Archivio mensile febbraio 2023

28 Febbraio 2023 – Il volo del cormorano.

Dedicato a tutti quelli che amano.

Quanti sbagli si fanno per amore.

Può esistere l’amicizia tra un uomo e una donna senza secondi fini?

Accettare una “proposta indecente” per amore, è giustificata?

Tante sono le domande, ma poche le risposte!

Araldo Gennaro Caparco

…”…

Quel mese e più, passato con lei, mi aveva invecchiato, i capelli nonostante la giovane età erano diventati sale e pepe e facevano il paio con la barba, incolta e lunga, il mio pensiero fisso era sempre su di lei, non riuscivo ad odiarla, ora meno che mai, a millecinquecento chilometri da qui.

Non sapevo cosa fare, dove andare e quindi decisi di passare a salutare i miei genitori, poi, avrei deciso cosa fare, non volli fare nessuna sorpresa, avevo ancora le chiavi di casa, non c’era nessuno, dopo essermi rinfrescato, mi misi a cucinare per la sera, quel mese avevo fatto tanta esperienza e poi anche il cuoco del locale mi aveva insegnato tante cose, il primo ad arrivare fu mio padre, non ho mai capito se fosse felice o infelice del mio ritorno, mi disse solo poche parole e io non approfondii molto.

Arrivò mia madre e fu invece festa grande, solo allora lo vidi rianimarsi un poco, era stanco, aveva più anni di mamma, era lei l’anima della nostra famiglia, non volle sapere nulla quella sera e facemmo la festa a quello che avevo preparato.

Quella notte non riuscivo a dormire, guardavo spesso il cellulare, ma era muto, come il mio cuore chiuso e sigillato, nei pochi momenti di sonno per la stanchezza, avevo gli incubi, mi facevano più male che bene, solo all’alba mi addormentai profondamente, grande fu il mio stupore, quando mi svegliai, di trovare mia madre ai fornelli, mio padre era andato a pescare come tutti i giorni

– Cosa ci fai tu qui?

Lei sorrise, solo come una mamma sa fare

– Sei sofferente, stanco, potevo mai lasciarti da solo il primo giorno del tuo ritorno.

Ringraziai abbracciandola

– Mamma sono contento, però non farti strane idee,sono tornato ma non ho intenzione di stare qui con voi, non perché non mi faccia piacere, ma ho bisogno di trovare una mia dimensione, scusami.

Mi aspettavo una sua risposta piccata, una faccia triste, invece

– Hai ragione figlio mio, l’ho sentito già quando ti ho visto ieri sera, capisco, non deve essere stato facile per te questi mesi lontano dal tuo ambiente dove sei nato e cresciuto…

Se avesse saputo!

-…e rispetto la tua decisione che già mi aveva anticipato tuo padre stanotte…

Ero meravigliato, con me non aveva detto nulla

-…mi ha detto “è tornato per trovare la sua strada, lo conosco e inutile che ti faccia illusione, lasciamolo andare quando sarà in pace con stesso, vedrai ritornerà il figlio di prima”.

Azz! E tutto questo, lui il taciturno l’aveva capito solo osservandomi.

– Si mamma, ha ragione papà, ma tu cosa ci fai qui, non dovevi andare al lavoro.

Sorrise

– Ho chiesto a Giacobbe un giorno di ferie, l’ho chiamato stamattina.

– Ma non avrebbe avuto problemi senza di te, oggi è sabato, il giorno di maggiore affluenza al locale.

Quasi sottovoce e girandosi da un’altra parta

– No, sta tranquillo, in cucina c’è Anna.

E qui sentii un colpo allo stomaco improvviso, già c’era lei ancora collaborava in cucina, la mia amica del cuore che avevo piantato in asso dopo un litigio per colpa di Sara.

Non parlammo più della cosa, le fui grato e mi chiese di raccontare tutto quello che avevo fatto in Inghilterra, le raccontai quasi tutto, tranne di Sara, nessuno doveva sapere nulla e forse mi sarei, col tempo, riappacificato con me stesso…”…

 

27 Febbraio 2023 – Il segreto di Adelmo.

 

Dicembre 2022

“Il segreto di Adelmo”

Il mio primo romanzo pubblicato in cartaceo, terminato di scrivere nel 2020.

Non avevo mai voluto pubblicare uno dei miei romanzi, ma l’esortazione di un mio pro-cugino a pubblicarne almeno uno, perché preferiva leggere in modo usuale in cartaceo e non in formato E-Book (grazie Mauro) mi convinse e per la prima volta andai in tipografia con un certo imbarazzo ma fui fortunato.

Il tipografo di una certa età ed esperienza notevole, capì immediatamente il mio stato d’animo e nel prendere la chiavetta USB mi disse ” Come volete la copertina?” ed io, non avendo nessuna idea al riguardo “Fate voi!”, poi “Quante copie?” e qui sapevo la risposta immediatamente “Dieci”, non mosse un muscolo, ricopiò il file sul suo computer e poi “Ci penso io!”.

Già, dieci copie, avevo fatto il calcolo di regalare per Natale alle persone a cui più tenevo e il primo a riceverlo fu proprio lui, il mio pro-cugino.

E’ stata una bella esperienza!

Araldo Gennaro Caparco

…”…

E che vuoi dormire, quella notte…

… la successiva e l’altra ancora, ora avevo due chiodi fissi, la locanda e lei, mia madre è inutile dirlo mi aspettava al varco all’uscita del lavoro il primo giorno, volle sapere di tutto e di più, le dissi qualcosa e dopo averla abbracciata la lasciai andare a casa, era radiosa.

Al quinto giorno, non ce la feci più ad attendere, avevo escogitato una scusa, dal negozio di ferramente acquistai una di quelle cornici trasparenti grande come uno dei miei disegni, un aquila e sotto era abbozzata la locanda, l’assemblai e partii per Urbino, cavolo mica potevano esserci più di una Galleria ammesso che mi aveva detto la verità, mi vergognai, perché avrebbe dovuto dirmi una bugia?

Invece c’erano tre Gallerie d’arte, sintomo di grande cultura, nelle prime due con qualche timore entrai per curiosare, poi cercai di capire chi erano i proprietari e chi ci lavorava, nessuno delle due era quella giusta, non rimaneva che l’ultima, era pomeriggio inoltrato, si trovava all’altro lato della città, dopo una corsa finalmente eccola, la galleria, non c’era nessuno dentro, le luci erano tutte accese, portai con me la busta con un fiocco bianco sulle maniglie

– C’è nessuno?

Mi inoltrai, era davvero grande e con tanti bei dipinti, tanti paesaggi e qualche ritratto

– C’è nessuno?

Da un drappeggio laterale in fondo uscì una persona, era piuttosto giovane, qualche anno più di me, molto curata e ben vestita

– Desidera?

Mi imposi di non balbettare, quella donna mi incuteva un certo timore con quell’aria seria da professionista, mi feci coraggio

– So che potrebbe risultare inusuale la mia richiesta, ma lei è la signora Ada?

Stupita, si avvicinò per guardarmi meglio

– Si…

Poi sempre più vicino

– …ci conosciamo?

Ecco e ora cosa le dico, incamerai aria

– Lia non c’è?

Sicura lei

– Sei Dado?

Annuii colpito

– No Lia non c’è.

E non continuò ma l’espressione del viso era tra il divertito e incuriosita

– La ringrazio!

E con un perfetto dietrofront mi stavo avviando lesto verso l’uscita

– Devo dirle qualcosa?

Mi bloccai, ma si forse era ancora meglio, tornai indietro

-Se non le dispiace potrebbe darle questo da parte mia?

E gli diedi la busta, sorrise

– Posso?

D’istinto ero pronto a dire di no, ma poi ricordando le parole di Lia

– Prego!

Fu colpita, lentamente sciolse il fiocco e poi tirò fuori la cornice, la mise sotto una delle luci e la guardò con molta attenzione

– L’ha fatta lei?

Annuii

– Mi piace e mi scuso di averla messa in imbarazzo, ma si sa la curiosità è donna, complimenti.

E così dicendo lo rimise nella busta e rifece il fiocco

– Perché non glielo da lei, sta scendendo, era andata sopra per preparare una valigia per domani mattina.

Nemmeno il tempo di rispondere, mi diede la busta

– Dado, ma che ci fai qui?

Mi girai ed era proprio lei, aveva un completo pantalone nero con una camicia bianca, era sorridente, mi venne l’impulso di correre ed abbracciarla, ma i miei piedi non funzionavano, ero lì impalato ad ammirarla, alzai la mano

– Sono venuto per darti questo!

Ada era scomparsa, si avvicinò

– Per me?

– Si, per te!

Sembrava una bimba che non vedeva l’ora di vedere un regalo, in un attimo si ritrovò per le mani la cornice, portò una mano alla bocca per la sorpresa

– Ma questa non c’era a casa tua….

Finalmente mi schiodai con i piedi

– Certo che no! L’ho fatto stanotte per te.

Le si illuminò il viso

– Grazie

Poi

– Ada vieni.

In un attimo arrivò e lei impacciata

– Questo è quel mio amico…

E lei

– …Dado, si Lia abbiamo fatto già conoscenza e ho visto anche il quadro, bello, devo dire che del talento, ancora grezzo, ma c’è qualcosa…

Gongolavo, guardai in alto

– Troppo buona!

Lia era meravigliata e contenta, imbarazzata

– Ero sopra per preparare la valigia per domani.

Ora o mai più e che cavolo si vive solo una volta nella vita

– Perché non vieni stasera, ti accompagno a casa tua e poi ti riaccompagno lunedì mattina qui, che ne pensi?

Divenne di mille colori, guardò prima me, poi Ada

– Con te?

Mi accorsi di essere stato precipitoso, per la miseria mica era detto che era pronta per venire a Pristina, forse aveva un altro appuntamento, forse aspettava un compagno, ero stato un imbecille

– Scusami ho sbagliato!

E guadagnai l’ingresso senza dire null’altro!

Mi sono dato del coglione per tutto il tempo per arrivare a casa, ma cosa mi era saltato in mente, era una bella ragazza, è venerdì sera, era vestita per un’uscita, con chi? Non lo verrò mai a sapere …e invece cosa avevo combinato, avevo dato per scontato che stava aspettando me, che mi sarebbe caduta tra le braccia perché le avevo fatto una sorpresa e le avevo dedicato uno dei miei disegni…si può essere più coglioni di così?

Mi sarei preso a schiaffi!…

P.S.

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26 Febbraio 2023 – La forza della verità.

Febbraio 2019.

Già, quattro anni fa scrissi questo racconto, lo dedicai a tutti quelli che non si sono mai arresi e che davanti alle ingiustizie, con disprezzo delle loro vite, cercano la Verità!.

Il destino aiuta gli audaci e da loro la possibilità con l’aiuto di qualche Angelo sulla terra!

Il primo incontro…

…”…

Il mercoledì era il giorno di ricevimento delle persone nello studio, iniziai a guadagnare con le consulenze, lo studio stranamente iniziò ad affollarsi, poi riuscii a capire il perché, era stato Salvo, mi aveva fatto pubblicità, la sera arrivavo distrutto nel mio appartamento, ero ancora troppo giovane e sentivo prepotente il peso e la responsabilità del mio lavoro.

Tutto accadde quella sera, erano le ventidue quando finalmente ci liberammo dallo studio, stavo salutando Salvo, ma complice il buio, inciampai chiudendo il portone, lanciai un urlo di dolore

Salvo ritornò indietro

– Rosario?

Non riuscivo a rispondere, avevo un dolore lancinante alla caviglia del piede destro, lui capì e come se fossi stato un fuscello, mi prese in braccio e mi portò nel mio appartamento, sul divano, dal freezer prese una borsa di ghiaccio sintetico e l’appoggiò sulla caviglia,  finalmente sentii un sollievo

– Vediamo se c’è qualche frattura!

Lo vidi, con mani esperte, piegò il piede, lo potevo muovere ma avevo dolori lancinanti

– No, non c’è frattura!

Il ghiaccio aveva addormentato il punto della caviglia, cercai di rimettermi in piedi, ma per fortuna fui preso al volo da lui

– Non riesco a mettere il piede a terra, forse è meglio andare in ospedale.

– Se vuoi prendo la macchina e ti accompagno, ma ti posso assicurare che non è una frattura è solo una forte distorsione, lo so bene per aver curato i miei figli quando giocando cadevano in malo modo.

Lo guardai interrogativamente

– Allora?

Era pensieroso, riprovò ancora fino al collo del piede, stavo aspettando

– Salvo?

– Posso provare a chiamare una persona.

Era buio pesto

– A quest’ora?

– Si, non abita lontano da qui.

– Ma per fare cosa?

Invece di rispondermi andò verso il frigorifero

– Hai delle uova in casa?

Stavo per ridere, ma poi lo guardai era serio

– Certo!

– Bene, allora non ti muovere, invece di telefonare vado di persona, se vedo la luce accesa, la chiamo, in caso contrario andiamo in ospedale.

Non sapevo cosa intendesse fare

– Va bene!

Cercai di trovare una posizione sul divano per alleviare il dolore, passarono una decina di minuti, sentii aprire la porta

– Rosario sono io.

Stavo per rispondere, quando ammutolii, con lui c’era un’altra persona, vedevo solo il cappuccio sulla testa e qualche ricciolo biondo lungo che fuoriusciva sulle spalle

– Buonasera

Dissi, quasi sottovoce

– Buonasera.

Quando mi rispose, mi accorsi che era una ragazza ma non si girò mai, la sua voce era ferma e giovanile, senza dire altro posizionò una lampada sul mio piede e con delicatezza, iniziò ad esplorarlo, era esperta, il contatto di quelle dita mi procurarono una certa emozione che si tradusse immediatamente  in un fremito per tutto il mio corpo, quasi vergognoso di questa sensazione, mi imposi di stare calmo, cercavo di vederla, ma lei faceva di tutto per evitarmi.

Salvo nel frattempo aveva portato le uova e un piatto con una ciotola sul tavolino alla fine del divano, lei estrasse dalla borsa una garza lunga, bianca e immacolata, prima di posizionarla sulla caviglia, con un canovaccio bagnato dolcemente tamponò la caviglia, strano, non sentivo nessun dolore, stavo quasi per dirlo, quando con un gesto veloce, girò il piede all’improvviso, urlai in modo disumano

– Mira?

– Tranquillo Salvo, ora è al suo posto.

Stavo per imprecare ma la sua voce mi colpì, infondeva tranquillità, mai si rivolse verso di me, cercai di farmi forza, il dolore provato all’improvviso, aveva prodotto del sudore sulla fronte, venne Salvo

– Come ti senti?

Non risposi, ma con un fazzoletto bagnato asciugò il sudore e quel freddo improvviso mi distrasse, i miei occhi erano fissi su di lei, ruppe due uova, poi separò l’albume dal rosso e ritmicamente con una forchetta iniziò a batterlo, come per fare una frittata solo di albumi, giuro, volevo parlare, chiedere qualcosa, ma non mi uscivano le parole, vedevo solo le sue mani, lunghe, affusolate

– Salvo, vieni!

Gli fece alzare la mia gamba all’altezza del ginocchio e poi con calma foderò la caviglia e la cosparse di albume, alla fine, appoggio il tallone su uno sgabello e sempre rivolto a Salvo

– Tra poco diventerà rigido, lascio il mio numero di cellulare, se dovesse sentire dolore da qui ad un’ora, mi può chiamare e ripeto l’operazione, ma solo se è necessario, deve stare sette giorni con questa fasciatura, poi potrà mettere a terra il piede.

Ancora meravigliato, l’ascoltavo e l’osservavo, raccolse quello che aveva utilizzato e pulì tutto, anche due piatti che avevo usato per pranzo, guardai Salvo, forse capiva il mio imbarazzo

– Ti metto il cellulare e il suo numero qui sul tavolino, lei non abita molto lontano da qui, l’accompagno e vado a casa, per qualsiasi cosa chiamami, hai bisogno di qualcosa?

– No, nulla, grazie.

– Allora noi andiamo!

Annuii!

Finalmente mi uscì la voce, lei era di spalle, non diceva nulla, era alta quasi come me, aveva un giaccone sulle spalle e delle gambe affusolate, almeno quello che riuscivo a vedere, il cappuccio sempre in testa e due lingue di capelli biondi che scendevano sulle spalle

– Volevo ringraziarla!

Dissi rivolto verso di lei, non si girò, si fermò solo un attimo, poi chiuse la fontana sul lavabo in cucina e con una destrezza degna di un amazzone, si diresse verso la porta

– Prego, buonasera.

E sparirono!…”…

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25 Febbraio 2023 – Il faro di Ondina!

La Vita è strana, la Vita è bella!

Quando tutto crolla intorno a te il destino trova il modo di farti rialzare, basta un annuncio:

“Vendesi faro di Zitrichy – Islanda”

E tutto ricomincia!

…”…

Il giorno del Capodanno, non so come e ne il perché, mi ritrovai sul molo Beverello, era la passeggiata preferita di mio padre, mi diceva sempre “da qui possiamo vedere i fuochi di tutta la città senza farci male”, ed era vero, da lontano seguivo i fuochi nei vari quartieri della città, ecco, il Vomero, Posillipo, Piazza Plebiscito, i Quartieri spagnoli erano meravigliosi e in acqua tante barche, dalla più piccola alle più eleganti e su ognuna si festeggiava la fine dell’anno.

Non so perché, ma guardandole, pensai a mio padre, mi convinse a prendere la patente nautica “Potrebbe sempre servire!” mi diceva, ed io in tutti quegli anni mi ero aggiornato sempre ed avevo partecipato a tutti i corsi che la capitaneria del porto organizzava per gli associati, ne andavo fiero.

Perché no!

Perché non propormi come pilota di qualche cabinato?

Mentre guardavo i fuochi dell’anno che andava via, decisi di presentarmi in capitaneria il giorno successivo, era quasi l’alba, inutile tornare a casa, avevo già le valigie pronte, Ester mi aveva mandato un messaggio “Se non sai dove andare, qui c’è sempre un posto per te, lo sai”, mi voleva bene, la ringraziai e con quest’animo passai la restante parte della notte nei pressi della capitaneria di porto.

Alle cinque di mattina arrivarono quelli delle pulizie, ero intirizzito dal freddo, mi notarono subito, ero come un pulcino bagnato e rattrappito seduto su una panca, una signora gentile

– Aspetta qualcuno?

Dissi di no con la testa, non avevo la forza di parlare

– Allora?

Mi feci forza

– Aspetto che apre la capitaneria.

Dissi battendo i denti

– Benedetto figliolo, qui congelerai, vieni entra dentro con noi, almeno sarai al caldo.

– Grazie.

E mi trovai nella sala d’aspetto della sede, sentivo in lontananza delle voci, la guardai interrogativamente

– Sono quelli che hanno fatto il turno di notte, stai tranquillo, li avverto io.

Iniziai a prendere calore, con degli spiccioli, dalla macchinetta automatica, un latte bollente con il caffè e iniziai dopo poco a riprendere colore, non riuscivo a stare fermo, le gambe si erano quasi atrofizzate e quindi percorrevo tutto il salone avanti e indietro, stando attento a non dare fastidio a loro che stavano pulendo, guardavo i tabelloni dove c’erano i comunicati e uno in particolare attirò la mia attenzione

“Vendesi faro di Zitrichy – Islanda”

Non avevo nulla da fare, erano da poco passate le sette di mattina, ci voleva un’altra ora prima che la Capitaneria aprisse gli uffici, con il cellulare iniziai a fare delle ricerche sul faro e a mano a mano, iniziai ad incuriosirmi, era su un isolotto completamente disabitato, collegato alla terra tramite una striscia di rocce e pietrisco, un faro di colore rosso e si vendeva con una foresteria con tre stanze da letto.

Il faro era in vendita da un mese e il bando di concorso terminava alle 9.30 del 2 gennaio del nuovo anno, la cifra era notevole, era stato messo all’asta inizialmente per cinquantamila euro, il costo era arrivato dopo il terzo ribasso a dodicimila euro, guardai le foto, certo non era in buone condizioni, ma mi piaceva, un attimo di distrazione e mi cadde il cellulare, aprendosi in due e spargendo per terra il contenuto, un’idea pazzesca iniziava a girarmi in testa, ma ci vollero altri due caffè per diventare lucido, cercai di aggiustare il cellulare, lo accesi e si aprirono gli sportelli della capitaneria, erano tre, il mio era il secondo centrale, guardai meglio e vidi una faccia conosciuta, era un vecchio marinaio, pronto ad andare in pensione, da lui dovevamo rivolgerci ogni volta che dovevamo vidimare la patente nautica

– Buongiorno Tenente.

Mi guardò, poi mi riconobbe

– Leon sei venuto a vidimare la patente nautica?

Ero imbarazzato, quasi sottovoce

– Si, ma non solo…

Lui si avvicinò al vetro dello sportello

– E…

Presi la patente nautica dal portafoglio, gliela passai

– Volevo anche una informazione?

Lui la prese, stava scrivendo i dati e mi ascoltava

– Vorrei rispondere ad un annuncio, quello che si trova in bacheca.

Solo allora alzò la testa ed io con la mano stavo indicando la bacheca

– Quale delle tante?

– Il faro!

La penna si spuntò e lui mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite

– Quello di Zitrichy?

Con la testa dissi di si

– Ti vuoi suicidare?

Rimasi a bocca aperta, senza parole, poi risoluto

– Si!

Dopo lo stupore del tenente della Capitaneria, riempii i moduli per partecipare all’asta, dovevo attendere il giorno dopo per sapere l’esito e quella sera tornai al ristorante da Ester, le raccontai tutto, era esterrefatta ed io eccitato, lei senza parole

– Ma davvero?

Annuii contento

– Tu sei pazzo!…”…

24 Febbraio 2023 – Il coraggio e la paura.

Già, per superare gli ostacoli, ci vuole il coraggio della paura!

…”…

Nella quarta settimana, dopo una forte nevicata, Maria mi prestò la sua auto per fare la spesa e Rodolfo mi disse di andare da solo con la nota delle spese da fare, oramai mi sapevo muovere per la città, avevo i miei punti di riferimento.

Parcheggiai l’auto poco distante e mi stavo recando al mercato coperto, avevo le mani ghiacciate, mi servivano dei guanti, c’era una grande merceria di lato all’ingresso del mercato, entrai, mi tolsi i cappuccio della giacca a vento

– Buongiorno

Dissi con un filo di voce, non mi usciva più di tanto, avevo la gola secca dal freddo.

Nessuno rispondeva, non è mia abitudine rimanere in un posto se non ci sono i proprietari, stavo per uscire, poi sentii un rumore proveniva dalla fine del negozio, mi avviai, era molto grande, aveva una forma rettangolare, vidi in fondo una luce dietro ad una porta, mi guardavo intorno non c’era nessuno, sentii mugolare, da una porta laterale prima della luce, l’aprii c’erano due persone un uomo e una donna, legati, avevano gli occhi fuori dalle orbite, la donna mi fece segno con gli occhi verso la porta da dove veniva la luce, era solo accostata, con calma cercai di aprirla sperando in Dio che non facesse rumore, lo vidi, c’era una persona che stava rovistando dentro ad una scrivania, di lato teneva una borsa dove metteva dei soldi dentro, feci un passo indietro, di nuovo allo sgabuzzino, guardai se ci fosse qualcosa, una mazza, un bastone che mi potesse essere d’aiuto, la vidi c’era una stecca da biliardo, la presi, la imbracciai dal lato più pesante, e entrai di corsa nella stanza

– Fermati!

L’uomo si girò, aveva un fazzoletto sulla bocca, con la stecca mi infilai tra le sue gambe e con forza la tirai su, sui gioielli di famiglia, diede un urlo, puntai la stecca sulla scrivania e lo feci sbilanciare sulle gambe, lasciò la presa della borsa ma ebbe il tempo di lanciarmi un posacenere di cristallo che mi beccò sulla fronte all’altezza dell’occhio sinistro, sentii il sangue che scendeva, cadde a terra, nonostante il dolore, si rialzò immediatamente, giusto in tempo per ricevere il colpo in testa con la stecca al contrario, stramazzò a terra svenuto, staccai un filo della tenda della finestra, e lo legai mani e piedi, poi nello sgabuzzino a liberare quei due che erano quasi svenuti dalla paura.

Riuscii a liberarli, ma non sentivo nulla di quello che mi stavano dicendo, vedevo solo la loro bocca che si muoveva e poi il sangue che scendeva copioso sul mio viso, feci qualche passo verso l’esterno e caddi svenuto.

Era tutto nebuloso, non riuscivo a vedere, c’era qualcuno con una giubba rossa che mi stava infilando un ago nel braccio, poi, mi sembra di aver sentito, “presto, presto all’ospedale” mi sentii sollevato, poi delle cinghie mi bloccarono su qualcosa e la sirena che iniziava a suonare, dopo,  il nulla.

Quando mi svegliai, mi ritrovai in una stanza con due letti, avevo il corpo che non si muoveva, le sponde laterali al letto alzate, solo la testa era fasciata, cercai di alzarla, ma era pesante come il piombo, cercai di chiamare, ma non mi usciva la voce, poi finalmente

– Aiuto

Piombò dopo un minuto un uomo con il camice bianco

– Stia fermo!

Fu così perentorio che mi bloccai, prese una piccola torcia e iniziò ad esplorare gli occhi

– Stia tranquillo, siamo in ospedale.

Cosa facevo in ospedale? E il locale? Maria, sarà preoccupata?

– Perché?

Dissi con voce alterata. Mi fece un’iniezione

– Stia tranquillo, le ho fatto un leggero sedativo, ora la slego, ma non tenti di alzarsi, ha una profonda lacerazione sopra l’occhio fino alla fronte, abbiamo dovuto metterle dei punti, se si agita si possono aprire.

Mi calmai, con calma abbassò le sponde laterali, poi mi sciolse le cinghie che mi trattenevano, respiravo finalmente

– Ma io devo andare, il locale, Maria, Rodolfo mi aspettano. Da quando sto qui?

Sorrise

– Abbiamo avvertito tutti, state qui da dodici ore, ora devo avvertire i carabinieri che vi siete svegliato.

I carabinieri? E perché?

Dopo poco venne un maresciallo e un appuntato per verbalizzare l’accaduto, entrò il medico dopo un quarto d’ora pregandoli di non affaticarmi, mi stavano salutando

– Avete fatto un bel lavoro, i proprietari della merceria vi sono grati, se non fosse stato per voi, avrebbe rapinato l’incasso del mese, con un danno notevole, l’uomo in prigione è ricoverato per i colpi ricevuti, il magistrato ha voluto sapere la dinamica ed è per questo che siamo venuti immediatamente.

Li ringraziai, ero stanco, volevo chiudere gli occhi, ma non capivo come avessero potuto avvertire Maria, visto che nessuno mi conosceva, tranne qualcuno.

Poi lo capii.

– Allora, oltre che ai fornelli, giochi anche a biliardo.

Ero girato verso il muro, non avevo sentito entrare nessuno, poi quella voce, mi giro, ed era la ragazza con i capelli corti, con il camice

– Sorpreso?

Certo che ero sorpreso, non sapevo cosa dirle

– Si! Ma con i fornelli forse me la cavo meglio.

Sorrise

– Non direi, il ladro sta ancora sacramentando ha tutto l’apparato genitale grosso come un pallone, chissà chi sarà stato a conciarlo in quel modo?

E ridemmo

– Quando sono stata chiamata al pronto soccorso e ti ho raggiunto, non riuscivo a vedere il tuo viso imbrattato di sangue, poi ho realizzato, perdevi molto sangue, nonostante ti tamponassi in autoambulanza, siamo riusciti alla fine a bloccarlo solo quando abbiamo messo i punti, 14 per l’esattezza.

Per la miseria, 14 punti.

– Ma allora eri tu con la giubba rossa sull’autoambulanza.

– Si, ero io e ci voleva la forza di un energumeno per farti stare fermo.

La guardai, era bella, questo già l’ho detto, ma ora mi sembrava ancora più bella.

– Grazie Rosa.

Era stupita

– Come fai a sapere il mio nome?

– Marta, me l’ha detto e poi ha aggiunto altro, ma è insignificante.

Pensierosa

– Ah ecco, Marta.

Stava per chiedermi altro che entrarono Rodolfo e Marta

– Allora. Come stai?

Era Rodolfo, mentre Marta e Rosa si stavano lanciando occhiate di fuoco

– Un gran mal di testa e poi Rosa mi ha detto che mi hanno cucito con 14 punti, mi sa che dovrai fare a meno di me per qualche giorno.

Sorrise

– Non ti preoccupare, ti porto i saluti della Signora è stata costantemente informata sul tuo stato di salute.

Strano e da chi, pensai.

– Sono stata io ad avvertirla e ad informarla.

Era Rosa

– Ora scusami devo andare, arrivederci Rodolfo.

E se ne andò. Finalmente anche Marta si avvicinò

– Siamo stati in pensiero, ma vedo che ti stai già riprendendo, poi con le cure di quella la, vedrai sarai in piedi molto presto.

La fissai negli occhi

– Questa è la seconda volta che vi incontrate e fate faville, ma perché?

Non mi rispose, mi salutò e andò via.

– Luigi e Cecilia ti salutano.

– Chi sono?

Rise

– Certo tu non li conosci, stanno anche loro allettati ma a casa propria per la paura, sono i proprietari della merceria, per loro e per noi tutti sei un eroe.

Preoccupato

– Stanno bene?

– Si, ma ancora non si sono ripresi dallo spavento.

– Salutameli, quando li vedi, e poi non sono un eroe.

– Bene, lasciamo perdere, ora vado c’è la spesa da fare, ci vediamo, hai bisogno di qualcosa?

Era sincero

– No, grazie, qui c’è tutto e spero presto di andarmene, salutami la Signora Maria.

– Lo farò, ciao….”…

23 Febbraio 2023 – Dalle stalle alle stelle.

Mai mollare!

…”…

Quasi contemporaneamente mi arrivano le indicazioni sul telefonino, e già, era certo, non mi sarei mai tirato indietro, mentre preparavo la valigia, il ricordo della nostra ultima telefonata alcuni mesi prima

“Sono dispiaciuto”

“Lo so”

“Ma quando è capitato?”

“Stanotte, mi hanno bruciato il locale”

“Tutto distrutto”

“Si”

“Tu come stai?”

“Uno schifo”

“Vorrei stare li per aiutarti, ma sono in Spagna”

“Tranquillo, mi riprenderò”

Non passava settimana che non mi chiamasse!

Mentre stavo in treno per Padova, ricordai quei momenti tristi e felici, dopo anni di gavetta, finalmente avevo il mio locale, la mia pizzeria, furono mesi difficili all’inizio, poi con un duro lavoro, iniziai ad avere fortuna, volli condividere con il quartiere il successo e decisi di mettere un “contapizze” devolvevo un euro per ogni pizza che sfornavo all’oratorio della chiesa per contribuire alle spese per i ragazzi disagiati.

Dopo tre anni, la pizzeria cresceva sempre di più.

Iniziarono a venire le prime “chiamate” dalla delinquenza, volevano darmi “protezione” in cambio di una somma settimanale, rifiutai.

Tenni duro per due anni.

Poi… fu la fine!

All’ennesima richiesta, con danni alla vetrina del locale, mi rivolsi alla polizia, concordammo un’azione per una finta “mazzetta” destinata a loro, e,  in quell’azione furono arrestati alcuni delinquenti, passarono tre giorni dall’arresto, l’incendio del locale e la fine del sottoscritto e della sua attività.

Dopo la prima rabbia, in attesa del risarcimento dell’assicurazione, tentai di farmi assumere in un ristorante, una pizzeria, ma nulla, si era sparsa la voce, ero da sei mesi senza lavoro.

Avevano fatto terra bruciata intorno a me!

Andavo avanti ancora con i risparmi da parte, cercando di non entrare in depressione, stavo valutando di andarmene all’estero, ma non trovavo il coraggio di farlo, amavo la mia città, nonostante tutto.

Avevo trentacinque anni,  ma ne sentivo il doppio!

Dovevo distrarmi e non pensare sempre alla stessa cosa….”…

22 Febbraio 2023 – Tesla.

Nulla è impossibile, basta volerlo!

…”…

Mi venivano mille domande, ma notai che non aveva fretta, le versai dell’acqua e ringraziò, ci stavamo studiando a vicenda

– Cosa ci fa una persona come lei qui a Napoli?

Non se l’aspettava

– Curo i miei interessi, come questo locale e insegno.

Ero stupito

– Insegna? E cosa?

– Relazioni internazionali alla LUISS di Napoli.

Colpito e atterrato, una professoressa, così giovane

– Si, mi sono laureata a 22 anni, poi dottorati di ricerca, la cattedra e ora mi suddivido tra Napoli e Palermo. Ho 37 anni compiuti da poco, e tu?

Avrei preferito che non lo facesse, ma per fortuna arrivarono le pizze che avevamo ordinato ed ebbi il tempo di organizzare una risposta

– Ho 40 anni, da due investigatore privato, prima direttore delle relazioni internazionali per dieci anni di una grande  multinazionale a livello mondiale.

E lei

– Licenziato per un riassetto organizzato!

La guardai, con un boccone a mezz’aria

– Ovvio, avete preso le vostre informazioni.

– Dammi del tu, dovremo lavorare insieme su questo caso, che dici?

– Hai ragione, esatto!

– Ma che non si è perso d’animo e ha iniziato da capo.

– Si.

Sapeva tutto di me, e io, niente di lei!

Quasi come avesse potuto leggere nella mia mente

– Andrea è stato il miglior errore della mia vita, ero sbronza quella sera, uscivo da una brutta avventura amorosa finita male, avevo trenta anni, incontrai per caso in quel locale, il nostro istruttore della scuderia, si approfittò di me e rimasi incinta, mio padre avrebbe voluto che abortissi, ma non lo feci, ma volle fortemente un contratto pre matrimoniale e io accettai e feci bene. Ci sposammo, non per amore, ma lui dopo beveva solo fregandosene di me e del bambino, quando realizzò che nulla avrebbe avuto del mio patrimonio, rapì l’unica cosa bella che avevo, mio figlio.

E qui, si fermò, mi alzai e le porsi un fazzoletto

– Grazie, sono tre anni che lotto per riaverlo, ma nulla.

Ero colpito, la sua freddezza nel raccontare, mi metteva i brividi

– Separazione e istanza di divorzio, ed eccomi qui.

– Ma il decreto per l’affidamento del figlio?

Alzò la testa

– Ti sei informato?

– Si

– Si è stato emesso, ma i miei tentativi, sono falliti, il console non può intervenire, per ottemperanza alle leggi locali e qualche emissario legale da me inviato, è finito in ospedale.

Ecco perché!

– Perché pensi che io sia in grado di riportartelo?

Si eresse nella sua bellezza e fierezza

– Non lo so, lo sento! Dopo aver parlato con il tuo professore, dopo che ti ho conosciuto a Catania e qui alle clarisse, sento che puoi farlo se vuoi.

Disse quelle parole con una certezza che io non avevo, ma ne ero orgoglioso, se avessi potuto l’avrei presa tra le mie braccia, era bella , troppo bella.

Aspettava e mi guardava

– E’ incredibile, tutto quello che sta accadendo qui, io e te qui in questa pizzeria, accetto il caso solo se mi dai carta bianca.

Si rilassò, era sbigottita

– Hai un piano?

Non volevo mentire, no, non potevo

– No, ma mi organizzerò.

Scrisse velocemente un numero di telefono su un biglietto e me lo diede

– Questo è il numero del mio fidanzato Leonardo, per qualsiasi cosa, lui farà in modo di darti una mano.

La guardai, certo poteva essermi d’aiuto, ma in pochi secondi decisi

– No, grazie.

Era stupita

– Perché no?

La guardai diritto negli occhi

– In questo caso, non voglio che altri entrino, più siamo e peggio potrebbe essere, ti chiedo carta bianca, poi per il resto sarò in contatto solo con te.

Non so perché, ma sapere che era fidanzata mi aveva gelato, ero anche un poco arrabbiato e quindi dissi quelle parole con una certa durezza.

Lei continuava a fissarmi, la sentivo ma nessun muscolo si muoveva, era di ghiaccio.

– Vuoi carta bianca, e sia! Voglio mio figlio!

Senza staccarle gli occhi

– Se qualcosa dovesse andare male, io e te non ci conosciamo.

Stavolta, le cadde la forchetta dalle mani

– Ma come?

Mi alzai, stendendo la mano destra

– Sei d’accordo?

Alzandosi

– Devo esserlo, non capisco alcune cose, ma il mio desiderio di avere Andrea, è più forte. Sono d’accordo!

Ci stringemmo la mano, le sorrisi e andai via.

Ma si può essere più coglioni di così?

Avevo accettato un incarico al buio, ma dentro di me, sentivo che stavo facendo bene,  guardai l’orologio, erano le 14.00, mi dovevo avviare, Ivan veniva alle 15.00, mentre camminavo facevo il numero del Professore

– Pronto

La sua voce, indimenticabile

– Sono Lino.

Silenzio

– Hai accettato l’incarico.

– Si

– Sei certo di quello che fai, quella è gente che non scherza.

– Ho avuto il miglior professore d’Italia, non ho paura.

Silenzio, poi con voce bonaria

– In bocca al lupo. Per qualsiasi cosa chiamami.

– Sarà fatto…”…

21 Febbraio 2023 – Carnevale – Le clienti di Bibò!

Ognuno nella Vita, indossa una maschera .

Una “maschera”?

Già,

si dice che non è solo cattiveria o ipocrisia, ma è un modo di proteggere se stessi dagli altri per paura di non essere “accettati” così come sono veramente, per fortuna negli anni impariamo a riconoscere le “vere” personalità delle persone che ci sono intorno, ed è frutto della nostra esperienza acquisita se accettare o non accettare, le loro “maschere”,  “indossate” all’occorrenza!

Non è certo facile riuscire e non è detto che ci troviamo nel giusto a “riconoscere” le persone come realmente sono, ma sbagliando si impara!

Prima o poi, le persone “scoperte” hanno due atteggiamenti nei nostri confronti, restare con la maschera o allontanarsi, i primi sono i più sfrontati restano e per tutta la Vita recitano una parte, i secondi sono invece i più “accorti” capiscono di essere stati scoperti e quindi spesso scompaiono, vanno via senza spiegazioni alla ricerca di altri dove dimostrare la loro “bravura ” nel mascherarsi.

“Ci sono maschere e maschere. Alcune sono removibili e riposizionabili; altre sono permanenti e tali rimangono fino all’ultima ruga sul viso.”
Jean Paul Malfatti

 

Le clienti di Bibò!

…”…

Ma non era solo per quello che ero dimagrita, il lavoro non mi faceva paura, non avere una giornata libera non mi pesava affatto, volevo fare una bella figura e vederlo quelle poche volte soddisfatto mi ripagava della fatica, ma…

E già!

C’è sempre un ma… nella vita, tutto cambiò quando all’inizio conobbi la sua clientela, non erano per nulla una cosa semplice, per iniziare, non avevano un nominativo, ma solo un numero identificativo, quando mi spiegò come mi sarei dovuta comportare, rimasi senza parole, ma feci in modo di non farglielo notare.

Aprì l’armadio della mio ufficio e ordinatamente, erano collocate, duecentosessantaquattro cartelle, ogni cartella corrispondeva ad un cliente, mi disse che in quei faldoni c’era vita morte e miracoli della vita del cliente e dei suoi investimenti, tramite un’applicazione, arrivava da loro la richiesta di appuntamento e solo, dopo aver visionato la lista di quella giornata e ricevuto il suo ok, potevo confermare l’appuntamento, tutto il loro contenuto era della massima segretezza, solo noi due potevamo accedervi e nessuno doveva venirne a conoscenza.

Ma questo non era nulla in confronto a quello che accade per le prime volte, mi ricordo bene ancora oggi il primo appuntamento, avvenne lo stesso giorno della mia assunzione, era fissato per le diciassette in punto, mi ero preparata, cambiata d’abito, con una gonna, camicetta e giacca da ufficio, dal monitor vidi una persona pronta a suonare, mi avviai all’ingresso e aprii la porta

– Prego, si accomodi, il dottore la sta aspettando…

E le parole morirono in gola, nei suoi confronti sembravo una scolaretta al college con la divisa imposta dalla scuola, era una donna stupenda, sui quaranta anni ben portati, nel vedermi non nascose per nulla la sua meraviglia, aveva un vestito favoloso e dei gioielli per nulla sfarzosi, ma l’insieme ad occhio e croce era l’equivalente del valore di un miniappartamento a Monte Sacro, mi squadrò da testa a piedi, entrando, per nulla provocante

– Lei è?

Balbettando, ma giuro fu solo la prima e ultima volta

– La nuova assistente personale del dottore…

La vidi stupita

-…a tempo determinato!

Non voleva, ma avvertii quasi un sospiro di sollievo, si accomodò su una poltroncina, accavallando le sue magnifiche gambe e mettendo in risalto le sue scarpe firmate, solo ai piedi aveva cinquemila euro

– Torno subito!

Che figura di m………!

Stavo per sbattere la testa sulla parete dopo aver chiuso la porta, mi sentivo insignificante davanti a cotanta bellezza, ma mi feci forza, mi diedi un tono, presi la cartella la numero 35 e bussai al suo studio

– Avanti.

Ero senza parole e non sapevo cosa dire

– Ti senti bene?

Divenni rossa all’improvviso

– Perché?

– Sei pallida!

Oddio, no, non potevo fare così

– Posso far entrare?

Si stava alzando per venire a vedere da vicino, ma fui più lesta di lui, uscii immediatamente e feci entrare dopo poco la signora.

Ed io?

Mi chiusi nel bagno maledicendo la brutta figura che avevo fatto.

E così fu di seguito, erano tutte bellissime ed elegantissime e gli uomini non erano da meno, ma tenni il punto, non cambiai il mio modo di vestire!

Dopo circa un mese e mezzo, questa mio modo di fare fu notata da diverse persone, e già, c’era una notevole presenza di clienti, donne e uomini, ricorrenti e fu proprio un “maschio” che ruppe il silenzio, forse perché noi donne siamo legate da un rispetto reciproco, ma quando il numero 284 si presentò quella sera alle ventidue e trenta, fui piuttosto ingenua, lì per lì colpita dall’eleganza di quella persona, abituata oramai a vedere delle donne truccatissime ma mai volgari, elegantissime come se fossimo alla sfilata di moda a Milano e ingioiellate ma sempre con misura nonostante il loro valore, lo feci accomodare all’ingresso, ma lei/lui mi seguii nella mia stanza e fu solo allora, complice la voce non certo da donna ma effeminata

– Fatima non c’è?

E chi era ora questa Fatima?

Ero stanca, avevo avuto una giornata stressante, mi faceva male il collo, entrando avevo portato la mano al collo per massaggiarlo, in attesa del via libera del dottore, impegnato con un’altra cliente, mi girai come una furia nel sentirlo e maldestramente

– E chi è Fatima?

E sentii chiaramente un crak dietro al collo, mi morsi la mano per non lanciare un urlo, ma caddi pesantemente sulla sedia davanti alla scrivania mentre le lacrime scendevano per il dolore sul viso, mi girai e lo vidi, era letteralmente a bocca aperta, ma venne verso di me

– Tranquilla cocca, ora ti sistemo io!

E così dicendo, si avvicinò, non mi diede il tempo di fermarlo,  iniziò a massaggiarmi la nuca, le sue mani erano un toccasana, senza parlare, comprimeva in alcun punti provocandomi un sollievo notevole

– Mi dispiace, non volevo, per fortuna ci sono io, sono un esperto in questa materia.

E continuava a massaggiarmi, il tutto durò pochi minuti, alla fine era tutto passato, dimenticato, non avevo più dolore, meravigliata più che mai

– Grazie, sei stata bravissima.

Si schernì con la mano, con quel gesto plateale che solo un gay sa di possedere

– Sciocca, è stata tutta colpa mia, non volevo.

Solo allora mi fu chiara la sua appartenenza, guardandolo meglio, era affascinante un uomo e una donna insieme e che donna, lui lo capì, ma non si dispiacque per nulla

– Facciamo pace, mi chiamo Onorio, ma chiamami Gilda.

E distese la mano, la strinsi

– Pace!

Non sapevo che era l’inizio di un’amicizia, sorrise, ma la mia curiosità femminile non si trattenne

– Chi è Fatima?

Stava per rispondermi, quando lessi il messaggino del dottore, ripresi l’aria professionale, Onorio/Gilda mi fece segno con la mano sul naso, di non dire nulla e io annuendo, con voce forte e chiara

– Venga!

 

E sparì dal dottore, ma dopo circa un’ora trovai un messaggio sul cellulare dell’ufficio

“Da 284, Fatima era l’ex assistente personale di Bibò”

Bibò? E chi era?

Ringraziai e cancellai il messaggio, ma non volevo perdere il contatto, quindi mandai il mio numero di cellulare personale con un messaggio

“Da Kim a Gilda284, grazie di cuore”

Lo lesse immediatamente inviandomi un adesivo a forma di cuore.

Avevo lavorato instancabilmente quei due mesi, il lavoro non mi dispiaceva, ero ancora perplessa per i clienti dello studio, ma ogni qualvolta iniziavo a pormi delle domande su di loro, mi ritornavano alla mente le sue parole iniziali “…mantenere segreti”, certo non era facile, donne e uomini che ostentavano con garbo una notevole ricchezza, riunioni con lui alle volte lunghissime, alle volte brevi come un amen, popolo variegato, persone curiose della mia figura e spesso con delle domande imbarazzanti, ma riuscii sempre a dribblare le risposte.

Si, non lo nascondo, ero tentata, avevo i loro faldoni, avrei potuto…ma…non l’ho fatto mai!…”…

18 Febbraio 2023 – 20 Febbraio 2023 – La vita è strana!

…la Vita è un “serbatoio” di esperienze…ci riserva sempre delle sorprese…e… spesso alcuni “stereotipi”…crollano davanti alla realtà e alla fedeltà di chi non ti saresti mai aspettato!…

La vita è strana!

…”…

Quando arrivai, fui sorpreso, era una villetta non molto grande con palazzi in cemento armato di lato, palazzine degli anni cinquanta con una miriade di panni stesi, all’ingresso c’era una targa

“R/S – Ricerca e Sviluppo di Joy”

E chi era questo Ioy?

Non avendo le chiavi bussai e…

…era un vulcano, appena aprì la porta mi resi conto con chi avevo a che fare, poteva avere la mia stessa età, ma un gridolino uscì da quella bocca più femminile in un corpo di un uomo

– Caro cugino, entra, entra, la mia casa è la tua casa.

Disse ad alta voce e si guardava intorno per vedere se c’era qualcuno che ci vedesse, mi fece segno di entrare e io stupito lo seguivo nel corridoio, l’arredamento al piano terra era lo specchio della sua vita, aveva movenze femminili in un corpo di un uomo, pantaloni attillati e camicetta floreale con un giacca di lana che scendeva fino alle ginocchia, mi aiutò a riporre le valigie all’ingresso e stavolta con una voce quasi normale

– Scusatemi, ma dovevo farlo per raggiungere tutti del vicinato…

Lo guardai stralunato

– Perché?

Stese la mano

-…vedete…

Lo fermai

– Potremmo di certo avere la stessa età, dammi del tu, io sono Dino.

E gliela strinsi, un sorriso a tutti denti mi gratificò

– Grazie, io sono Joy e nonostante le apparenze…

Si fermò

-…ci siamo laureati nella stessa disciplina, solo che io non sono così famoso come te…

Diventai rosso, mentre mi accompagnava presso un divanetto vicino al camino acceso

– Mi vuoi mettere a disagio, io famoso, ma…

Mi guardò diritto negli occhi

– Ascoltami, so tutto, so perché sei qui e so anche chi ha fatto il mio nome per farti da assistente, sono contenta….

E sottolineò l’ultima parola

-…ho lasciato l’università da un anno, ma abbiamo studiato anche le tue pubblicazioni e ne sono stata rapita.

Qui le cose si mettono male…pensai… ma evidentemente la mia risposta facciale ebbe il suo risultato

– So bene, che non sei uguale a me…

Così dicendo, raccolse il suo maglione tra le gambe e si aggiustò i capelli lunghi in una coda da cavallo

– …mi hanno avvertita…

E abbassò la testa, non potevo rimanere senza parlare, la cosa stava diventando imbarazzante

– Non ho nessuna remora per chi è diverso da me, sono contento che abbiano scelto te, non capisco solo quale attinenza ci sia.

Si illuminò

– Vedi, io ho fondato questa agenzia appena uscito dall’università e la persona che mi ha proposto di tenerti sotto copertura per non dare nell’occhio mi ha convinta e incuriosita, conoscevo il tuo lavoro ed ero contenta di aiutarti.

Seguirono qualche minuto di imbarazzo

– Mi stai facendo troppi complimenti!

– Te li meriti tutti e spero di darti una mano concreta per sbrogliare questa matassa che nessuno vuole sbrogliare, ma ora, vieni ti faccio da guida….”…

.-.-.-.-.-.-.-.–.-.-.-.–.–.-.-

…segue…
Non sono uno scrittore ma un “sognatore narrante” e questi sono i miei sogni riportati sotto forma di E-Book.
Se interessato/a e vorresti continuare a leggere questo romanzo su qualsiasi supporto tecnologico, puoi richiederlo aggiungendolo al carrello.
Il costo? Irrisorio!
Solo 15 euro, è il costo di un aperitivo al bar per una persona, in cambio, tanta emozione, tanta avventura, amore e passione!

 

11 Febbraio 2023 -18 Febbraio 2023 – Da Vanni – “Soloprimi”

Ogni promessa è debito!

Mi è stato chiesto da più parti, di conoscere la storia della nascita di questo romanzo “Da Vanni- SoloPrimi” così come ho già fatto con la “Trilogia – Se devi sognare, esagera!”.

Ed io non mi sottraggo con piacere!

Ero in viaggio per raggiungere Torino, ma le condizioni atmosferiche erano turbolente, tant’è che il treno ad alta velocità dove mi trovavo, fu instradato su una linea ferroviaria secondaria e rimanemmo bloccato in una anonima stazioncina Alleria, fu facile la battuta per molti, dopo circa mezzora di fermo e nell’impossibilità di scendere dal convoglio, che non c’era nulla da stare allegri.

Qualcuno andò in escandescenza, qualcun altro pensò bene di tirare il freno di emergenza per far aprire le porte, fu un caos!

Quando fu ristabilita una parvenza di calma, non potendo fare altro, iniziai a scorrere i dieci vagoni che formavano il treno e fu proprio in quelle lunghe passeggiate che ebbi l’ispirazione per scrivere questo romanzo, dai finestrini notai in lontananza, su una collina una chiesa che ogni quarto d’ora ci ricordava il tempo che passa, su una panchina quasi all’ultimo vagone stessi per diverso tempo ad osservare una ragazza, incurante del vento notevole, stringeva a se delle valigie zeppe di adesivi, sintomo di un lungo viaggiare.

Sembrava in attesa, ma intorno a lei, c’era il nulla del nulla.

Fui colpito!

E qui iniziai a immaginare, chi mai poteva essere? Chi mai aspettasse in quelle condizioni? Quale poteva essere la determinazione che la teneva legata a quella panchina come un ancora di salvezza?

L’attesa in quella stazione si prolungò oltre misura, la compagnia, si rese conto che non poteva lasciare i suoi passeggeri da soli e quindi estese il beneficio di usare il carrello portavivande per tutti, ma non tutti ne furono felice, anche perché era ora di pranzo e quindi la domanda che veniva di frequente rivolta al personale di bordo, era se ci fossero dei primi caldi.

Ecco, da questi piccoli dettagli, iniziando quello stesso giorno la scrittura, dopo qualche mese, dopo ricerche e studio, nacque questo romanzo e sono orgoglioso di averlo proposto, dove c’è tanto Amore, Passione, Avventura e Commozione!

Non sono uno scrittore, ma solo un sognatore!

Sognate amici e la Vita vi sembrerà più sopportabile!

Araldo Gennaro Caparco

Le prime pagine potreste leggerle gratuitamente  sul mio sito web

http://ebook.simpliweb.it/prodotto/da-vanni-soloprimi/

…”…

Mi aspetta una giornataccia, ieri era il mio giorno di chiusura, ma oggi riapro la trattoria e non ho ancora preparato nulla, l’avrei potuto fare ieri, ma sono andato a lavorare alla Grotta dopo aver pulito e lavato i pavimenti della trattoria e tornato tardi, giusto il tempo di preparare una cena leggera e buttarmi sul letto stanco in un sonno profondo ristoratore.

L’aria esterna si sta riscaldando, non bastano i finestrini abbassati, aumentò la velocità, ecco va meglio, prima di preparare devo passare per la Grotta e lasciare i giunti che ho appena preso.

La Grotta si  trova distante quasi tre chilometri dal centro abitato, su una montagna che sovrasta la nostra valle, la strada è agevole e panoramica, tutti tornanti e poi lassù quasi in cima, la spianata, grande come un campo di calcio, da li un sentiero piuttosto largo ma impraticabile per le auto porta alla Grotta dopo cinquecento metri.

Nello spazio antistante, su un mio progetto, stanno lavorando degli operai ad una struttura sopraelevata li dove dovrà essere montato l’altare e il baldacchino per la statua della Madonnina, eccezionalmente e solo per il giorno di ferragosto viene spostata dalla sua sede a cura della Confraternita di cui faccio parte per poi ritornare a sera nella sua sede naturale, la Grotta.

Si narrano due leggende su quel luogo:

– la prima racconta che due giovani pastori, un uomo e una donna, mentre si trovavano ai loro pascoli sul monte, furono presi un giorno alla sprovvista da un furioso temporale, erano con i loro ovini e caprini, impauriti trovarono riparo con le loro bestie nella grotta. La leggenda vuole che rimasero per una settimana, in attesa che il tempo migliorasse. Nel frattempo i giovani nel consolarsi a vicenda si innamorarono ed erano prossimi a congiungersi, quando due capre in un combattimento per la sovranità sul branco, fecero crollare una parte della grotta e venne scoperta una statua alta due metri, miracolosamente intatta che aveva due simboli in mano, sulla destra una colomba e sulla sinistra un similcuore. Nel vederla, furono così colpiti che non completarono la congiunzione carnale, la tempesta terminò all’improvviso, il cielo si illuminò con un sole splendente e i due corsero al villaggio per raccontare del ritrovamento della statua. Dalla cronaca orale e poi scritta nei secoli, vengono raccontate le nascite miracolose, frutto delle preghiere di donne che si rivolgevano a Lei per concepire un figlio;

–  la seconda, invece, racconta che al tempo esisteva un uomo gigantesco che andava di villaggio in villaggio, alla ricerca delle vergini e con le maniere forti riusciva a deflorare quelle donne. Nel piccolo villaggio, solo una ragazza era in età da marito e quando seppe che l’uomo si stava dirigendo verso il villaggio, si nascose sulla grotta del monte. L’uomo riuscì con minacce e percosse a conoscere il suo rifugio e la trovò, stava per portare a termine il suo turpe desiderio dopo aver tramortito la giovane in una giornata di pioggia torrenziale, quando, un fulmine penetrò nella grotta colpendo una parte e mettendo in luce la statua. L’uomo fu colpito dalla luce e si fermò, fu talmente abbagliato dalla statua, diventò cieco e uscì urlando dalla grotta e nessuno più l’ha rivisto. Un pastore nelle vicinanze sentì le urla della giovane e corse soccorrendola e insieme portarono la notizia al villaggio della scoperta della Madonna.

Qualche secolo dopo,  facendo dei lavori di consolidamento della volta della cripta, nel spostarla si scoprì a metà agosto, una scritta in oro sotto al basamento “Madonna virgo fecunda” e da allora si festeggia con canti e balli nella giornata di Ferragosto.

Avevo studiato e progettato una struttura agile e aperta che voleva raffigurare un fulmine caduto sulla terra e i giunti mi servivano da congiunzione delle rette tubolari per completare la coreografia….”…