18 Marzo 2023 – Tutta colpa di un’anatra!

18 Marzo 2023 – Tutta colpa di un’anatra!

Ecco quello che pensavo sul traghetto per Messina, non smettevo mai di ringraziare lei e vinsi il successivo concorso nazionale proprio in quella provincia Ragusa, quindi avevo deciso di abitare quella casa, quella che lei mi aveva donato a Pozzallo.

Per tutti gli anni della mia lontananza fu Alfio ad amministrare quella casa per me e io gli volli riconoscere per il suo impegno il cinquanta per cento del fitto mensile durante i mesi estivi, lui non voleva, ma alla fine mi ringraziò, disse che quei soldi avevano contribuito all’acquisto della sua casa quando finalmente coronò il suo sogno di sposare, la sua compagna di università a Palermo, ora era padre di due bambini, un maschio e io fui la madrina al suo battesimo della femminuccia.

Nonostante la bella giornata primaverile, in mare aperto, iniziarono lentamente e poi sempre più forti gli ondeggiamenti, bastarono pochi minuti e il mare si ingrossò, il capitano consigliò a tutti i passeggeri di rimanere sotto coperta, anch’io fui travolta da quel cambio repentino del mare, cercai un posto dove ripararmi, poi l’adocchiai, era in fondo vicino alla scaletta che portava al garage, certo, non era la prima volta che mi succedeva, ma sarà stata la lontananza per tanti anni, non ero più resistente come prima, con difficoltà riuscii ad attraversare la sala, cercando di non pestare nessuno e stavo quasi per arrivare alla meta, quando, passando davanti al bancone del bar, vidi solo un ciuffo di capelli rossi e una voce che urlava

– Staiu pi moriri aiutatemi (sto per morire aiutatemi).

Mi bloccai all’improvviso, era un giovane con gli occhi chiusi che batteva con forza la mano destra sul legno, tanto da ferirsi

– Stia fermo e mi ascolti, deve fare quello che le dico io!

Si bloccò, guardandomi stralunato

– Si ‘na Maronna (sei una Madonna)

Nonostante gli ondeggiamenti, non riuscii a non sorridere mentre stavo lentamente cercando di farlo rialzare

– Magari!

Con qualche difficoltà, riuscimmo a staccarci dal bancone del bar, dopo averlo fatto sedere sul posto che avevo adocchiato

– Ora, fermo così, metti la testa in mezzo alle gambe e non muoverti!

Sarà stato il mio tono, sarà stato che oramai mi credeva una figura divina, fece esattamente quello che gli avevo detto, fu allora che notai le ferite alla mano, scendevano gocce di sangue, tornai al bancone agguantai una bottiglia di gin, poi in un cassetto, trovai un canovaccio bianco pulito

– Ora ti farò del male, ti brucerà, ma è necessario.

Stava per rialzare la testa

– Fermo!

E versai il gin sulle ferite, cacciò un urlo e avvolsi il canovaccio stretto, con l’altra mano cercava di fermarmi, ma riuscì solo a prendere il mio foulard

– E’ tutto passato, non muoverti!

Vedere un uomo in quello stato non è certo piacevole, ma era l’unico modo per aiutarlo, ma ora ero io che avevo bisogno di sedermi, si era liberato un posto su un divanetto distante, non ci pensai due volte e lo raggiunsi, finalmente chiusi gli occhi in attesa che tutto si calmasse.

Il traghetto per non andare incontro alla bufera, aveva dovuto fare una manovra più lunga e il capitano avvertì i passeggeri, era una prassi comune e nessuno protestò, non so come mi addormentai e quando mi svegliai cercavo con le mani il mio foulard, poi mi ricordai tutto, guardai verso quel posto dove avevo lasciato quel giovane, non c’era più nessuno, il mare si era calmato e il comandante ordinò di rientrare nelle auto in garage, eravamo prossimi all’arrivo, mi guardai intorno alla ricerca di quella persona, ma nulla, era scomparso, anche in garage feci la stessa cosa, ma non potetti scendere al primo livello e dovetti rientrare in auto, si ero dispiaciuta, quel foulard apparteneva a mia madre e sopra aveva a suo tempo ricamato il mio nome, pazienza, avevo aiutato una persona e questo mi faceva piacere, cos’altro potevo fare, nulla!…

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