ci pensai due volte, le offersi il mio numero, l’accettò sbalordita

– Grazie.

Quando venne il suo turno, la vidi, il bimbo dormiva beato e lei era più tesa, poi all’uscita aveva un largo sorriso, venne vicino

– Grazie, se non fosse stato per lei non avrei avuto la possibilità di trovare lavoro, vado a fare la babysitter e porto mio figlio con me, Dio la benedica, grazie.

E mi abbracciò!

Eh già, qui chi prima arriva, forse trova lavoro, ma ero contento, il suo sorriso mi aveva emozionato, sia quello che sia!

Dopo tre ore eravamo al quarantaquattresimo numero, mi mancavano ancora dieci persone, poi sarebbe stato il mio turno, vidi avvicinarsi Suor Agi

– Vieni con me!

Ero stupito, volevo dirle che tra poco era il mio turno, ma non feci in tempo, mi prese per mano e la seguii, stavamo entrando nel convento, corridoi enormi, con stanze ai due lati, in fondo una vetrata artistica con il battesimo di Gesù da parte di Giovanni, eravamo arrivati, mi guardò, mi aggiustò il giubbino

– Andiamo dalla Madre Superiora, lascia qui la sacca, nessuno la toccherà.

Dalla Madre Superiora, io? E perché?

Ma feci quello che mi era stato detto, entrammo in una stanza molto grande, era semplicemente arredata, in fondo una grande scrivania con un crocefisso e il telefono, poi la vidi, di spalle una donna molto alta, stava inginocchiata, stava pregando, attendemmo in piedi in silenzio.

Terminò e si girò, era una donna con un volto stupendo, nonostante l’età, sui settant’anni, mi guardò con aria severa, poi la sua bocca si allargò in un sorriso

– Ecco madre, questo è il giovane.

Non diceva una parola, mi fece segno di sedere, cosa che feci subito, poi lei passò dietro la scrivania

– Dimmi, perché hai cambiato la tua prenotazione?

Ero sorpreso, come faceva a sapere

– Mi è sembrata la cosa più giusta da fare, ho sbagliato?…

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16 Gennaio 2023 – Dalle stalle alle stelle

Dalle stalle alle stelle

…Guardavo fuori al finestrino il paesaggio era diverso dal nostro, niente più colline, ne boschi, ma solo grandi distese di terra e fattorie distanti tra loro, ogni tanto una città e poi arrivato a Padova, seguendo le istruzioni di Franco, presi un’auto a noleggio e mi avviai verso Ala nel trentino, era la città natale di Laura, avevano deciso di sposarsi li.

Frequenti furono le telefonate di Franco, il quale non vedeva l’ora che arrivassi, lui meridionale come me, si sentiva un estraneo in questa terra, emozionante fu il nostro incontro, io mingherlino e lui robusto, conobbi Laura, una bella ragazza, sprizzava gioia da tutti i pori, ci definì Davide e Golia.

– Finalmente ti conosco!

Era Laura, una bella ragazza, occhi scuri come la pece, una massa di capelli biondi che l’incorniciavano il viso e sincera come l’acqua di una fonte.

Ero contento, la loro gioia mi faceva bene, mi lasciai trasportare, gli occhi di Franco luccicavano

– Ero certo che avresti preso il primo treno, ti abbiamo prenotato una stanza nell’albergo dove faremo il rinfresco, ora andiamo al ristorante.

Erano preoccupati per me, lo sapevo, ma mi travolsero raccontando i preparativi per le nozze, li ascoltavo ma non rispondevo, mi lasciavo trasportare e così ci ritrovammo a tavola.

– Allora fratello, mi hai fatto una bella sorpresa!

– Ero certo, non mi avresti detto di no, abbiamo programmato tutto e Laura continuava a dirmi, ma quando lo chiami? Ed io , non ti preoccupare, all’ultimo momento, e così è stato.

– Hai rischiato, ma sono contento.

Laura mi studiava, poi

– Che progetti hai Rino?

Bella domanda

– Non lo so?

Franco si fece serio

– Non ti lasciare andare, sei provato, ma sei in gamba.

Non mi piaceva come andava la discussione, cercai di evitare la risposta

– Allora, la festa di addio alla vostra posizione di single?

Si guardarono e risero

– Abbiamo deciso di non farla, viviamo insieme da due anni e siamo più che contenti di sposarci.

– E tu?

Era Laura

– Hai qualcuna?

Sempre più imbarazzato

– No, e da tempo, oramai!

E lei subito

– Mai dire mai!

Meravigliato non dissi nulla….

 

14 Gennaio 2023 – Da Vanni – “Soloprimi”

Descrizione

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Era d’ agosto,

il caldo era notevole, ma alle prime ore della mattina era piacevole trovarsi per strada in auto tra le campagne, nell’aria un fiorire di colori e di profumi, quella mattina mi stavo recando alla stazione ferroviaria, dovevo ritirare dei giunti meccanici in arrivo da Arezzo.

I finestrini erano abbassati, la musica a tutto volume della radio mi facendo compagnia per quei sei chilometri di distanza dalla mia cittadina Alleria alla staziona ferroviaria.

Alleria, bel nome, vero?

Chi sa qual è l’origine del nome, ma ci stavo bene!

Dopo anni di “schiavitù” da partita Iva, una laurea in ingegneria meccanica messa definitivamente in bacheca all’ultimo esborso/pirata dello stato, ho detto basta e iniziato una nuova vita da cinque anni.

Questi erano i miei pensieri di quella mattina, un lunedì d’agosto che cambiò la mia vita!

Arrivai alla stazione con qualche minuto d’anticipo sul treno, un mio amico mi stava inviando quello che sarebbe servito per terminare l’opera della Madonna della Grotta,  già,  ero uno dei sostenitori e organizzatori della Festività del 15 di agosto, giorno in cui si sarebbero riversati qui centinai di persone, turisti ed ex emigrati, per partecipare a quella festività di cui la storia sul ritrovamento della Madonnina in quella Grotta, risaliva al 1500.

Sta per arrivare il treno, devo muovermi e andare verso la prima carrozza, la fermata non dura a lungo e il treno deve proseguire per Terni

– Sei tu Osvaldo?

– E tu dovresti essere Vanni?

– Si, sono io.

Si sporge dal finestrino e mi consegna un pacco

– Grazie, salutami Lapo quando torni.

– Sarà fatto, buona giornata!…

13 Gennaio 2023 – Aurora.

Descrizione

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Napoli, stazione dell’alta velocità.

Il marciapiedi è semi vuoto, sto aspettando la visualizzazione sui monitor per il numero delle carrozze ed è in quel momento guardandomi intorno che la noto, poco più in la, una ragazza con due valigie, arranca sul marciapiedi, una più piccola maneggevole e l’altra più grande, a vederla sembra molto pesante, riesce comunque a trasportarle nonostante una borsa a tracolla, che gioca a fare l’altalena davanti e dietro al suo corpo, lasciandola senza fiato.

Alta, quasi come me, un metro e ottanta circa, molto magra al contrario del sottoscritto, capelli neri a caschetto, età sui venticinque anni circa, pantaloncini neri, maglia bianca, fantasmini rosa e scarpe da ginnastica dello stesso colore….

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…segue…
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12 Gennaio 2023 – Tesla.

Descrizione

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Dati anagrafici:

Nome Lino, Età 40 anni compiuti da poco,Celibe,Lavoro – Investigatore, Città – Napoli. Bello vero, mica tanto!

Dopo aver avuto un’esperienza in campo lavorativo per dieci anni in una multinazionale, una mattina ti svegli e sei disoccupato!

Smarrimento, farmaci, depressione e chi più ne ha più ne metta, 11 anni di convivenza, stessa modalità, stesso destino, neanche un biglietto, neanche a guardarsi negli occhi ed essere sincera, un sms sul cellulare, il giorno del mio licenziamento “Non ce la faccio più, vado via, parto con un amico in Australia. Addio”.

Ma si può essere così aridi, non dico che la nostra relazione fosse tutta rose e fiori, stavamo bene insieme, almeno credevo, più volte le avevo chiesto di regolarizzare la nostra posizione, e lei niente, “Stiamo bene così!”, figli? Nemmeno a parlarne, dovevamo rifuggire tutte le occasioni che si presentavano, con i nostri amici, che nel frattempo, avevano prolificato.

Avevo accettato tutto, per lei, e ora? Uno sms e si chiude la partita!

Dopo la fase di analisi, coadiuvato da un amico psicologo, durata 24 mesi, alla fine ho concluso, che era una stronza, una grande stronza!

Ed io… un coglione!

11 Gennaio 2023 – Tutta colpa di un’anatra!

Descrizione

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Aosta

– Dott.ssa ho una bella notizia per lei.

Il cellulare iniziò a tremare

– Quale?

Quel silenzio non finiva mai

– Allora?

Si sentì un sorriso

– Sono uscite le graduatorie del Concorso Nazionale, lei è tra le prime venti…

Lanciai un urlo, poi recuperai il cellulare volato sul divano

– E…

– Le è stato assegnato l’incarico nella sua regione, l’aspetto per la firma di accettazione nel mio ufficio.

Non riuscivo a crederci

– Grazie Direttore, ci vediamo in ufficio.

Questo era successo una settimana prima, ora mi trovo sull’autostrada per Reggio Calabria, finalmente ritorno nella mia regione, dopo una gavetta durata dieci anni, tra le montagne della Valle d’Aosta e Trentino.

In ufficio fu prima festa grande per me, non avevo mai nascosto il mio desiderio di tornare a casa, poi venne il momento commovente ed emozionante degli addii, non so quanto ho pianto, volevo essere forte, ma alla fine, crollai.

Tutti, si erano affezionati a me e tutti mi diedero una mano a svuotare la mia villetta, con me avevo solo una valigia e un trolley, il resto era stato già inviato presso uno spedizioniere a Ragusa in attesa del mio arrivo tre giorni prima, un mio cugino Alfio mi avvertì che tutto era stato trasferito in un locale della ditta.

Gradualmente scendendo per l’autostrada mi liberai dei vestiti pesanti, eravamo in primavera e quando arrivai a Reggio Calabria, per imbarcarmi sul traghetto per Messina, avevo un vestito leggero a maniche corte con solo un foulard al collo, quello di mia madre, finalmente sentivo il caldo dopo per anni aver sofferto il freddo, per un’anima mediterranea come me, avevo sofferto tanto, ma mai, dico mai, avevo abbandonata l’idea di ritornare nella mia Sicilia.

Appena laureata, per un moto di ribellione verso la mia famiglia, partecipai ad un concorso, avevo 23 anni e non sopportavo l’idea che mio padre si risposasse dopo la morte di mia madre avvenuta solo due anni prima, non era un astio nei confronti di quella donna, ma, avrei desiderato che mio padre non avesse fatto una cosa così affrettata, non mi ero ancora ripresa da allora e i nostri contatti furono irrimediabilmente troncati, non avevo più nessun padre mi ripetevo e alla fine mi convinse che così fosse, onestamente lui cercò in tutti i modi di riallacciare il rapporto, più di una volta, nonostante il suo carattere  e la sua indole, venne a trovarmi, ma furono momenti di imbarazzo totale, il tempo di un caffè insieme e nulla più.

Eravamo simili, troppo simili e distanti!…

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