20 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Ottava parte

20 luglio 2021 – Diario di un “sognatore” – “Il Maestro”– Ottava parte

Con il trasferimento in reparto cardiologia, finalmente Isa iniziò a rilassarsi e aumentava la sua fiducia , ma c’era qualcosa che continuava ad essere nascosta, c’era dolcezza nei miei confronti, ma era misurata, controllata:

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Gongolavo, lei iniziava a parlare di me anche ad altri, questo era un segno positivo, voleva dire che mi pensava, che ero presente e che le faceva piacere. Si apri la porta, era l’ora delle visite, posai il cellulare e mi avviai in corsia. Non conoscevo il numero della stanza e quindi feci capolino in tutte, erano tutte a due letti, il lato destro per gli uomini, il sinistro per le donne. Quanta umanità insieme!!

Ero arrivato alla fine, era l’ultima stanza, bussai ed entrai:

– Eccoti!

Il maestro mi accolse con un sorriso, la camera era quasi accogliente, c’era un bagno all’ingresso, sulla parete sinistra un televisore in alto e di fronte due lettini ospedalieri, uno era quello occupato, l’altro libero e sulla sponda stavano sedute le sorelle. Il Maestro era leggermente sollevato con due cuscini, aveva l’aria stanca ma non dimessa, mi guardava divertito mentre mi sedevo sull’unica sedia che era li vicino a lui:

– Come vi sentite?

– Sono stato meglio, mi sento stanco, ma mi sono ripreso raccontando quello che abbiamo passato al matrimonio io e te.

Guardai le sorelle, avevano un’aria divertita e non lo nascondevano, Isa:

– Io ho raccontato l’incontro con i doberman

– Ah ecco!

– Devo dire che in poche ore ne hai passate tante, eh Rino

Era Ada che aveva parlato, ora aveva un quadro quasi completo di me, tra quello che le avevo detto e quello che aveva saputo adesso, era completo. Se sapessero quante altre cose non ho detto, meglio non pensarci.

Sempre Ada:

– Ci ha telefonato Riccardo, ti ringrazia per i documenti che gli hai inviato.

Giuro che non sapevo cosa fare e cosa dire:

– Ho pensato che era opportuno, così anche lui si tranquillizzerà. Ora visto che avete parlato tanto di me e di certo vi sarete annoiate, perché non andate a casa e ci vediamo dopo?

Non se l’aspettavano:

– E tu?

– Isa, rimango con lui, di certo vorrà riposare, vi avverto se qualcosa non va.

Si guardarono, il Maestro:

– Si, andate, c’è lui con me

Si stavano preparando, quando:

– Ma noi siamo a piedi

Presi le chiavi dell’auto,

– Prendi Isa, l’ho parcheggiata proprio all’uscita del padiglione di cardiologia:

– Ma

– Niente ma, io non ne ho bisogno.

– Grazie, ma potevamo chiamare un taxi.

– Andate Ada, sarete più libere di tornare quando volete.

Finalmente si decisero, Isa prese le chiavi, salutarono il padre e le accompagnai alla porta, quando arrivammo li, Isa si girò:

– Grazie, ma non dovevi

– Mi fa piacere, lo sai

– A dopo

– Cerca di riposare

– Va bene.

Rientrai, il Maestro che si era tenuto fino ad allora sveglio per le figlie, finalmente si era assopito. Mi sedetti vicino a lui in silenzio….

 

Abbassai la suoneria del cellulare, gli rimboccai la copertina e abbassai il lettino ospedaliero. Era collegato con un macchina che in tempo reale, dava i valori della pressione e il ritmo cardiaco con il diagramma che si modificava ogni volta. Sembrava sereno:

– Ci sei?

Altro che assonnato, aveva solo chiusi gli occhi:

– Si Maestro.

– Ben fatto!!

– Grazie

– Voglio riposare un poco, ti scocci.

– Per nulla, io sto qui. State tranquillo.

Visto che il letto vicino era vuoto, mi appoggiai con il cellulare a portata di mano, avevo spostato il video del battito cardiaco, in modo che potevo visionarlo quando volevo.

Che strano, sentivo una pace dentro che da tanto tempo non avveniva. Comunque se mi avessero dovuto fare un elettrocardiogramma sotto sforzo, avrei superato brillantemente il test.

Cellulare, messaggio:

– “ora ho capito!”

Era Ada, quindi stavano parlando di me, chissà se era una cosa buona, ma ne parlavano.

Cellulare:

– Come sta mio padre?

Era Isa, stavano in due stanze diverse, evidentemente:

– Sta riposando

– E tu?

– Stavo pensando a te.

Silenzio, forse ero stato troppo sfacciato.

Silenzio:

– E perché?

– Ero preoccupato, pensavo che stavi riposando?

Meglio ribaltare la risposta:

– Cos’è questa storia che mi conosci da tanto tempo?

Ecco l’affondo, aveva parlato con Ada e voleva una risposta:

– Forse un giorno ti racconterò una storia, ora dovresti riposare.

Sono certo che sta sorridendo:

– Mi è passato il sonno

– Non ti credo, occhi celesti e chioma bionda

– stai dicendo che sono una bugiarda?

– Si

Stavolta ero io che stavo sorridendo:

– La curiosità è donna

– Mica è solo un vostro appannaggio, anche noi quando ci mettiamo…

Era stata proprio la mia curiosità che mi aveva portato a seguire in piena notte uno sconosciuto,  a stare in una stanza d’ospedale il sabato e conoscere Isa, ma questo almeno per il momento non potevo dirlo:

– E dai, solo un accenno.

Non molla, non molla. E ora?

– Solo un accenno

– Si…”

A domani.

Araldo Gennaro Caparco

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