Sabato 11 Marzo 2023 – Un Sogno per una…settimana! -La finzione diventa realtà. – Sesto capitolo

Sabato 11 Marzo 2023 – Un Sogno per una…settimana! -La finzione diventa realtà. – Sesto capitolo

Sesto capitolo

da pag.51 a pag,60

…”…

– Non ti avrebbe fatto piacere che restassi muta?

Lui finalmente rilassato:

– No, per niente, stai ferma e non girarti, prima che viene Andrea.

Nel suo lettino, al rifugio, ora mi ricordavo tutto.

Entrò Sofia:

– Come ti senti?

Com’era bella, la gravidanza allora fa bene!

– Ho un forte mal di testa e fame.

– Rodolfo è stato tutta la notte qui! Ti vado a preparare qualcosa, poi dopo la visita medica fai colazione.

– Sofia.

– Dimmi.

– Grazie, scusami per ieri, non so cosa mi abbia preso.

– Tutto passato. Ora ti devi rimettere.

Entrò Antonio:

– Tutto bene?

Sorrisi, era ottimista l’avevo capito dal primo momento:

– O quasi, certo questa non è la posizione migliore per dialogare.

– Hai ragione, ci vediamo dopo.

– L’ho chiamato, sarà qui a momenti, mi ha detto di non farti fare colazione, che deve farti un prelievo di sangue.

A chi? A me? Ma non voglio? E perché?

– Ma, non voglio!

Dissi imbronciata, ma evidentemente la posizione e la bocca non prese il giusto verso, che Rodolfo scoppiò in una risata:

– Stupido, vai via!

Mi venne vicino e senza che potessi fare opposizione mi bacio sulla fronte.

Le labbra erano morbide, lo fece con leggerezza, mi colpi, non volevo che si staccasse più. Che bella sensazione! Mai avevo provato una cosa simile, girai la testa dall’altra parte e iniziai a lacrimare.

Mi venne vicino:

– Scusami, non volevo farti quest’effetto.

Stava con una faccia appesa in attesa che parlassi, mi asciugò le lacrime:

– Non è per questo?

– E allora?

– Mi è piaciuto!

Me ne diede un altro, più lungo, poi sentimmo tossire:

– Sei tu Andrea?

– Si, scusami forse ho fatto troppo presto a venire.

Sorrideva:

– Smettila, è tutta tua.

Ma dove va? Mi lascia sola?

– Rodolfo

Chiamai.

Tornò indietro

– Dimmi

– Rimani.

Gli brillavano gli occhi:

– Se vuoi così

– Si.

Era felice, Andrea stava per scoprirmi la testa:

– Dottore può ringraziare sua moglie, prima non potevo.

Si illuminò e con un ampio sorriso:

– Non ti preoccupare, glielo dirò io, ma ora tranquilla e facciamo la visita, prima vediamo la ferita.

– Perché mi fanno male le braccia?

– Perché ho fatto in modo che neanche nel sonno, potevi grattarti, la ferita porta prurito, ora le libero.

Ecco perché?

Mi sentivo meglio con le braccia libere, Rodolfo mi mantenne la mano, quel contatto, ora potevano farmi tutto, non mi importava.

Dopo un poco:

– Vieni aiutami a girarla.

Tutte e due, mi girarono e mi fece sedere con i cuscini dietro, mi girava la testa, ma che bello vedere davanti, Andrea era molto delicato, mi fece il prelievo, poi l’elettrocardiogramma, poi:

– Dovrei visitare le gambe, le scopri per piacere.

Guardai Rodolfo:

– Si.

Bisbigliai:

– Con te mi vergogno.

– Non ti preoccupare, faccio entrare Sofia.

Stava dietro la porta, entrò e venne vicino a me, dopo la visita fece entrare Rodolfo e Antonio:

– Tutto bene, per fortuna, allora adesso devi stare a riposo altre 72 ore, le prime 24 sono passate, ma per eliminare l’ipotesi di una commozione cerebrale, altre 24 ore a letto, poi potrai alzarti, ma senza affaticarti, verrò stasera con i risultati delle analisi e ti cambio la medicazione.

– Grazie Andrea, non so come ringraziarti.

Lui rise:

– Sei un testardo, l’avrei portata in ospedale stavo più sereno, ma tu non hai voluto, per fortuna tutto va meglio, ma se non le fai fare quello che ho detto non mi assumo la responsabilità e poi quando tutto sarà finito faremo una bella rimpatriata con le tue pietanze, che dici?

Era meravigliato:

– Non c’è problema, poi io sono qui, con Sara.

Lui e Antonio andarono ad accompagnare il medico, rimasi sola con Sofia:

– Scusami per ieri, non ti avevo vista.

Era Sofia

– Me ne sono accorta, mi hai fatto ingelosire lo sai.

Meravigliata:

– Chi io?

Disse sorridendo e mettendosi le mani sulla faccia.

– Si, quell’abbraccio, non finiva mai, era la prima volta che provavo questo sentimento negativo.

Ridemmo:

– Sciocca, si lo voglio bene, ma amo Antonio, e vederlo qui mi ha stupito, non so se ti ha raccontato.

– Si, ieri la fuori.

Si rattristò:

– Era da allora che non lo vedevamo, ci siamo sentiti per telefono spesso, ma qui, mai! Poi ho capito, quando ho visto te, ma non potevo credere che non vi conoscevate, ha portato una persona speciale nel suo posto speciale.

L’abbracciai, se sapesse che ieri non la pensavo proprio così.

Ora ti porto un cambio, poi prima di fare colazione ti aiuto per lavarti.

– Ma tu non puoi, il pancione.

– Sta tranquilla, so come fare.

Entrarono gli altri come i re magi a portarmi la colazione, Sofia li ricacciò fuori e da seduta mi lavai e cambiai, mi misi una sua tuta, mi andava bene e poi li fece entrare.

– Grazie, ma quanta bontà.

– Non è merito mio, l’hanno preparata loro per tutti e due.

Li ringraziai, poi loro uscirono e noi facemmo colazione, non mi sembrava vero:

– Accidenti

– Ch’è stato?

Allarmato:

– Devo chiamare il negozio, me ne ero completamente dimenticata.

– Hai ragione, vado a prenderti il cellulare.

E sparì per ricomparire poco dopo.

Chiamai Dario e gli spiegai quello che era accaduto, mi disse di riguardarmi e di non preoccuparmi, ovviamente se avevo bisogno di qualcosa loro erano disponibili ad aiutarmi, li ringraziai.

Dopo mandai un messaggio alle amiche, mi avevano subissato di telefonate, per avvertire che ci saremmo sentite più in la, senza dare altre spiegazioni, sarebbero impazzite.

Dopo, facemmo colazione.

Ma coma si fa? Non sta dicendo nulla, ma io so che sta aspettando? Me lo chiede con gli occhi, ma non con la bocca!

– Mi dispiace quello che ti è capitato.

Aveva rotto il mio silenzio:

– Sai che ti stavo per baciare ieri.

Si blocco con un boccone a mezz’aria, tossi e espulse l’altro che aveva in bocca:

– E perché non l’hai fatto?

Non volevo rispondere:

– Non mi sembrava il caso, dopo aver sentito il tuo racconto, mi sono fatta forza per evitare di baciarti, forse troppa forza e ho sbattuto.

Il suo viso si intristì un attimo, poi:

– Grazie.

Dovevo scrollarlo, non mi piaceva vederlo così:

– Ma tu non devi lavorare?

Alzò lo sguardo:

– Si, ma dopo, ho con me il computer e tutto l’occorrente, ma dopo.

Quel dopo era per me, era ora, toccava a me:

– I miei abitano a New York, non ho più mio padre, morì poco dopo la mia laurea in Informatica, ho una sorella maggiore laureata in lettere e due nipotini, lei e il marito gestiscono una libreria, e Sandra tiene dei corsi di italiano per stranieri, mia madre faceva la spola per aiutarla con i bimbi e dopo la mia decisione di rimanere in Italia, si trasferì definitivamente.

Era preso dal mio racconto e mi teneva stretta la mano destra:

– a 22 anni , dopo la laurea io ed un amica, fondammo una start up che trattava fotografia e marketing, avevamo un gruppo di aziende con cui lavoravamo, eravamo contente e giovani. Poi ci fu la crisi, e chiusero, nel frattempo stavo per decidere di andare anche io negli Stati Uniti, trovai lavoro in quel negozio che tu conosci, come responsabile della gestione e sviluppo dell’informatica da sette anni. Ho conosciuto altri uomini, ma nessuno ha provocato l’emozione che provo con te.

Non disse nulla, ma le mie ultime parole, lo avevano colpito, si alzò lentamente per baciarmi sulla fronte.

Come mi piaceva!

– Grazie. Sei riuscita ad entrare nei miei pensieri, volevo sapere di te, grazie.

Stavolta fui io, che inaspettatamente per lui, lo attirai a me e lo baciai sulla bocca, dolcemente!

Fu lungo, molto lungo, e bello!

Ci staccammo visibilmente emozionati, lui era rosso papavero ed io altrettanto, più delle parole parlavano i nostri occhi, erano uno di quei momenti che si vivono in silenzio.

Molto imbarazzato dalla mia azione, dopo avermi accarezzato i capelli:

– Ora riposa, ci vediamo tra poco.

No non volevo che se ne andasse!

Ma era giusto, dovevamo guardarci dentro e capire, vivendo il momento, si allontanò e mi assopii.

Mi addormentai così profondamente, le ore passarono, ad un certo punto sentii un rumore infernale e mi svegliai di soprassalto, era strano mi sembrava un elicottero, lentamente mi alzai dal letto, la testa mi girava ancora, mi portai verso la finestra, effettivamente c’era un elicottero che si era fermato, ma le pale rimanevano in lento movimento, poi vidi che si apriva la portiera, e, ma che fa?

Era Rodolfo, stava salendo, com’è possibile? Stava andando via? E io?

Dopo un attimo, l’elicottero iniziò a rombare, le pale a volteggiare sempre più forte, si alzò in volo.

Dopo un attimo si aprì la porta:

– Sara ma non devi stare in piedi.

Era Sofia.

– Rodolfo?

E mi girai, stavo piangendo

Mi venne vicino, era spaventata:

– Tornerà, è successo tutto in pochi minuti, lo hanno telefonato che il padre ha avuto un infarto e stava in ospedale, lo avvertivano anche che stava per arrivare l’elicottero della compagnia per prelevarlo

Per la miseria! Il padre!Un infarto!

– dopo il primo spavento, voleva venire ad avvertirti, poi ha detto “se l’avverto non mi lascerà andare da solo, lei deve stare a riposo, se le succede qualcosa non me lo perdonerai mai”, poi rivolta a me, appena sono partito glielo spieghi tu, vi farò sapere, ed è andato.

Ecco perché non era venuto a dirmelo!

Certo che non l’avrei lasciato solo, Sofia fece appena in tempo a prendermi in braccio, stavo svenendo.

Urlò

– Antonio.

E fu il  buio!

Quando mi ripresi, c’era Andrea:

– Sei stata avventata, poteva capitarti qualsiasi cosa alzandoti, ma ora a letto e ci rimani fino a domani, le analisi sono buone.

Mi guardai di lato c’era Sofia:

– Rodolfo?

Fece di non con la testa.

– Vedrai che ci farà sapere, speriamo bene.

Era Antonio

Andrea mi disse che mi avrebbe fatto una flebo, per farmi riprendere, Sofia sapeva staccarla, sarebbe durata un paio d’ore, perché era un medicinale che doveva entrare a piccole dosi nell’organismo, quindi era molto lenta.

Mi misero il cellulare vicino e rimasi da sola, con la flebo che lentamente scorreva, sentivo il vociare nella sala, c’erano delle persone che stavano cenando, non mi dava fastidio sentirli, mi facevano compagnia, il mio pensiero era fisso, cosa sta succedendo al padre di Rodolfo? E lui come sta?

Perché non chiama? Vorrei farlo io, ma ho il timore di avere brutte notizie. E non lo feci.

Sofia, venne mi staccò la flebo, poi mi fece sorseggiare un brodino leggero caldo e mi disse che sarebbero rimasti con me stanotte, erano venuti Abramo e Greta ed avevano allestito un’altra stanza da letto al di la del salone, mi porto una campanella, che avrei potuto usare se avessi avuto bisogno di loro, la mancanza di notizie ci aveva ammutoliti, mi diede la buonanotte e se ne andò:

E fu la solitudine!

Cos’è, la solitudine?

E’ una tenaglia che si stringe sempre di più, ecco cos’è la solitudine, non l’avevo mai provata, mi soffocava!

Poi un messaggio:

“Scusami, mio padre è in sala operatoria in fin di vita, ci sentiamo dopo”

Suonai il campanello, in un attimo arrivarono e feci leggere il messaggio:

– Speriamo bene!

Sofia era attaccata ad Antonio, mi ringraziarono e tornarono nella stanza.

Andrea aveva detto che se fossi stata a letto, la mattina successiva potevo fare dei piccoli passi e uscire fuori.

E così feci, all’alba, con qualche piccolo problema nel camminare, mi alzai e lentamente senza far rumore uscii fuori dal rifugio, ero affaticata, trovai sollievo su una panchina che dava sulla valle.

Guardai il panorama, era stupendo, la luce non ancora filtrava e quelle enormi cime che vedevo davanti sembravano giganti buoni che mi stavano proteggendo.

Per distrarmi, fece di nuovo lo stesso tragitto, andai nella stanza e presi la mia macchina fotografica e iniziai fuori a scattare delle foto, mi aiutava a non pensare.

Come è andata l’operazione? Come stava il padre di Rodolfo? E Rodolfo?

Non volevo dirlo nemmeno a me stessa, avevo paura, ma può sembrare assurdo, ma mi ero innamorata!

Colsi ogni momento, la luce che albeggiava, il sole che saliva, le ombre che si formavano, la vegetazione che si svegliava, la vita che iniziava la nuova giornata….”…

Buona lettura

Romanzo di

Araldo Gennaro Caparco

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